Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/491: differenze tra le versioni

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| caption = L'ultimo affondamento dell’''Itala'' fra Kazan e Nihnii-Nowgorod
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Per avere un’idea del terreno, s’immagini di andare in automobile sopra un campo arato, avendo per prospettiva centinaia di chilometri di cammino nelle stesse condizioni. Naturalmente pioveva di tanto in tanto. Attraversavamo delle cittadine spopolate, quiete, immensamente tristi con le loro case di legno imbiancate per distinguerle dalle case della campagna sinceramente nude. Ne avevamo una grande impressione di malinconia, pensando alla loro vita eguale, grigia, silenziosa; ci sembravano città in esilio. Apparivano in una valle, dietro a un bosco, in riva a un fiumicello, isolate in mezzo alla monotonia d’una campagna {{Pt|in-|}}
Per avere un’idea del terreno, s’immagini di andare in automobile sopra un campo arato, avendo per prospettiva centinaia di chilometri di cammino nelle stesse condizioni. Naturalmente pioveva di tanto in tanto. Attraversavamo delle cittadine spopolate, quiete, immensamente tristi con le loro case di legno imbiancate per distinguerle dalle case della campagna sinceramente nude. Ne avevamo una grande impressione di malinconia, pensando alla loro vita eguale, grigia, silenziosa; ci sembravano città in esilio. Apparivano in una valle, dietro a un bosco, in riva a un fiumicello, isolate in mezzo alla monotonia d’una campagna {{Pt|in-|}}

Versione delle 21:34, 7 mag 2018


dal kama al volga 429


nendo l’automobile alle stesse prove terribili che fecero la nostra disperazione fra Marinsk e Tomsk. Temevamo che le molle non resistessero più. Le sentivamo molto più sensibili alle scosse. E non ne avevamo di ricambio. Sicuri di non doverne avere mai bisogno, avevamo lasciato le molle di ricambio a Kalgan, perchè troppo pesanti, e forse stavano ancora, come ricordo del nostro passaggio, negli uffici della Banca Russo-Cinese. L'ultimo affondamento dell’Itala fra Kazan e Nishnii-NowgorodNishnii

Per avere un’idea del terreno, s’immagini di andare in automobile sopra un campo arato, avendo per prospettiva centinaia di chilometri di cammino nelle stesse condizioni. Naturalmente pioveva di tanto in tanto. Attraversavamo delle cittadine spopolate, quiete, immensamente tristi con le loro case di legno imbiancate per distinguerle dalle case della campagna sinceramente nude. Ne avevamo una grande impressione di malinconia, pensando alla loro vita eguale, grigia, silenziosa; ci sembravano città in esilio. Apparivano in una valle, dietro a un bosco, in riva a un fiumicello, isolate in mezzo alla monotonia d’una campagna in-