Pagina:Delle strade ferrate toscane e del migliore ordinamento di esse.djvu/7: differenze tra le versioni

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Fino da quando, infranti i ceppi della dominazione Medicea, la Toscana incominciò col primo Leopoldo a risorgere ad una nuova era di vita e di civiltà, dallo squallore in cui lasciavala quella intarlata monarchia, si trovò ben presto in uno insperato corso di prosperità. Nè per quanto industrioso e sveglio fosse il popolo toscano, dovè il suo risorgimento ai soli suoi sforzi; ma più alla mente ed al genio del giovine principe, che seppe comprendere di questo popolo i bisogni, e formare leggi di ''attualità''. Egli comprese che i piccoli stati non possono aspirare a guerriere conquiste per ingrandirsi, e prender posto fra le potenze; ma che l’industria ed il commercio possono portargli a tal grado di ricchezza, da farsi rispettare dagl’imperj i più grandi; e a tal uopo emanò quelle savie leggi, che abolendo gl’inceppamenti, che rendevano i mercanti e gli artisti simili ai servi della gleba, assicurarono a questi la libertà del commercio, a quelli la libertà e la proprietà della loro industria. Da quel punto la Toscana cambiò aspetto; e se Firenze non riprese l’antico splendore, e non vide più {{Pt|con-|}}
Fino da quando, infranti i ceppi della dominazione Medicea, la Toscana incominciò col primo Leopoldo a risorgere ad una nuova era di vita e di civiltà, dallo squallore in cui lasciavala quella intarlata monarchia, si trovò ben presto in uno insperato corso di prosperità. Nè per quanto industrioso e sveglio fosse il popolo toscano, dovè il suo risorgimento ai soli suoi sforzi; ma più alla mente ed al genio del giovine principe, che seppe comprendere di questo popolo i bisogni, e formare leggi di ''attualità''. Egli comprese che i piccoli stati non possono aspirare a guerriere conquiste per ingrandirsi, e prender posto fra le potenze; ma che l’industria ed il commercio possono portargli a tal grado di ricchezza, da farsi rispettare dagl’imperi i più grandi; e a tal uopo emanò quelle savie leggi, che abolendo gl’inceppamenti, che rendevano i mercanti e gli artisti simili ai servi della gleba, assicurarono a questi la libertà del commercio, a quelli la libertà e la proprietà della loro industria. Da quel punto la Toscana cambiò aspetto; e se Firenze non riprese l’antico splendore, e non vide più {{Pt|con-|}}

Versione attuale delle 17:41, 28 feb 2018

DELLE

STRADE FERRATE TOSCANE

E

DEL MIGLIORE ORDINAMENTO DI ESSE.


Fino da quando, infranti i ceppi della dominazione Medicea, la Toscana incominciò col primo Leopoldo a risorgere ad una nuova era di vita e di civiltà, dallo squallore in cui lasciavala quella intarlata monarchia, si trovò ben presto in uno insperato corso di prosperità. Nè per quanto industrioso e sveglio fosse il popolo toscano, dovè il suo risorgimento ai soli suoi sforzi; ma più alla mente ed al genio del giovine principe, che seppe comprendere di questo popolo i bisogni, e formare leggi di attualità. Egli comprese che i piccoli stati non possono aspirare a guerriere conquiste per ingrandirsi, e prender posto fra le potenze; ma che l’industria ed il commercio possono portargli a tal grado di ricchezza, da farsi rispettare dagl’imperi i più grandi; e a tal uopo emanò quelle savie leggi, che abolendo gl’inceppamenti, che rendevano i mercanti e gli artisti simili ai servi della gleba, assicurarono a questi la libertà del commercio, a quelli la libertà e la proprietà della loro industria. Da quel punto la Toscana cambiò aspetto; e se Firenze non riprese l’antico splendore, e non vide più con-