Pagina:Vivanti - Sorella di Messalina.djvu/26: differenze tra le versioni
Divudi85: split |
|||
Stato della pagina | Stato della pagina | ||
- | + | Pagine SAL 75% | |
Intestazione (non inclusa): | Intestazione (non inclusa): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
{{RigaIntestazione|22||{{Sc|''annie vivanti''}}}} |
|||
Corpo della pagina (da includere): | Corpo della pagina (da includere): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
detesto che si rida delle cose gravi. E |
{{Pt|ciglia|sopracciglia}}. — Io detesto che si rida delle cose gravi. E l’amore è una cosa grave; l’amore è una cosa tragica e solenne. Io non concepisco l’amore che comincia con un sorriso e termina con un sospiro. |
||
⚫ | |||
⚫ | |||
Ella lo saettò con gli occhi. |
Ella lo saettò con gli occhi. |
||
— Non deve terminare, non può terminare, — esclamò. — Io non ammetto che un uomo, il quale oggi mi ama, possa un giorno lasciarmi, riprendere la sua vita come se nulla fosse, parlare, camminare, ridere, scordare... o peggio! ricordare!... Ah! — e la signora rabbrividì, — è un pensiero mostruoso, abominevole. — Abbassò la voce e fissò nel giovane quei suoi occhi chiari, quasi fosforescenti tra le ciglia socchiuse: — Aveva pur ragione Messalina!... o era la duchessa di Nesle?... che quando aveva finito di amare un uomo lo faceva strozzare e gettare nel pozzo! |
|||
⚫ | |||
⚫ | |||
⚫ | |||
- Voi |
|||
⚫ | |||
Piè di pagina (non incluso) | Piè di pagina (non incluso) | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
<references/> |
Versione attuale delle 10:25, 11 mar 2018
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
22 | annie vivanti |
ciglia. — Io detesto che si rida delle cose gravi. E l’amore è una cosa grave; l’amore è una cosa tragica e solenne. Io non concepisco l’amore che comincia con un sorriso e termina con un sospiro.
— E come volete che termini? — azzardò il giovane.
Ella lo saettò con gli occhi.
— Non deve terminare, non può terminare, — esclamò. — Io non ammetto che un uomo, il quale oggi mi ama, possa un giorno lasciarmi, riprendere la sua vita come se nulla fosse, parlare, camminare, ridere, scordare... o peggio! ricordare!... Ah! — e la signora rabbrividì, — è un pensiero mostruoso, abominevole. — Abbassò la voce e fissò nel giovane quei suoi occhi chiari, quasi fosforescenti tra le ciglia socchiuse: — Aveva pur ragione Messalina!... o era la duchessa di Nesle?... che quando aveva finito di amare un uomo lo faceva strozzare e gettare nel pozzo!
— Deliziosa amante! — fece Alberto, non potendo trattenere il sorriso. — Voi dunque, fareste gettare nel pozzo l’uomo che vi avesse amata?
Ella gli fissò in viso quel suo sguardo strano, senza rispondere, e Alberto ripetè l’interrogazione, variandola un poco.