Eneide (Caro)/Libro terzo: differenze tra le versioni

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«Poi che fu d'Asia il glorïoso regno
«Poi che fu d'Asia il glorïoso regno<br />
e 'l suo re seco e 'l suo legnaggio tutto,
e 'l suo re seco e 'l suo legnaggio tutto,<br />
com'al cielo piacque, indegnamente estinto,
com'al cielo piacque, indegnamente estinto,<br />
Ilio abbattuto e la nettunia Troia
Ilio abbattuto e la nettunia Troia<br />
desolata e combusta; i santi augúri
desolata e combusta; i santi augúri<br />
spïando, a vari esigli, a varie terre
spïando, a vari esigli, a varie terre<br />
per ricovro di noi pensando andammo:
per ricovro di noi pensando andammo:<br />
e ne la Frigia stessa, a piè d'Antandro,
e ne la Frigia stessa, a piè d'Antandro,<br />
ne' monti d'Ida, a fabbricar ne demmo
ne' monti d'Ida, a fabbricar ne demmo<br />
la nostra armata, non ben certi ancóra
la nostra armata, non ben certi ancóra<br />
ove il ciel ne chiamasse, e quale altrove
ove il ciel ne chiamasse, e quale altrove<br />
ne desse altro ricetto. Ivi le genti
ne desse altro ricetto. Ivi le genti<br />
d'intorno accolte, al mar ne riducemmo,
d'intorno accolte, al mar ne riducemmo,<br />
e n'imbarcammo alfine. Era de l'anno
e n'imbarcammo alfine. Era de l'anno<br />
la stagion prima, e i primi giorni a pena,
la stagion prima, e i primi giorni a pena,<br />
quando, sciolte le sarte e date a' venti
quando, sciolte le sarte e date a' venti<br />
le vele, come volle il padre Anchise,
le vele, come volle il padre Anchise,<br />
piangendo abbandonai le rive e i porti
piangendo abbandonai le rive e i porti<br />
e i campi ove fu Troia, i miei compagni
e i campi ove fu Troia, i miei compagni<br />
meco traendo e 'l mio figlio e i miei numi
meco traendo e 'l mio figlio e i miei numi<br />
a l'onde in preda, e de la patria in bando.
a l'onde in preda, e de la patria in bando.<br />
<br />

È de la Frigia incontro un gran paese
È de la Frigia incontro un gran paese<br />
da' Traci arato, al fiero Marte additto,
da' Traci arato, al fiero Marte additto,<br />
ampio regno e famoso, e seggio un tempo
ampio regno e famoso, e seggio un tempo<br />
del feroce Licurgo. Ospiti antichi
del feroce Licurgo. Ospiti antichi<br />
s'eran Traci e Troiani; e fin ch'a Troia
s'eran Traci e Troiani; e fin ch'a Troia<br />
lieta arrise fortuna, ebbero entrambi
lieta arrise fortuna, ebbero entrambi<br />
comuni alberghi. A questa terra in prima
comuni alberghi. A questa terra in prima<br />
drizzai 'l mio corso, e qui primieramente
drizzai 'l mio corso, e qui primieramente<br />
nel curvo lito con destino avverso
nel curvo lito con destino avverso<br />
una città fondai, che dal mio nome
una città fondai, che dal mio nome<br />
Enèade nomossi; e mentre intorno
Enèade nomossi; e mentre intorno<br />
me ne travaglio, e i santi sacrifici
me ne travaglio, e i santi sacrifici<br />
a Venere mia madre ed agli dèi,
a Venere mia madre ed agli dèi,<br />
che sono al cominciar propizi, indico:
che sono al cominciar propizi, indico:<br />
mentre che 'n su la riva un bianco toro
mentre che 'n su la riva un bianco toro<br />
al supremo Tonante offro per vittima,
al supremo Tonante offro per vittima,<br />
udite che m'avvenne. Era nel lito
udite che m'avvenne. Era nel lito<br />
un picciol monticello, a cui sorgea
un picciol monticello, a cui sorgea<br />
di mirti in su la cima e di corniali
di mirti in su la cima e di corniali<br />
una folta selvetta. In questa entrando
una folta selvetta. In questa entrando<br />
per di fronde velare i sacri altari,
per di fronde velare i sacri altari,<br />
mentre de' suoi piú teneri e piú verdi
mentre de' suoi piú teneri e piú verdi<br />
arbusti or questo, or quel diramo e svelgo;
arbusti or questo, or quel diramo e svelgo;<br />
orribile a veder, stupendo a dire,
orribile a veder, stupendo a dire,<br />
m'apparve un mostro: ché, divelto il primo
m'apparve un mostro: ché, divelto il primo<br />
da le prime radici, uscîr di sangue
da le prime radici, uscîr di sangue<br />
luride gocce, e ne fu 'l suolo asperso.
luride gocce, e ne fu 'l suolo asperso.<br />
Ghiado mi strinse il core; orror mi scosse
Ghiado mi strinse il core; orror mi scosse<br />
le membra tutte; e di paura il sangue
le membra tutte; e di paura il sangue<br />
mi si rapprese. Io le cagioni ascose
mi si rapprese. Io le cagioni ascose<br />
di ciò cercando, un altro ne divelsi;
di ciò cercando, un altro ne divelsi;<br />
ed altro sangue uscinne: onde confuso
ed altro sangue uscinne: onde confuso<br />
vie piú rimasi; e nel mio cor diversi
vie piú rimasi; e nel mio cor diversi<br />
pensier volgendo, or de l'agresti ninfe,
pensier volgendo, or de l'agresti ninfe,<br />
or del scitico Marte i santi numi
or del scitico Marte i santi numi<br />
adorando, porgea preghiere umíli,
adorando, porgea preghiere umíli,<br />
che di sí fiera e portentosa vista
che di sí fiera e portentosa vista<br />
mi si togliesse, o si temprasse almeno
mi si togliesse, o si temprasse almeno<br />
il diro annunzio. Ritentando ancora,
il diro annunzio. Ritentando ancora,<br />
vengo al terzo virgulto, e con piú forza
vengo al terzo virgulto, e con piú forza<br />
mentre lo scerpo, e i piedi al suolo appunto,
mentre lo scerpo, e i piedi al suolo appunto,<br />
e lo scuoto e lo sbarbo (il dico, o 'l taccio?),
e lo scuoto e lo sbarbo (il dico, o 'l taccio?),<br />
un sospiroso e lagrimabil suono
un sospiroso e lagrimabil suono<br />
da l'imo poggio odo che grida e dice:
da l'imo poggio odo che grida e dice:<br />
<br />

"Ahi! perché sí mi laceri e mi scempi?
"Ahi! perché sí mi laceri e mi scempi?<br />
Perché di cosí pio, cosí spietato,
Perché di cosí pio, cosí spietato,<br />
Enea, vèr me ti mostri? A che molesti
Enea, vèr me ti mostri? A che molesti<br />
un ch'è morto e sepolto? A che contamini
un ch'è morto e sepolto? A che contamini<br />
col sangue mio le consanguinee mani?
col sangue mio le consanguinee mani?<br />
Ché né di patria, né di gente esterno
Ché né di patria, né di gente esterno<br />
son io da te; né questo atro liquore
son io da te; né questo atro liquore<br />
esce da sterpi, ma da membra umane.
esce da sterpi, ma da membra umane.<br />
Ah! fuggi, Enea, da questo empio paese:
Ah! fuggi, Enea, da questo empio paese:<br />
fuggi da questo abbominevol lito:
fuggi da questo abbominevol lito:<br />
ché Polidoro io sono, e qui confitto
ché Polidoro io sono, e qui confitto<br />
m'ha nembo micidiale, e ria semenza
m'ha nembo micidiale, e ria semenza<br />
di ferri e d'aste che, dal corpo mio
di ferri e d'aste che, dal corpo mio<br />
umor preso e radici, han fatto selva".
umor preso e radici, han fatto selva".<br />
<br />

A cotal suon, da dubbia téma oppresso,
A cotal suon, da dubbia téma oppresso,<br />
stupii, mi raggricciai, muto divenni,
stupii, mi raggricciai, muto divenni,<br />
di Polidoro udendo. Un de' figliuoli
di Polidoro udendo. Un de' figliuoli<br />
era questi del re, ch'al tracio rege
era questi del re, ch'al tracio rege<br />
fu con molto tesoro occultamente
fu con molto tesoro occultamente<br />
accomandato allor che da' Troiani
accomandato allor che da' Troiani<br />
incominciossi a diffidar de l'armi,
incominciossi a diffidar de l'armi,<br />
e temer de l'assedio. Il rio tiranno,
e temer de l'assedio. Il rio tiranno,<br />
tosto che a Troia la fortuna vide
tosto che a Troia la fortuna vide<br />
volger le spalle, anch'ei si volse, e l'armi
volger le spalle, anch'ei si volse, e l'armi<br />
e la sorte seguí de' vincitori;
e la sorte seguí de' vincitori;<br />
sí che, de l'amicizia e de l'ospizio
sí che, de l'amicizia e de l'ospizio<br />
e de l'umanità rotta ogni legge,
e de l'umanità rotta ogni legge,<br />
tolse al regio fanciul la vita e l'oro.
tolse al regio fanciul la vita e l'oro.<br />
<br />

Ahi de l'oro empia ed esecrabil fame!
Ahi de l'oro empia ed esecrabil fame!<br />
E che per te non osa, e che non tenta
E che per te non osa, e che non tenta<br />
quest'umana ingordigia? Or poi che 'l gelo
quest'umana ingordigia? Or poi che 'l gelo<br />
mi fu da l'ossa uscito, a' primi capi
mi fu da l'ossa uscito, a' primi capi<br />
del popol nostro ed a mio padre in prima
del popol nostro ed a mio padre in prima<br />
il prodigio refersi, e di ciascuno
il prodigio refersi, e di ciascuno<br />
il parer ne spiai. "Via, - disser tutti
il parer ne spiai. "Via, - disser tutti<br />
concordemente - abbandoniam quest'empia
concordemente - abbandoniam quest'empia<br />
e scelerata terra; andiam lontano
e scelerata terra; andiam lontano<br />
da questo infame e traditore ospizio;
da questo infame e traditore ospizio;<br />
rimettiamci nel mare". Indi l'esequie
rimettiamci nel mare". Indi l'esequie<br />
di Polidoro a celebrar ne demmo;
di Polidoro a celebrar ne demmo;<br />
e, composto di terra un alto cumulo,
e, composto di terra un alto cumulo,<br />
gli altar vi consacrammo a i numi inferni,
gli altar vi consacrammo a i numi inferni,<br />
che di cerulee bende e di funesti
che di cerulee bende e di funesti<br />
cipressi eran coverti. Ivi le donne
cipressi eran coverti. Ivi le donne<br />
d'Ilio, com'è fra noi rito solenne,
d'Ilio, com'è fra noi rito solenne,<br />
vestite a bruno e scapigliate e meste
vestite a bruno e scapigliate e meste<br />
ulularono intorno; e noi di sopra
ulularono intorno; e noi di sopra<br />
di caldo latte e di sacrato sangue
di caldo latte e di sacrato sangue<br />
piene tazze spargemmo, e con supremi
piene tazze spargemmo, e con supremi<br />
richiami amaramente al suo sepolcro
richiami amaramente al suo sepolcro<br />
rivocammo di lui l'anima errante.
rivocammo di lui l'anima errante.<br />
Né pria ne si mostrâr l'onde sicure,
Né pria ne si mostrâr l'onde sicure,<br />
e fidi i venti, che, del porto usciti,
e fidi i venti, che, del porto usciti,<br />
incontinente ne vedemmo avanti
incontinente ne vedemmo avanti<br />
sparir l'odiosa terra, e gir da noi
sparir l'odiosa terra, e gir da noi<br />
di mano in man fuggendo i liti e i monti.
di mano in man fuggendo i liti e i monti.<br />
<br />

È nel mezzo a l'Egeo, diletta a Dori
È nel mezzo a l'Egeo, diletta a Dori<br />
ed a Nettuno, un'isola famosa,
ed a Nettuno, un'isola famosa,<br />
che già mobile e vaga intorno a' liti
che già mobile e vaga intorno a' liti<br />
agitata da l'onde errando andava,
agitata da l'onde errando andava,<br />
ma fatta di Latona e de' suoi figli
ma fatta di Latona e de' suoi figli<br />
ricetto un tempo, dal pietoso arciero
ricetto un tempo, dal pietoso arciero<br />
tra Gïaro e Micon fu stretta in guisa,
tra Gïaro e Micon fu stretta in guisa,<br />
ch'immota, e cólta, e consacrata a lui,
ch'immota, e cólta, e consacrata a lui,<br />
ebbe poi le tempeste e i vènti a scherno.
ebbe poi le tempeste e i vènti a scherno.<br />
Qui porto placidissimo e securo
Qui porto placidissimo e securo<br />
stanchi ne ricevette, e già smontati
stanchi ne ricevette, e già smontati<br />
veneravam d'Apollo il santo nido;
veneravam d'Apollo il santo nido;<br />
quand'ecco Anio suo rege, e rege insieme
quand'ecco Anio suo rege, e rege insieme<br />
e sacerdote, che di sacre bende
e sacerdote, che di sacre bende<br />
e d'onorato alloro il crine adorno,
e d'onorato alloro il crine adorno,<br />
ne si fa 'ncontro. Era al mio padre Anchise
ne si fa 'ncontro. Era al mio padre Anchise<br />
già di molt'anni amico; onde ben tosto
già di molt'anni amico; onde ben tosto<br />
lo riconobbe, e con sembiante allegro
lo riconobbe, e con sembiante allegro<br />
lui primamente, indi noi tutti accolti,
lui primamente, indi noi tutti accolti,<br />
n'abbracciò, ne 'nvitò, seco n'addusse.
n'abbracciò, ne 'nvitò, seco n'addusse.<br />
<br />

Quinci al delúbro, ch'ad Apollo in cima
Quinci al delúbro, ch'ad Apollo in cima<br />
era d'un sasso anticamente estrutto,
era d'un sasso anticamente estrutto,<br />
tutti salimmo; ed io devoto orai:
tutti salimmo; ed io devoto orai:<br />
"Danne, padre Timbrèo, propria magione,
"Danne, padre Timbrèo, propria magione,<br />
e propria terra, ove già stanchi abbiamo
e propria terra, ove già stanchi abbiamo<br />
posa e ristoro, e ne da' stirpe e nido
posa e ristoro, e ne da' stirpe e nido<br />
opportuno, durabile e securo;
opportuno, durabile e securo;<br />
danne Troia novella; e de' Troiani
danne Troia novella; e de' Troiani<br />
serba queste reliquie, che avanzate
serba queste reliquie, che avanzate<br />
sono a pena agli storpi, a le ruine,
sono a pena agli storpi, a le ruine,<br />
al foco, a' Greci, al dispietato Achille.
al foco, a' Greci, al dispietato Achille.<br />
Mostrane chi ne guidi, ove s'indrizzi
Mostrane chi ne guidi, ove s'indrizzi<br />
il nostro corso, a qual fia 'l nostro seggio.
il nostro corso, a qual fia 'l nostro seggio.<br />
Coi tuoi piú chiari e manifesti augúri,
Coi tuoi piú chiari e manifesti augúri,<br />
signor, tu ne predici e tu n'ispira".
signor, tu ne predici e tu n'ispira".<br />
<br />

