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== 21 maggio == |
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{{Testo|Ordini e istruzioni per gli esposti del R. Spedale di S. Maria degl'Innocenti di Firenze}} |
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{{Testo|La coscienza di Zeno (1930)|La coscienza di Zeno}} |
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== 4 giugno == |
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{{Testo|Facezie (Poggio Bracciolini)|Facezie}} |
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<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">''Di un povero nocchiero da Gaeta.'' |
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<p>{{Sc|Quelli}} del popolo di Gaeta vivono quasi tutti sul mare; uno di costoro, il più povero nocchiero del mondo, dopo avere errato per molti luoghi per guadagnare, tornò dopo cinque anni a casa dove aveva lasciata povera masserizia e la moglie giovane. Appena mise piede a terra, corse a veder la sua donna (che disperando intanto che il marito tornasse, con altro uomo viveva.) Entrato in casa e vedendo questa tutta instaurata e ingrandita e abbellita, chiese a sua moglie, come mai quella stamberga, prima tanto brutta, si fosse così mutata. Rispose tosto la moglie, che la era stata la grazia di Dio che dà a tutti gli uomini la ricchezza. “Benediciamo dunque il Signore,” disse l’uomo, “che ci ha fatto così gran beneficio.” Poi, di sopra, vede la stanza da dormire, con un letto {{Ec|piú|più|normalizzo, è l'unico acuto}} bello e con tutta la mobilia più elegante di quello che la condizione di sua moglie permettesse; e quando chiese, di dove anche tutto questo fosse venuto, ella gli rispose che anche ciò si dovea alla misericordia di Dio; e ringraziò di nuovo il Signore che così generoso verso di lui si era mostrato.</div> |
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== 11 giugno == |
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{{Testo|Fontana nettuniana avanti l'anno 1872}} |
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<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify"><poem style="margin-left:0"> |
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S’erge superbo fonte |
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Dell’arte un bel portento |
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Nella città di '''Trento''', |
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Che alletta l’occhio e il cor. |
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Alza l’ondosa fronte |
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In su la '''Piazza grande''', |
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E da più bocche spande |
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Il cristallino umor. |
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Onde formar l’altero |
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E maestoso fonte |
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Fu sviscerato il monte, |
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Che chiude la città; |
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Di quello è mio pensiero |
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Narrar a parte a parte, |
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E la struttura e l’arte |
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Come fu fatto e sta. |
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== 18 giugno == |
== 18 giugno == |
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{{Testo|L'avvenire!?}} |
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[[File:Edward Bellamy - photograph c.1889.jpg|70px|right|link=Autore:Edward Bellamy]] |
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<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Io vidi la luce nella città di Boston nell’anno 1857. «Come,» dirà il lettore, «mille ottocento cinquanta sette!? questo è un errore ridicolo, Ella intende certamente 1957.» |
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«Prego di scusare, non è un errore.» |
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Erano circa le 4 del pomeriggio del 26 Dicembre, un giorno dopo il Natale, nel 1857, non 1957, quando mi soffiò per la prima volta in viso il vento di Boston, il quale, (come posso assicurare al lettore) era tanto penetrante nei tempi più remoti, quanto lo è nel presente anno di grazia, 2000. |
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Queste indicazioni, specialmente se aggiungo ch’io sono un giovinotto dell’apparente età di trent’anni, sembrano così assurde, che non sarebbe biasimevole chi rifiutasse di leggere ancora una sola parola di ciò che promette essere una pretesa alla sua credulità. Eppure, accerto il lettore, che non intendo ingannarlo, e mi prendo l’impegno di persuaderlo completamente s’egli vuol leggermi un poco ancora. Se con la promessa di giustificare l’accettazione, mi è permesso asserire ch’io so meglio del lettore, quando io sia nato, continuo la mia narrazione.</div> |
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[[L'avvenire!?/Capitolo primo|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet mw-ui-progressive">Continua a leggere</span>]] |
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== 25 giugno == |
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{{Testo|Dal tuo al mio}} |
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[[File:Giovanni-Verga.jpg|70px|right|link=Autore:Giovanni Verga]] |
