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== 21 maggio ==
{{Testo|Ordini e istruzioni per gli esposti del R. Spedale di S. Maria degl'Innocenti di Firenze}}

== 28 maggio ==
{{Testo|La coscienza di Zeno (1930)|La coscienza di Zeno}}


== 4 giugno ==
== 4 giugno ==
<section begin=04-06-2017 />
{{Testo|Facezie (Poggio Bracciolini)|Facezie}}
{{Testo|Facezie (Poggio Bracciolini)|Facezie}}

[[File:Gianfrancesco Poggio Bracciolini - Imagines philologorum.jpg|70px|right|link=Autore:Poggio Bracciolini]]

<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">''Di un povero nocchiero da Gaeta.''

<p>{{Sc|Quelli}} del popolo di Gaeta vivono quasi tutti sul mare; uno di costoro, il più povero nocchiero del mondo, dopo avere errato per molti luoghi per guadagnare, tornò dopo cinque anni a casa dove aveva lasciata povera masserizia e la moglie giovane. Appena mise piede a terra, corse a veder la sua donna (che disperando intanto che il marito tornasse, con altro uomo viveva.) Entrato in casa e vedendo questa tutta instaurata e ingrandita e abbellita, chiese a sua moglie, come mai quella stamberga, prima tanto brutta, si fosse così mutata. Rispose tosto la moglie, che la era stata la grazia di Dio che dà a tutti gli uomini la ricchezza. “Benediciamo dunque il Signore,” disse l’uomo, “che ci ha fatto così gran beneficio.” Poi, di sopra, vede la stanza da dormire, con un letto {{Ec|piú|più|normalizzo, è l'unico acuto}} bello e con tutta la mobilia più elegante di quello che la condizione di sua moglie permettesse; e quando chiese, di dove anche tutto questo fosse venuto, ella gli rispose che anche ciò si dovea alla misericordia di Dio; e ringraziò di nuovo il Signore che così generoso verso di lui si era mostrato.</div>

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== 11 giugno ==
== 11 giugno ==
<section begin=11-06-2017 />
{{Testo|Fontana nettuniana avanti l'anno 1872}}
{{Testo|Fontana nettuniana avanti l'anno 1872}}

<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify"><poem style="margin-left:0">
S’erge superbo fonte
Dell’arte un bel portento
Nella città di '''Trento''',
Che alletta l’occhio e il cor.

Alza l’ondosa fronte
In su la '''Piazza grande''',
E da più bocche spande
Il cristallino umor.

Onde formar l’altero
E maestoso fonte
Fu sviscerato il monte,
Che chiude la città;

Di quello è mio pensiero
Narrar a parte a parte,
E la struttura e l’arte
Come fu fatto e sta.
</poem></div>

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</div><section end=11-06-2017 />


== 18 giugno ==
== 18 giugno ==
<section begin=18-06-2017 />
{{Testo|L'avvenire!?}}
{{Testo|L'avvenire!?}}

[[File:Edward Bellamy - photograph c.1889.jpg|70px|right|link=Autore:Edward Bellamy]]

<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Io vidi la luce nella città di Boston nell’anno 1857. «Come,» dirà il lettore, «mille ottocento cinquanta sette!? questo è un errore ridicolo, Ella intende certamente 1957.»

«Prego di scusare, non è un errore.»

Erano circa le 4 del pomeriggio del 26 Dicembre, un giorno dopo il Natale, nel 1857, non 1957, quando mi soffiò per la prima volta in viso il vento di Boston, il quale, (come posso assicurare al lettore) era tanto penetrante nei tempi più remoti, quanto lo è nel presente anno di grazia, 2000.

Queste indicazioni, specialmente se aggiungo ch’io sono un giovinotto dell’apparente età di trent’anni, sembrano così assurde, che non sarebbe biasimevole chi rifiutasse di leggere ancora una sola parola di ciò che promette essere una pretesa alla sua credulità. Eppure, accerto il lettore, che non intendo ingannarlo, e mi prendo l’impegno di persuaderlo completamente s’egli vuol leggermi un poco ancora. Se con la promessa di giustificare l’accettazione, mi è permesso asserire ch’io so meglio del lettore, quando io sia nato, continuo la mia narrazione.</div>

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[[L'avvenire!?/Capitolo primo|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet mw-ui-progressive">Continua a leggere</span>]]
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== 25 giugno ==
== 25 giugno ==
<section begin=25-06-2017 />
{{Testo|Dal tuo al mio}}
{{Testo|Dal tuo al mio}}

[[File:Giovanni-Verga.jpg|70px|right|link=Autore:Giovanni Verga]]

