Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/565: differenze tra le versioni

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“République Française„ — leggiamo sopra una tabella mezzo nascosta fra le piante. Alt! Ci fermiamo. Gli ospitali colleghi parigini vogliono solennizzare il momento in cui entriamo sul suolo di Francia. Compaiono delle bottiglie di ''champagne'' e dei bicchieri, venuti da non so quale locanda campestre delle vicinanze: in un istante i bicchieri sono pieni e le bottiglie vuote. E per la quieta campagna echeggia improvvisamente un evviva, anzi echeggiano molti evviva alla Francia e all’Italia. I bicchieri si toccano, le mani si stringono, il vino sparisce.
“République Française„ — leggiamo sopra una tabella mezzo nascosta fra le piante. Alt! Ci fermiamo. Gli ospitali colleghi parigini vogliono solennizzare il momento in cui entriamo sul suolo di Francia. Compaiono delle bottiglie di ''champagne'' e dei bicchieri, venuti da non so quale locanda campestre delle vicinanze: in un istante i bicchieri sono pieni e le bottiglie vuote. E per la quieta campagna echeggia improvvisamente un evviva, anzi echeggiano molti evviva alla Francia e all’Italia. I bicchieri si toccano, le mani si stringono, il vino sparisce.



Versione delle 20:31, 5 feb 2018


parigi 499


“République Française„ — leggiamo sopra una tabella mezzo nascosta fra le piante. Alt! Ci fermiamo. Gli ospitali colleghi parigini vogliono solennizzare il momento in cui entriamo sul suolo di Francia. Compaiono delle bottiglie di champagne e dei bicchieri, venuti da non so quale locanda campestre delle vicinanze: in un istante i bicchieri sono pieni e le bottiglie vuote. E per la quieta campagna echeggia improvvisamente un evviva, anzi echeggiano molti evviva alla Francia e all’Italia. I bicchieri si toccano, le mani si stringono, il vino sparisce.

Svelti, di nuovo in macchina. I doganieri francesi non ci trattengono molto, e alle nove e mezza le quattro poderose automobili volano sulle ampie, meravigliose strade francesi.

Parigi è lontana 300 chilometri.

Eccoci a Givet, circondata dalle fortificazioni. Sugli spalti erbosi fioriscono i rosolacci. Dalle grandi caserme i soldati alle finestre ci salutano. Passiamo un ponte levatoio fiancheggiato da torve caponiere; poi tutto sparisce.

Siamo usciti da quell’immensa officina che è il Belgio. Il sole ci sembra più vivo, il sereno più azzurro; una letizia nuova è diffusa in ogni cosa. Ma forse questa letizia è in noi. Alle dieci passiamo Fumay, il paese dell’ardesie. I doganieri ci fermano per controllare le nostre carte. Saliamo i dolci declivi delle Ardenne, ombrati da boschi d’una flora più nostra. Come ci piace rivedere il bello e seducente disordine delle vegetazioni che amiamo! Addio pinete fresche, regolari, severe! Le strade sembrano viali di giardini: eguali, piane; abbiamo l’impressione di sfiorarle appena, di scivolarvi mollemente.

Rocroy, con le sue fortificazioni storiche, ci appare alle dieci e venti, e sulla piazza ci fermiamo per rifornirci di benzina. Gorgoglia il liquido dall’acre profumo riempiendo i serbatoi, e si adunano in terra i bidoni vuoti, che noi chiamiamo i “cadaveri „. Le Itala fanno così la loro colazione. Sono le dieci e quaranta quando riprendiamo la corsa verso Rethel.

Parigi è lontana 263 chilometri.