Avea ciò detto a pena, che repente
Avea ciò detto a pena, che repente<br />
il limitare, il tempio, e 'l monte tutto
il limitare, il tempio, e 'l monte tutto<br />
crollossi intorno; scompigliârsi i lauri;
crollossi intorno; scompigliârsi i lauri;<br />
aprissi, e dagli interni suoi ridotti
aprissi, e dagli interni suoi ridotti<br />
mugghiò la formidabile cortina.
mugghiò la formidabile cortina.<br />
Noi riverenti a terra ne gittammo;
Noi riverenti a terra ne gittammo;<br />
e 'l suon, ch'era confuso, a l'aura uscendo,
e 'l suon, ch'era confuso, a l'aura uscendo,<br />
articolossi, e cosí dire udissi:
articolossi, e cosí dire udissi:<br />
<br />

"Dardanidi robusti, onde l'origine
"Dardanidi robusti, onde l'origine<br />
traeste in prima, ivi ancor lieto e fertile
traeste in prima, ivi ancor lieto e fertile<br />
di vostra antica madre il grembo aspettavi.
di vostra antica madre il grembo aspettavi.<br />
Di lei dunque cercate; a lei tornatevi:
Di lei dunque cercate; a lei tornatevi:<br />
ch'ivi sovr'ogni gente, in tutti i secoli
ch'ivi sovr'ogni gente, in tutti i secoli<br />
domineranno i glorïosi Enèadi,
domineranno i glorïosi Enèadi,<br />
e la posterità de gli lor posteri".
e la posterità de gli lor posteri".<br />
<br />

Ciò disse Apollo: e del suo detto fessi
Ciò disse Apollo: e del suo detto fessi<br />
infra noi gran letizia e gran bisbiglio,
infra noi gran letizia e gran bisbiglio,<br />
interrogando e ricercando ognuno
interrogando e ricercando ognuno<br />
qual paese, qual madre, qual ricetto
qual paese, qual madre, qual ricetto<br />
ne s'accennasse. Allora il padre Anchise
ne s'accennasse. Allora il padre Anchise<br />
da lunge i tempi ripetendo e i casi
da lunge i tempi ripetendo e i casi<br />
dei nostri antichi eroi: "Signori, udite -
dei nostri antichi eroi: "Signori, udite -<br />
ne disse, - ch'io darò lume e compenso
ne disse, - ch'io darò lume e compenso<br />
a le vostre speranze. È del gran Giove
a le vostre speranze. È del gran Giove<br />
Creta quasi gran cuna in mezzo al mare
Creta quasi gran cuna in mezzo al mare<br />
isola chiara, e regno ampio e ferace,
isola chiara, e regno ampio e ferace,<br />
che cento gran città nodrisce e regge.
che cento gran città nodrisce e regge.<br />
Ivi sorge un'altr'Ida, onde nomata
Ivi sorge un'altr'Ida, onde nomata<br />
fu l'Ida nostra; ond'ha seme e radice
fu l'Ida nostra; ond'ha seme e radice<br />
nostro legnaggio: onde primieramente
nostro legnaggio: onde primieramente<br />
Teucro, padre maggior de' maggior nostri
Teucro, padre maggior de' maggior nostri<br />
(se ben me ne rammento), errando venne
(se ben me ne rammento), errando venne<br />
a le spiagge di Reto, ov'egli elesse
a le spiagge di Reto, ov'egli elesse<br />
di fondare il suo regno. Ilio non era,
di fondare il suo regno. Ilio non era,<br />
né di Pergamo ancor sorgean le mura
né di Pergamo ancor sorgean le mura<br />
fino in quel tempo: e sol ne l'ime valli
fino in quel tempo: e sol ne l'ime valli<br />
abitavan le genti. Indi a noi venne
abitavan le genti. Indi a noi venne<br />
la gran Cibele madre; indi son l'armi
la gran Cibele madre; indi son l'armi<br />
de' Coribanti, indi la selva idea,
de' Coribanti, indi la selva idea,<br />
e quel fido silenzio, onde celati
e quel fido silenzio, onde celati<br />
son quei nostri misteri, e quei leoni
son quei nostri misteri, e quei leoni<br />
ch'al carro de la dea son posti al giogo.
ch'al carro de la dea son posti al giogo.<br />
Di là dunque veniamo, e là vuol Febo
Di là dunque veniamo, e là vuol Febo<br />
che si ritorni. Or via seguiamo il fato:
che si ritorni. Or via seguiamo il fato:<br />
plachiamo i vènti e ne la Creta andiamo,
plachiamo i vènti e ne la Creta andiamo,<br />
che non è lunge; e se n'è Giove amico,
che non è lunge; e se n'è Giove amico,<br />
anzi tre dí n'approderemo ai liti".
anzi tre dí n'approderemo ai liti".<br />
<br />

Ciò detto, a ciascun dio, come conviensi,
Ciò detto, a ciascun dio, come conviensi,<br />
sacrificando, due gran tori occise:
sacrificando, due gran tori occise:<br />
e l'un diede a Nettuno e l'altro a Febo:
e l'un diede a Nettuno e l'altro a Febo:<br />
una pecora negra a la Tempesta;
una pecora negra a la Tempesta;<br />
al Sereno una bianca. Era in quei giorni
al Sereno una bianca. Era in quei giorni<br />
fama che Idomeneo, cretese eroe,
fama che Idomeneo, cretese eroe,<br />
da la sua patria e da' paterni regni
da la sua patria e da' paterni regni<br />
era scacciato; onde di Creta i liti
era scacciato; onde di Creta i liti<br />
d'armi, di duce e di seguaci suoi,
d'armi, di duce e di seguaci suoi,<br />
nostri nimici, in gran parte spogliati,
nostri nimici, in gran parte spogliati,<br />
stavano a noi senza contesa esposti.
stavano a noi senza contesa esposti.<br />
<br />

Tosto d'Ortigia abbandonammo i porti;
Tosto d'Ortigia abbandonammo i porti;<br />
trapassammo di Nasso i pampinosi
trapassammo di Nasso i pampinosi<br />
colli, e Bacco onorammo: i verdi liti
colli, e Bacco onorammo: i verdi liti<br />
di Dònisa, e d'Olëaro varcammo:
di Dònisa, e d'Olëaro varcammo:<br />
giungemmo a Paro, e le sue bianche ripe
giungemmo a Paro, e le sue bianche ripe<br />
lasciammo indietro: indi di mano in mano
lasciammo indietro: indi di mano in mano<br />
l'altre Cícladi tutte e 'l mar che rotto
l'altre Cícladi tutte e 'l mar che rotto<br />
da tant' isole e chiuso ondeggia e ferve;
da tant' isole e chiuso ondeggia e ferve;<br />
e seguendo, com'è de' naviganti
e seguendo, com'è de' naviganti<br />
marinaresca usanza, - in Creta! in Creta! -
marinaresca usanza, - in Creta! in Creta! -<br />
lietamente gridando, con un vento
lietamente gridando, con un vento<br />
che ne feria senza ritegno in poppa,
che ne feria senza ritegno in poppa,<br />
quasi a volo andavamo; onde ben tosto
quasi a volo andavamo; onde ben tosto<br />
de' Cureti appressammo i liti antichi;
de' Cureti appressammo i liti antichi;<br />
e gli scoprimmo, e v'approdammo alfine.
e gli scoprimmo, e v'approdammo alfine.<br />
Giunti che fummo, avidamente diemmi
Giunti che fummo, avidamente diemmi<br />
a fabricar le desïate mura,
a fabricar le desïate mura,<br />
e Pergamea da Pergamo le dissi.
e Pergamea da Pergamo le dissi.<br />
Con questo amato nome amore e speme
Con questo amato nome amore e speme<br />
destai di nuova patria, e studio intenso
destai di nuova patria, e studio intenso<br />
d'alzar le mura e di fondar gli alberghi.
d'alzar le mura e di fondar gli alberghi.<br />
Eran le navi in su la rena addotte
Eran le navi in su la rena addotte<br />
per la piú parte; era la gente intenta
per la piú parte; era la gente intenta<br />
a l'arti, a la coltura, ai maritaggi,
a l'arti, a la coltura, ai maritaggi,<br />
ad ogni affare; ed io lor ministrava
ad ogni affare; ed io lor ministrava<br />
leggi e ragioni, e facea templi e strade,
leggi e ragioni, e facea templi e strade,<br />
quando fera, improvvisa pestilenza,
quando fera, improvvisa pestilenza,<br />
ne sopravvenne; e la stagione e l'anno
ne sopravvenne; e la stagione e l'anno<br />
e gli uomini e gli armenti e l'aria e l'acque
e gli uomini e gli armenti e l'aria e l'acque<br />
e tutto altro infettonne; onde ogni corpo
e tutto altro infettonne; onde ogni corpo<br />
o cadeva o languiva; e la semente
o cadeva o languiva; e la semente<br />
e i frutti e l'erbe e le campagne stesse
e i frutti e l'erbe e le campagne stesse<br />
da la rabbia di Sirio e dal veleno
da la rabbia di Sirio e dal veleno<br />
de l'orribil contage arse e corrotte,
de l'orribil contage arse e corrotte,<br />
ci negavano il vitto. Il padre mio
ci negavano il vitto. Il padre mio<br />
per consiglio ne diè che un'altra volta,
per consiglio ne diè che un'altra volta,<br />
rinavigando il navigato mare,
rinavigando il navigato mare,<br />
si tornasse in Ortigia, e che di nuovo
si tornasse in Ortigia, e che di nuovo<br />
ricorrendo di Febo al santo oracolo,
ricorrendo di Febo al santo oracolo,<br />
perdon gli si chiedesse, aíta e scampo
perdon gli si chiedesse, aíta e scampo<br />
da sí maligno e velenoso influsso,
da sí maligno e velenoso influsso,<br />
ed alfin del cammino e de la stanza
ed alfin del cammino e de la stanza<br />
chiaro ne si traesse indrizzo e lume.
chiaro ne si traesse indrizzo e lume.<br />
<br />

Era già notte, e già dal sonno vinta
Era già notte, e già dal sonno vinta<br />
posa e ristoro avea l'umana gente,
posa e ristoro avea l'umana gente,<br />
quando le sacre effigi de' Penati,
quando le sacre effigi de' Penati,<br />
quelle che meco avea tratte dal foco
quelle che meco avea tratte dal foco<br />
de la mia patria, quelle stesse in sogno
de la mia patria, quelle stesse in sogno<br />
vive mi si mostrâr veraci e chiare:
vive mi si mostrâr veraci e chiare:<br />
tal piena, avversa e luminosa luna
tal piena, avversa e luminosa luna<br />
penetrava, per entro al chiuso albergo,
penetrava, per entro al chiuso albergo,<br />
di puri vetri i lucidi spiragli;
di puri vetri i lucidi spiragli;<br />
e com'eran visibili, appressando
e com'eran visibili, appressando<br />
la sponda ov'io giacea, soavemente
la sponda ov'io giacea, soavemente<br />
mi si fecero avanti, e 'n cotal guisa
mi si fecero avanti, e 'n cotal guisa<br />
mi confortaro: "Quel che Apollo stesso,
mi confortaro: "Quel che Apollo stesso,<br />
se tornaste in Ortigia, a voi direbbe,
se tornaste in Ortigia, a voi direbbe,<br />
qui mandati da lui vi diciam noi:
qui mandati da lui vi diciam noi:<br />
e noi siam quei che dopo Troia incensa
e noi siam quei che dopo Troia incensa<br />
per tanti mari a tanti affanni teco
per tanti mari a tanti affanni teco<br />
n'uscimmo, e te seguiamo e l'armi tue.
n'uscimmo, e te seguiamo e l'armi tue.<br />
Noi compagni ti siamo, e noi saremo
Noi compagni ti siamo, e noi saremo<br />
ch'a la nova città, che tu procuri,
ch'a la nova città, che tu procuri,<br />
daremo eterno imperio, e i tuoi nipoti
daremo eterno imperio, e i tuoi nipoti<br />
ergeremo a le stelle. Alto ricetto
ergeremo a le stelle. Alto ricetto<br />
tu dunque e degno de l'altezza loro
tu dunque e degno de l'altezza loro<br />
prepara intanto; e i rischi e le fatiche
prepara intanto; e i rischi e le fatiche<br />
non rifiutar di piú lontano esiglio.
non rifiutar di piú lontano esiglio.<br />
Cerca loro altro seggio; ergi altre mura
Cerca loro altro seggio; ergi altre mura<br />
vie piú chiare di queste: ché di Creta
vie piú chiare di queste: ché di Creta<br />
né curiam noi, né lo ti dice Apollo.
né curiam noi, né lo ti dice Apollo.<br />
<br />

