Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/429: differenze tra le versioni

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— Ve lo avevo detto, ''Kniatz'' Borghese — esclamò il ''Pristaf'' — di seguirmi!
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Da quell’istante lo seguimmo con fedeltà da cane. La ''troika'' faceva giri fantastici; a momenti spariva dietro a cespugli, a ciuffi di piante palustri, di salici nani, di giuncaglie; ci guidava allora il tintinnare del campanello appeso all’arcuato ''dugà'', sotto al quale il cavallo mediano tendeva il collo nella corsa, e ci guidavano la frusta e il berretto di pelo del kirghiso che vedevamo passare come in un volo sulla sommità delle piante. Spesso l’acqua spruzzava sotto le ruote e sentivamo l’automobile affondare lievemente;. ma ci salvava la velocità. Quella fuga furibonda aveva del romanzesco. Noi provavamo quasi il piacere d’una caccia.
Da quell’istante lo seguimmo con fedeltà da cane. La ''troika'' faceva giri fantastici; a momenti spariva dietro a cespugli, a ciuffi di piante palustri, di salici nani, di giuncaglie; ci guidava allora il tintinnare del campanello appeso all’arcuato ''dugà'', sotto al quale il cavallo mediano tendeva il collo nella corsa, e ci guidavano la frusta e il berretto di pelo del kirghiso che vedevamo passare come in un volo sulla sommità delle piante. Spesso l’acqua spruzzava sotto le ruote e sentivamo l’automobile affondare lievemente; ma ci salvava la velocità. Quella fuga furibonda aveva del romanzesco. Noi provavamo quasi il piacere d’una caccia.

Versione delle 21:41, 2 mag 2018


tomsk la dotta 371


cavalli, impiegò lungo tempo a trasportarci. I barcaiuoli ci avvertirono che avremmo trovato trenta verste di palude non ancora prosciugata, prodotta dall’Obi. Abbiamo attraversato quella insidiosa zona di acquitrini in modo singolare, straordinario. Sulla riva ci aspettava il Pristaf di Kolywan venuto per ordine del governatore a farci da pilota. Un tarantas attaccato a troika, guidato da un cocchiere kirghiso, lo aspettava. Egli vi salì e ci pregò di seguirlo con la più grande attenzione.

— Se deviate di un passo — ci disse — correte il rischio di affondare. Vi assicuro che sarete condotti velocemente.

Infatti il kirghiso, impellicciato come fosse inverno e coperto da un berrettone di pelo, frustò i cavalli senza misericordia; la troika partì a carriera sfrenata, e noi dietro. Pareva un disperato inseguimento in mezzo ad erbe alte, fra le quali scintillavano larghe distese d’acqua immobile. Dopo cinque minuti vedemmo un sentiero vicino a noi che ci parve molto migliore del nostro; vi entrammo. E affondammo.

Per fortuna eravamo ancora vicino all’Obi, e, riuscito inutile ogni tentativo di disincagliare la macchina facendola tirare dai tre cavalli del tarantas, il cocchiere kirghiso tornò rapidamente al fiume e chiamò degli uomini. Vennero mujik e battellieri, e in meno di mezz’ora fummo fuori dal pantano.

— Ve lo avevo detto, Kniatz Borghese — esclamò il Pristaf — di seguirmi!

Da quell’istante lo seguimmo con fedeltà da cane. La troika faceva giri fantastici; a momenti spariva dietro a cespugli, a ciuffi di piante palustri, di salici nani, di giuncaglie; ci guidava allora il tintinnare del campanello appeso all’arcuato dugà, sotto al quale il cavallo mediano tendeva il collo nella corsa, e ci guidavano la frusta e il berretto di pelo del kirghiso che vedevamo passare come in un volo sulla sommità delle piante. Spesso l’acqua spruzzava sotto le ruote e sentivamo l’automobile affondare lievemente; ma ci salvava la velocità. Quella fuga furibonda aveva del romanzesco. Noi provavamo quasi il piacere d’una caccia.