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— 82 — città se non quello che pid sa del perfetto e dell’ameno; che però la terra li dà frutta d’ogni sorla immàginabilG ed in quantità, e saporitissimi al senso; li frumenti e le biade sono in abbondanza, ed anche di sostanza in modo che stimasi per gran castigo a Napolitani, che forse ingrati, insolentiscono nella felicità,, quando si sente qualche poco di penuria..;•-’: ^t.:> inriiim uh De’ vini ve ne sono d’ogni sorta che si può desiderare e bianchi e rossi; ne vi è gusto umano, che non possa trovare da sodisfarsi nella qualità ch’appetisce; ne se n’assaggiano forestieri se non per curiosità o lusso d’alcuni che vogliono dimostrare di bere liquori ch’abbiano del pellegrino. La pietra, che poi ha Napoli per gli cdifìcii, h mirabile, e leggiera facilissima a tagliarsi e durabile; ed in ogni posta di pietra s’alza un palmo di fabbrica. È ima pietra poi in cui pochissima breccia fa il cannone, come si vede nelle muraglie della marina tocche da migliaia e migliaia di cannonate in tempo de’ tumulti popolari. Le acque poi han tutte quelle condizioni che ponno di* chiararle perfettissime: e però molli e molti de’noslri Napoletani lascian di bere vino. Vi sono pozzi che noi chiamiamo formali, che danno acque così fredde nell’estate che paiono poste alla neve. Degli acquedotti poi ne parleremo a suo tempo, essendo maravigliosi. L’aria e così temperata, che niente più; e quel che più è d’ammirazione, che in una città ve ne è cpnfacevple ad ogni sorta di temperamento; perchè ve ne è sottile e meno sottile, grossa, e mezzana ed altra cosi che sorge alle ore 4 29’ per tramontare alle 7 l’nel solstìzio di siale, nasce e tramonta a 7 25’ ed a 4 8’ in quello d’inverno, quando negli equinozi levasi alle 5 e si corica alle 6 con differenza di soli dus? minuti primi.