<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">In casa Navarra era festa, quella sera. Il povero barone don Raimondo, che arrabattavasi da anni ed anni in mezzo ai debiti e agli altri guai, colla croce di due figlie da marito per giunta, ne dava una, delle figliuole, al figlio unico di don Nunzio Rametta, ch’era entrato nella zolfara dei Navarra senza scarpe ai piedi e col piccone in mano, ed ora aveva denari a palate e si chiamava col don. La ragazza, è vero, s’era fatta tirare pei capelli a dir di sì, non per l’umiliazione di dover scendere sino al figliuolo di un zolfataro e diventare signora Rametta senz’altro, — ahimè, i guai della casa baronale li conosceva anche lei, e il viso rosso se l’era dovuto fare altre volte, quando i creditori venivano a chiedere il fatto loro, gridando e strepitando, e lei doveva dire che il babbo non era in casa — ma pure, alla sua età, ci aveva in capo il suo romanzetto anch’essa, e ne aveva fatto del piangere per strapparsi dal cuore Lucio Santoro, suo cugino, prima di chinare il capo al matrimonio col figlio di Rametta!</div>

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[[Dal tuo al mio/I|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet mw-ui-progressive">Continua a leggere</span>]]
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== 2 luglio ==
== 2 luglio ==
<section begin=02-07-2017 />
{{Testo|Dracula}}
{{Testo|Dracula}}

[[File:Bram Stoker 1906.jpg|70px|right|link=Autore:Bram Stoker]]

<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">'''Giornale di [[w:Jonathan Harker|Jonathan Harker]].'''

''(Stenografato.)''

''3 maggio. — [[w:Bistrița|Bistritz]].''

Lasciato Monaco alle 8.55 di sera, il 1° maggio. Giunto a Vienna l’indomani, di buon mattino. Il treno aveva un’ora di ritardo. Budapest mi parve molto curiosa da quel che potei vederne stando in treno. Fatta una passeggiata breve attraverso la città. Ebbi l’impressione nitidissima di lasciare l’Occidente per entrare nell’Oriente. Il magnifico ponte gettato sul Danubio ricorda la dominazione turca.

Giunto a [[w:en:Klausenberg (Chiemgau Alps)|Klausenberg]] sul far della notte. Cenato all’Albergo Reale con un pollo alla pàprica, specie di pepe rosso, (pro memoria: ho chiesto la ricetta di questo piatto, per [[w:Mina Murray|Mina]]). Il mio cattivo tedesco m’è utilissimo qui, non so come me la caverei altrimenti.

Prima di lasciar Londra, e poichè son chiamato da un nobile di questo paese, ho consultato al {{W|British Museum|British Museum}} alcuni libri e carte sulla {{W|Transilvania|Transilvania}}.

Il distretto che il conte Dràcula abita confina con tre Stati: la Transilvania, la {{W|Moldavia|Moldavia}} e la {{W|Bucovina|Bucovia}}, in mezzo ai {{W|Carpazi|Carpazi}}, in uno degli angoli più selvaggi e meno conosciuti dell’Europa.</div>

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== 9 luglio ==
== 9 luglio ==
<section begin=09-07-2017 />
{{Testo|Il vampiro (1831)|Il vampiro}}
{{Testo|Il vampiro (1831)|Il vampiro}}

[[File:John William Polidori by F.G. Gainsford.jpg|70px|right|link=Autore:John Polidori]]

<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Fra i sollazzi e le avventure che si succedettero in un’invernata di Londra fu ammirato ne’ crocchi più brillanti e distinti di quella metropoli un gentiluomo riguardevole, più per le singolarità del suo carattere che per l’altezza de’ suoi natali. Ei contemplava le gioje de’ suoi simili, come se gli fosse interdetto di partecipare a verun terrestre diletto, e allorché l’amabil sorriso delle belle sembrava fissare la sua attenzione, un suo sguardo bastava a farlo svanire spargendo il terrore in quegl’animi frivoli e spensierati. Coloro che provavano questa sensazione di terrore non potevano riuscire ad indovinarne la cagione: alcuni l’attribuivano al suo sguardo tetro e funereo, che arrestandosi immobile sulla superficie del sembiante l’opprimeva d’un peso mortale, benchè non sembrasse penetrare sino tra le più profonde latebre del cuore. Queste singolarità lo resero celebre e desiderato nelle più cospicue adunanze. Tutti bramavano di vederlo, e coloro che assuefatti a violenti emozioni sentiansi oppressi dal peso della noja, si compiacevano di ritrovare in lui un oggetto capace d’impegnare la loro attenzione.</div>

<div class="plainlinks">
[[Il vampiro (1831)/Il vampiro|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet mw-ui-progressive">Continua a leggere</span>]]
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== 16 luglio ==
== 16 luglio ==
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* {{Testo|Leonardo da Vinci}}
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* {{Testo|Pensieri (Tarchetti)|Pensieri}}
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* {{Testo|La coscienza di Zeno (1930)|La coscienza di Zeno}}
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25 dicembre

Scarica in formato ePub   Tre croci   di Federigo Tozzi (1920)

Giulio chiamò il fratello:

— Niccolò! Déstati!

