Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/279: differenze tra le versioni

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costumi e inflessibilità di principj, talchè Cesare soleva dire: — Molto importa che cosa mediti costui; tempra d’acciajo, checchè vuole, e lo vuol fortemente»<ref>Quidquid vult, valde vult. Cicerone ''Ad Attico,'' XIV, 1. {{Greco da controllare}} {{Sc|{{AutoreCitato|Plutarco|Plutarco}}}}, ''in Bruto''.</ref>.
GIULIO CESARE

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In realtà egli era più orgoglioso che robusto, e i nemici del dittatore, indovinando da qual lato bisognasse pigliarlo, gli fecero intravvedere che, tenendo con Cesare, oppressore della patria e usurpatore, parebbe anteporre l’affetto privato alla libertà comune, un uomo alla pubblica cosa; e scrivevano talvolta sulla porta di lui, — Vivesse oggi un Bruto! — Tu Bruto non sei. — Bruto, dormi?» Cassio, suo cognato, pallido d’invidia e di stravizzi, conosciuto per abile e valoroso, forse autore di questi motti, gli ripetea qual fosse obbrobrio il tollerare la servitù della patria, e che, mentre il popolo agli altri pretori chiedeva spettacoli, da lui attendeva d’esser redenta dal tiranno. Così passo passo lo condusse al punto, dove potè svelargli che erasi ordita una congiura; sicchè avviluppato e sospinto, vi accettò il primo posto, col suo illustre nome vi trasse altri di case primarie, e furono sessantatre, o nemici antichi di Cesare per sentimento repubblicano, o nemici nuovi perchè da lui o beneficati o non satollati. Porcia, figlia di Catone e moglie di Bruto, accortasi che qualche cosa bolliva nell’animo del marito, si fece alla coscia una profonda ferita, e col mostrare così di saper reggere al tormento e non esser indegna di tal padre e di tal consorte, meritò d’esser fatta partecipe della congiura.
costumi e inflessibilità di principj, talché Cesare soleva dire : — Molto

importa che cosa mediti costui; tempra d'acciajo, checché vuole, e
I Romani superstiziosi notarono una serie di prodigi che precedettero la morte di Cesare, al quale scoppiavano da ogni parte indizj della trama; ma o non vi credeva, o non se ne spaventava, solendo dire, — Meglio è subir la morte una volta, che temerla sempre». Nel fatal giorno del 15 marzo 44, alla moglie Calpurnia che, sbigottita da sogni sanguinosi, volea trattenerlo, non badò; incontrato l’astrologo che gli avea susurrato di guardarsi dagli idi di marzo, gli disse, — Ebbene, gli idi son giunti», e quegli — Giunti, ma non passati». Entrò nel senato, raccolto quel giorno nel portico di Pompeo; i congiurati se gli accostarono, in apparenza di chiedergli un nuovo atto di clemenza, e lo assalirono coi pugnali. Si difese egli, ma come vide tra essi Bruto, esclamò: — Anche tu,
lo vuol fortemente » (20).
In realtà egli era più orgoglioso che robusto, e i nemici del dit-
tatore, indovinando da qual lato bisognasse pigliarlo, gli fecero in-
travvedere che, tenendo con Cesare, oppressore della patria e usur-
patore, parebbe anteporre l'affetto privato alla libertà comune, un
uomo alla pubblica cosa; e scrivevano talvolta sulla porta di lui,
— Vivesse oggi un Bruto! — Tu Bruto non sei. — Bruto, dormi? »
Cassio, suo cognato, pallido d'invidia e di stravizzi, conosciuto per
abile e valoroso, forse autore di questi motti, gli ripetea qual fosse
obbrobrio il tollerare la servitù della patria, e che, mentre il popolo
agli altri pretori chiedeva spettacoli, da lui attendeva d'esser re-
denta dal tiranno. Cosi passo passo lo condusse al punto, dove potè
svelargli che erasi ordita una congiura; sicché avviluppato e so-
spinto, vi accettò il primo posto, col suo illustre nome vi trasse al-
tri di case primarie, e furono sessantatre, o nemici antichi di Cesare
per sentimento repubblicano, o nemici nuovi perché da lui o benefi-
cati 0 non satollati. Porcia, figlia di Catone e moglie di Bruto, ac-
cortasi che qualche cosa bolliva nell'animo del marito, si fece alla
coscia una profonda ferita, e col mostrare così di saper reggere al
tormento e non esser indegna di tal padre e di tal consorte, me-
ritò d'esser fatta partecipe della congiura.
I Romani superstiziosi notarono una serie di prodigi che prece-
dettero la morte di Cesare, al quale scoppiavano da ogni parte in-
dizj della trama; ma o non vi credeva, o non se ne spaventava,
solendo dire, — Meglio é subir la morte una volta, che temerla
sempre ». Nel fatai giorno del 15 marzo 44, alla moglie Calpurnia
che, sbigottita da sogni sanguinosi, volea trattenerlo, non badò; in-
contrato l'astrologo che gli avea susurrato di guardarsi dagli idi di
marzo, gli disse, — Ebbene, gli idi son giunti », e quegli — Giunti,
ma non passati ». Entrò nel senato, raccolto quel giorno nel por-
tico di Pompeo; i congiurati se gli accostarono, in apparenza di chie-
dergli un nuovo atto di clemenza , e lo assalirono coi pugnali. Si
difese egli, ma come vide tra essi Bruto, esclamò: — Anche tu,
(20) Quidquid vult, valde vult. Cicerome Ad Attico, XIV, i. wa^ep ■]>JxprilaTa
Twv è^<f><^>v, ay.}.t]pòv éx (fóasw?. Plutarco, in Bruto.