Una parte d'Europa è, che da' Greci
Una parte d'Europa è, che da' Greci<br />
si disse Esperia, antica, bellicosa
si disse Esperia, antica, bellicosa<br />
e fertil terra. Dagli Enotri cólta,
e fertil terra. Dagli Enotri cólta,<br />
prima Enotria nomossi: or, com'è fama,
prima Enotria nomossi: or, com'è fama,<br />
preso d'Italo il nome, Italia è detta.
preso d'Italo il nome, Italia è detta.<br />
Questa è la terra destinata a noi.
Questa è la terra destinata a noi.<br />
Quinci Dardano in prima e Iasio usciro;
Quinci Dardano in prima e Iasio usciro;<br />
e Dardano è l'autor del sangue nostro.
e Dardano è l'autor del sangue nostro.<br />
Sorgi dunque e riporta al padre Anchise
Sorgi dunque e riporta al padre Anchise<br />
quel ch'or noi ti diciam, ché diciam vero:
quel ch'or noi ti diciam, ché diciam vero:<br />
e tu cerca di Còrito e d'Ausonia
e tu cerca di Còrito e d'Ausonia<br />
l'antiche terre, ché da Giove in Creta
l'antiche terre, ché da Giove in Creta<br />
regnar ti s'interdice". Io di tal vista,
regnar ti s'interdice". Io di tal vista,<br />
e di tai voci, ch'eran voci e corpi
e di tai voci, ch'eran voci e corpi<br />
de' nostri dèi, non simulacri e sogni
de' nostri dèi, non simulacri e sogni<br />
(ché ne vid'io le sacre bende e i volti
(ché ne vid'io le sacre bende e i volti<br />
spiranti e vivi), attonito e cosperso
spiranti e vivi), attonito e cosperso<br />
di gelato sudore, in un momento
di gelato sudore, in un momento<br />
salto dal letto; e con le mani al cielo
salto dal letto; e con le mani al cielo<br />
e con la voce supplicando, spargo
e con la voce supplicando, spargo<br />
di doni intemerati i santi fochi.
di doni intemerati i santi fochi.<br />
Riveriti i Penati, al padre Anchise
Riveriti i Penati, al padre Anchise<br />
lieto men vado, e del portento intera-
lieto men vado, e del portento intera-<br />
mente il successo e l'ordine gli espongo.
mente il successo e l'ordine gli espongo.<br />
Incontinente riconobbe il doppio
Incontinente riconobbe il doppio<br />
nostro legnaggio, e i due padri e i due tronchi
nostro legnaggio, e i due padri e i due tronchi<br />
de' cui rami siam noi vette e rampolli;
de' cui rami siam noi vette e rampolli;<br />
e d'erro uscito: "Ora io m'avveggio, - disse -
e d'erro uscito: "Ora io m'avveggio, - disse -<br />
figlio, che segno sei de le fortune
figlio, che segno sei de le fortune<br />
e del fato di Troia; e ciò rincontro
e del fato di Troia; e ciò rincontro<br />
che Cassandra dicea: sola Cassandra
che Cassandra dicea: sola Cassandra<br />
lo previde e 'l predisse. Ella al mio sangue
lo previde e 'l predisse. Ella al mio sangue<br />
augurò questo regno; e questa Italia
augurò questo regno; e questa Italia<br />
e questa Esperia avea sovente in bocca.
e questa Esperia avea sovente in bocca.<br />
Ma chi mai ne l'Esperia avria creduto
Ma chi mai ne l'Esperia avria creduto<br />
che regnassero i Teucri? E chi credea
che regnassero i Teucri? E chi credea<br />
in quel tempo a Cassandra? Ora, mio figlio,
in quel tempo a Cassandra? Ora, mio figlio,<br />
cediamo a Febo; e ciò che 'l dio del vero
cediamo a Febo; e ciò che 'l dio del vero<br />
ne dà per meglio, per miglior s'elegga".
ne dà per meglio, per miglior s'elegga".<br />
<br />

Ciò disse, e i detti suoi tosto eseguimmo;
Ciò disse, e i detti suoi tosto eseguimmo;<br />
ed ancor questa terra abbandonammo,
ed ancor questa terra abbandonammo,<br />
se non se pochi. N'andavamo a vela
se non se pochi. N'andavamo a vela<br />
con second'aura; e già d'alto mirando,
con second'aura; e già d'alto mirando,<br />
non piú terra apparia, ma cielo ed acqua
non piú terra apparia, ma cielo ed acqua<br />
vedevam solamente, quando oscuro
vedevam solamente, quando oscuro<br />
e denso e procelloso un nembo sopra
e denso e procelloso un nembo sopra<br />
mi stette al capo, onde tempesta e notte
mi stette al capo, onde tempesta e notte<br />
ne si fece repente e di piú siti
ne si fece repente e di piú siti<br />
rapidi uscendo imperversaro i vènti;
rapidi uscendo imperversaro i vènti;<br />
s'abbuiò l'aria, abbaruffossi il mare,
s'abbuiò l'aria, abbaruffossi il mare,<br />
e gonfiaro altamente e mugghiâr l'onde.
e gonfiaro altamente e mugghiâr l'onde.<br />
Il ciel fremendo, in tuoni, in lampi, in folgori
Il ciel fremendo, in tuoni, in lampi, in folgori<br />
si squarciò d'ogni parte. Il giorno notte
si squarciò d'ogni parte. Il giorno notte<br />
fessi, e la notte abisso: e l'un da l'altro
fessi, e la notte abisso: e l'un da l'altro<br />
non discernendo, Palinuro stesso
non discernendo, Palinuro stesso<br />
de la via diffidossi e de la vita.
de la via diffidossi e de la vita.<br />
<br />

Cosí tolti dal corso, e quinci e quindi
Cosí tolti dal corso, e quinci e quindi<br />
per lo gran golfo dissipati e ciechi,
per lo gran golfo dissipati e ciechi,<br />
da buio e da caligine coverti,
da buio e da caligine coverti,<br />
tre soli interi senza luce errammo,
tre soli interi senza luce errammo,<br />
tre notti senza stelle. Il quarto giorno
tre notti senza stelle. Il quarto giorno<br />
vedemmo al fin, quasi dal mar risorta,
vedemmo al fin, quasi dal mar risorta,<br />
la terra aprirne i monti e gittar fumo.
la terra aprirne i monti e gittar fumo.<br />
Caggion le vele; e i remiganti a pruova,
Caggion le vele; e i remiganti a pruova,<br />
di bianche schiume il gran ceruleo golfo
di bianche schiume il gran ceruleo golfo<br />
segnando, inverso i liti i legni affrettano.
segnando, inverso i liti i legni affrettano.<br />
Né prima fui di sí gran rischio uscito,
Né prima fui di sí gran rischio uscito,<br />
che giunto nelle Stròfadi mi vidi.
che giunto nelle Stròfadi mi vidi.<br />
Stròfadi grecamente nominate
Stròfadi grecamente nominate<br />
son certe isole in mezzo al grande Ionio,
son certe isole in mezzo al grande Ionio,<br />
da la fera Celeno e da quell'altre
da la fera Celeno e da quell'altre<br />
rapaci e lorde sue compagne Arpie
rapaci e lorde sue compagne Arpie<br />
fin d'allora abitate, che per téma
fin d'allora abitate, che per téma<br />
lasciâr le prime mense, e di Finèo
lasciâr le prime mense, e di Finèo<br />
fu lor chiuso l'albergo. Altro di queste
fu lor chiuso l'albergo. Altro di queste<br />
piú sozzo mostro, altra piú dira peste
piú sozzo mostro, altra piú dira peste<br />
da le tartaree grotte unqua non venne.
da le tartaree grotte unqua non venne.<br />
Sembran vergini a' volti; uccelli e cagne
Sembran vergini a' volti; uccelli e cagne<br />
a l'altre membra: hanno di ventre un fedo
a l'altre membra: hanno di ventre un fedo<br />
profluvio, ond'è la piuma intrisa ed irta,
profluvio, ond'è la piuma intrisa ed irta,<br />
le man d'artigli armate: il collo smunto,
le man d'artigli armate: il collo smunto,<br />
la faccia per la fame e per la rabbia
la faccia per la fame e per la rabbia<br />
pallida sempre e raggrinzata e magra.
pallida sempre e raggrinzata e magra.<br />
<br />

Tosto che qui sospinti in porto entrammo,
Tosto che qui sospinti in porto entrammo,<br />
ecco sparsi veggiam per la campagna
ecco sparsi veggiam per la campagna<br />
senza custodi andar gran torme errando
senza custodi andar gran torme errando<br />
di cornuti e villosi armenti e greggi.
di cornuti e villosi armenti e greggi.<br />
Smontiamo in terra; e per far carne, prese
Smontiamo in terra; e per far carne, prese<br />
l'armi, a predare andiamo, e de la preda
l'armi, a predare andiamo, e de la preda<br />
gli dèi chiamiamo e Giove stesso a parte.
gli dèi chiamiamo e Giove stesso a parte.<br />
<br />

Fatta la strage e già parati i cibi
Fatta la strage e già parati i cibi<br />
e distese le mense, eravam lungo
e distese le mense, eravam lungo<br />
al curvo lito a ricrearne assisi,
al curvo lito a ricrearne assisi,<br />
quand'ecco che da' monti in un momento
quand'ecco che da' monti in un momento<br />
con dire voci e spaventoso rombo
con dire voci e spaventoso rombo<br />
ne si fan sopra le bramose Arpie;
ne si fan sopra le bramose Arpie;<br />
e con gli urti e con l'ali e con gli ugnoni,
e con gli urti e con l'ali e con gli ugnoni,<br />
col tetro, osceno, abbominevol puzzo
col tetro, osceno, abbominevol puzzo<br />
ne sgominâr le mense, ne rapiro,
ne sgominâr le mense, ne rapiro,<br />
ne infettâr tutti e i cibi e i lochi e noi.
ne infettâr tutti e i cibi e i lochi e noi.<br />
<br />

Era presso un ridotto, ove alta e cava
Era presso un ridotto, ove alta e cava<br />
rupe d'arbori chiusa e d'ombre intorno
rupe d'arbori chiusa e d'ombre intorno<br />
facea capace ed opportuno ostello.
facea capace ed opportuno ostello.<br />
Ivi ne riducemmo, e ne le mense
Ivi ne riducemmo, e ne le mense<br />
riposti i cibi e ne gli altari i fochi,
riposti i cibi e ne gli altari i fochi,<br />
a convivar tornammo; ed ecco un'altra
a convivar tornammo; ed ecco un'altra<br />
volta d'un'altra parte per occulte
volta d'un'altra parte per occulte<br />
e non previste vie ne si scoverse
e non previste vie ne si scoverse<br />
l'orribil torma; e con gli adunchi artigli,
l'orribil torma; e con gli adunchi artigli,<br />
co' fieri denti e con le bocche impure
co' fieri denti e con le bocche impure<br />
ghermîr la preda, e ne lasciâr di novo
ghermîr la preda, e ne lasciâr di novo<br />
vòte le mense e scompigliate e sozze.
vòte le mense e scompigliate e sozze.<br />
<br />

Allor: "Via, - dico a' miei - di guerra è d'uopo
Allor: "Via, - dico a' miei - di guerra è d'uopo<br />
contra sí dira gente". E tutti a l'arme
contra sí dira gente". E tutti a l'arme<br />
ed a battaglia incito. Eglino, in guisa
ed a battaglia incito. Eglino, in guisa<br />
ch'io li disposi, i ferri ignudi e l'aste
ch'io li disposi, i ferri ignudi e l'aste<br />
e gli scudi e le frombe e i corpi stessi
e gli scudi e le frombe e i corpi stessi<br />
infra l'erba acquattaro; il lor ritorno
infra l'erba acquattaro; il lor ritorno<br />
stêro aspettando. Era Miseno in alto
stêro aspettando. Era Miseno in alto<br />
a la veletta asceso; e non piú tosto
a la veletta asceso; e non piú tosto<br />
scoprir le vide, e schiamazzare udille,
scoprir le vide, e schiamazzare udille,<br />
che col canoro suo cavo oricalco
che col canoro suo cavo oricalco<br />
ne diè cenno a' compagni. Uscîr d'agguato
ne diè cenno a' compagni. Uscîr d'agguato<br />
tutti in un tempo, e nuova zuffa e strana
tutti in un tempo, e nuova zuffa e strana<br />
tentâr contra i marini uccelli in vano:
tentâr contra i marini uccelli in vano:<br />
ché le piume e le terga ad ogni colpo
ché le piume e le terga ad ogni colpo<br />
aveano impenetrabili e secure;
aveano impenetrabili e secure;<br />
onde securamente al ciel rivolte
onde securamente al ciel rivolte<br />
se ne fuggiro, e ne lasciâr la preda
se ne fuggiro, e ne lasciâr la preda<br />
sgraffiata, smozzicata e lorda tutta.
sgraffiata, smozzicata e lorda tutta.<br />
Sola Celèno a l'alta rupe in cima
Sola Celèno a l'alta rupe in cima<br />
disdegnosa fermossi e, d'infortuni
disdegnosa fermossi e, d'infortuni<br />
trista indovina infurïossi, e disse:
trista indovina infurïossi, e disse:<br />
"Dunque non basta averne, ardita razza
"Dunque non basta averne, ardita razza<br />
di Laomedonte, depredati e scórsi
di Laomedonte, depredati e scórsi<br />
gli armenti e i campi nostri, che ancor guerra,
gli armenti e i campi nostri, che ancor guerra,<br />
guerra ancor ne movete? E le innocenti
guerra ancor ne movete? E le innocenti<br />
Arpie scacciar del patrio regno osate?
Arpie scacciar del patrio regno osate?<br />
Ma sentite, e nel cor vi riponete
Ma sentite, e nel cor vi riponete<br />
quel ch'io v'annunzio. Io son Furia suprema
quel ch'io v'annunzio. Io son Furia suprema<br />
ch'annunzio a voi quel che 'l gran Giove a Febo,
ch'annunzio a voi quel che 'l gran Giove a Febo,<br />
e Febo a me predice. Il vostro corso
e Febo a me predice. Il vostro corso<br />
è per l'Italia, e ne l'Italia arete
è per l'Italia, e ne l'Italia arete<br />
e porto e seggio. Ma di mura avanti
e porto e seggio. Ma di mura avanti<br />
la città che dal ciel vi si destina
la città che dal ciel vi si destina<br />
non cingerete, che d'un tale oltraggio
non cingerete, che d'un tale oltraggio<br />
castigo arete; e dira fame a tanto
castigo arete; e dira fame a tanto<br />
vi condurrà, che fino anco le mense
vi condurrà, che fino anco le mense<br />
divorerete". E, cosí detto, il volo
divorerete". E, cosí detto, il volo<br />
riprese in vèr la selva, e dileguossi.
riprese in vèr la selva, e dileguossi.<br />
<br />

Sgomentaronsi i miei, cadde lor l'ira;
Sgomentaronsi i miei, cadde lor l'ira;<br />
e prieghi, invece d'armi, e voti oprando,
e prieghi, invece d'armi, e voti oprando,<br />
mercé chiesero e pace, o dive o dire
mercé chiesero e pace, o dive o dire<br />
che si fosser l'alate ingorde belve:
che si fosser l'alate ingorde belve:<br />
e 'l padre Anchise in su la riva sporte
e 'l padre Anchise in su la riva sporte<br />
al ciel le palme, e i gran celesti numi
al ciel le palme, e i gran celesti numi<br />
umilmente invocando, indisse i sacri
umilmente invocando, indisse i sacri<br />
a lor dovuti onori: "O dii possenti,
a lor dovuti onori: "O dii possenti,<br />
o dii benigni, voi rendete vane
o dii benigni, voi rendete vane<br />
queste minacce; voi di caso tale
queste minacce; voi di caso tale<br />
ne liberate; e voi giusti e voi buoni
ne liberate; e voi giusti e voi buoni<br />
siate pietosi a noi ch'empi non siamo".
siate pietosi a noi ch'empi non siamo".<br />
<br />

