Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/433: differenze tra le versioni
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{{type|f=250%|L}}{{Sc|a}} nostra automobile aveva trovato a Kolyvvan, come a tutte le tappe da Missowaja in qua, e come trovò sempre regolarmente fino alla fine del viaggio, la sua porzione quotidiana di benzina e di grassi. Non riempivamo mai completamente i serbatoi per non aggravare troppo il peso della macchina, ma ad ogni partenza avevamo a bastanza combustibile e lubrificanti per sette od ottocento chilometri. |
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Alle quattro del mattino, 13 Luglio, correvamo verso Kainsk lontana 340 chilometri da Kolywan. Il cielo era coperto e minaccioso. |
Alle quattro del mattino, 13 Luglio, correvamo verso Kainsk lontana 340 chilometri da Kolywan. Il cielo era coperto e minaccioso. Un’ora dopo che eravamo partiti, cominciò a piovere dirottamente; ma fu un breve acquazzone. Alle sette un bel vento di levante aveva già sbaragliato le nubi, e il sole splendeva nel più bel cielo del mondo. |
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Un’ora dopo che eravamo partiti, cominciò a piovere dirottamente; ma fu un breve acquazzone. Alle sette un bel vento di levante aveva già sbaragliato le nubi, e il sole splendeva nel più bel cielo del mondo. |
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La strada che percorrevamo, in Europa non avrebbe meritato nemmeno il titolo di sentiero campestre; ma era solida, era piana, era eguale, e noi la trovavamo meravigliosa ad onta degli acquitrini che la fiancheggiavano, coperti da erbe altissime e folte. |
La strada che percorrevamo, in Europa non avrebbe meritato nemmeno il titolo di sentiero campestre; ma era solida, era piana, era eguale, e noi la trovavamo meravigliosa ad onta degli acquitrini che la fiancheggiavano, coperti da erbe altissime e folte. Da essi si levavano torme di uccelli: aironi bianchi, beccaccini, |
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Da essi si levavano torme di uccelli: aironi bianchi, beccaccini, |
Versione delle 16:05, 3 feb 2018
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CAPITOLO XVII.
SULLA STEPPA
La steppa — Il telegrafo di Kainsk — Il freno arde — Omsk — La Siberia che si sveglia — La stanchezza — Ancora la steppa — Un incendio sulla prateria — Ischim.
La nostra automobile aveva trovato a Kolyvvan, come a tutte le tappe da Missowaja in qua, e come trovò sempre regolarmente fino alla fine del viaggio, la sua porzione quotidiana di benzina e di grassi. Non riempivamo mai completamente i serbatoi per non aggravare troppo il peso della macchina, ma ad ogni partenza avevamo a bastanza combustibile e lubrificanti per sette od ottocento chilometri.
Alle quattro del mattino, 13 Luglio, correvamo verso Kainsk lontana 340 chilometri da Kolywan. Il cielo era coperto e minaccioso. Un’ora dopo che eravamo partiti, cominciò a piovere dirottamente; ma fu un breve acquazzone. Alle sette un bel vento di levante aveva già sbaragliato le nubi, e il sole splendeva nel più bel cielo del mondo.
La strada che percorrevamo, in Europa non avrebbe meritato nemmeno il titolo di sentiero campestre; ma era solida, era piana, era eguale, e noi la trovavamo meravigliosa ad onta degli acquitrini che la fiancheggiavano, coperti da erbe altissime e folte. Da essi si levavano torme di uccelli: aironi bianchi, beccaccini,