Della congiura di Catilina/II: differenze tra le versioni

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{{Intestazione letteratura
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|NomeCognome=Gaio Sallustio Crispo
|Nome e cognome dell'autore=Gaio Sallustio Crispo
|TitoloOpera=Della Congiura di Catilina
|Titolo=Della Congiura di Catilina
|Iniziale del titolo=D
|NomePaginaOpera=Della congiura di Catilina
|Nome della pagina principale=Della congiura di Catilina
|AnnoPubblicazione=traduzione di [[autore:Vittorio Alfieri|Vittorio Alfieri]]
|NomeCognomeTraduttore=Vittorio Alfieri
|Eventuale titolo della sezione o del capitolo=Vittorio Alfieri
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|Eventuale secondo anno di pubblicazione =
|TitoloSezione=Capitolo II.
|Secolo di pubblicazione=Antichità
|Il testo è una traduzione?=si
|Lingua originale del testo=latino
|Nome e cognome del traduttore=Vittorio Alfieri
|Anno di traduzione=1798
|Secolo di traduzione=XVIII secolo
|Abbiamo la versione cartacea a fronte?=no
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Versione delle 12:31, 4 mar 2008

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I primi Re, (che così la più antica signoria nominossi) altri l'ingegno, altri la forza adopravano: viveano gli uomini allora senza cupidigia, contento ciascuno del suo. Ma dacchè Ciro nell'Asia, Sparta ed Atene fra' Greci, cominciarono a soggiogare città e nazioni, a ritrarre cagioni di guerra dall'ambizione d'impero, ed a riporre nel massimo dominio la massima gloria; i pericoli e le vicende mostrarono, che più del brando poteva in guerra la mente. Che se i Re e capitani vincitori la stessa virtù nella pace che nella guerra serbassero, più ordinate e stabili le umane cose riuscirebbero; nè tuttora gl'imperj vedrebbersi e vicende e stato e signore cangiare. Le virtù che dan regno, facilmente il mantengono. Ma, se all'attività la inerzia, se alla moderatezza ed equità l'arbitrio e la prepotenza sottentrano, cangiasi con i costumi la sorte; che sempre dal men buono al migliore si trasferisce il dominio. Campi, mari, città, ogni cosa al valore obbedisce. Molti uomini pure infingardi, golosi, ignoranti, e rozzissimi quasi pellegrini pel mondo trapassano: a costoro, attendendo essi contro natura al corpo soltanto, l'anima un inutile incarco riesce. E la lor vita e la lor morte del tutto reputo eguali, poichè d'entrambe si tace. Quegli dunque a me sembra aver anima e vita, che delle illustri imprese, delle utili arti, fama ricerca. Ma ne son molte le vie, e Natura a ciascuno diverse le addita.

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