Quegli fece una specie di grugnito, bestemmiò, si tirò più giù la tesa del cappello; e richiuse gli occhi. Stava accoccolato su una sedia, con le mani in tasca dei calzoni e la testa appoggiata a uno scaffale della libreria; vicino a una cassapanca antica, che tenevano lì in mostra per i forestieri, tutta ingombra di vasi, di piatti e di pitture.

— Ohé! Non ti vergogni a dormire! È tutta la mattina! Fai rabbia!

Niccolò, allora, si sdrusciò forte le labbra e aprì gli occhi guardando il fratello.

— Ma che vuoi? Io, fino all’ora di mangiare, dormo!

— Volevo dirti che io devo andare alla banca! Stamani, c’è un rinnovo.

Niccolò fece una sbuffata e rispose:

— Vai! C’era bisogno di destarmi?

— Alla bottega chi ci bada?

— A quest’ora, non viene nessun imbecille a comprare i libri! Vai! Ci bado io!

1 gennaio

Scarica in formato ePub   La capanna dello zio Tom   di Harriet Beecher Stowe (1853), traduzione dall'inglese di Anonimo (1871)

Nella città di P...., nel Kentucky, al tramontare di una fredda giornata di febbraio, due gentlemen protraevan l’ora col bicchiere alla mano in una sala da pranzo splendidamente arredata; allontanato ogni servo, seduti l’un presso l’altro, parea discutessero con gran calore un qualche affare importante.

Abbiam detto, per convenienza, due gentlemen; ma uno di essi, osservato attentamente, non dimostrava di appartenere a questa classe. Piccolo, tozzo, di lineamenti grossolani, vulgari, affettava quel piglio borioso che è tutto proprio di uomo plebeo, il quale ambisce farsi innanzi nel mondo sociale. Era molto ben in arnese; portava un corpetto di gala screziato, una cravata azzurra, tempestata di punti gialli, composta con un nodo colossale, in armonia perfetta col complesso della persona. Le sue mani, larghe e tozze, splendean di anelli; una massiccia catena d’oro, che finiva in gran volume di ciondoli d’ogni colore, e che egli, nel calore del discorso, solea agitar per vezzo, con evidente soddisfazione, gli pendeva da un orologio d’oro. Il suo parlare, non troppo scrupoloso della grammatica di Murray, si condia tratto tratto di espressioni tali, che, per quanto amiamo esser veridici, non ci indurremo a trascrivere.

8 gennaio

Scarica in formato ePub   L'arte distillatoria   di Pietro Andrea Mattioli (1681)

Non ritrovo che Medico veruno delli antichi habbi mai scritto del modo di lambiccare le acque dalle piante, ò da altre cose vegetabili. Imperoche usavano in vece delle acque distillate per curare i foro infermi, ò infusioni, o dicottioni, come quelli, che dalle acque distillate non havevano notitia alcuna. Però adunque bisogna dire, che la inventione del destillare le acque, è cosa di non lungo tempo. Et vogliono la più parte, che il modo sia stato ritrovato dalli Alchimisti, se ben sono alcuni, che dicono esser stato ritrovato accidentalmente da un Medico, il quale essendo diligentissimo investigatore delle cose naturali, et havendo un giorno cotto delle biegole per mangiarsele, le pose calde, anzi boglienti dalla pignatta in un piatto di stagno, et acciò si mantenessero ben calde coperse con un’altro piatto simile, et venendo poscia il tempo di mangiarsele, et ritrovando il piatto di sopra tutto di dentro così abbombato d’acqua, che gocciolava per tutto all’intorno, et che le gocciole havevano l’istesso sapore delle bietole, havendo così imparato l’arte dalla natura, s’imaginò di fabricare uno instrumento di piombo simile à una campana con il suo lambicco ritorto per coperchio d’una Padella di rame, piena di herba fresca, et collocata sopra un Fornello dove si potesse accendere il fuoco, per mezzo del quale si havesse à convertire il lor vapore in limpidissima acqua.

22 gennaio

Scarica in formato ePub   Sopra le vie del nuovo impero   di Enrico Corradini (1912)

File:EnricoCorradini.jpg
Roma, 24 Febbraio 1912.

La nuda cronaca di ieri e di ier l’altro ha in sè la sua storia e la sua poesia. Nulla è da aggiungere alla nuda cronaca dei due giorni in cui il parlamento ha approvato il decreto per l’annessione della Libia. Fu approvato un decreto? Si discusse di Tripoli e dell’impresa? Si celebrò piuttosto la nuova apoteosi della nazione nella nuova concordia di tutta la patria: del governo col parlamento, del parlamento col paese; nella nuova concordia di tutta la famiglia italiana, consacrata nel sangue de’ figli che combattono in Affrica. Non furono due giorni di discussione, furono due giorni di felicità nazionale, epica, prorompente dall’epica della guerra e della conquista.

La cronaca è breve.

Ier l’altro, quando il ministero con alla testa l’on. Giolitti apparve nell’aula, tutta l’assemblea, tutte le tribune balzarono in piedi e scoppiarono in una acclamazione che durò minuti e minuti. Così la nazione diceva al governo che aveva fatto bene a muover guerra alla Turchia; e il decreto d’annessione era già solennemente approvato, e quanto seguì ier l’altro e ieri, non fu se non la serie di cerimonie che accompagnano un rito.