Indi ratto comanda che dal lito
Indi ratto comanda che dal lito<br />
si disciolgano i legni. Entriam nel mare,
si disciolgano i legni. Entriam nel mare,<br />
spieghiam le vele agli austri, e via per l'onde
spieghiam le vele agli austri, e via per l'onde<br />
spumose a tutto corso in fuga andiamo
spumose a tutto corso in fuga andiamo<br />
là 've 'l vento e 'l nocchier ne guida e spinge.
là 've 'l vento e 'l nocchier ne guida e spinge.<br />
E già d'alto apparir veggiam le selve
E già d'alto apparir veggiam le selve<br />
di Zacinto; passiam Dulichio e Same;
di Zacinto; passiam Dulichio e Same;<br />
varchiam Nèrito alpestro; e via fuggendo,
varchiam Nèrito alpestro; e via fuggendo,<br />
e bestemmiando, trapassiam gli scogli
e bestemmiando, trapassiam gli scogli<br />
d'Itaca, imperio di Laerte, e nido
d'Itaca, imperio di Laerte, e nido<br />
del fraudolente Ulisse. Indi ne s'apre
del fraudolente Ulisse. Indi ne s'apre<br />
il nimboso Leucàte, e quel che tanto
il nimboso Leucàte, e quel che tanto<br />
a' naviganti è spaventoso, Apollo.
a' naviganti è spaventoso, Apollo.<br />
Ivi stanchi approdammo; ivi gittate
Ivi stanchi approdammo; ivi gittate<br />
l'àncore, ed accostati i legni al lito,
l'àncore, ed accostati i legni al lito,<br />
ne la picciola sua cittade entrammo.
ne la picciola sua cittade entrammo.<br />
<br />

Grata vie piú quanto sperata meno
Grata vie piú quanto sperata meno<br />
ne fu la terra; onde purgati ergemmo
ne fu la terra; onde purgati ergemmo<br />
altari e vóti, ed ostie a Giove offrimmo.
altari e vóti, ed ostie a Giove offrimmo.<br />
E d'Azio in su la riva festeggiando,
E d'Azio in su la riva festeggiando,<br />
ignudi ed unti, uscîr de' miei compagni
ignudi ed unti, uscîr de' miei compagni<br />
i piú robusti, e, com'è patria usanza,
i piú robusti, e, com'è patria usanza,<br />
varie palestre a lotteggiar si diêro:
varie palestre a lotteggiar si diêro:<br />
gioiosi che per tanto mare e tante
gioiosi che per tanto mare e tante<br />
greche terre inimiche a salvamento
greche terre inimiche a salvamento<br />
fosser tant'oltre addotti. Era de l'anno
fosser tant'oltre addotti. Era de l'anno<br />
compito il giro, e i gelidi aquiloni
compito il giro, e i gelidi aquiloni<br />
infestavano il mare; ond'io lo scudo,
infestavano il mare; ond'io lo scudo,<br />
che di forbito e concavo metallo
che di forbito e concavo metallo<br />
fu già del grande Abante insegna e spoglia,
fu già del grande Abante insegna e spoglia,<br />
con un tal motto in su le porte appesi:
con un tal motto in su le porte appesi:<br />
A' GRECI VINCITORI ENEA LEVOLLO,
A' GRECI VINCITORI ENEA LEVOLLO,<br />
ED A TE 'L SACRA, APOLLO. Indi al mar giunti
ED A TE 'L SACRA, APOLLO. Indi al mar giunti<br />
ne rimbarcammo: e remigando a gara,
ne rimbarcammo: e remigando a gara,<br />
fummo in un tempo de' Feaci a vista,
fummo in un tempo de' Feaci a vista,<br />
e gli varcammo: poi rivolti a destra,
e gli varcammo: poi rivolti a destra,<br />
costeggiammo l'Epiro, e di Caonia
costeggiammo l'Epiro, e di Caonia<br />
giungemmo al porto, ed in Butroto entrammo.
giungemmo al porto, ed in Butroto entrammo.<br />
Qui cosa udii, che meraviglia e gioia
Qui cosa udii, che meraviglia e gioia<br />
mi porse insieme; e fu, ch'Eleno, figlio
mi porse insieme; e fu, ch'Eleno, figlio<br />
di Prïamo re nostro, era a quel regno
di Prïamo re nostro, era a quel regno<br />
di greche terre assunto, e che di Pirro
di greche terre assunto, e che di Pirro<br />
e del suo scettro e del suo letto erede
e del suo scettro e del suo letto erede<br />
troiano sposo a la troiana Andromache
troiano sposo a la troiana Andromache<br />
s'era congiunto. Arsi d'immenso amore
s'era congiunto. Arsi d'immenso amore<br />
di visitarlo, e di spïar da lui
di visitarlo, e di spïar da lui<br />
come ciò fosse; e de l'armata uscendo,
come ciò fosse; e de l'armata uscendo,<br />
scesi nel lito, e me n'andai con pochi
scesi nel lito, e me n'andai con pochi<br />
a ritrovarlo. Era quel giorno a sorte
a ritrovarlo. Era quel giorno a sorte<br />
Andromache regina in su la riva
Andromache regina in su la riva<br />
del nuovo Simoenta a far solenne
del nuovo Simoenta a far solenne<br />
sepolcral sacrificio; e, come è rito
sepolcral sacrificio; e, come è rito<br />
de la mia patria, avea, fra due grand'are
de la mia patria, avea, fra due grand'are<br />
di verdi cespi una gran tomba eretta,
di verdi cespi una gran tomba eretta,<br />
monumento di lagrime e di duolo.
monumento di lagrime e di duolo.<br />
ove con tristi doni e con lugúbri
ove con tristi doni e con lugúbri<br />
voci del grand'Ettòr l'anima e 'l nome
voci del grand'Ettòr l'anima e 'l nome<br />
chiamando, il finto suo corpo onorava.
chiamando, il finto suo corpo onorava.<br />
<br />

Poiché venir mi vide, e che di Troia
Poiché venir mi vide, e che di Troia<br />
avvisò l'armi, e me conobbe, un mostro
avvisò l'armi, e me conobbe, un mostro<br />
veder le parve, e forsennata e stupida
veder le parve, e forsennata e stupida<br />
fermossi in prima; indi gelata e smorta
fermossi in prima; indi gelata e smorta<br />
disvenne e cadde; e dopo molto, a pena
disvenne e cadde; e dopo molto, a pena<br />
risensando, mirommi, e cosí disse:
risensando, mirommi, e cosí disse:<br />
<br />

"Oh! sei tu vero, o pur mi sembri Enea?
"Oh! sei tu vero, o pur mi sembri Enea?<br />
Sei corpo od ombra? Se da' morti udito
Sei corpo od ombra? Se da' morti udito<br />
è il mio richiamo, Ettòr perché te manda?
è il mio richiamo, Ettòr perché te manda?<br />
Perch'ei teco non viene? E sei tu certo
Perch'ei teco non viene? E sei tu certo<br />
nunzio di lui?" Ciò detto, lagrimando,
nunzio di lui?" Ciò detto, lagrimando,<br />
empia di strida e di lamenti i campi.
empia di strida e di lamenti i campi.<br />
<br />

Io di pietà e di duol confuso, a pena
Io di pietà e di duol confuso, a pena<br />
in poche voci, e quelle anco interrotte,
in poche voci, e quelle anco interrotte,<br />
snodai la lingua: "Io vivo, se pur vita
snodai la lingua: "Io vivo, se pur vita<br />
è menar giorni sí gravosi e duri:
è menar giorni sí gravosi e duri:<br />
ma cosí spiro ancora, e veramente
ma cosí spiro ancora, e veramente<br />
son io quel che ti sembro. O da qual grado
son io quel che ti sembro. O da qual grado<br />
scaduta, e da quanto inclito marito!
scaduta, e da quanto inclito marito!<br />
Andromache d'Ettòr a Pirro, a Pirro
Andromache d'Ettòr a Pirro, a Pirro<br />
fosti congiunta? Or qual altra piú lieta
fosti congiunta? Or qual altra piú lieta<br />
t'incontra, e piú di te degna fortuna?"
t'incontra, e piú di te degna fortuna?"<br />
Abbassò 'l volto, e con sommessa voce
Abbassò 'l volto, e con sommessa voce<br />
cosí rispose: "O fortunata lei
cosí rispose: "O fortunata lei<br />
sovr'ogni donna, che regina e vergine,
sovr'ogni donna, che regina e vergine,<br />
ne la sua patria a sacrificio offerta,
ne la sua patria a sacrificio offerta,<br />
del nimico fu vittima e non preda,
del nimico fu vittima e non preda,<br />
né del suo vincitor serva né donna:
né del suo vincitor serva né donna:<br />
io dopo Troia incensa, e dopo tanti
io dopo Troia incensa, e dopo tanti<br />
e tanti arati mari, a servir nata,
e tanti arati mari, a servir nata,<br />
de la stirpe d'Achille il giogo e 'l fasto,
de la stirpe d'Achille il giogo e 'l fasto,<br />
e 'l superbo suo figlio a soffrir ebbi.
e 'l superbo suo figlio a soffrir ebbi.<br />
Questi poi con Ermïone congiunto,
Questi poi con Ermïone congiunto,<br />
e lei, che de la razza era di Leda
e lei, che de la razza era di Leda<br />
e del sangue di Sparta, a me preposta,
e del sangue di Sparta, a me preposta,<br />
volle ch'Eleno ed io, servi ambidue,
volle ch'Eleno ed io, servi ambidue,<br />
n'accoppiassimo insieme. Oreste intanto,
n'accoppiassimo insieme. Oreste intanto,<br />
che tôr l'amata sua donna si vide,
che tôr l'amata sua donna si vide,<br />
da l'amore infiammato e da le faci
da l'amore infiammato e da le faci<br />
de le furie materne, anzi agli altari
de le furie materne, anzi agli altari<br />
del padre Achille, insidïosamente
del padre Achille, insidïosamente<br />
tolse la vita a lui. Per la sua morte
tolse la vita a lui. Per la sua morte<br />
fu 'l suo regno diviso; e questa parte
fu 'l suo regno diviso; e questa parte<br />
de la Caonia ad Eleno ricadde,
de la Caonia ad Eleno ricadde,<br />
che dal nome di Càone troiano
che dal nome di Càone troiano<br />
cosí l'ha detta, come disse ancora
cosí l'ha detta, come disse ancora<br />
Ilio da l'Ilio nostro questa ròcca
Ilio da l'Ilio nostro questa ròcca<br />
che qui su vedi; e Simoenta e Pergamo
che qui su vedi; e Simoenta e Pergamo<br />
queste picciole mura e questo rivo.
queste picciole mura e questo rivo.<br />
Ma te quai vènti, o qual nostra ventura
Ma te quai vènti, o qual nostra ventura<br />
ha qui condotto, fuor d'ogni pensiero
ha qui condotto, fuor d'ogni pensiero<br />
di noi certo, e tuo forse? Ascanio nostro
di noi certo, e tuo forse? Ascanio nostro<br />
vive? cresce? che fa? come ha sentito
vive? cresce? che fa? come ha sentito<br />
la morte di Creúsa? E qual presagio
la morte di Creúsa? E qual presagio<br />
ne dà ch'Enea suo padre, Ettor suo zio
ne dà ch'Enea suo padre, Ettor suo zio<br />
si rinnovino in lui?" Cotali Andromache
si rinnovino in lui?" Cotali Andromache<br />
spargea pianti e parole; ed ecco intanto
spargea pianti e parole; ed ecco intanto<br />
il teucro eroe che de la terra uscendo,
il teucro eroe che de la terra uscendo,<br />
con molti intorno a rincontrar ne venne.
con molti intorno a rincontrar ne venne.<br />
Tosto che n'adocchiò, meravigliando
Tosto che n'adocchiò, meravigliando<br />
ne conobbe, n'accolse, e lietamente
ne conobbe, n'accolse, e lietamente<br />
seco n'addusse, de' comuni affanni
seco n'addusse, de' comuni affanni<br />
molto con me, mentre andavamo, anch'egli
molto con me, mentre andavamo, anch'egli<br />
ragionando e piangendo. Entrammo al fine
ragionando e piangendo. Entrammo al fine<br />
ne la picciola Troia, e con diletto
ne la picciola Troia, e con diletto<br />
un arido ruscello, un cerchio angusto
un arido ruscello, un cerchio angusto<br />
sentii con finti e rinnovati nomi
sentii con finti e rinnovati nomi<br />
chiamar Pergamo e Xanto; e de la Scea
chiamar Pergamo e Xanto; e de la Scea<br />
porta entrando abbracciai l'amata soglia.
porta entrando abbracciai l'amata soglia.<br />
Cosí fecero i miei, meco godendo
Cosí fecero i miei, meco godendo<br />
l'amica terra, come propria e vera
l'amica terra, come propria e vera<br />
fosse lor patria. Il re le sale e i portici
fosse lor patria. Il re le sale e i portici<br />
di mense empiendo, fe' lor cibi e vini
di mense empiendo, fe' lor cibi e vini<br />
da' regii servi realmente esporre
da' regii servi realmente esporre<br />
con vaselli d'argento e coppe d'oro.
con vaselli d'argento e coppe d'oro.<br />
<br />

Passato il primo giorno e l'altro appresso,
Passato il primo giorno e l'altro appresso,<br />
soffiâr prosperi i vènti; ond'io commiato
soffiâr prosperi i vènti; ond'io commiato<br />
a l'indovino re chiedendo, seco
a l'indovino re chiedendo, seco<br />
mi ristrinsi e gli dissi: "Inclito sire,
mi ristrinsi e gli dissi: "Inclito sire,<br />
cui non son degli dèi le menti occulte,
cui non son degli dèi le menti occulte,<br />
che Febo spiri e 'l tripode e gli allori
che Febo spiri e 'l tripode e gli allori<br />
del suo tempio dispensi, e de le stelle
del suo tempio dispensi, e de le stelle<br />
e de' volanti ogni secreto intendi,
e de' volanti ogni secreto intendi,<br />
danne certo, ti priego, indicio e lume
danne certo, ti priego, indicio e lume<br />
de le nostre venture. Il nostro corso,
de le nostre venture. Il nostro corso,<br />
com'ogni augurio accenna ed ogni nume
com'ogni augurio accenna ed ogni nume<br />
ne persuade, è per l'Italia; e lieto
ne persuade, è per l'Italia; e lieto<br />
e fortunato ancor ne si promette
e fortunato ancor ne si promette<br />
infino a qui. Sola Celeno Arpia
infino a qui. Sola Celeno Arpia<br />
novi e tristi infortuni, e fame ed ira
novi e tristi infortuni, e fame ed ira<br />
degli dèi ne minaccia. Io da te chieggio
degli dèi ne minaccia. Io da te chieggio<br />
avvertenze e ricordi, onde sia saggio
avvertenze e ricordi, onde sia saggio<br />
a tai perigli, e forte a tanti affanni".
a tai perigli, e forte a tanti affanni".<br />
<br />