Versione delle 19:30, 11 dic 2017


giulio cesare 259

costumi e inflessibilità di principj, talchè Cesare soleva dire: — Molto importa che cosa mediti costui; tempra d’acciajo, checchè vuole, e lo vuol fortemente»1.

In realtà egli era più orgoglioso che robusto, e i nemici del dittatore, indovinando da qual lato bisognasse pigliarlo, gli fecero intravvedere che, tenendo con Cesare, oppressore della patria e usurpatore, parebbe anteporre l’affetto privato alla libertà comune, un uomo alla pubblica cosa; e scrivevano talvolta sulla porta di lui, — Vivesse oggi un Bruto! — Tu Bruto non sei. — Bruto, dormi?» Cassio, suo cognato, pallido d’invidia e di stravizzi, conosciuto per abile e valoroso, forse autore di questi motti, gli ripetea qual fosse obbrobrio il tollerare la servitù della patria, e che, mentre il popolo agli altri pretori chiedeva spettacoli, da lui attendeva d’esser redenta dal tiranno. Così passo passo lo condusse al punto, dove potè svelargli che erasi ordita una congiura; sicchè avviluppato e sospinto, vi accettò il primo posto, col suo illustre nome vi trasse altri di case primarie, e furono sessantatre, o nemici antichi di Cesare per sentimento repubblicano, o nemici nuovi perchè da lui o beneficati o non satollati. Porcia, figlia di Catone e moglie di Bruto, accortasi che qualche cosa bolliva nell’animo del marito, si fece alla coscia una profonda ferita, e col mostrare così di saper reggere al tormento e non esser indegna di tal padre e di tal consorte, meritò d’esser fatta partecipe della congiura.

I Romani superstiziosi notarono una serie di prodigi che precedettero la morte di Cesare, al quale scoppiavano da ogni parte indizj della trama; ma o non vi credeva, o non se ne spaventava, solendo dire, — Meglio è subir la morte una volta, che temerla sempre». Nel fatal giorno del 15 marzo 44, alla moglie Calpurnia che, sbigottita da sogni sanguinosi, volea trattenerlo, non badò; incontrato l’astrologo che gli avea susurrato di guardarsi dagli idi di marzo, gli disse, — Ebbene, gli idi son giunti», e quegli — Giunti, ma non passati». Entrò nel senato, raccolto quel giorno nel portico di Pompeo; i congiurati se gli accostarono, in apparenza di chiedergli un nuovo atto di clemenza, e lo assalirono coi pugnali. Si difese egli, ma come vide tra essi Bruto, esclamò: — Anche tu,

  1. Quidquid vult, valde vult. Cicerone Ad Attico, XIV, 1. [testo greco] Plutarco, in Bruto.