5 febbraio

Scarica in formato ePub   Le colpe altrui   di Grazia Deledda (1920)

Para Zironi, l’ultimo fraticello rimasto fra le rovine del convento di Monte Nieddu, scendeva tranquillo il sentieruolo della foresta, andando a cercarsi da vivere poichè nessuno più pensava a portargliene lassù.

Tutti oramai credevano che gli avanzi del convento fossero stati già diroccati per ordine di uno speculatore che tagliava le foreste di Monte Nieddu: fino a qualche mese prima solo un pastore si ricordava di frate Gerolamo ancora vivo e svelto lassù come la lucertola fra le rovine, e ogni tanto andava ad assistergli la messa e gli recava in dono un vaso di latte cagliato o un pezzo di ricotta avvolto nell’asfodelo; ma negli ultimi tempi anche i pastori erano stati cacciati dalla foresta e la primavera piovosa e ventosa aveva portato la carestia nel convento.

Para Zironi coltivava nel suo orticello patate, cipolle ed altri ortaggi delicati che tremavano e si bucavano ad ogni soffio d’aria: ma l’olio e il pane? Anche San Francesco non aveva mai sdegnato l’olio e il pane.

12 febbraio

Scarica in formato ePub   Per le vie   di Giovanni Verga (1883)

IL BASTIONE DI MONFORTE.

Nel vano della finestra s’incorniciano i castagni d’India del viale, verdi sotto l’azzurro immenso — con tutte le tinte verdi della vasta campagna — il verde fresco dei pascoli prima, dove il sole bacia le frondi; più in là l’ombrìa misteriosa dei boschi. Fra i rami che agita il venticello s’intravvede ondeggiante un lembo di cielo, quasi visione di patria lontana. Al muoversi delle foglie le ombre e la luce scorrono e s’inseguono in tutta la distesa frastagliata di verde e di sole come una brezza che vi giunga da orizzonti sconosciuti. E nel folto, invisibili, i passeri garriscono la loro allegra giornata con un fruscìo d’ale fresco e carezzevole anch’esso.

Sotto, nel largo viale, la città arriva ancora col passo affaccendato di qualche viandante, col lento vagabondaggio di una coppia furtiva. Ella va a capo chino, segnando i passi coll’appoggiare cadenzato dell’ombrellino, e l’ondeggiamento carezzevole del vestito attillato, che il sole ricama di bizzarri disegni, mentre l’ombre mobili delle frondi giuocano sul biondo dei capelli e sulla nuca bianca come rapidi baci che la sfiorino tutta. Ed egli le parla gesticolando, acceso della sua parola istessa che gli suona innamorata. A un tratto levano il capo entrambi al sopraggiungere di un legno che va adagio, dondolando come una culla, colle tendine chiuse; e la giovinetta si fa rossa, pensando alla penombra azzurra di quelle tende che addormentò le sue prime ritrosie. Un vecchio che va curvo per la sua strada alza il capo soltanto per vedere se la giornata gli darà il sole.

19 febbraio

Scarica in formato ePub   Rime   di Bianca Laura Saibante (1834)

IL MIO RITRATTO

SONETTO

Non hommi bianco il volto e l’alma nera,
     Lettor gentil, nè sotto vario aspetto
     So pinger ciò che nutro o celo in petto,
     Nè villana già sono o menzognera.

Ciò che fuggo il mattin spregio la sera;
     D’ombre vane non pasco l’intelletto;
     Son nemica mortal di rio sospetto;
     Ed ho candido il cor, la fè sincera.

Il conversar mi piace, il giuoco, il riso;
     Non son soverchio allegra, non ritrosa;
     E al retto e saggio oprar ho il cor sol fiso.

Or venga, chiunque vuol, il mio ritratto
     A riguardar, ch'è pur mirabil cosa,
     Com’esso mi assomiglia affatto affatto.

5 marzo

Scarica in formato ePub   Dei delitti e delle pene   di Cesare Beccaria (1780)

Gli uomini lasciano per lo più in abbandono i più importanti regolamenti alla giornaliera prudenza, o alla discrezione di quelli, l’interesse de' quali è di opporsi alle più provide leggi che per natura rendono universali i vantaggj, e resistono a quello sforzo, per cui tendono a condensarsi in pochi, riponendo da una parte il colmo della potenza e della felicità, e dall’altra, tutta la debolezza e la miseria: perciò, se non dopo esser passati tramezzo mille errori nelle cose più essenziali alla vita ed alla libertà, dopo una stanchezza di soffrire i mali giunti all’estremo, non s’inducono a rimediare ai disordini che gli opprimono, e a riconoscere le più palpabili verità, le quali appunto sfuggono per la semplicità loro alle menti volgari, non avvezze ad analizzare gli oggetti, ma a riceverne le impressioni tutte di un pezzo, più per tradizione che per esame.