Qui pria solennemente Eleno, occisi
Qui pria solennemente Eleno, occisi<br />
i dovuti giovenchi, in atto umíle
i dovuti giovenchi, in atto umíle<br />
impetrò dagli dèi favore e pace;
impetrò dagli dèi favore e pace;<br />
poscia, raccolto in sé, le bende sciolse
poscia, raccolto in sé, le bende sciolse<br />
del sacro capo; e me, cosí com'era
del sacro capo; e me, cosí com'era<br />
a tanto officio attonito e sospeso,
a tanto officio attonito e sospeso,<br />
per man prendendo, a la febèa spelonca
per man prendendo, a la febèa spelonca<br />
m'addusse avanti, e con divina voce
m'addusse avanti, e con divina voce<br />
intonando proruppe: "O de la dea
intonando proruppe: "O de la dea<br />
pregiato figlio (quando a gran fortuna
pregiato figlio (quando a gran fortuna<br />
è chiaro in prima che 'l tuo corso è vòlto;
è chiaro in prima che 'l tuo corso è vòlto;<br />
tal è del ciel, de' fati e di colui
tal è del ciel, de' fati e di colui<br />
che gli regge, il voler, l'ordine e 'l moto),
che gli regge, il voler, l'ordine e 'l moto),<br />
io di molte e gran cose che antiveggo
io di molte e gran cose che antiveggo<br />
del tuo peregrinaggio, acciò piú franco
del tuo peregrinaggio, acciò piú franco<br />
navighi i nostri mari, e 'l porto ausonio,
navighi i nostri mari, e 'l porto ausonio,<br />
quando che sia, securamente attinga,
quando che sia, securamente attinga,<br />
poche ne ti dirò, ch'a te le Parche
poche ne ti dirò, ch'a te le Parche<br />
vietan che piú ne sappi; ed a me Giuno,
vietan che piú ne sappi; ed a me Giuno,<br />
ch'io piú te ne riveli. In prima il porto,
ch'io piú te ne riveli. In prima il porto,<br />
e l'Italia che cerchi, e sí vicina
e l'Italia che cerchi, e sí vicina<br />
ti sembra, è da tal via, da tanti intrichi
ti sembra, è da tal via, da tanti intrichi<br />
scevra da te, ch'anzi che tu v'aggiunga,
scevra da te, ch'anzi che tu v'aggiunga,<br />
ti parrà malagevole, e lontana
ti parrà malagevole, e lontana<br />
piú che non credi; e ti fia d'uopo avanti
piú che non credi; e ti fia d'uopo avanti<br />
stancar piú volte i remiganti e i remi,
stancar piú volte i remiganti e i remi,<br />
e 'l mar de la Sicilia e 'l mar Tirreno,
e 'l mar de la Sicilia e 'l mar Tirreno,<br />
e i laghi inferni e l'isola di Circe
e i laghi inferni e l'isola di Circe<br />
cercar ti converrà, pria che vi fondi
cercar ti converrà, pria che vi fondi<br />
securo seggio. Io di ciò chiari segni
securo seggio. Io di ciò chiari segni<br />
darotti, e tu ne fa nota e conserva.
darotti, e tu ne fa nota e conserva.<br />
<br />

Quando piú stanco e travagliato a riva
Quando piú stanco e travagliato a riva<br />
sarai d'un fiume, u' sotto un'elce accolta
sarai d'un fiume, u' sotto un'elce accolta<br />
sarà candida troia, ed arà trenta
sarà candida troia, ed arà trenta<br />
candidi figli a le sue poppe intorno,
candidi figli a le sue poppe intorno,<br />
allor di': - Questo è 'l segno e 'l tempo e 'l loco
allor di': - Questo è 'l segno e 'l tempo e 'l loco<br />
da fermar la mia sede, e questo è 'l fine
da fermar la mia sede, e questo è 'l fine<br />
de' miei travagli -. Or che l'ingorda fame
de' miei travagli -. Or che l'ingorda fame<br />
addur ti deggia a trangugiar le mense,
addur ti deggia a trangugiar le mense,<br />
comunque avvenga, i fati a ciò daranno
comunque avvenga, i fati a ciò daranno<br />
opportuno compenso; e questo Apollo
opportuno compenso; e questo Apollo<br />
invocato da voi presto saravvi.
invocato da voi presto saravvi.<br />
Queste terre d'Italia e questa riva
Queste terre d'Italia e questa riva<br />
vèr noi vòlta e vicina ai liti nostri,
vèr noi vòlta e vicina ai liti nostri,<br />
è tutta da' nimici e da' malvagi
è tutta da' nimici e da' malvagi<br />
Greci abitata e cólta: e però lunge
Greci abitata e cólta: e però lunge<br />
fuggi da loro. I Locri di Narizia
fuggi da loro. I Locri di Narizia<br />
qui si posaro; e qui ne' Salentini
qui si posaro; e qui ne' Salentini<br />
i suoi Cretesi Idomeneo condusse;
i suoi Cretesi Idomeneo condusse;<br />
qui Filottete il melibeo campione
qui Filottete il melibeo campione<br />
la piccioletta sua Petilia eresse.
la piccioletta sua Petilia eresse.<br />
Fuggili, dico, e quando anco varcato
Fuggili, dico, e quando anco varcato<br />
sarai di là ne l'alto lito, intento
sarai di là ne l'alto lito, intento<br />
a sciôrre i vóti, di purpureo ammanto
a sciôrre i vóti, di purpureo ammanto<br />
ti vela il capo, acciò tra i santi fochi,
ti vela il capo, acciò tra i santi fochi,<br />
mentre i tuoi numi adori, ostile aspetto
mentre i tuoi numi adori, ostile aspetto<br />
te coi tuoi sacrifici non conturbi:
te coi tuoi sacrifici non conturbi:<br />
e questo rito poi sia castamente
e questo rito poi sia castamente<br />
da te servato e da' nepoti tuoi.
da te servato e da' nepoti tuoi.<br />
<br />

Quinci partito, allor che da vicino
Quinci partito, allor che da vicino<br />
scorgerai la Sicilia, e di Peloro
scorgerai la Sicilia, e di Peloro<br />
ti si discovrirà l'angusta foce,
ti si discovrirà l'angusta foce,<br />
tienti a sinistra, e del sinistro mare
tienti a sinistra, e del sinistro mare<br />
solca pur via quanto a di lungo intorno
solca pur via quanto a di lungo intorno<br />
gira l'isola tutta, e da la destra
gira l'isola tutta, e da la destra<br />
fuggi la terra e l'onde. È fama antica
fuggi la terra e l'onde. È fama antica<br />
che questi or due tra lor disgiunti lochi
che questi or due tra lor disgiunti lochi<br />
erano in prima un solo, che per forza
erano in prima un solo, che per forza<br />
di tempo, di tempeste e di ruine
di tempo, di tempeste e di ruine<br />
(tanto a cangiar queste terrene cose
(tanto a cangiar queste terrene cose<br />
può de' secoli il corso), un dismembrato
può de' secoli il corso), un dismembrato<br />
fu poi da l'altro. Il mar fra mezzo entrando
fu poi da l'altro. Il mar fra mezzo entrando<br />
tanto urtò, tanto róse, che l'esperio
tanto urtò, tanto róse, che l'esperio<br />
dal sicolo terreno alfin divise:
dal sicolo terreno alfin divise:<br />
e i campi e le città, che in su le rive
e i campi e le città, che in su le rive<br />
restaro, angusto freto or bagna e sparte.
restaro, angusto freto or bagna e sparte.<br />
Nel destro lato è Scilla; nel sinistro
Nel destro lato è Scilla; nel sinistro<br />
è l'ingorda Cariddi. Una vorago
è l'ingorda Cariddi. Una vorago<br />
d'un gran baratro è questa, che tre volte
d'un gran baratro è questa, che tre volte<br />
i vasti flutti rigirando assorbe,
i vasti flutti rigirando assorbe,<br />
e tre volte a vicenda li ributta
e tre volte a vicenda li ributta<br />
con immenso bollor fino a le stelle.
con immenso bollor fino a le stelle.<br />
Scilla dentro a le sue buie caverne
Scilla dentro a le sue buie caverne<br />
stassene insidïando; e con le bocche
stassene insidïando; e con le bocche<br />
de' suoi mostri voraci, che distese
de' suoi mostri voraci, che distese<br />
tien mai sempre ed aperte, i naviganti
tien mai sempre ed aperte, i naviganti<br />
entro al suo speco a sé tragge e trangugia.
entro al suo speco a sé tragge e trangugia.<br />
Dal mezzo in su la faccia, il collo e 'l petto
Dal mezzo in su la faccia, il collo e 'l petto<br />
ha di donna e di vergine; il restante,
ha di donna e di vergine; il restante,<br />
d'una pistrice immane, che simíli
d'una pistrice immane, che simíli<br />
a' delfini ha le code, ai lupi il ventre.
a' delfini ha le code, ai lupi il ventre.<br />
Meglio è con lungo indugio e lunga volta
Meglio è con lungo indugio e lunga volta<br />
girar Pachino e la Trinacria tutta,
girar Pachino e la Trinacria tutta,<br />
che, non ch'altro, veder quell'antro orrendo,
che, non ch'altro, veder quell'antro orrendo,<br />
serntir quegli urli spaventosi e fieri
serntir quegli urli spaventosi e fieri<br />
di quei cerulei suoi rabbiosi cani.
di quei cerulei suoi rabbiosi cani.<br />
<br />

Oltre a ciò, se prudenti, se fedeli
Oltre a ciò, se prudenti, se fedeli<br />
sembrar ti può che sian d'Eleno i detti,
sembrar ti può che sian d'Eleno i detti,<br />
e se scarso non m'è del vero Apollo,
e se scarso non m'è del vero Apollo,<br />
sovr'a tutto io t'accenno, ti predico,
sovr'a tutto io t'accenno, ti predico,<br />
ti ripeto piú volte e ti rammento,
ti ripeto piú volte e ti rammento,<br />
la gran Giunone invoca: a Giunon vóti
la gran Giunone invoca: a Giunon vóti<br />
e preghi e doni e sacrifici offrisci
e preghi e doni e sacrifici offrisci<br />
devotamente; che, lei vinta alfine,
devotamente; che, lei vinta alfine,<br />
terrai d'Italia il desïato lito.
terrai d'Italia il desïato lito.<br />
<br />

Giunto in Italia, allor che ne la spiaggia
Giunto in Italia, allor che ne la spiaggia<br />
sarai di Cuma, il sacro averno lago
sarai di Cuma, il sacro averno lago<br />
visita, e quelle selve e quella rupe,
visita, e quelle selve e quella rupe,<br />
ove la vecchia vergine Sibilla
ove la vecchia vergine Sibilla<br />
profetizza il futuro, e 'n su le foglie
profetizza il futuro, e 'n su le foglie<br />
ripone i fati: in su le foglie, dico,
ripone i fati: in su le foglie, dico,<br />
scrive ciò che prevede, e ne la grotta
scrive ciò che prevede, e ne la grotta<br />
distese ed ordinate, ove sian lette,
distese ed ordinate, ove sian lette,<br />
in disparte le lascia. Elle serbando
in disparte le lascia. Elle serbando<br />
l'ordine e i versi, ad uopo de' mortali
l'ordine e i versi, ad uopo de' mortali<br />
parlan de l'avvenire, e quando, aprendo
parlan de l'avvenire, e quando, aprendo<br />
talor la porta, il vento le disturba,
talor la porta, il vento le disturba,<br />
e van per l'antro a volo, ella non prende
e van per l'antro a volo, ella non prende<br />
piú di ricôrle e d'accozzarle affanno;
piú di ricôrle e d'accozzarle affanno;<br />
onde molti delusi e sconsigliati
onde molti delusi e sconsigliati<br />
tornan sovente, e mal di lei s'appagano.
tornan sovente, e mal di lei s'appagano.<br />
Tu per soverchio che ti sembri indugio,
Tu per soverchio che ti sembri indugio,<br />
per richiamo de' vènti o de' compagni,
per richiamo de' vènti o de' compagni,<br />
non lasciar di vederla, e d'impetrarne
non lasciar di vederla, e d'impetrarne<br />
grazia, che di sua bocca ti risponda,
grazia, che di sua bocca ti risponda,<br />
e non con frondi. Ella daratti avviso
e non con frondi. Ella daratti avviso<br />
d'Italia, de le guerre e de le genti
d'Italia, de le guerre e de le genti<br />
che ti fian contra; e mostreratti il modo
che ti fian contra; e mostreratti il modo<br />
di fuggir, di soffrir, d'espugnar tutte
di fuggir, di soffrir, d'espugnar tutte<br />
le tue fortune, e di condurti in porto.
le tue fortune, e di condurti in porto.<br />
Questo è quel che m'occorre, o che mi lice
Questo è quel che m'occorre, o che mi lice<br />
ch'io ti ricordi. Or vanne, e co' tuoi gesti
ch'io ti ricordi. Or vanne, e co' tuoi gesti<br />
te porta e i tuoi con la gran Troia al cielo".
te porta e i tuoi con la gran Troia al cielo".<br />
<br />

Poscia che ciò come profeta disse,
Poscia che ciò come profeta disse,<br />
comandò come amico ch'a le navi
comandò come amico ch'a le navi<br />
gli portassero i doni, opre e lavori
gli portassero i doni, opre e lavori<br />
ch'avea d'oro e d'avorio apparecchiati,
ch'avea d'oro e d'avorio apparecchiati,<br />
e gran masse d'argento e gran vaselli
e gran masse d'argento e gran vaselli<br />
di dodonèo metallo: una lorica
di dodonèo metallo: una lorica<br />
di forbite azzimine; e rinterzate
di forbite azzimine; e rinterzate<br />
maglie, dentro d'acciaro e 'ntorno d'oro,
maglie, dentro d'acciaro e 'ntorno d'oro,<br />
una targa, un cimiero, una celata,
una targa, un cimiero, una celata,<br />
ond'era a pompa ed a difesa armato
ond'era a pompa ed a difesa armato<br />
Nëottòlemo altero. Il vecchio Anchise
Nëottòlemo altero. Il vecchio Anchise<br />
ebbe anch'egli i suoi doni: ebber poi tutti
ebbe anch'egli i suoi doni: ebber poi tutti<br />
cavalli e guide; e fu di remi e d'armi
cavalli e guide; e fu di remi e d'armi<br />
ciascun legno provvisto; e perché 'l vento
ciascun legno provvisto; e perché 'l vento<br />
che secondo feria, non punto indarno
che secondo feria, non punto indarno<br />
spirasse, ordine avea di sciôr le vele
spirasse, ordine avea di sciôr le vele<br />
già dato Anchise, a cui con molto onore
già dato Anchise, a cui con molto onore<br />
si fece Eleno avanti, e cosí disse:
si fece Eleno avanti, e cosí disse:<br />
<br />