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<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">In casa Navarra era festa, quella sera. Il povero barone don Raimondo, che arrabattavasi da anni ed anni in mezzo ai debiti e agli altri guai, colla croce di due figlie da marito per giunta, ne dava una, delle figliuole, al figlio unico di don Nunzio Rametta, ch’era entrato nella zolfara dei Navarra senza scarpe ai piedi e col piccone in mano, ed ora aveva denari a palate e si chiamava col don. La ragazza, è vero, s’era fatta tirare pei capelli a dir di sì, non per l’umiliazione di dover scendere sino al figliuolo di un zolfataro e diventare signora Rametta senz’altro, — ahimè, i guai della casa baronale li conosceva anche lei, e il viso rosso se l’era dovuto fare altre volte, quando i creditori venivano a chiedere il fatto loro, gridando e strepitando, e lei doveva dire che il babbo non era in casa — ma pure, alla sua età, ci aveva in capo il suo romanzetto anch’essa, e ne aveva fatto del piangere per strapparsi dal cuore Lucio Santoro, suo cugino, prima di chinare il capo al matrimonio col figlio di Rametta!</div> |
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[[Dal tuo al mio/I|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet mw-ui-progressive">Continua a leggere</span>]] |
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== 2 luglio == |
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{{Testo|Dracula}} |
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[[File:Bram Stoker 1906.jpg|70px|right|link=Autore:Bram Stoker]] |
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<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">'''Giornale di [[w:Jonathan Harker|Jonathan Harker]].''' |
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''(Stenografato.)'' |
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''3 maggio. — [[w:Bistrița|Bistritz]].'' |
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Lasciato Monaco alle 8.55 di sera, il 1° maggio. Giunto a Vienna l’indomani, di buon mattino. Il treno aveva un’ora di ritardo. Budapest mi parve molto curiosa da quel che potei vederne stando in treno. Fatta una passeggiata breve attraverso la città. Ebbi l’impressione nitidissima di lasciare l’Occidente per entrare nell’Oriente. Il magnifico ponte gettato sul Danubio ricorda la dominazione turca. |
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Giunto a [[w:en:Klausenberg (Chiemgau Alps)|Klausenberg]] sul far della notte. Cenato all’Albergo Reale con un pollo alla pàprica, specie di pepe rosso, (pro memoria: ho chiesto la ricetta di questo piatto, per [[w:Mina Murray|Mina]]). Il mio cattivo tedesco m’è utilissimo qui, non so come me la caverei altrimenti. |
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Prima di lasciar Londra, e poichè son chiamato da un nobile di questo paese, ho consultato al {{W|British Museum|British Museum}} alcuni libri e carte sulla {{W|Transilvania|Transilvania}}. |
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Il distretto che il conte Dràcula abita confina con tre Stati: la Transilvania, la {{W|Moldavia|Moldavia}} e la {{W|Bucovina|Bucovia}}, in mezzo ai {{W|Carpazi|Carpazi}}, in uno degli angoli più selvaggi e meno conosciuti dell’Europa.</div> |
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[[Dracula/I|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet mw-ui-progressive">Continua a leggere</span>]] |
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== 9 luglio == |
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{{Testo|Il vampiro (1831)|Il vampiro}} |
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[[File:John William Polidori by F.G. Gainsford.jpg|70px|right|link=Autore:John Polidori]] |
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<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Fra i sollazzi e le avventure che si succedettero in un’invernata di Londra fu ammirato ne’ crocchi più brillanti e distinti di quella metropoli un gentiluomo riguardevole, più per le singolarità del suo carattere che per l’altezza de’ suoi natali. Ei contemplava le gioje de’ suoi simili, come se gli fosse interdetto di partecipare a verun terrestre diletto, e allorché l’amabil sorriso delle belle sembrava fissare la sua attenzione, un suo sguardo bastava a farlo svanire spargendo il terrore in quegl’animi frivoli e spensierati. Coloro che provavano questa sensazione di terrore non potevano riuscire ad indovinarne la cagione: alcuni l’attribuivano al suo sguardo tetro e funereo, che arrestandosi immobile sulla superficie del sembiante l’opprimeva d’un peso mortale, benchè non sembrasse penetrare sino tra le più profonde latebre del cuore. Queste singolarità lo resero celebre e desiderato nelle più cospicue adunanze. Tutti bramavano di vederlo, e coloro che assuefatti a violenti emozioni sentiansi oppressi dal peso della noja, si compiacevano di ritrovare in lui un oggetto capace d’impegnare la loro attenzione.</div> |
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[[Il vampiro (1831)/Il vampiro|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet mw-ui-progressive">Continua a leggere</span>]] |
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* {{Testo|Leonardo da Vinci}} |
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* {{Testo|Pensieri (Tarchetti)|Pensieri}} |
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* {{Testo|La coscienza di Zeno (1930)|La coscienza di Zeno}} |
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25 dicembre
Tre croci di Federigo Tozzi (1920)
— Niccolò! Déstati!
