Pagina:De Amicis - Il romanzo d'un maestro, Treves, 1900.djvu/511: differenze tra le versioni

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Essa lo guardò, e le passò negli occhi un’espressione dolcissima; e aperse la bocca.... ma non disse nulla. Guardò intorno, guardò l’orologio, e con un accento soave e malfermo che non corrispondeva al senso delle sue parole, disse in fretta: — Debbo andare a un appuntamento con due amiche. La rivedrò alle conferenze. In ogni caso, c’incontreremo qualche volta a Torino.... — E gli domandò quando sarebbe partito.
Essa lo guardò, e le passò negli occhi un’espressione dolcissima; e aperse la bocca.... ma non disse nulla. Guardò intorno, guardò l’orologio, e con un accento soave e malfermo che non corrispondeva al senso delle sue parole, disse in fretta: — Debbo andare a un appuntamento con due amiche. La rivedrò alle conferenze. In ogni caso, c’incontreremo qualche volta a Torino.... — E gli domandò quando sarebbe partito.


Essendo gli ultimi di settembre, il maestro aveva deciso di partirà l’ultima sera delle conferenze per trovarsi a Torino qualche giorno prima dell’apertura delle scuole. Lei pure sarebbe partita quella sera.
Essendo gli ultimi di settembre, il maestro aveva deciso di partire l’ultima sera delle conferenze per trovarsi a Torino qualche giorno prima dell’apertura delle scuole. Lei pure sarebbe partita quella sera.


— Faremo il viaggio insieme? — domandò il maestro.
— Faremo il viaggio insieme? — domandò il maestro.

Versione attuale delle 21:36, 21 dic 2016


Visi nuovi e amici vecchi 249

amici? — E aprendo e chiudendo la bella bocca come se mandasse dei baci per aria, gli disse quanto aveva sofferto di vedergli prendere una cattiva strada, come era stata contenta quand’egli era tornato quello di prima, e con che tristezza aveva guardato la finestra della camera di lui, dove non abitava più nessuno, ritornando dal camposanto, dove aveva accompagnato suo padre. Ma il maestro quasi non l’ascoltava. Egli ripensava che quella era veramente la più buona e nobile creatura che avesse incontrato nella vita dopo sua madre; pensava a quell’espressione indefinibile che le soleva lampeggiar nel viso quand’egli le diceva una parola d’amore, e che gli faceva indovinare i tesori d’ardore e di tenerezza d’amante ch’ella nascondeva in fondo all’anima; pensava che fida e forte compagna sarebbe stata per un uomo quella donna in cui non aveva mai scoperto una frivolezza o una volgarità, che pareva stata impastata a un tempo per amare e per combattere, per soffrire e far felici gli altri: così gentile, così logica, così intrepida, così modesta. E le ripetè con maggior commozione: — Le ho sempre voluto bene.

Essa lo guardò, e le passò negli occhi un’espressione dolcissima; e aperse la bocca.... ma non disse nulla. Guardò intorno, guardò l’orologio, e con un accento soave e malfermo che non corrispondeva al senso delle sue parole, disse in fretta: — Debbo andare a un appuntamento con due amiche. La rivedrò alle conferenze. In ogni caso, c’incontreremo qualche volta a Torino.... — E gli domandò quando sarebbe partito.

Essendo gli ultimi di settembre, il maestro aveva deciso di partire l’ultima sera delle conferenze per trovarsi a Torino qualche giorno prima dell’apertura delle scuole. Lei pure sarebbe partita quella sera.

— Faremo il viaggio insieme? — domandò il maestro.

— Lo faremo insieme tutti — rispose essa sorridendo. — L’ultimo treno porterà via mezzo mondo. Sarà impossibile di ritrovarci. — Poi soggiunse, rifacendosi seria: — Avrò il piacere di rivederla a Torino.

Era il viso e l’accento con cui gli aveva sempre dato il rifiuto a Altarana. Il giovane n’ebbe un senso di freddo al petto. E tendendole la mano, le disse di malumore: — A rivederla.