"O ben degno a cui fosse amica e sposo
"O ben degno a cui fosse amica e sposo<br />
la gran madre d'Amore: o de' celesti
la gran madre d'Amore: o de' celesti<br />
sovrana cura, ch'a l'eccidio avanzi
sovrana cura, ch'a l'eccidio avanzi<br />
già due volte di Troia, eccoti a vista
già due volte di Troia, eccoti a vista<br />
giunto d'Italia. A questa il corso indrizza:
giunto d'Italia. A questa il corso indrizza:<br />
ma fa mestier di volteggiarla ancora
ma fa mestier di volteggiarla ancora<br />
con lungo giro, poiché lunge assai
con lungo giro, poiché lunge assai<br />
è la parte di lei che Apollo accenna.
è la parte di lei che Apollo accenna.<br />
Or lieto te ne va, padre felice
Or lieto te ne va, padre felice<br />
di sí pietoso figlio. Io, già che l'aura
di sí pietoso figlio. Io, già che l'aura<br />
sí vi spira propizia, indarno a bada
sí vi spira propizia, indarno a bada<br />
piú non terrovvi". Indi la mesta Andromache
piú non terrovvi". Indi la mesta Andromache<br />
fece con tutti, e con Ascanio al fine
fece con tutti, e con Ascanio al fine<br />
la suprema partenza. Arnesi d'oro
la suprema partenza. Arnesi d'oro<br />
guarniti e ricamati, e drappi e giubbe
guarniti e ricamati, e drappi e giubbe<br />
di moresco lavoro, ed altri degni
di moresco lavoro, ed altri degni<br />
di lui vestiti e fregi, e ricca e larga
di lui vestiti e fregi, e ricca e larga<br />
copia di biancherie donogli, e disse:
copia di biancherie donogli, e disse:<br />
<br />

"Prendi, figlio, da me quest'opre uscite
"Prendi, figlio, da me quest'opre uscite<br />
da le mie mani, e per memoria tienle
da le mie mani, e per memoria tienle<br />
del grande e lungo amor che sempre avratti
del grande e lungo amor che sempre avratti<br />
Andromache d'Ettorre; ultimi doni
Andromache d'Ettorre; ultimi doni<br />
che ricevi da' tuoi. Tu mi sei, figlio,
che ricevi da' tuoi. Tu mi sei, figlio,<br />
quell'unico sembiante che mi resta
quell'unico sembiante che mi resta<br />
d'Astïanatte mio. Cosí la bocca,
d'Astïanatte mio. Cosí la bocca,<br />
cosí le man, cosí gli occhi movea
cosí le man, cosí gli occhi movea<br />
quel mio figlio infelice; e, d'anni eguale
quel mio figlio infelice; e, d'anni eguale<br />
a te, del pari or saria teco in fiore".
a te, del pari or saria teco in fiore".<br />
<br />

Ed io da loro, anzi da me partendo,
Ed io da loro, anzi da me partendo,<br />
con le lagrime agli occhi al fin soggiunsi:
con le lagrime agli occhi al fin soggiunsi:<br />
"Vivete lieti voi, cui già la sorte
"Vivete lieti voi, cui già la sorte<br />
vostra è compita: noi di fato in fato,
vostra è compita: noi di fato in fato,<br />
di mare in mar tapini andrem cercando
di mare in mar tapini andrem cercando<br />
quel che voi possedete. A noi l'Italia
quel che voi possedete. A noi l'Italia<br />
tanto ognor se ne va piú lunge, quanto
tanto ognor se ne va piú lunge, quanto<br />
piú la seguiamo; e voi già la sembianza
piú la seguiamo; e voi già la sembianza<br />
d'Ilio e di Troia in pace vi godete,
d'Ilio e di Troia in pace vi godete,<br />
regno e fattura vostra. Ah! che de l'altra
regno e fattura vostra. Ah! che de l'altra<br />
sia sempre e piú felice e meno esposta
sia sempre e piú felice e meno esposta<br />
a le forze de' Greci. Io, s'unqua il Tebro
a le forze de' Greci. Io, s'unqua il Tebro<br />
vedrò, se fia giammai che ne' suoi campi
vedrò, se fia giammai che ne' suoi campi<br />
sorgan le mura destinate a noi;
sorgan le mura destinate a noi;<br />
come la nostra Esperia e 'l vostro Epiro
come la nostra Esperia e 'l vostro Epiro<br />
si son vicini, e come ambe le terre
si son vicini, e come ambe le terre<br />
fien vicine e cognate, ed ambe avranno
fien vicine e cognate, ed ambe avranno<br />
Dardano per autore, e per fortuna
Dardano per autore, e per fortuna<br />
un caso stesso; cosí d'ambedue
un caso stesso; cosí d'ambedue<br />
mi proporrò che d'animi e d'amore
mi proporrò che d'animi e d'amore<br />
siamo una Troia: e ciò perpetua cura
siamo una Troia: e ciò perpetua cura<br />
sia de' nostri nipoti". Entrati in mare,
sia de' nostri nipoti". Entrati in mare,<br />
ne spingemmo oltre a gli Ceràuni monti
ne spingemmo oltre a gli Ceràuni monti<br />
a Butroto vicini, onde a le spiagge
a Butroto vicini, onde a le spiagge<br />
si fa d'Italia il piú breve tragitto.
si fa d'Italia il piú breve tragitto.<br />
Già dechinava il sole, e crescean l'ombre
Già dechinava il sole, e crescean l'ombre<br />
de' monti opachi, quando a terra vòlti
de' monti opachi, quando a terra vòlti<br />
col desire e co' remi in su la riva
col desire e co' remi in su la riva<br />
pur n'adducemmo, e procurammo a' corpi
pur n'adducemmo, e procurammo a' corpi<br />
cibo, riposo e sonno. Ancor la notte
cibo, riposo e sonno. Ancor la notte<br />
non era al mezzo, che del suo stramazzo
non era al mezzo, che del suo stramazzo<br />
surse il buon Palinuro; e poscia ch'ebbe
surse il buon Palinuro; e poscia ch'ebbe<br />
con gli orecchi spiati il vento e 'l mare,
con gli orecchi spiati il vento e 'l mare,<br />
mirò le stelle, contemplò l'Arturo,
mirò le stelle, contemplò l'Arturo,<br />
l'Iadi piovose, i gemini Trïoni,
l'Iadi piovose, i gemini Trïoni,<br />
ed Orïone armato; e, visto il cielo
ed Orïone armato; e, visto il cielo<br />
sereno e 'l mar sicuro, in su la poppa
sereno e 'l mar sicuro, in su la poppa<br />
recossi, e 'l segno dienne. Immantinente
recossi, e 'l segno dienne. Immantinente<br />
movemmo il campo, e quasi in un baleno
movemmo il campo, e quasi in un baleno<br />
giunti e posti nel mar, vela facemmo.
giunti e posti nel mar, vela facemmo.<br />
<br />

Avea l'Aurora già vermiglia e rancia
Avea l'Aurora già vermiglia e rancia<br />
scolorite le stelle, allor che lunge
scolorite le stelle, allor che lunge<br />
scoprimmo, e non ben chiari, i monti in prima,
scoprimmo, e non ben chiari, i monti in prima,<br />
poscia i liti d'Italia. - Italia! - Acate
poscia i liti d'Italia. - Italia! - Acate<br />
gridò primieramente. - Italia! Italia! -
gridò primieramente. - Italia! Italia! -<br />
da ciascun legno ritornando allegri
da ciascun legno ritornando allegri<br />
tutti la salutammo. Allora Anchise
tutti la salutammo. Allora Anchise<br />
con una inghirlandata e piena tazza
con una inghirlandata e piena tazza<br />
in su la poppa alteramente assiso:
in su la poppa alteramente assiso:<br />
"O del pelago - disse - e de la terra,
"O del pelago - disse - e de la terra,<br />
e de le tempeste numi possenti,
e de le tempeste numi possenti,<br />
spirate aure seconde, e vèr l'Ausonia
spirate aure seconde, e vèr l'Ausonia<br />
de' nostri legni agevolate il corso".
de' nostri legni agevolate il corso".<br />
<br />

Rinforzaronsi i vènti; apparve il porto
Rinforzaronsi i vènti; apparve il porto<br />
piú da vicino; apparve al monte in cima
piú da vicino; apparve al monte in cima<br />
di Pallade il delúbro. Allor le vele
di Pallade il delúbro. Allor le vele<br />
calammo, e con le prore a terra demmo.
calammo, e con le prore a terra demmo.<br />
<br />

È di vèr l'Orïente un curvo seno
È di vèr l'Orïente un curvo seno<br />
in guisa d'arco, a cui di corda in vece
in guisa d'arco, a cui di corda in vece<br />
sta d'un lungo macigno un dorso avanti,
sta d'un lungo macigno un dorso avanti,<br />
ove spumoso il mar percuote e frange.
ove spumoso il mar percuote e frange.<br />
Ne' suoi corni ha due scogli, anzi due torri,
Ne' suoi corni ha due scogli, anzi due torri,<br />
che con due braccia il mar dentro accogliendo,
che con due braccia il mar dentro accogliendo,<br />
lo fa porto e l'asconde; e sovra al porto
lo fa porto e l'asconde; e sovra al porto<br />
lunge dal lito è 'l tempio. Ivi smontati,
lunge dal lito è 'l tempio. Ivi smontati,<br />
quattro destrier vie piú che neve bianchi,
quattro destrier vie piú che neve bianchi,<br />
che pascevano il campo, al primo incontro
che pascevano il campo, al primo incontro<br />
per nostro augurio avemmo. "Oh! - disse Anchise, -
per nostro augurio avemmo. "Oh! - disse Anchise, -<br />
guerra ne si minaccia; a guerra additti
guerra ne si minaccia; a guerra additti<br />
sono i cavalli; o pur sono anco al carro
sono i cavalli; o pur sono anco al carro<br />
talvolta aggiunti, e van del pari a giogo:
talvolta aggiunti, e van del pari a giogo:<br />
guerra fia dunque in prima, e pace dopo".
guerra fia dunque in prima, e pace dopo".<br />
Quinci devoti venerammo il nume
Quinci devoti venerammo il nume<br />
de l'armigera Palla, a cui gioiosi
de l'armigera Palla, a cui gioiosi<br />
prima il corso indrizzammo. In su la riva
prima il corso indrizzammo. In su la riva<br />
altari ergemmo; e noi d'intorno, come
altari ergemmo; e noi d'intorno, come<br />
Eleno ci ammoní, le teste avvolte
Eleno ci ammoní, le teste avvolte<br />
di frigio ammanto, a la gran Giuno argiva
di frigio ammanto, a la gran Giuno argiva<br />
preghiere e doni e sacrifici offrimmo.
preghiere e doni e sacrifici offrimmo.<br />
<br />

Poiché solennemente i prieghi e i vóti
Poiché solennemente i prieghi e i vóti<br />
furon compiti, al mar ne radducemmo
furon compiti, al mar ne radducemmo<br />
immantinente; e rivolgendo i corni
immantinente; e rivolgendo i corni<br />
de le velate antenne, il greco ospizio
de le velate antenne, il greco ospizio<br />
e 'l sospetto paese abbandonammo.
e 'l sospetto paese abbandonammo.<br />
<br />

E prima il tarentino erculeo seno
E prima il tarentino erculeo seno<br />
(se la sua fama è vera) a vista avemmo;
(se la sua fama è vera) a vista avemmo;<br />
poscia a rincontro di Lacinia il tempio,
poscia a rincontro di Lacinia il tempio,<br />
la ròcca di Caulóne e 'l Scillacèo,
la ròcca di Caulóne e 'l Scillacèo,<br />
onde i navili a sí gran rischio vanno;
onde i navili a sí gran rischio vanno;<br />
indi ne la Trinacria al mar discosto
indi ne la Trinacria al mar discosto<br />
d'Etna il monte vedemmo, e lunge udimmo
d'Etna il monte vedemmo, e lunge udimmo<br />
il fremito, il muggito, i tuoni orrendi
il fremito, il muggito, i tuoni orrendi<br />
che facean ne' suoi liti e 'ntorno a' sassi
che facean ne' suoi liti e 'ntorno a' sassi<br />
e dentro a le caverne i flutti e i fuochi,
e dentro a le caverne i flutti e i fuochi,<br />
al ciel ruttando insieme il mare e 'l monte
al ciel ruttando insieme il mare e 'l monte<br />
fiamme, fumo, faville, arene e schiuma.
fiamme, fumo, faville, arene e schiuma.<br />
<br />

Qui disse il vecchio Anchise:
Qui disse il vecchio Anchise:<br />
"È forse questa
"È forse questa<br />
quella Cariddi? Questi scogli certo,
quella Cariddi? Questi scogli certo,<br />
e questi sassi orrendi Eleno dianzi
e questi sassi orrendi Eleno dianzi<br />
ne profetava. Via, compagni, a' remi
ne profetava. Via, compagni, a' remi<br />
tutti in un tempo, e vincitori usciamo
tutti in un tempo, e vincitori usciamo<br />
d'un tal periglio". Palinuro il primo
d'un tal periglio". Palinuro il primo<br />
rivolse la sua vela e la sua proda
rivolse la sua vela e la sua proda<br />
al manco lato; e ciò gli altri seguendo,
al manco lato; e ciò gli altri seguendo,<br />
con le sarte e co' remi in un momento
con le sarte e co' remi in un momento<br />
ne gittammo a sinistra; e 'l mar sorgendo
ne gittammo a sinistra; e 'l mar sorgendo<br />
prima al ciel ne sospinse; indi calando,
prima al ciel ne sospinse; indi calando,<br />
ne l'abisso ne trasse. In ciò tre volte
ne l'abisso ne trasse. In ciò tre volte<br />
mugghiar sentimmo i cavernosi scogli,
mugghiar sentimmo i cavernosi scogli,<br />
e tre volte rivolti in vèr le stelle
e tre volte rivolti in vèr le stelle<br />
d'umidi sprazzi e di salata schiuma
d'umidi sprazzi e di salata schiuma<br />
il ciel vedemmo rugiadoso e molle.
il ciel vedemmo rugiadoso e molle.<br />
<br />

