Pagina:Hypnerotomachia Poliphili.djvu/283: differenze tra le versioni

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POLIPHILO NARRA CHE LE NYMPHE HAVENDO GLI REMI INFRENATI INCOMINCIORONO SUAVEMENTE DI CANTARE. ET POLIA CUM COMPARATIONE CANTANDO, MAGNA DOLCECIA D’AMORE PERSENTIVA.
POLIPHILO NARRA CHE LE NYMPHE HAVENDO GLI REMI INFRENATI INCOMINCIORONO SUAVEMENTE DI CANTARE. ET POLIA CUM COMPARATIONE CANTANDO, MAGNA DOLCECIA D’AMORE PERSENTIVA.


{{capolettera|[[File:Hypnerotomachia Poliphili pag283 C.jpg|110px|C]]|}}UM SUMMO FAUSTO SUPERBE ET MAgne pompe insolente triumpho, cum inopinabile laetitia et voluptico oblectamento, cum stimulanti dardi saevamente infixi nel cicatricoso core ad gli amorosi ochii di Polia et alla crebritate sagittale di Cupidine obvio et firmatissimo scopo cum ampliato core più fornaceamente ardendo, sempre più avido di augumentare l’ardore, per il solicito ministerio degli insaciabili et impacienti ochii, ad gli quali ragionevolmente io gli perdonava, considerando la causa, che cusì cupidi gli faceva, et in quella summamente applicati et sedulamente intenti. Quale il simulachro di Api, che al sole sempre si volve spectabondo, cusì né altramente gli ochii mei in essa directi, che era uno conspicuo et excitativo obvio da quel spectatissimo volto irradiante, al mondo di aequivalente bellecia proscripto, et per omni modo interdicto. Ma più noxii, et molto più iniqua et vexatrice caede gli furaci et vagi pensieri experiva di questo valoroso signore, optimi di tale materia solerti quaestori, et dil quaesto aptissimi artifici ad fabriculare et componere di foco et di fiamme sì dolce tormento, sì venerando idolo, sì formoso simulachro, sì praestante forma. Nella officina dilla imaginativa et solatiosamente fingere. O quanto, et molesto, et renuente al temperamento recusando di succumbere questi effreni, et publici sicarii dil mio riposo, et quiete se indicavano, et insatiabili et frementi dilla invisa bellecia dilla mia xanthothricha Polia, talvolta dolci, et talhora amari, alcuna volta laeti, et più dille fiate tristibili molte fiati optabili, et sepicule fugiendi se accusavano. Quale dunque validissime forcie hariano potuto gli incontinenti sensi incarcerare, che reluctanti discrepare, et discrepanti repugnare. Et repugnanti abigere, et abigendo respuere,
{{capolettera|[[File:Hypnerotomachia Poliphili pag358 C.jpg|110px|C]]|}}UM SUMMO FAUSTO SUPERBE ET MAgne pompe insolente triumpho, cum inopinabile laetitia et voluptico oblectamento, cum stimulanti dardi saevamente infixi nel cicatricoso core ad gli amorosi ochii di Polia et alla crebritate sagittale di Cupidine obvio et firmatissimo scopo cum ampliato core più fornaceamente ardendo, sempre più avido di augumentare l’ardore, per il solicito ministerio degli insaciabili et impacienti ochii, ad gli quali ragionevolmente io gli perdonava, considerando la causa, che cusì cupidi gli faceva, et in quella summamente applicati et sedulamente intenti. Quale il simulachro di Api, che al sole sempre si volve spectabondo, cusì né altramente gli ochii mei in essa directi, che era uno conspicuo et excitativo obvio da quel spectatissimo volto irradiante, al mondo di aequivalente bellecia proscripto, et per omni modo interdicto. Ma più noxii, et molto più iniqua et vexatrice caede gli furaci et vagi pensieri experiva di questo valoroso signore, optimi di tale materia solerti quaestori, et dil quaesto aptissimi artifici ad fabriculare et componere di foco et di fiamme sì dolce tormento, sì venerando idolo, sì formoso simulachro, sì praestante forma. Nella officina dilla imaginativa et solatiosamente fingere. O quanto, et molesto, et renuente al temperamento recusando di succumbere questi effreni, et publici sicarii dil mio riposo, et quiete se indicavano, et insatiabili et frementi dilla invisa bellecia dilla mia xanthothricha Polia, talvolta dolci, et talhora amari, alcuna volta laeti, et più dille fiate tristibili molte fiati optabili, et sepicule fugiendi se accusavano. Quale dunque validissime forcie hariano potuto gli incontinenti sensi incarcerare, che reluctanti discrepare, et discrepanti repugnare. Et repugnanti abigere, et abigendo respuere,
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Versione attuale delle 00:44, 17 gen 2018

et lei cum questo alto signore questa continua praeda naviganti dividevano, et impartivano. Dunque questo solo extimai extrema dolcecia di dilecto. Al quale in praesentia la beata celebritate et triumpho me invitavano.


POLIPHILO NARRA CHE LE NYMPHE HAVENDO GLI REMI INFRENATI INCOMINCIORONO SUAVEMENTE DI CANTARE. ET POLIA CUM COMPARATIONE CANTANDO, MAGNA DOLCECIA D’AMORE PERSENTIVA.

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UM SUMMO FAUSTO SUPERBE ET MAgne pompe insolente triumpho, cum inopinabile laetitia et voluptico oblectamento, cum stimulanti dardi saevamente infixi nel cicatricoso core ad gli amorosi ochii di Polia et alla crebritate sagittale di Cupidine obvio et firmatissimo scopo cum ampliato core più fornaceamente ardendo, sempre più avido di augumentare l’ardore, per il solicito ministerio degli insaciabili et impacienti ochii, ad gli quali ragionevolmente io gli perdonava, considerando la causa, che cusì cupidi gli faceva, et in quella summamente applicati et sedulamente intenti. Quale il simulachro di Api, che al sole sempre si volve spectabondo, cusì né altramente gli ochii mei in essa directi, che era uno conspicuo et excitativo obvio da quel spectatissimo volto irradiante, al mondo di aequivalente bellecia proscripto, et per omni modo interdicto. Ma più noxii, et molto più iniqua et vexatrice caede gli furaci et vagi pensieri experiva di questo valoroso signore, optimi di tale materia solerti quaestori, et dil quaesto aptissimi artifici ad fabriculare et componere di foco et di fiamme sì dolce tormento, sì venerando idolo, sì formoso simulachro, sì praestante forma. Nella officina dilla imaginativa et solatiosamente fingere. O quanto, et molesto, et renuente al temperamento recusando di succumbere questi effreni, et publici sicarii dil mio riposo, et quiete se indicavano, et insatiabili et frementi dilla invisa bellecia dilla mia xanthothricha Polia, talvolta dolci, et talhora amari, alcuna volta laeti, et più dille fiate tristibili molte fiati optabili, et sepicule fugiendi se accusavano. Quale dunque validissime forcie hariano potuto gli incontinenti sensi incarcerare, che reluctanti discrepare, et discrepanti repugnare. Et repugnanti abigere, et abigendo respuere,

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