Quegli fece una specie di grugnito, bestemmiò, si tirò più giù la tesa del cappello; e richiuse gli occhi. Stava accoccolato su una sedia, con le mani in tasca dei calzoni e la testa appoggiata a uno scaffale della libreria; vicino a una cassapanca antica, che tenevano lì in mostra per i forestieri, tutta ingombra di vasi, di piatti e di pitture.
— Ohé! Non ti vergogni a dormire! È tutta la mattina! Fai rabbia!
Niccolò, allora, si sdrusciò forte le labbra e aprì gli occhi guardando il fratello.
— Ma che vuoi? Io, fino all’ora di mangiare, dormo!
— Volevo dirti che io devo andare alla banca! Stamani, c’è un rinnovo.
Niccolò fece una sbuffata e rispose:
— Vai! C’era bisogno di destarmi?
— Alla bottega chi ci bada?
— A quest’ora, non viene nessun imbecille a comprare i libri! Vai! Ci bado io!1 gennaio
La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe (1853), traduzione dall'inglese di Anonimo (1871)
Abbiam detto, per convenienza, due gentlemen; ma uno di essi, osservato attentamente, non dimostrava di appartenere a questa classe. Piccolo, tozzo, di lineamenti grossolani, vulgari, affettava quel piglio borioso che è tutto proprio di uomo plebeo, il quale ambisce farsi innanzi nel mondo sociale. Era molto ben in arnese; portava un corpetto di gala screziato, una cravata azzurra, tempestata di punti gialli, composta con un nodo colossale, in armonia perfetta col complesso della persona. Le sue mani, larghe e tozze, splendean di anelli; una massiccia catena d’oro, che finiva in gran volume di ciondoli d’ogni colore, e che egli, nel calore del discorso, solea agitar per vezzo, con evidente soddisfazione, gli pendeva da un orologio d’oro. Il suo parlare, non troppo scrupoloso della grammatica di Murray, si condia tratto tratto di espressioni tali, che, per quanto amiamo esser veridici, non ci indurremo a trascrivere.
8 gennaio
L'arte distillatoria di Pietro Andrea Mattioli (1681)
22 gennaio
Sopra le vie del nuovo impero di Enrico Corradini (1912)
La nuda cronaca di ieri e di ier l’altro ha in sè la sua storia e la sua poesia. Nulla è da aggiungere alla nuda cronaca dei due giorni in cui il parlamento ha approvato il decreto per l’annessione della Libia. Fu approvato un decreto? Si discusse di Tripoli e dell’impresa? Si celebrò piuttosto la nuova apoteosi della nazione nella nuova concordia di tutta la patria: del governo col parlamento, del parlamento col paese; nella nuova concordia di tutta la famiglia italiana, consacrata nel sangue de’ figli che combattono in Affrica. Non furono due giorni di discussione, furono due giorni di felicità nazionale, epica, prorompente dall’epica della guerra e della conquista.
La cronaca è breve.