Eravam lassi; e 'l vento e 'l sole insieme
Eravam lassi; e 'l vento e 'l sole insieme<br />
ne mancâr sí, che del vïaggio incerti
ne mancâr sí, che del vïaggio incerti<br />
disavvedutamente a le contrade
disavvedutamente a le contrade<br />
de' Ciclopi approdammo. È per se stesso
de' Ciclopi approdammo. È per se stesso<br />
a' vènti inaccessibile e capace
a' vènti inaccessibile e capace<br />
di molti legni il porto ove giugnemmo;
di molti legni il porto ove giugnemmo;<br />
ma sí d'Etna vicino, che i suoi tuoni
ma sí d'Etna vicino, che i suoi tuoni<br />
e le sue spaventevoli ruine
e le sue spaventevoli ruine<br />
lo tempestano ognora. Esce talvolta
lo tempestano ognora. Esce talvolta<br />
da questo monte a l'aura un'atra nube
da questo monte a l'aura un'atra nube<br />
mista di nero fumo e di roventi
mista di nero fumo e di roventi<br />
faville, che di cenere e di pece
faville, che di cenere e di pece<br />
fan turbi e groppi, ed ondeggiando a scosse
fan turbi e groppi, ed ondeggiando a scosse<br />
vibrano ad ora ad or lucide fiamme
vibrano ad ora ad or lucide fiamme<br />
che van lambendo a scolorir le stelle;
che van lambendo a scolorir le stelle;<br />
e talvolta, le sue viscere stesse
e talvolta, le sue viscere stesse<br />
da sé divelte, immani sassi e scogli
da sé divelte, immani sassi e scogli<br />
liquefatti e combusti al ciel vomendo
liquefatti e combusti al ciel vomendo<br />
in fin dal fondo romoreggia e bolle.
in fin dal fondo romoreggia e bolle.<br />
<br />

È fama, che dal fulmine percosso
È fama, che dal fulmine percosso<br />
e non estinto, sotto a questa mole
e non estinto, sotto a questa mole<br />
giace il corpo d'Encèlado superbo;
giace il corpo d'Encèlado superbo;<br />
e che quando per duolo e per lassezza
e che quando per duolo e per lassezza<br />
ei si travolve, o sospirando anela,
ei si travolve, o sospirando anela,<br />
si scuote il monte e la Trinacria tutta;
si scuote il monte e la Trinacria tutta;<br />
e del ferito petto il foco uscendo
e del ferito petto il foco uscendo<br />
per le caverne mormorando esala,
per le caverne mormorando esala,<br />
e tutte intorno le campagne e 'l cielo
e tutte intorno le campagne e 'l cielo<br />
di tuoni empie e di pomici e di fumo.
di tuoni empie e di pomici e di fumo.<br />
<br />

A questi mostri tutta notte esposti,
A questi mostri tutta notte esposti,<br />
entro una selva stemmo, non sapendo
entro una selva stemmo, non sapendo<br />
le cagion d'essi, e di cercarle ogn'uso
le cagion d'essi, e di cercarle ogn'uso<br />
ne si togliea, poiché 'l paese conto
ne si togliea, poiché 'l paese conto<br />
non c'era: né stellato, né sereno
non c'era: né stellato, né sereno<br />
si vedea 'l ciel, ma fosco e nubiloso,
si vedea 'l ciel, ma fosco e nubiloso,<br />
e tra le nubi era la luna ascosa.
e tra le nubi era la luna ascosa.<br />
<br />

Già del giorno seguente era il mattino,
Già del giorno seguente era il mattino,<br />
e 'l chiaro albore avea l'umido velo
e 'l chiaro albore avea l'umido velo<br />
tolto dal mondo, quando ecco dal bosco
tolto dal mondo, quando ecco dal bosco<br />
ne si fa 'ncontro un non mai visto altrove
ne si fa 'ncontro un non mai visto altrove<br />
di strana e miserabile sembianza,
di strana e miserabile sembianza,<br />
scarno, smunto e distrutto: una figura
scarno, smunto e distrutto: una figura<br />
piú di mummia che d'uomo. Avea la barba
piú di mummia che d'uomo. Avea la barba<br />
lunga, le chiome incolte, indosso un manto
lunga, le chiome incolte, indosso un manto<br />
ricucito di spini: orrido tutto,
ricucito di spini: orrido tutto,<br />
e squallido e difforme, con le mani
e squallido e difforme, con le mani<br />
verso il lito distese, a lento passo
verso il lito distese, a lento passo<br />
venia mercé chiedendo. Era costui,
venia mercé chiedendo. Era costui,<br />
come prima ne parve e poscia udimmo,
come prima ne parve e poscia udimmo,<br />
greco, e di quei che militaro a Troia.
greco, e di quei che militaro a Troia.<br />
Onde noi per Troiani e i nostri arnesi
Onde noi per Troiani e i nostri arnesi<br />
e le nostr'armi conoscendo, in prima
e le nostr'armi conoscendo, in prima<br />
attonito fermossi; e poscia quasi
attonito fermossi; e poscia quasi<br />
rincomato a noi venne e con preghiere
rincomato a noi venne e con preghiere<br />
e con pianto ne disse: "Oh! se le stelle,
e con pianto ne disse: "Oh! se le stelle,<br />
se gli dèi, se quest'aura onde spiriamo,
se gli dèi, se quest'aura onde spiriamo,<br />
generosi e magnanimi Troiani,
generosi e magnanimi Troiani,<br />
serbin la vita a voi, quinci mi tolga
serbin la vita a voi, quinci mi tolga<br />
la pietà vostra, e vosco m'adducete,
la pietà vostra, e vosco m'adducete,<br />
ove che sia; ché mi fia questo assai;
ove che sia; ché mi fia questo assai;<br />
poi ch'io son greco, e di quei Greci ancora
poi ch'io son greco, e di quei Greci ancora<br />
che venner (lo confesso) a i danni vostri.
che venner (lo confesso) a i danni vostri.<br />
Se 'l fallo è tale, e se 'l vostro odio è tanto
Se 'l fallo è tale, e se 'l vostro odio è tanto<br />
ch'io ne deggia morir, morte mi date,
ch'io ne deggia morir, morte mi date,<br />
e (se cosí v'aggrada) a brano a brano
e (se cosí v'aggrada) a brano a brano<br />
mi lanïate, e ne fate esca a' pesci;
mi lanïate, e ne fate esca a' pesci;<br />
ché se per man d'umana gente io pèro,
ché se per man d'umana gente io pèro,<br />
perir mi giova". E, cosí detto, a' piedi
perir mi giova". E, cosí detto, a' piedi<br />
ne si gittò. Noi l'esortammo a dire
ne si gittò. Noi l'esortammo a dire<br />
chi fosse e di che patria e di che sangue,
chi fosse e di che patria e di che sangue,<br />
e qual era il suo caso. Il vecchio Anchise
e qual era il suo caso. Il vecchio Anchise<br />
la sua destra gli porse, e con tal pegno
la sua destra gli porse, e con tal pegno<br />
l'affidò di salute; ond'ei securo
l'affidò di salute; ond'ei securo<br />
tosto soggiunse: "Itaca è patria mia,
tosto soggiunse: "Itaca è patria mia,<br />
Achemènide il nome. Io fui compagno
Achemènide il nome. Io fui compagno<br />
de l'infelice Ulisse; e venni a Troia,
de l'infelice Ulisse; e venni a Troia,<br />
la povertà del mio padre Adamasto
la povertà del mio padre Adamasto<br />
fuggendo (cosí povero mai sempre
fuggendo (cosí povero mai sempre<br />
foss'io stato con lui!); qui capitai
foss'io stato con lui!); qui capitai<br />
con esso Ulisse; e qui, mentr'ei fuggia
con esso Ulisse; e qui, mentr'ei fuggia<br />
con gli altri suoi questo crudele ospizio,
con gli altri suoi questo crudele ospizio,<br />
per téma abbandonommi e per oblio
per téma abbandonommi e per oblio<br />
ne l'antro del Ciclopo. È questo un antro
ne l'antro del Ciclopo. È questo un antro<br />
opaco, immenso, che macello è sempre
opaco, immenso, che macello è sempre<br />
d'umana carne, onde ancor sempre intriso
d'umana carne, onde ancor sempre intriso<br />
è di sanie e di sangue: ed è 'l Ciclopo
è di sanie e di sangue: ed è 'l Ciclopo<br />
un mostro spaventoso, un che col capo
un mostro spaventoso, un che col capo<br />
tocca le stelle (o Dio, leva di terra
tocca le stelle (o Dio, leva di terra<br />
una tal peste!), ch'a mirarlo solo,
una tal peste!), ch'a mirarlo solo,<br />
solo a parlarne, orror sento ed angoscia.
solo a parlarne, orror sento ed angoscia.<br />
Pascesi de le viscere e del sangue
Pascesi de le viscere e del sangue<br />
de la misera gente; ed io l'ho visto
de la misera gente; ed io l'ho visto<br />
con gli occhi miei nel suo speco rovescio
con gli occhi miei nel suo speco rovescio<br />
stender le branche e, due presi de' nostri,
stender le branche e, due presi de' nostri,<br />
rotargli a cerco e sbattergli e schizzarne
rotargli a cerco e sbattergli e schizzarne<br />
infra quei tufi le midolle e gli ossi.
infra quei tufi le midolle e gli ossi.<br />
Vist'ho quando le membra de' meschini
Vist'ho quando le membra de' meschini<br />
tiepide, palpitanti e vive ancora,
tiepide, palpitanti e vive ancora,<br />
di sanguinosa bava il mento asperso,
di sanguinosa bava il mento asperso,<br />
frangea co' denti a guisa di maciulla.
frangea co' denti a guisa di maciulla.<br />
<br />

Ma nol soffrí senza vendetta Ulisse;
Ma nol soffrí senza vendetta Ulisse;<br />
né di se stesso in sí mortal periglio
né di se stesso in sí mortal periglio<br />
punto oblïossi; ché non prima steso
punto oblïossi; ché non prima steso<br />
lo vide ebbro e satollo a capo chino
lo vide ebbro e satollo a capo chino<br />
giacer ne l'antro, e sonnacchioso e gonfio
giacer ne l'antro, e sonnacchioso e gonfio<br />
ruttar pezzi di carne e sangue e vino,
ruttar pezzi di carne e sangue e vino,<br />
che ne restrinse; ed invocati in prima
che ne restrinse; ed invocati in prima<br />
i santi numi, divisò le veci
i santi numi, divisò le veci<br />
sí che parte il tenemmo in terra saldo,
sí che parte il tenemmo in terra saldo,<br />
parte, con un gran palo al foco aguzzo,
parte, con un gran palo al foco aguzzo,<br />
sopra gli fummo; e quel ch'unico avea
sopra gli fummo; e quel ch'unico avea<br />
di targa e di febèa lampade in guisa
di targa e di febèa lampade in guisa<br />
sotto la torva fronte occhio rinchiuso,
sotto la torva fronte occhio rinchiuso,<br />
gli trivellammo, vendicando alfine,
gli trivellammo, vendicando alfine,<br />
col tôr la luce a lui, l'ombre de' nostri.
col tôr la luce a lui, l'ombre de' nostri.<br />
<br />

Ma voi che fate qui? ché non fuggite,
Ma voi che fate qui? ché non fuggite,<br />
miseri voi? Fuggite, e senza indugio
miseri voi? Fuggite, e senza indugio<br />
tagliate il fune e v'allargate in mare;
tagliate il fune e v'allargate in mare;<br />
che cosí smisurati e cosí fieri,
che cosí smisurati e cosí fieri,<br />
com'è costui che Polifemo è detto,
com'è costui che Polifemo è detto,<br />
ne son via piú di cento in questo lito,
ne son via piú di cento in questo lito,<br />
tutti Ciclopi, e tutti antropofàgi,
tutti Ciclopi, e tutti antropofàgi,<br />
che vanno il dí per questi monti errando.
che vanno il dí per questi monti errando.<br />
Già visto ho la cornuta e scema luna
Già visto ho la cornuta e scema luna<br />
tornar tre volte luminosa e tonda,
tornar tre volte luminosa e tonda,<br />
da che son qui tra selve e tra burroni
da che son qui tra selve e tra burroni<br />
con le fere vivendo. Entro una rupe
con le fere vivendo. Entro una rupe<br />
è 'l mio ricetto; e quindi, benché lunge
è 'l mio ricetto; e quindi, benché lunge<br />
gli miri, ad or ad or d'avergl'intorno
gli miri, ad or ad or d'avergl'intorno<br />
mi sembra, e 'l suon n'abborro e 'l calpestio
mi sembra, e 'l suon n'abborro e 'l calpestio<br />
de la voce e de' piè. Pascomi d'erbe,
de la voce e de' piè. Pascomi d'erbe,<br />
di còccole e di more e di corniali,
di còccole e di more e di corniali,<br />
e di tali altri cibi acerbi e fieri:
e di tali altri cibi acerbi e fieri:<br />
vita e vitto infelice. In questo tempo,
vita e vitto infelice. In questo tempo,<br />
quanto ho scoperto intorno, unqua non vidi
quanto ho scoperto intorno, unqua non vidi<br />
ch'altro legno giammai qui capitasse,
ch'altro legno giammai qui capitasse,<br />
salvo ch'i vostri. A voi dunque del tutto
salvo ch'i vostri. A voi dunque del tutto<br />
m'addico: e, che che sia, parrammi assai
m'addico: e, che che sia, parrammi assai<br />
fuggir questa nefanda e dira gente.
fuggir questa nefanda e dira gente.<br />
Voi, pria che qui lasciarmi, ogni supplicio
Voi, pria che qui lasciarmi, ogni supplicio<br />
mi date ed ogni morte". A pena il Greco
mi date ed ogni morte". A pena il Greco<br />
avea ciò detto, ed ecco in su la vetta
avea ciò detto, ed ecco in su la vetta<br />
del monte avverso Polifemo apparve.
del monte avverso Polifemo apparve.<br />
Sembrato mi sarebbe un altro monte
Sembrato mi sarebbe un altro monte<br />
a cui la gregge sua pascesse intorno,
a cui la gregge sua pascesse intorno,<br />
se non che si movea con essa insieme,
se non che si movea con essa insieme,<br />
e torreggiando, inverso la marina
e torreggiando, inverso la marina<br />
per l'usato sentier se ne calava.
per l'usato sentier se ne calava.<br />
Mostro orrendo, difforme e smisurato,
Mostro orrendo, difforme e smisurato,<br />
che avea come una grotta oscura in fronte
che avea come una grotta oscura in fronte<br />
in vece d'occhio, e per bastone un pino,
in vece d'occhio, e per bastone un pino,<br />
onde i passi fermava. Avea d'intorno
onde i passi fermava. Avea d'intorno<br />
la greggia a' piedi, e la sampogna al collo,
la greggia a' piedi, e la sampogna al collo,<br />
quella il suo amore, e questa il suo trastullo,
quella il suo amore, e questa il suo trastullo,<br />
ond'orbo alleggeriva il duolo in parte.
ond'orbo alleggeriva il duolo in parte.<br />
Giunto a la riva, entrò ne l'onde a guazzo:
Giunto a la riva, entrò ne l'onde a guazzo:<br />
e pria de l'occhio la sanguigna cispa
e pria de l'occhio la sanguigna cispa<br />
lavossi, ad or ad or per ira i denti
lavossi, ad or ad or per ira i denti<br />
digrignando e fremendo: indi si stese
digrignando e fremendo: indi si stese<br />
per entro 'l mare, e nel piú basso fondo
per entro 'l mare, e nel piú basso fondo<br />
fu pria co' piè che non fûr l'onde a l'anche.
fu pria co' piè che non fûr l'onde a l'anche.<br />
Noi per paura, ricevuto in prima,
Noi per paura, ricevuto in prima,<br />
come ben meritò, l'ospite greco,
come ben meritò, l'ospite greco,<br />
di fuggir n'affrettammo; e chetamente
di fuggir n'affrettammo; e chetamente<br />
sciolte le funi, a remigar ne demmo
sciolte le funi, a remigar ne demmo<br />
piú che di furia. Udí 'l Ciclopo il suono
piú che di furia. Udí 'l Ciclopo il suono<br />
e 'l trambusto de' remi; e vòlti i passi
e 'l trambusto de' remi; e vòlti i passi<br />
vèr quella parte e 'l suo gran pino a cerco,
vèr quella parte e 'l suo gran pino a cerco,<br />
poiché lungi sentinne, e lungamente
poiché lungi sentinne, e lungamente<br />
pensò seguirne per l'Ionio in vano,
pensò seguirne per l'Ionio in vano,<br />
trasse un mugghio, che 'l mare e i liti intorno
trasse un mugghio, che 'l mare e i liti intorno<br />
ne tremâr tutti; ne sentí spavento
ne tremâr tutti; ne sentí spavento<br />
fino a l'Italia; ne tonaron quanti
fino a l'Italia; ne tonaron quanti<br />
la Sicania avea seni, Etna caverne.
la Sicania avea seni, Etna caverne.<br />
L'udir gli altri Ciclopi, e da le selve
L'udir gli altri Ciclopi, e da le selve<br />
e da' monti calando, in un momento
e da' monti calando, in un momento<br />
corsero al porto, e se n'empiero i liti.
corsero al porto, e se n'empiero i liti.<br />
Gli vedevam da lunge in su l'arena,
Gli vedevam da lunge in su l'arena,<br />
quantunque indarno, minacciosi e torvi
quantunque indarno, minacciosi e torvi<br />
stender le braccia a noi, le teste al cielo:
stender le braccia a noi, le teste al cielo:<br />
concilio orrendo, ché ristretti insieme
concilio orrendo, ché ristretti insieme<br />
erano quai di querce annose a Giove,
erano quai di querce annose a Giove,<br />
di cipressi coniferi a Dïana
di cipressi coniferi a Dïana<br />
s'ergono i boschi alteramente a l'aura.
s'ergono i boschi alteramente a l'aura.<br />
<br />

