Pagina:Delle strade ferrate toscane e del migliore ordinamento di esse.djvu/14: differenze tra le versioni

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luoghi insalubri, coronò con una concessione i voti degli speculatori. Sorvolando il pensiero di questi oltre i confini del proprio stato, si volle unita a questo anche la Romagna e l’alta Italia; e una nuova concessione preliminare approvò il progetto di una strada ferrata tra la Toscana e le legazioni Pontificie attraverso l’appennino della Porretta.
luoghi insalubri, coronò con una concessione i voti degli
Finalmente, per completare il raddoppiamento della linea tra Firenze e Livorno, si concesse anche la strada ferrata Maria Antonia da Firenze a Pistoia; e per ultimo venne definitivamente approvata la linea da Pistoia al confine Pontificio presso la Porretta.
speculatori. Sorvolando il pensiero di questi oltre i confini
del proprio stato, si volle unita a questo anche la Romagna
e l’alta Italia; e una nuova concessione preliminare approvò
il progetto di una strada ferrata tra la Toscana e le
legazioni Pontificie attraverso l’appennino della Porretta.
Finalmente, per completare il raddoppiamento della linea tra
Firenze e Livorno, si concesse anche la strada ferrata Maria
Antonia da Firenze a Pistoia; e per ultimo venne definitivamente
approvata la linea da Pistoia al confine Pontificio
presso la Porretta.


Se il governo toscano, sempre intento al perfezionamento di tutti quei mezzi che assicurano ai popoli la loro parte di prosperità nell’universale libero consorzio, riconosciuta l’utilità di questi nuovi veicoli, e l’impossibilità di ragionevolmente opporsi al loro stabilimento, avesse tracciato un piano di rete stradale italica, e parziale toscana, e su quello avesse inalzalo l’edifizio delle sue strade ferrate, sarebbe giunto oramai all’intento, al quale nel sistema adottato non potrà mai più, o forse difficilmente, giungere. Se posto questo principio «Le strade ferrate sono necessarie, e debbono farsi», avesse incaricato i suoi ingegneri di studiarne l’andamento, dando loro precisa istruzione di conciliare gl’interessi di tutta Italia con quelli della Toscana, e quelli della Toscana con quelli di tutte le sue città o centri di popolazione fra loro, e principalmente con la capitale; senza che uno spirito di parzialità avesse prevalso per l’una o per l’altra città; noi crediamo che il piano che presentiamo sarebbe stato il solo adottabile. Dal confine toscano, fra il lago Trasimeno e quello di Chiusi, o Montepulciano, per la Valle della Chiana a raggiunger l’Arno, e per questa valle a Firenze, Prato, e per la Valle del Bisenzio al confine Pontificio presso Montepiano, varco dell’appennino, sarebbe corso il tronco della linea nazionale italiana, o quella che deve unire l’inferiore, la centrale, e la superiore Italia. A questa, come arteria principale
Se il governo toscano, sempre intento al perfezionamento
di tutti quei mezzi che assicurano ai popoli la loro
parte di prosperità nell’universale libero consorzio, riconosciuta
l’utilità di questi nuovi veicoli, e l’impossibilità di
ragionevolmente opporsi al loro stabilimento, avesse tracciato
un piano di rete stradale italica, e parziale toscana,
e su quello avesse inalzalo l’edifizio delle sue strade ferrate,
sarebbe giunto oramai all’intento, al quale nel sistema
adottato non potrà mai più, o forse difficilmente, giungere. Se posto questo principio «Le strade ferrate sono necessarie, e debbono farsi», avesse incaricato i suoi ingegneri
di studiarne l’andamento, dando loro precisa istruzione
di conciliare gl’interessi di tutta Italia con quelli della
Toscana, e quelli della Toscana con quelli di tutte le sue
città o centri di popolazione fra loro, e principalmente con
la capitale; senza che uno spirito di parzialità avesse prevalso
per l’una o per l’altra città; noi crediamo che il piano
che presentiamo sarebbe stato il solo adottabile. Dal
confine toscano, fra il lago Trasimeno e quello di Chiusi,
o Montepulciano, per la Valle della Chiana a raggiunger
l’Arno, e per questa valle a Firenze, Prato, e per la Valle
del Bisenzio al confine Pontificio presso Montepiano, varco
dell’appennino, sarebbe corso il tronco della linea nazionale
italiana, o quella che deve unire l’inferiore, la centrale,
e la superiore Italia. A questa, come arteria principale
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luoghi insalubri, coronò con una concessione i voti degli speculatori. Sorvolando il pensiero di questi oltre i confini del proprio stato, si volle unita a questo anche la Romagna e l’alta Italia; e una nuova concessione preliminare approvò il progetto di una strada ferrata tra la Toscana e le legazioni Pontificie attraverso l’appennino della Porretta. Finalmente, per completare il raddoppiamento della linea tra Firenze e Livorno, si concesse anche la strada ferrata Maria Antonia da Firenze a Pistoia; e per ultimo venne definitivamente approvata la linea da Pistoia al confine Pontificio presso la Porretta.

Se il governo toscano, sempre intento al perfezionamento di tutti quei mezzi che assicurano ai popoli la loro parte di prosperità nell’universale libero consorzio, riconosciuta l’utilità di questi nuovi veicoli, e l’impossibilità di ragionevolmente opporsi al loro stabilimento, avesse tracciato un piano di rete stradale italica, e parziale toscana, e su quello avesse inalzalo l’edifizio delle sue strade ferrate, sarebbe giunto oramai all’intento, al quale nel sistema adottato non potrà mai più, o forse difficilmente, giungere. Se posto questo principio «Le strade ferrate sono necessarie, e debbono farsi», avesse incaricato i suoi ingegneri di studiarne l’andamento, dando loro precisa istruzione di conciliare gl’interessi di tutta Italia con quelli della Toscana, e quelli della Toscana con quelli di tutte le sue città o centri di popolazione fra loro, e principalmente con la capitale; senza che uno spirito di parzialità avesse prevalso per l’una o per l’altra città; noi crediamo che il piano che presentiamo sarebbe stato il solo adottabile. Dal confine toscano, fra il lago Trasimeno e quello di Chiusi, o Montepulciano, per la Valle della Chiana a raggiunger l’Arno, e per questa valle a Firenze, Prato, e per la Valle del Bisenzio al confine Pontificio presso Montepiano, varco dell’appennino, sarebbe corso il tronco della linea nazionale italiana, o quella che deve unire l’inferiore, la centrale, e la superiore Italia. A questa, come arteria principale