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istintivamente io dovevo ridurre e trasfigurare ogni cosa a somiglianza del nuovo spirito che portavo in me. Una prova di ciò ''forte come può esserlo soltanto una prova'', è il mio libro «{{TestoAssente|Wagner a Bayreuth}}»: in tutti i passi psicologicamente più importanti si parla soltanto di me; senza alcuno scrupolo si può sostituire il mio nome o la parola «Zarathustra» da per tutto dove il testo reca il nome di Wagner. Tutta l’immagine del poeta ''ditirambico'' è l’immagine del poeta ''preesistente'' di Zarathustra, disegnata con immensa profondità e senza il minimo punto di contatto con la realtà wagneriana. Wagner stesso lo comprese: egli non potè riconoscersi nella mia opera. Frattanto, «il pensiero di Bayreuth s’era trasformato in una cosa che non deve riuscir difficile ad indovinare ai conoscitori del mio Zarathustra: in quel grande meriggio in cui gli eletti fra gli eletti si consacrano al più alto di tutti i doveri. |
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PERCHÈ SCRIVO COSÌ BUONI LIBRI |
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Chi sa? È, forse, la visione d’una festa cui mi sarà dato di assistere.... L’enfasi delle prime pagine appartiene ormai alla storia; lo sguardo di cui si parla a pagina 7 è proprio lo sguardo di Zarathustra; Wagner, Bayreuth e tutte le altre insignificanti inezie tedesche sono una nube in cui si rispecchia un infinito miraggio del futuro. Anche psicologicamente tutti i tratti caratteristici della mia propria natura sono attribuiti a quella di Wagner: cioè, la coesistenza delle forze più nobili e delle più fatali, la volontà di potenza in un grado in cui mai l’ebbe nessun uomo, un coraggio senza freno nelle cose dello spirito, un’illimitata forza d imparare, che però non deprime la volontà d’agire. |
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istintivamente io dovevo ridurre e trasfigurare ogni cosa a somi¬ |
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glianza del nuovo spirito che portavo in me. Una prova di ciò |
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Tutto, in quest’opera, pare preannunciare qualche cosa: la prossima rinascita dello spirito greco, la necessità di anti-Alessandri capaci di rifare il nodo gordiano dopo ch’è stato sciolto.... Si noti l’accento veramente universale con cui a pagina 30 s’introduce il concetto di «sentimento tragico»: in quest’opera ci sono veramente degli accenti universali. Quest’è l’«oggettività» più strana che si possa immaginare: la certezza assoluta di ciò che io ''sono'' si rifletteva su una qualunque realtà casuale. La verità |
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forte come può esserlo soltanto una prova, è il mio libro « Wagner |
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in cui gli eletti fra gli eletti si consacrano al più alto di tutti i doveri. |
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Anche psicologicamente tutti i tratti caratteristici della mia propria |
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forze più nobili e delle più fatali, la volontà di potenza in un grado |
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Versione delle 00:02, 11 dic 2015
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perché scrivo così buoni libri | 73 |
istintivamente io dovevo ridurre e trasfigurare ogni cosa a somiglianza del nuovo spirito che portavo in me. Una prova di ciò forte come può esserlo soltanto una prova, è il mio libro «Wagner a Bayreuth»: in tutti i passi psicologicamente più importanti si parla soltanto di me; senza alcuno scrupolo si può sostituire il mio nome o la parola «Zarathustra» da per tutto dove il testo reca il nome di Wagner. Tutta l’immagine del poeta ditirambico è l’immagine del poeta preesistente di Zarathustra, disegnata con immensa profondità e senza il minimo punto di contatto con la realtà wagneriana. Wagner stesso lo comprese: egli non potè riconoscersi nella mia opera. Frattanto, «il pensiero di Bayreuth s’era trasformato in una cosa che non deve riuscir difficile ad indovinare ai conoscitori del mio Zarathustra: in quel grande meriggio in cui gli eletti fra gli eletti si consacrano al più alto di tutti i doveri.
Chi sa? È, forse, la visione d’una festa cui mi sarà dato di assistere.... L’enfasi delle prime pagine appartiene ormai alla storia; lo sguardo di cui si parla a pagina 7 è proprio lo sguardo di Zarathustra; Wagner, Bayreuth e tutte le altre insignificanti inezie tedesche sono una nube in cui si rispecchia un infinito miraggio del futuro. Anche psicologicamente tutti i tratti caratteristici della mia propria natura sono attribuiti a quella di Wagner: cioè, la coesistenza delle forze più nobili e delle più fatali, la volontà di potenza in un grado in cui mai l’ebbe nessun uomo, un coraggio senza freno nelle cose dello spirito, un’illimitata forza d imparare, che però non deprime la volontà d’agire.
Tutto, in quest’opera, pare preannunciare qualche cosa: la prossima rinascita dello spirito greco, la necessità di anti-Alessandri capaci di rifare il nodo gordiano dopo ch’è stato sciolto.... Si noti l’accento veramente universale con cui a pagina 30 s’introduce il concetto di «sentimento tragico»: in quest’opera ci sono veramente degli accenti universali. Quest’è l’«oggettività» più strana che si possa immaginare: la certezza assoluta di ciò che io sono si rifletteva su una qualunque realtà casuale. La verità