Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/115: differenze tra le versioni

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<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|2971}}-->in cui ella si considera. Perocché la forma giovanile a cui essa bellezza appartiene, è per rispetto alla natura dell’uomo, e non per rispetto al bello, piú perfetta della senile. E quindi, a parlare esattamente, nasce che la bellezza giovanile dell’uomo, non sia bellezza maggiore della senile, ma appartenente ad una forma che è la piú perfetta di cui l’uomo sia capace, cioè alla giovanile. Onde la perfezione, e la maggior perfezione, non è qui propria della bellezza, ma del soggetto a cui ella appartiene accidentalmente, cioè della forma giovanile dell’uomo. E però la forma giovanile non può per se entrare nella composizione di quel che si chiama bello ideale; giacché essa forma può ben essere il soggetto del bello (siccome può anche non essere, e spessissimo non è), ma non è già esso bello, e la bellezza non gli appartiene che accidentalmente, ed è del tutto <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|2972}} estrinseca e diversa alla di lei natura. E conchiudesi che la bellezza giovanile è bellezza relativamente alla forma giovanile, ma non assolutamente, né in quanto giovanile, dandosi bellezza scompagnata dalla gioventú, anche nella medesima specie. Sicché la bellezza giovanile è come tutte l’altre relativa, e non assoluta. Relativa cioè alla forma giovanile. Tanto è lungi che la gioventú sia per se stessa una qualità bella, quando non è che il soggetto della bellezza, e può esserlo e non esserlo, e la bellezza può stare in una medesima specie con e senza la giovanezza (14-15 luglio. 1823).
<section begin="1" /><!--{{ZbPagina|2971}}-->in cui ella si considera. Perocché la forma giovanile a cui essa bellezza appartiene è, per rispetto alla natura dell’uomo, e non per rispetto al bello, piú perfetta della senile. E quindi, a parlare esattamente, nasce che la bellezza giovanile dell’uomo non sia bellezza maggiore della senile, ma appartenente ad una forma che è la piú perfetta di cui l’uomo sia capace, cioè alla giovanile. Onde la perfezione e la maggior perfezione non è qui propria della bellezza, ma del soggetto a cui ella appartiene accidentalmente, cioè della forma giovanile dell’uomo. E però la forma giovanile non può per se entrare nella composizione di quel che si chiama bello ideale; giacché essa forma può ben essere il soggetto del bello (siccome può anche non essere, e spessissimo non è), ma non è già esso bello, e la bellezza non gli appartiene che accidentalmente ed è del tutto <section end="1" /><section begin="2" />{{ZbPagina|2972}} estrinseca e diversa alla di lei natura. E conchiudesi che la bellezza giovanile è bellezza relativamente alla forma giovanile, ma non assolutamente, né in quanto giovanile, dandosi bellezza scompagnata dalla gioventú, anche nella medesima specie. Sicché la bellezza giovanile è come tutte l’altre relativa, e non assoluta. Relativa cioè alla forma giovanile. Tanto è lungi che la gioventú sia per se stessa una qualità bella, quando non è che il soggetto della bellezza, e può esserlo e non esserlo, e la bellezza può stare in una medesima specie con e senza la giovanezza (14-15 luglio 1823).




{{ZbPensiero|2972/1}} Il tema di ''poto'' dev’esser ''po'' (fatto da πόωπῶ, come ''do'' da δόωδῶ, ''no'' da νέωνῶ), di cui ''potus'', come il tema di ''nato'' è ''no'', di cui ''natus'' (15 luglio. 1823).
{{ZbPensiero|2972/1}} Il tema di ''poto'' dev’esser ''po'' (fatto da πόωπῶ, come ''do'' da δόωδῶ, ''no'' da νέωνῶ), di cui ''potus'', come il tema di ''nato'' è ''no'', di cui ''natus'' (15 luglio 1823).




{{ZbPensiero|2972/2}} Prisciano riconosce il verbo ''legito'' da ''lego'', invece di ''lecto'' o di ''lectito'' che pur sussistono. Questo ''legito ''conferma quello ch’io ho detto altrove in proposito di <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|2973}} ''agito'', cioè che gli antichi, anzi originali,<section end=3 />
{{ZbPensiero|2972/2}} {{AutoreCitato|Prisciano di Lidia|Prisciano }}riconosce il verbo ''legito'' da ''lego'', invece di ''lecto'' o di ''lectito'' che pur sussistono. Questo ''legito ''conferma quello ch’io ho detto altrove in proposito di <section end="2" /><section begin="3" />{{ZbPagina|2973}} ''agito'', cioè che gli antichi, anzi originali,<section end="3" />

Versione delle 08:08, 18 ago 2016

108 pensieri (2971-2972-2973)

in cui ella si considera. Perocché la forma giovanile a cui essa bellezza appartiene è, per rispetto alla natura dell’uomo, e non per rispetto al bello, piú perfetta della senile. E quindi, a parlare esattamente, nasce che la bellezza giovanile dell’uomo non sia bellezza maggiore della senile, ma appartenente ad una forma che è la piú perfetta di cui l’uomo sia capace, cioè alla giovanile. Onde la perfezione e la maggior perfezione non è qui propria della bellezza, ma del soggetto a cui ella appartiene accidentalmente, cioè della forma giovanile dell’uomo. E però la forma giovanile non può per se entrare nella composizione di quel che si chiama bello ideale; giacché essa forma può ben essere il soggetto del bello (siccome può anche non essere, e spessissimo non è), ma non è già esso bello, e la bellezza non gli appartiene che accidentalmente ed è del tutto  (2972) estrinseca e diversa alla di lei natura. E conchiudesi che la bellezza giovanile è bellezza relativamente alla forma giovanile, ma non assolutamente, né in quanto giovanile, dandosi bellezza scompagnata dalla gioventú, anche nella medesima specie. Sicché la bellezza giovanile è come tutte l’altre relativa, e non assoluta. Relativa cioè alla forma giovanile. Tanto è lungi che la gioventú sia per se stessa una qualità bella, quando non è che il soggetto della bellezza, e può esserlo e non esserlo, e la bellezza può stare in una medesima specie con e senza la giovanezza (14-15 luglio 1823).


*    Il tema di poto dev’esser po (fatto da πόωπῶ, come do da δόωδῶ, no da νέωνῶ), di cui potus, come il tema di nato è no, di cui natus (15 luglio 1823).


*    Prisciano riconosce il verbo legito da lego, invece di lecto o di lectito che pur sussistono. Questo legito conferma quello ch’io ho detto altrove in proposito di  (2973) agito, cioè che gli antichi, anzi originali,