12 marzo

Scarica in formato ePub   Fatalità   di Ada Negri (1895)

Questa notte m’apparve al capezzale
          Una bieca figura.
Ne l’occhio un lampo ed al fianco un pugnale,
Mi ghignò sulla faccia. — Ebbi paura. —
          Disse: “Son la Sventura.„

“Ch’io t’abbandoni, timida fanciulla,
          Non avverrà giammai.
Fra sterpi e fior, sino alla morte e al nulla,
Ti seguirò costante ovunque andrai.„
          — Scostati!... singhiozzai.

Ella ferma rimase a me dappresso.
          Disse: “Lassù sta scritto.
Squallido fior tu sei, fior di cipresso,
Fior di neve, di tomba e di delitto.
          Lassù, lassù sta scritto.„

19 marzo

Scarica in formato ePub   Eva   di Giovanni Verga (1873)

Avevo incontrato due volte quella donna — non era più bella di tutte le altre, nè più elegante, ma non somigliava a nessun’altra — nei suoi occhi c’erano sguardi affascinanti, come il corruscare di un’esistenza procellosa ch’era piena di attrattive. — Tutti gli abissi hanno funeste attrazioni, e quelle voragini che divorano la giovinezza, il cuore, l’onore, si maledicono facilmente, ahimè! quando arriva la filosofia dei capelli bianchi. — Era bionda, delicata, alquanto pallida, di quel pallore diafano che lascia scorgere le vene sulle tempie e ai lati del mento come sfumature azzurrine; aveva gli occhi cerulei, grandi, a volte limpidi, quando non saettavano uno di quegli sguardi che riempiono le notti di acri sogni; aveva un sorriso che non si poteva definire — sorriso di vergine in cui lampeggiava l’immagine di un bacio. Ecco che cosa era quella donna, quale si rivelava in un baleno, fuggendovi dinanzi nella sua carrozza come una leggiadra visione, raggiante di giovinezza, di sorriso e di beltà. — In tutta la sua persona c’era qualcosa come una confidenza fatta al vostro orecchio con labbra tiepide e palpitanti, che vi rendeva possibile il sognare le sue carezze, e farci su mille castelli in aria. Non era soltanto una bella donna — certe altezze non attraggono appunto perchè sono inaccessibili. — L’ammirazione che ella destava, assumeva la forma di un desiderio; c’era nei suoi occhi qualche cosa come un sorriso e una promessa, che faceva discendere la dea dal suo cocchio superbo, o piuttosto si metteva accanto a lei, e faceva correre il vostro pensiero alle cortine della sua alcova; e ai viali più ombreggiati del suo giardino.

26 marzo

Scarica in formato ePub   Il marito di Elena   di Giovanni Verga (1914)

Camilla picchiò all’uscio, mentre i genitori stavano per andare a letto, e disse:

— Elena è fuggita.

Don Liborio rimase collo stivaletto in mano, sbalordito. Poscia andò ad aprire zoppicando, pallido come un morto.

La figliuola, colla sua voce calma di ragazza clorotica, ripetè tranquillamente:

— L’ho cercata dappertutto. Non c’è più.

Allora la mamma si rizzò a sedere sul letto, e cominciò a strillare: — M’hanno rubata mia figlia! m’hanno rubata mia figlia! — Taci! le disse suo marito. Non gridare così, chè i vicini sentono!

Il pover’uomo, tutto sottosopra, ancora mezzo scalzo, colla camicia che gli si gonfiava al pari di una gobba fra la croce degli straccali, andò ad accendere un’altra candela; ma non ci riusciva, tanto gli tremavano le mani. Poi si misero insieme a cercar per la casa, come se l’Elena stesse giuocando a rimpiatterello.

2 aprile

Scarica in formato ePub Racconti fantastici

I FATALI

Esistono realmente esseri destinati ad esercitare un’influenza sinistra sugli uomini e sulle cose che li circondano? È una verità di cui siamo testimonii ogni giorno, ma che alla nostra ragione freddamente positiva, avvezza a non accettare che i fatti i quali cadono sotto il dominio dei nostri sensi, ripugna sempre di ammettere.

Se noi esaminiamo attentamente tutte le opere nostre, anche le più comuni e le più inconcludenti, vedremo nondimeno non esservene una da cui questa credenza ci abbia distolti, o a compiere la quale non ci abbia in qualche maniera eccitati. Questa superstizione entra in tutti i fatti della nostra vita.

Molti credono schermirsene asserendo per l’appunto non esser ella che una superstizione, e non s’avvedono che fanno così una semplice questione di parole. Ciò non toglierebbe valore a questa credenza, poichè anche la superstizione è una fede.

