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Del nostro isolamento



1 Novembre

Noto nella letteratura italiana un vasto malessere. Forse non tutti quelli che ne patiscono se ne rendono conto; credo utile perciò, come capita quando si è tristi senza una ragione visibile, di cercare qual’è, di identificarlo, per liberarsene. La tragedia della nostra letteratura infatti, non è tanto la povertà delle opere, come il malessere dei letterati; perchè a guardarsi intorno si trovano, tra le vecchie e le nuove generazioni, dei nomi di scrittori e dei titoli di libri, ma anche una universale scontentezza di vivere. I letterati italiani, sono, in genere, poveri e tristi. Malsicuri degli amici, in lotta con molti nemici noti e moltissimi ignoti, vivono in mezzo agli uomini come dei solitari. Il pubblico, d’altra parte, non dà loro nessun compenso.

Pochi leggono i loro libri, i teatri sono vuoti, quasi sempre gelidi. Le riviste falliscono, di anno in anno, tra la indifferenza universale. Sembra, alle volte, che il terreno non regga sotto nessun peso. Affamati, in mezzo a questo disfacimento perenne delle cose, di una gloria che garantisca loro un ap-