Ier l’altro, quando il ministero con alla testa l’on. Giolitti apparve nell’aula, tutta l’assemblea, tutte le tribune balzarono in piedi e scoppiarono in una acclamazione che durò minuti e minuti. Così la nazione diceva al governo che aveva fatto bene a muover guerra alla Turchia; e il decreto d’annessione era già solennemente approvato, e quanto seguì ier l’altro e ieri, non fu se non la serie di cerimonie che accompagnano un rito.5 febbraio
Le colpe altrui di Grazia Deledda (1920)
Tutti oramai credevano che gli avanzi del convento fossero stati già diroccati per ordine di uno speculatore che tagliava le foreste di Monte Nieddu: fino a qualche mese prima solo un pastore si ricordava di frate Gerolamo ancora vivo e svelto lassù come la lucertola fra le rovine, e ogni tanto andava ad assistergli la messa e gli recava in dono un vaso di latte cagliato o un pezzo di ricotta avvolto nell’asfodelo; ma negli ultimi tempi anche i pastori erano stati cacciati dalla foresta e la primavera piovosa e ventosa aveva portato la carestia nel convento.
Para Zironi coltivava nel suo orticello patate, cipolle ed altri ortaggi delicati che tremavano e si bucavano ad ogni soffio d’aria: ma l’olio e il pane? Anche San Francesco non aveva mai sdegnato l’olio e il pane.12 febbraio
Per le vie di Giovanni Verga (1883)
Nel vano della finestra s’incorniciano i castagni d’India del viale, verdi sotto l’azzurro immenso — con tutte le tinte verdi della vasta campagna — il verde fresco dei pascoli prima, dove il sole bacia le frondi; più in là l’ombrìa misteriosa dei boschi. Fra i rami che agita il venticello s’intravvede ondeggiante un lembo di cielo, quasi visione di patria lontana. Al muoversi delle foglie le ombre e la luce scorrono e s’inseguono in tutta la distesa frastagliata di verde e di sole come una brezza che vi giunga da orizzonti sconosciuti. E nel folto, invisibili, i passeri garriscono la loro allegra giornata con un fruscìo d’ale fresco e carezzevole anch’esso.
Sotto, nel largo viale, la città arriva ancora col passo affaccendato di qualche viandante, col lento vagabondaggio di una coppia furtiva. Ella va a capo chino, segnando i passi coll’appoggiare cadenzato dell’ombrellino, e l’ondeggiamento carezzevole del vestito attillato, che il sole ricama di bizzarri disegni, mentre l’ombre mobili delle frondi giuocano sul biondo dei capelli e sulla nuca bianca come rapidi baci che la sfiorino tutta. Ed egli le parla gesticolando, acceso della sua parola istessa che gli suona innamorata. A un tratto levano il capo entrambi al sopraggiungere di un legno che va adagio, dondolando come una culla, colle tendine chiuse; e la giovinetta si fa rossa, pensando alla penombra azzurra di quelle tende che addormentò le sue prime ritrosie. Un vecchio che va curvo per la sua strada alza il capo soltanto per vedere se la giornata gli darà il sole.19 febbraio
Rime di Bianca Laura Saibante (1834)
SONETTO
Non hommi bianco il volto e l’alma nera,
Lettor gentil, nè sotto vario aspetto
So pinger ciò che nutro o celo in petto,
Nè villana già sono o menzognera.
Ciò che fuggo il mattin spregio la sera;
D’ombre vane non pasco l’intelletto;
Son nemica mortal di rio sospetto;
Ed ho candido il cor, la fè sincera.
Il conversar mi piace, il giuoco, il riso;
Non son soverchio allegra, non ritrosa;
E al retto e saggio oprar ho il cor sol fiso.
Or venga, chiunque vuol, il mio ritratto
A riguardar, ch'è pur mirabil cosa,
Com’esso mi assomiglia affatto affatto.
5 marzo
Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria (1780)
12 marzo
Questa notte m’apparve al capezzale
Una bieca figura.
Ne l’occhio un lampo ed al fianco un pugnale,
Mi ghignò sulla faccia. — Ebbi paura. —
Disse: “Son la Sventura.„
“Ch’io t’abbandoni, timida fanciulla,
Non avverrà giammai.