16 aprile

Scarica in formato ePub   Che cosa hanno fatto i deputati dei vari partiti   di Cesare Battisti (1911)

La campagna elettorale da parte dei clericali e dei liberali del Trentino questa volta vien fatta in gran parte in retroscena. Ma non possono astenersi del tutto a venir in pubblico a giustificare quanto hanno fatto e le loro intenzioni per l’avvenire. I socialisti hanno tutto lo interesse a far conoscere quanto ha fatto quanto ha ottenuto e quanto gli fu respinto al loro gruppo di 87 deputati, contro 429 deputati di vari partiti borghesi.

Gli elettori questa volta sono in condizione molto migliore di giudicare in qual senso abbiano da prendere certe promesse di cui anche nel Trentino, i partiti borghesi nella caccia di voti degli elettori di tutte le classi sociali, furono cosi generosi nella primavera del 1907.

S’erano pronunciati contro gli aggravi del militarismo, contro il rincaro della vita prodotto dal peso eccessivo dei dazi e delle tasse di consumo; hanno protestato contro i metodi del Governo austriaco, contro la politica di conquiste e di minaccie di guerra.

23 aprile

Scarica in formato ePub   Con gli occhi chiusi   di Federigo Tozzi (1919)

Usciti dalla trattoria i cuochi e i camerieri, Domenico Rosi, il padrone, rimase a contare in fretta, al lume di una candela che sgocciolava fitto, il denaro della giornata. Gli si strinsero le dita toccando due biglietti da cinquanta lire; e, prima di metterli nel portafogli di cuoio giallo, li guardò un'altra volta, piegati; e soffiò su la fiammella avvicinandocisi con la bocca. Se la candela non si fosse consumata troppo, avrebbe contato anche l'altro denaro nel cassetto della moglie; ma chiuse la porta, dandoci poi una ginocchiata forte per essere sicuro che aveva girato bene la chiave. Di casa stava dall'altra parte della strada, quasi dirimpetto. Ormai erano trent'anni di questa vita; ma ricordava sempre i primi guadagni, e gli piaceva alla fine d'ogni giorno sentire in fondo all'anima la carezza del passato: era come un bell'incasso.

La sua trattoria! Qualche volta, parlandone, batteva su le pareti le mani aperte; per soddisfazione e per vanto.

30 aprile

Scarica in formato ePub   Il Trentino italiano   di Cesare Battisti (1915)

Se la storia e la geografia d’Italia fossero un po’ meno ignote a molti Italiani, la causa delle terre irredente non avrebbe oggi bisogno di apostoli e di propagandisti.

Purtroppo vi sono invece dei grandi giornali che nell’anno di grazia 1915 parlano di Trento e Trieste definendole terre d’oltr’Alpe; v’è ancora chi crede che fra Trento e Trieste ci sia tutt’al più un ponte come fra Buda e Pest; vi sono testi scolastici di geografia largamente diffusi in cui si sentenzia che solo gli abitanti delle classi colte nel Trentino si sono conservati per tradizione italiani...

7 maggio

Scarica in formato ePub   La giornada del lócch   di Antonio Curti (1916)

Oh giovinott, nassuu tra i accident
De la tóa mamma, verda de tornà
A fregà giò pattèj, e i sacrament
D’on om che gh’era lì (forsi to pà?)
S’drajaa su on matarass, mezz’indorment;
Giovinott, che a pocch ann t’hann lassaa andà
Sui bastion, poeu sull’uss di raccanatt [acquavitaro],
Sent, sent quanti bèj robb ghòo de insegnatt.

Sì, mi te insegnaròo com’el dêv vèss
Distribuii’l to temp, tant per el dì
Che per la nott; sto temp long sempr’istèss,
Sto temp nojos, che passa mai, se tì,
In mezz ai to gran trusc del fa nagott,
Te pòdet dam a trà, ö giovinott!

14 maggio

Scarica in formato ePub   Milanin Milanon   di Emilio De Marchi (1902)

Te scrivi rabbiôs, Carlin, dal mè stanzin depos al campanin de San Vittor di legnamee. Chi de dree l’è trii mes che fann tonina di cà de Milan vècc: e picchen, sbatten giò camin, soree, finester, tôrr e tècc, grondaj, fasend on catanaj in mèzz a on polvereri ch’el par propi sul seri la fin del mond.

Dov’el va el mè Carlin, quel noster Milanin di noster temp, inscì bell e quiètt, coi contrad strett in bissœura, dent e fœura, sul gust d’ona ragnera? Ma sta ragnera la ciappava denter el cœur, te la tegniva lì che pareva squas de morì, se, dininguarda, el destin el te ciamava fœura, on poo lontan, a Lesmo, a Peregall, o magari fina fina... a Barlassina o a Bagg.

4 giugno

Scarica in formato ePub   Facezie   di Poggio Bracciolini (1438-1452), traduzione dal latino di Anonimo (1884)

Di un povero nocchiero da Gaeta.

