Canti (Aleardi)/Elegie/In morte della marchesa Virginia Beccadelli De Lucca: differenze tra le versioni

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Versione delle 15:42, 15 gen 2008

Elegie - In morte della marchesa Virginia Beccadelli De Lucca
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Donna, di te so poco più del nome:
Non so se fosse azzurro o bruno il lume
Degli occhi tuoi; non so se di tue chiome

Fosse il volume

Biondo, fulvo o corvin. Solo ho saputo
Ch'eri bellezza gracile, uno stelo
Frale col fiore che sentia un acuto

Odor di cielo:

Seppi che quando ti affacciavi ai balli
O ad un teatro, od alla chiesa, od ivi
Tratta in cocchio dai rapidi cavalli

Lungo i tuoi clivi;

Al veder la tua faccia pallidina
Si fermava la gente intenerita
E dicea sospirando: O poverina!

Ha poca vita:

Seppi che più delle patrizie sale
Tu visitavi, e Dio ti benedica,
Per vie romite, su per buie scale

Qualche mendica.

Pur non so come, io sento una devota
Confidenza con l'anima d'un morto
Anche se ignoto; e chiedo a quella ignota

Lume e conforto.

Dimmi, Virginia, e, per pietà, ci svelli
Questo dubbio crudel che ne divora:
Hai tu veduto sotto questi avelli

Spuntar l'aurora

D'un'altra vita? Oppure l'amorosa
Anima tua si è tutta tramutata
In terra, in aura, in onda, in questa rosa

Oggi sbocciata

Sulla tua fossa? - Ed or che sei? - Qual forma
Ti distingue dall'altre? - Ove dimori? -
Che fai? - Che senti? - Serbi ancora un'orma

Dei vecchi amori?

Ricordi ancora i dì tristi o giocondi
De la terra? - Conosci l'armonia
Dei Veri eterni? - Oh, per pietà, rispondi,

Virginia mia.

Io notte e giorno con orecchio teso
Stetti daccanto al tumulo seduto;
Ma stetti invan: non ò mai nulla inteso:

L'avello è muto.

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