Fra sterpi e fior, sino alla morte e al nulla,
Ti seguirò costante ovunque andrai.„
— Scostati!... singhiozzai.
Ella ferma rimase a me dappresso.
Disse: “Lassù sta scritto.
Squallido fior tu sei, fior di cipresso,
Fior di neve, di tomba e di delitto.
Lassù, lassù sta scritto.„
19 marzo
Eva di Giovanni Verga (1873)
26 marzo
Il marito di Elena di Giovanni Verga (1914)
— Elena è fuggita.
Don Liborio rimase collo stivaletto in mano, sbalordito. Poscia andò ad aprire zoppicando, pallido come un morto.
La figliuola, colla sua voce calma di ragazza clorotica, ripetè tranquillamente:
— L’ho cercata dappertutto. Non c’è più.
Allora la mamma si rizzò a sedere sul letto, e cominciò a strillare: — M’hanno rubata mia figlia! m’hanno rubata mia figlia! — Taci! le disse suo marito. Non gridare così, chè i vicini sentono!
Il pover’uomo, tutto sottosopra, ancora mezzo scalzo, colla camicia che gli si gonfiava al pari di una gobba fra la croce degli straccali, andò ad accendere un’altra candela; ma non ci riusciva, tanto gli tremavano le mani. Poi si misero insieme a cercar per la casa, come se l’Elena stesse giuocando a rimpiatterello.
2 aprile
Esistono realmente esseri destinati ad esercitare un’influenza sinistra sugli uomini e sulle cose che li circondano? È una verità di cui siamo testimonii ogni giorno, ma che alla nostra ragione freddamente positiva, avvezza a non accettare che i fatti i quali cadono sotto il dominio dei nostri sensi, ripugna sempre di ammettere.
Se noi esaminiamo attentamente tutte le opere nostre, anche le più comuni e le più inconcludenti, vedremo nondimeno non esservene una da cui questa credenza ci abbia distolti, o a compiere la quale non ci abbia in qualche maniera eccitati. Questa superstizione entra in tutti i fatti della nostra vita.
Molti credono schermirsene asserendo per l’appunto non esser ella che una superstizione, e non s’avvedono che fanno così una semplice questione di parole. Ciò non toglierebbe valore a questa credenza, poichè anche la superstizione è una fede.16 aprile
Che cosa hanno fatto i deputati dei vari partiti di Cesare Battisti (1911)
Gli elettori questa volta sono in condizione molto migliore di giudicare in qual senso abbiano da prendere certe promesse di cui anche nel Trentino, i partiti borghesi nella caccia di voti degli elettori di tutte le classi sociali, furono cosi generosi nella primavera del 1907.
S’erano pronunciati contro gli aggravi del militarismo, contro il rincaro della vita prodotto dal peso eccessivo dei dazi e delle tasse di consumo; hanno protestato contro i metodi del Governo austriaco, contro la politica di conquiste e di minaccie di guerra.23 aprile
Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi (1919)
La sua trattoria! Qualche volta, parlandone, batteva su le pareti le mani aperte; per soddisfazione e per vanto.
30 aprile
Il Trentino italiano di Cesare Battisti (1915)
Purtroppo vi sono invece dei grandi giornali che nell’anno di grazia 1915 parlano di Trento e Trieste definendole terre d’oltr’Alpe; v’è ancora chi crede che fra Trento e Trieste ci sia tutt’al più un ponte come fra Buda e Pest; vi sono testi scolastici di geografia largamente diffusi in cui si sentenzia che solo gli abitanti delle classi colte nel Trentino si sono conservati per tradizione italiani...
7 maggio
La giornada del lócch di Antonio Curti (1916)
Oh giovinott, nassuu tra i accident
De la tóa mamma, verda de tornà
A fregà giò pattèj, e i sacrament
D’on om che gh’era lì (forsi to pà?)
S’drajaa su on matarass, mezz’indorment;
Giovinott, che a pocch ann t’hann lassaa andà
Sui bastion, poeu sull’uss di raccanatt [acquavitaro],
Sent, sent quanti bèj robb ghòo de insegnatt.