Quelli del popolo di Gaeta vivono quasi tutti sul mare; uno di costoro, il più povero nocchiero del mondo, dopo avere errato per molti luoghi per guadagnare, tornò dopo cinque anni a casa dove aveva lasciata povera masserizia e la moglie giovane. Appena mise piede a terra, corse a veder la sua donna (che disperando intanto che il marito tornasse, con altro uomo viveva.) Entrato in casa e vedendo questa tutta instaurata e ingrandita e abbellita, chiese a sua moglie, come mai quella stamberga, prima tanto brutta, si fosse così mutata. Rispose tosto la moglie, che la era stata la grazia di Dio che dà a tutti gli uomini la ricchezza. “Benediciamo dunque il Signore,” disse l’uomo, “che ci ha fatto così gran beneficio.” Poi, di sopra, vede la stanza da dormire, con un letto piùFonte/commento: normalizzo, è l'unico acuto bello e con tutta la mobilia più elegante di quello che la condizione di sua moglie permettesse; e quando chiese, di dove anche tutto questo fosse venuto, ella gli rispose che anche ciò si dovea alla misericordia di Dio; e ringraziò di nuovo il Signore che così generoso verso di lui si era mostrato.

11 giugno

Scarica in formato ePub   Fontana nettuniana avanti l'anno 1872   di Romedio Callicioli (1885)

S’erge superbo fonte
Dell’arte un bel portento
Nella città di Trento,
Che alletta l’occhio e il cor.

Alza l’ondosa fronte
In su la Piazza grande,
E da più bocche spande
Il cristallino umor.

Onde formar l’altero
E maestoso fonte
Fu sviscerato il monte,
Che chiude la città;

Di quello è mio pensiero
Narrar a parte a parte,
E la struttura e l’arte
Come fu fatto e sta.

18 giugno

Scarica in formato ePub   L'avvenire!?   di Edward Bellamy (1888), traduzione dall'inglese di Anonimo (1891)

Io vidi la luce nella città di Boston nell’anno 1857. «Come,» dirà il lettore, «mille ottocento cinquanta sette!? questo è un errore ridicolo, Ella intende certamente 1957.»

«Prego di scusare, non è un errore.»

Erano circa le 4 del pomeriggio del 26 Dicembre, un giorno dopo il Natale, nel 1857, non 1957, quando mi soffiò per la prima volta in viso il vento di Boston, il quale, (come posso assicurare al lettore) era tanto penetrante nei tempi più remoti, quanto lo è nel presente anno di grazia, 2000.

Queste indicazioni, specialmente se aggiungo ch’io sono un giovinotto dell’apparente età di trent’anni, sembrano così assurde, che non sarebbe biasimevole chi rifiutasse di leggere ancora una sola parola di ciò che promette essere una pretesa alla sua credulità. Eppure, accerto il lettore, che non intendo ingannarlo, e mi prendo l’impegno di persuaderlo completamente s’egli vuol leggermi un poco ancora. Se con la promessa di giustificare l’accettazione, mi è permesso asserire ch’io so meglio del lettore, quando io sia nato, continuo la mia narrazione.

25 giugno

Scarica in formato ePub   Dal tuo al mio   di Giovanni Verga (1906)

In casa Navarra era festa, quella sera. Il povero barone don Raimondo, che arrabattavasi da anni ed anni in mezzo ai debiti e agli altri guai, colla croce di due figlie da marito per giunta, ne dava una, delle figliuole, al figlio unico di don Nunzio Rametta, ch’era entrato nella zolfara dei Navarra senza scarpe ai piedi e col piccone in mano, ed ora aveva denari a palate e si chiamava col don. La ragazza, è vero, s’era fatta tirare pei capelli a dir di sì, non per l’umiliazione di dover scendere sino al figliuolo di un zolfataro e diventare signora Rametta senz’altro, — ahimè, i guai della casa baronale li conosceva anche lei, e il viso rosso se l’era dovuto fare altre volte, quando i creditori venivano a chiedere il fatto loro, gridando e strepitando, e lei doveva dire che il babbo non era in casa — ma pure, alla sua età, ci aveva in capo il suo romanzetto anch’essa, e ne aveva fatto del piangere per strapparsi dal cuore Lucio Santoro, suo cugino, prima di chinare il capo al matrimonio col figlio di Rametta!

2 luglio

Scarica in formato ePub   Dracula   di Bram Stoker (1897), traduzione dall'inglese di Angelo Nessi (1922)

Giornale di Jonathan Harker.

(Stenografato.)

3 maggio. — Bistritz.

Lasciato Monaco alle 8.55 di sera, il 1° maggio. Giunto a Vienna l’indomani, di buon mattino. Il treno aveva un’ora di ritardo. Budapest mi parve molto curiosa da quel che potei vederne stando in treno. Fatta una passeggiata breve attraverso la città. Ebbi l’impressione nitidissima di lasciare l’Occidente per entrare nell’Oriente. Il magnifico ponte gettato sul Danubio ricorda la dominazione turca.

Giunto a Klausenberg sul far della notte. Cenato all’Albergo Reale con un pollo alla pàprica, specie di pepe rosso, (pro memoria: ho chiesto la ricetta di questo piatto, per Mina). Il mio cattivo tedesco m’è utilissimo qui, non so come me la caverei altrimenti.

