Rime (Stampa)/Rime d'amore/CXCIII: differenze tra le versioni

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Versione delle 11:05, 11 mar 2008

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Se quel grave martìr che il cor m'afflige,
non temprasse talor cortese Amore,
già mi sarei di vita uscita fuore,
e varcato averei Cocito e Stige;
ma, perché quant'ei più m'ange e trafige,
tanto la gioia poi tempra l'ardore,
tenendo sempre fra due, lassa, il core,
né al sì, né al no l'alma s'affige.
Così d'ambrosia vivo e di veleno,
né di vita o di morte sta sicura
l'anima, ch'or s'aviva ed or vien meno.
O strana, o nova, o insolita ventura,
o petto di dolor e noia pieno,
o diletto, o martìr, che poco dura!

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