Sì, mi te insegnaròo com’el dêv vèss
Distribuii’l to temp, tant per el dì
Che per la nott; sto temp long sempr’istèss,
Sto temp nojos, che passa mai, se tì,
In mezz ai to gran trusc del fa nagott,
Te pòdet dam a trà, ö giovinott!
14 maggio
Milanin Milanon di Emilio De Marchi (1902)
Dov’el va el mè Carlin, quel noster Milanin di noster temp, inscì bell e quiètt, coi contrad strett in bissœura, dent e fœura, sul gust d’ona ragnera? Ma sta ragnera la ciappava denter el cœur, te la tegniva lì che pareva squas de morì, se, dininguarda, el destin el te ciamava fœura, on poo lontan, a Lesmo, a Peregall, o magari fina fina... a Barlassina o a Bagg.
4 giugno
Facezie di Poggio Bracciolini (1438-1452), traduzione dal latino di Anonimo (1884)
Quelli del popolo di Gaeta vivono quasi tutti sul mare; uno di costoro, il più povero nocchiero del mondo, dopo avere errato per molti luoghi per guadagnare, tornò dopo cinque anni a casa dove aveva lasciata povera masserizia e la moglie giovane. Appena mise piede a terra, corse a veder la sua donna (che disperando intanto che il marito tornasse, con altro uomo viveva.) Entrato in casa e vedendo questa tutta instaurata e ingrandita e abbellita, chiese a sua moglie, come mai quella stamberga, prima tanto brutta, si fosse così mutata. Rispose tosto la moglie, che la era stata la grazia di Dio che dà a tutti gli uomini la ricchezza. “Benediciamo dunque il Signore,” disse l’uomo, “che ci ha fatto così gran beneficio.” Poi, di sopra, vede la stanza da dormire, con un letto piùFonte/commento: normalizzo, è l'unico acuto bello e con tutta la mobilia più elegante di quello che la condizione di sua moglie permettesse; e quando chiese, di dove anche tutto questo fosse venuto, ella gli rispose che anche ciò si dovea alla misericordia di Dio; e ringraziò di nuovo il Signore che così generoso verso di lui si era mostrato.
11 giugno
Fontana nettuniana avanti l'anno 1872 di Romedio Callicioli (1885)
S’erge superbo fonte
Dell’arte un bel portento
Nella città di Trento,
Che alletta l’occhio e il cor.
Alza l’ondosa fronte
In su la Piazza grande,
E da più bocche spande
Il cristallino umor.
Onde formar l’altero
E maestoso fonte
Fu sviscerato il monte,
Che chiude la città;
Di quello è mio pensiero
Narrar a parte a parte,
E la struttura e l’arte
Come fu fatto e sta.
18 giugno
L'avvenire!? di Edward Bellamy (1888), traduzione dall'inglese di Anonimo (1891)
«Prego di scusare, non è un errore.»
Erano circa le 4 del pomeriggio del 26 Dicembre, un giorno dopo il Natale, nel 1857, non 1957, quando mi soffiò per la prima volta in viso il vento di Boston, il quale, (come posso assicurare al lettore) era tanto penetrante nei tempi più remoti, quanto lo è nel presente anno di grazia, 2000.
Queste indicazioni, specialmente se aggiungo ch’io sono un giovinotto dell’apparente età di trent’anni, sembrano così assurde, che non sarebbe biasimevole chi rifiutasse di leggere ancora una sola parola di ciò che promette essere una pretesa alla sua credulità. Eppure, accerto il lettore, che non intendo ingannarlo, e mi prendo l’impegno di persuaderlo completamente s’egli vuol leggermi un poco ancora. Se con la promessa di giustificare l’accettazione, mi è permesso asserire ch’io so meglio del lettore, quando io sia nato, continuo la mia narrazione.25 giugno
Dal tuo al mio di Giovanni Verga (1906)
2 luglio
Dracula di Bram Stoker (1897), traduzione dall'inglese di Angelo Nessi (1922)
(Stenografato.)