Prima di lasciar Londra, e poichè son chiamato da un nobile di questo paese, ho consultato al British Museum alcuni libri e carte sulla Transilvania.

Il distretto che il conte Dràcula abita confina con tre Stati: la Transilvania, la Moldavia e la Bucovia, in mezzo ai Carpazi, in uno degli angoli più selvaggi e meno conosciuti dell’Europa.

9 luglio

Scarica in formato ePub   Il vampiro   di John Polidori (1819), traduzione dall'inglese di Anonimo (1831)

Fra i sollazzi e le avventure che si succedettero in un’invernata di Londra fu ammirato ne’ crocchi più brillanti e distinti di quella metropoli un gentiluomo riguardevole, più per le singolarità del suo carattere che per l’altezza de’ suoi natali. Ei contemplava le gioje de’ suoi simili, come se gli fosse interdetto di partecipare a verun terrestre diletto, e allorché l’amabil sorriso delle belle sembrava fissare la sua attenzione, un suo sguardo bastava a farlo svanire spargendo il terrore in quegl’animi frivoli e spensierati. Coloro che provavano questa sensazione di terrore non potevano riuscire ad indovinarne la cagione: alcuni l’attribuivano al suo sguardo tetro e funereo, che arrestandosi immobile sulla superficie del sembiante l’opprimeva d’un peso mortale, benchè non sembrasse penetrare sino tra le più profonde latebre del cuore. Queste singolarità lo resero celebre e desiderato nelle più cospicue adunanze. Tutti bramavano di vederlo, e coloro che assuefatti a violenti emozioni sentiansi oppressi dal peso della noja, si compiacevano di ritrovare in lui un oggetto capace d’impegnare la loro attenzione.

16 luglio

Scarica in formato ePub   Al parlamento austriaco e al popolo italiano   di Cesare Battisti (1915)

23 luglio

Scarica in formato ePub   Importanza dei simboli in matematica   di Giuseppe Peano (1915)

30 luglio

Scarica in formato ePub   Il cielo   di Carlo Alestra (1896)

6 agosto

Scarica in formato ePub   Come ruinare l'autorità   di Lev Tolstoj (1919), traduzione di Anonimo (senza data)

13 agosto

Scarica in formato ePub   Le avventure di Sherlock Holmes   di Arthur Conan Doyle (1892), traduzione dall'inglese di Anonimo (1895)

20 agosto

Scarica in formato ePub   Il vino di Freisa   di Anonimo (1795)

27 agosto

Scarica in formato ePub   La vita, et sito de Zychi, chiamati Ciarcassi, Historia notabile   di Giorgio Interiano (1502)

3 settembre

Scarica in formato ePub   Storie incredibili   di Edgar Allan Poe (1840), traduzione dall'inglese di Baccio Emanuele Maineri (1869)

10 settembre

Scarica in formato ePub   Relazione intorno al dagherrotipo   di Macedonio Melloni (1839)

17 settembre

Scarica in formato ePub   Saul   di Vittorio Alfieri (1807)

24 settembre

Scarica in formato ePub   Le monete attribuite alla zecca dell'antica città di Luceria   di Gennaro Riccio (1846)

1 ottobre

Scarica in formato ePub   Disjecta - Canti del cuore   di Iginio Ugo Tarchetti (1879)

8 ottobre

Scarica in formato ePub   Il terremoto del 1832 nello stato ecclesiastico   di Anonimo (1832)

15 ottobre

Scarica in formato ePub   Il tabacco   di Antonio Guadagnoli (1834)

22 ottobre

Scarica in formato ePub   Lo sfregio   di Menotti Bianchi (1894)

29 ottobre

Scarica in formato ePub   Meditazioni sulla economia politica con annotazioni   di Pietro Verri (1771)

5 novembre

Scarica in formato ePub   Il Dante popolare   di Dante Alighieri (1870), traduzione dall'italiano di Domenico Jaccarino (1870)

12 novembre

Scarica in formato ePub   Paradossi   di Arturo Insinga (1924)

19 novembre

Scarica in formato ePub   Manifesto del Governo della Repubblica di San Marco   di Daniele Manin (1848)

26 novembre

Scarica in formato ePub   Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799   di Vincenzo Cuoco (1801)

3 dicembre

Scarica in formato ePub   L'arte di ferrare i cavalli senza far uso della forza   di Konstantin Balassa (XIX secolo), traduzione dal tedesco di Anonimo (1828)

10 dicembre

Scarica in formato ePub   La polenta dei Ciusi-Gobj   di Tito Bassetti (1858)

17 dicembre

Scarica in formato ePub   Discorsi, e lettere   di Bianca Laura Saibante (1781)

24 dicembre

Scarica in formato ePub   Racconti fantastici   di Jules Verne (1874), traduzione dal francese di Anonimo (senza data)

31 dicembre

Scarica in formato ePub   Mirtilla   di Isabella Andreini (1602)

2018