Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/287: differenze tra le versioni
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{{Pt|chiolava|scricchiolava}} tutta sotto ai passi affrettati delle fantesche dai piedi nudi, vestite dai più caratteristici e tradizionali costumi della Siberia; i fuochi delle cucine ardevano in permanenza, perchè la tavola era in permanenza imbandita. Vi arrivavano piatti degni di banchetti omerici; enormi arrosti di bue, grandi pesci bolliti, quarti di agnello, ''borsh'' fumanti in terine larghe come peschiere, cumuli di caviale, di storione, di salmone, di uova, di ''pirowski'', e bottiglie d’ogni vino e d’ogni liquore, frutta preziose perchè arrivate {{FI |
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| caption = Superando una breve salita nella vecchia strada abbandonata intorno al Baikal. |
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| tstyle = font-size:75% }} laggiù dall’Italia. In mezzo a tutto, un samovar gigantesco brontolava come un gatto contento. Ma quel che più ci piaceva era la bontà, la premura, l’amabilità spontanea e convinta, dalle quali eravamo circondati. Sentivamo intorno a noi la simpatia, l’amicizia, la familiarità, un desiderio costante di farci dimenticare che eravamo fra stranieri, lontani dalla casa; le nostre preferenze, i nostri gusti, erano studiati, talvolta prevenuti. Un sorriso continuo animava tutti gli sguardi. La buona signora Sinitzin, instancabile, dimentica qualche volta della sua toilette di gala per {{Pt|abbando-|}} |
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transbaikalia | 237 |
chiolava tutta sotto ai passi affrettati delle fantesche dai piedi nudi, vestite dai più caratteristici e tradizionali costumi della Siberia; i fuochi delle cucine ardevano in permanenza, perchè la tavola era in permanenza imbandita. Vi arrivavano piatti degni di banchetti omerici; enormi arrosti di bue, grandi pesci bolliti, quarti di agnello, borsh fumanti in terine larghe come peschiere, cumuli di caviale, di storione, di salmone, di uova, di pirowski, e bottiglie d’ogni vino e d’ogni liquore, frutta preziose perchè arrivate Superando una breve salita nella vecchia strada abbandonata intorno al Baikal. laggiù dall’Italia. In mezzo a tutto, un samovar gigantesco brontolava come un gatto contento. Ma quel che più ci piaceva era la bontà, la premura, l’amabilità spontanea e convinta, dalle quali eravamo circondati. Sentivamo intorno a noi la simpatia, l’amicizia, la familiarità, un desiderio costante di farci dimenticare che eravamo fra stranieri, lontani dalla casa; le nostre preferenze, i nostri gusti, erano studiati, talvolta prevenuti. Un sorriso continuo animava tutti gli sguardi. La buona signora Sinitzin, instancabile, dimentica qualche volta della sua toilette di gala per abbando-