3 maggio. — Bistritz.
Lasciato Monaco alle 8.55 di sera, il 1° maggio. Giunto a Vienna l’indomani, di buon mattino. Il treno aveva un’ora di ritardo. Budapest mi parve molto curiosa da quel che potei vederne stando in treno. Fatta una passeggiata breve attraverso la città. Ebbi l’impressione nitidissima di lasciare l’Occidente per entrare nell’Oriente. Il magnifico ponte gettato sul Danubio ricorda la dominazione turca.
Giunto a Klausenberg sul far della notte. Cenato all’Albergo Reale con un pollo alla pàprica, specie di pepe rosso, (pro memoria: ho chiesto la ricetta di questo piatto, per Mina). Il mio cattivo tedesco m’è utilissimo qui, non so come me la caverei altrimenti.
Prima di lasciar Londra, e poichè son chiamato da un nobile di questo paese, ho consultato al British Museum alcuni libri e carte sulla Transilvania.
Il distretto che il conte Dràcula abita confina con tre Stati: la Transilvania, la Moldavia e la Bucovia, in mezzo ai Carpazi, in uno degli angoli più selvaggi e meno conosciuti dell’Europa.9 luglio
Il vampiro di John Polidori (1819), traduzione dall'inglese di Anonimo (1831)
16 luglio
Al parlamento austriaco e al popolo italiano di Cesare Battisti (1915)
23 luglio
Importanza dei simboli in matematica di Giuseppe Peano (1915)
30 luglio
Il cielo di Carlo Alestra (1896)
6 agosto
Come ruinare l'autorità di Lev Tolstoj (1919), traduzione di Anonimo (senza data)
13 agosto
Le avventure di Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle (1892), traduzione dall'inglese di Anonimo (1895)
20 agosto
Il vino di Freisa di Anonimo (1795)
27 agosto
La vita, et sito de Zychi, chiamati Ciarcassi, Historia notabile di Giorgio Interiano (1502)
3 settembre
Storie incredibili di Edgar Allan Poe (1840), traduzione dall'inglese di Baccio Emanuele Maineri (1869)
10 settembre
Relazione intorno al dagherrotipo di Macedonio Melloni (1839)
17 settembre
Saul di Vittorio Alfieri (1807)
24 settembre
Le monete attribuite alla zecca dell'antica città di Luceria di Gennaro Riccio (1846)
1 ottobre
Disjecta - Canti del cuore di Iginio Ugo Tarchetti (1879)
8 ottobre
Il terremoto del 1832 nello stato ecclesiastico di Anonimo (1832)
15 ottobre
Il tabacco di Antonio Guadagnoli (1834)
22 ottobre
Lo sfregio di Menotti Bianchi (1894)
29 ottobre
Meditazioni sulla economia politica con annotazioni di Pietro Verri (1771)
5 novembre
Il Dante popolare di Dante Alighieri (1870), traduzione dall'italiano di Domenico Jaccarino (1870)
12 novembre
Paradossi di Arturo Insinga (1924)
19 novembre
Manifesto del Governo della Repubblica di San Marco di Daniele Manin (1848)
26 novembre
Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799 di Vincenzo Cuoco (1801)
3 dicembre
L'arte di ferrare i cavalli senza far uso della forza di Konstantin Balassa (XIX secolo), traduzione dal tedesco di Anonimo (1828)
10 dicembre
La polenta dei Ciusi-Gobj di Tito Bassetti (1858)
17 dicembre
Discorsi, e lettere di Bianca Laura Saibante (1781)
24 dicembre
Racconti fantastici di Jules Verne (1874), traduzione dal francese di Anonimo (senza data)
31 dicembre
Mirtilla di Isabella Andreini (1602)
2018
- Leonardo da Vinci di Carlo De Blasis (1872)
- Pensieri di Iginio Ugo Tarchetti (1869)
- Ordini e istruzioni per gli esposti del R. Spedale di S. Maria degl'Innocenti di Firenze
- La coscienza di Zeno di Italo Svevo (1923)
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