Fero timor n'assalse; e da l'un canto
Fero timor n'assalse; e da l'un canto<br />
pensammo di lasciar che 'l vento stesso
pensammo di lasciar che 'l vento stesso<br />
ne portasse a seconda ovunque fosse,
ne portasse a seconda ovunque fosse,<br />
purché lunge da loro; ma da l'altro,
purché lunge da loro; ma da l'altro,<br />
d'Eleno ce 'l vietava il detto espresso,
d'Eleno ce 'l vietava il detto espresso,<br />
che per mezzo di Scilla e di Cariddi
che per mezzo di Scilla e di Cariddi<br />
passar non si dovesse a sí gran rischio,
passar non si dovesse a sí gran rischio,<br />
e di sí poco spazio e quinci e quindi
e di sí poco spazio e quinci e quindi<br />
scevri da morte. In questa, che già fermi
scevri da morte. In questa, che già fermi<br />
eravam di voltar le vele a dietro,
eravam di voltar le vele a dietro,<br />
ecco che da lo stretto di Peloro,
ecco che da lo stretto di Peloro,<br />
ne vien Bora a grand'uopo, onde repente
ne vien Bora a grand'uopo, onde repente<br />
a la sassosa foce di Pantagia,
a la sassosa foce di Pantagia,<br />
al megarico seno, ai bassi liti
al megarico seno, ai bassi liti<br />
ne trovammo di Tapso. In cotal guisa
ne trovammo di Tapso. In cotal guisa<br />
riferiva Achemenide, compagno
riferiva Achemenide, compagno<br />
che s'è detto d'Ulisse, esser nomati
che s'è detto d'Ulisse, esser nomati<br />
quei lochi, onde pria seco era passato.
quei lochi, onde pria seco era passato.<br />
<br />

Giace de la Sicania al golfo avanti
Giace de la Sicania al golfo avanti<br />
un'isoletta che a Plemmirio ondoso
un'isoletta che a Plemmirio ondoso<br />
è posta incontro, e dagli antichi è detta
è posta incontro, e dagli antichi è detta<br />
per nome Ortigia. A quest'isola è fama
per nome Ortigia. A quest'isola è fama<br />
che per vie sotto al mare il greco Alfeo
che per vie sotto al mare il greco Alfeo<br />
vien da Dòride intatto, infin d'Arcadia
vien da Dòride intatto, infin d'Arcadia<br />
per bocca d'Aretusa a mescolarsi
per bocca d'Aretusa a mescolarsi<br />
con l'onde di Sicilia. E qui del loco
con l'onde di Sicilia. E qui del loco<br />
venerammo i gran numi; indi varcammo
venerammo i gran numi; indi varcammo<br />
del paludoso Eloro i campi opimi.
del paludoso Eloro i campi opimi.<br />
Rademmo di Pachino i sassi alpestri,
Rademmo di Pachino i sassi alpestri,<br />
scoprimmo Camarina, e 'l fato udimmo,
scoprimmo Camarina, e 'l fato udimmo,<br />
che mal per lei fôra il suo stagno asciutto.
che mal per lei fôra il suo stagno asciutto.<br />
La pianura passammo de' Geloi,
La pianura passammo de' Geloi,<br />
di cui Gela è la terra, e Gela il fiume.
di cui Gela è la terra, e Gela il fiume.<br />
Molto da lunge il gran monte Agragante
Molto da lunge il gran monte Agragante<br />
vedemmo, e le sue torri e le sue spiagge
vedemmo, e le sue torri e le sue spiagge<br />
che di razze fur già madri famose.
che di razze fur già madri famose.<br />
Col vento stesso indietro ne lasciammo
Col vento stesso indietro ne lasciammo<br />
la palmosa Seline; e 'n su la punta
la palmosa Seline; e 'n su la punta<br />
giunti di Lilibeo, tosto girammo
giunti di Lilibeo, tosto girammo<br />
le sue cieche seccagne, e 'l porto alfine
le sue cieche seccagne, e 'l porto alfine<br />
del mal veduto Drepano afferrammo.
del mal veduto Drepano afferrammo.<br />
<br />

Qui, lasso me! da tanti affanni oppresso,
Qui, lasso me! da tanti affanni oppresso,<br />
a tanti esposto, il mio diletto padre,
a tanti esposto, il mio diletto padre,<br />
il mio padre perdei. Qui stanco e mesto,
il mio padre perdei. Qui stanco e mesto,<br />
padre, m'abbandonasti; e pur tu solo
padre, m'abbandonasti; e pur tu solo<br />
m'eri in tante gravose mie fortune
m'eri in tante gravose mie fortune<br />
quanto avea di conforto e di sostegno.
quanto avea di conforto e di sostegno.<br />
Ohimè! che indarno da sí gran perigli
Ohimè! che indarno da sí gran perigli<br />
salvo ne ti rendesti. Ah, che fra tanti
salvo ne ti rendesti. Ah, che fra tanti<br />
orrendi e miserabili infortuni,
orrendi e miserabili infortuni,<br />
ch'Eleno ci predisse e l'empia Arpia,
ch'Eleno ci predisse e l'empia Arpia,<br />
questo non era già, ch'era il maggiore!
questo non era già, ch'era il maggiore!<br />
Oh fosse questo ancor l'ultimo affanno,
Oh fosse questo ancor l'ultimo affanno,<br />
com'è l'ultimo corso! Ché partendo
com'è l'ultimo corso! Ché partendo<br />
da Drepano, se ben fera tempesta
da Drepano, se ben fera tempesta<br />
qui m'ha gittato, certo amico nume
qui m'ha gittato, certo amico nume<br />
m'ha, benigna regina, a voi condotto».
m'ha, benigna regina, a voi condotto».<br />
<br />

Cosí da tutti con silenzio udito,
Cosí da tutti con silenzio udito,<br />
poich'ebbe Enea distesamente esposto
poich'ebbe Enea distesamente esposto<br />
la ruina di Troia e i rischi e i fati
la ruina di Troia e i rischi e i fati<br />
e gli error suoi, fece qui fine e tacque.
e gli error suoi, fece qui fine e tacque.
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Versione delle 00:05, 3 mar 2006

Eneide/Libro terzo
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«Poi che fu d'Asia il glorïoso regno
e 'l suo re seco e 'l suo legnaggio tutto,
com'al cielo piacque, indegnamente estinto,
Ilio abbattuto e la nettunia Troia
desolata e combusta; i santi augúri
spïando, a vari esigli, a varie terre
per ricovro di noi pensando andammo:
e ne la Frigia stessa, a piè d'Antandro,
ne' monti d'Ida, a fabbricar ne demmo
la nostra armata, non ben certi ancóra
ove il ciel ne chiamasse, e quale altrove
ne desse altro ricetto. Ivi le genti
d'intorno accolte, al mar ne riducemmo,
e n'imbarcammo alfine. Era de l'anno
la stagion prima, e i primi giorni a pena,
quando, sciolte le sarte e date a' venti
le vele, come volle il padre Anchise,
piangendo abbandonai le rive e i porti
e i campi ove fu Troia, i miei compagni
meco traendo e 'l mio figlio e i miei numi
a l'onde in preda, e de la patria in bando.

È de la Frigia incontro un gran paese
da' Traci arato, al fiero Marte additto,
ampio regno e famoso, e seggio un tempo
del feroce Licurgo. Ospiti antichi
s'eran Traci e Troiani; e fin ch'a Troia
lieta arrise fortuna, ebbero entrambi
comuni alberghi. A questa terra in prima
drizzai 'l mio corso, e qui primieramente
nel curvo lito con destino avverso
una città fondai, che dal mio nome
Enèade nomossi; e mentre intorno
me ne travaglio, e i santi sacrifici
a Venere mia madre ed agli dèi,
che sono al cominciar propizi, indico:
mentre che 'n su la riva un bianco toro
al supremo Tonante offro per vittima,
udite che m'avvenne. Era nel lito
un picciol monticello, a cui sorgea
di mirti in su la cima e di corniali
una folta selvetta. In questa entrando
per di fronde velare i sacri altari,
mentre de' suoi piú teneri e piú verdi
arbusti or questo, or quel diramo e svelgo;
orribile a veder, stupendo a dire,
m'apparve un mostro: ché, divelto il primo
da le prime radici, uscîr di sangue
luride gocce, e ne fu 'l suolo asperso.
Ghiado mi strinse il core; orror mi scosse
le membra tutte; e di paura il sangue
mi si rapprese. Io le cagioni ascose
di ciò cercando, un altro ne divelsi;
ed altro sangue uscinne: onde confuso
vie piú rimasi; e nel mio cor diversi
pensier volgendo, or de l'agresti ninfe,
or del scitico Marte i santi numi
adorando, porgea preghiere umíli,
che di sí fiera e portentosa vista
mi si togliesse, o si temprasse almeno
il diro annunzio. Ritentando ancora,
vengo al terzo virgulto, e con piú forza
mentre lo scerpo, e i piedi al suolo appunto,
e lo scuoto e lo sbarbo (il dico, o 'l taccio?),
un sospiroso e lagrimabil suono
da l'imo poggio odo che grida e dice:

"Ahi! perché sí mi laceri e mi scempi?
Perché di cosí pio, cosí spietato,
Enea, vèr me ti mostri? A che molesti
un ch'è morto e sepolto? A che contamini
col sangue mio le consanguinee mani?
Ché né di patria, né di gente esterno
son io da te; né questo atro liquore
esce da sterpi, ma da membra umane.
Ah! fuggi, Enea, da questo empio paese:
fuggi da questo abbominevol lito:
ché Polidoro io sono, e qui confitto
m'ha nembo micidiale, e ria semenza
di ferri e d'aste che, dal corpo mio
umor preso e radici, han fatto selva".

A cotal suon, da dubbia téma oppresso,
stupii, mi raggricciai, muto divenni,
di Polidoro udendo. Un de' figliuoli
era questi del re, ch'al tracio rege
fu con molto tesoro occultamente
accomandato allor che da' Troiani
incominciossi a diffidar de l'armi,
e temer de l'assedio. Il rio tiranno,
tosto che a Troia la fortuna vide
volger le spalle, anch'ei si volse, e l'armi
e la sorte seguí de' vincitori;
sí che, de l'amicizia e de l'ospizio
e de l'umanità rotta ogni legge,
tolse al regio fanciul la vita e l'oro.

Ahi de l'oro empia ed esecrabil fame!
E che per te non osa, e che non tenta
quest'umana ingordigia? Or poi che 'l gelo
mi fu da l'ossa uscito, a' primi capi
del popol nostro ed a mio padre in prima
il prodigio refersi, e di ciascuno
il parer ne spiai. "Via, - disser tutti
concordemente - abbandoniam quest'empia
e scelerata terra; andiam lontano
da questo infame e traditore ospizio;
rimettiamci nel mare". Indi l'esequie
di Polidoro a celebrar ne demmo;
e, composto di terra un alto cumulo,
gli altar vi consacrammo a i numi inferni,
che di cerulee bende e di funesti
cipressi eran coverti. Ivi le donne
d'Ilio, com'è fra noi rito solenne,
vestite a bruno e scapigliate e meste
ulularono intorno; e noi di sopra
di caldo latte e di sacrato sangue
piene tazze spargemmo, e con supremi
richiami amaramente al suo sepolcro
rivocammo di lui l'anima errante.
Né pria ne si mostrâr l'onde sicure,
e fidi i venti, che, del porto usciti,
incontinente ne vedemmo avanti
sparir l'odiosa terra, e gir da noi
di mano in man fuggendo i liti e i monti.

È nel mezzo a l'Egeo, diletta a Dori
ed a Nettuno, un'isola famosa,
che già mobile e vaga intorno a' liti
agitata da l'onde errando andava,
ma fatta di Latona e de' suoi figli
ricetto un tempo, dal pietoso arciero
tra Gïaro e Micon fu stretta in guisa,
ch'immota, e cólta, e consacrata a lui,
ebbe poi le tempeste e i vènti a scherno.
Qui porto placidissimo e securo
stanchi ne ricevette, e già smontati
veneravam d'Apollo il santo nido;
quand'ecco Anio suo rege, e rege insieme
e sacerdote, che di sacre bende
e d'onorato alloro il crine adorno,
ne si fa 'ncontro. Era al mio padre Anchise
già di molt'anni amico; onde ben tosto
lo riconobbe, e con sembiante allegro
lui primamente, indi noi tutti accolti,
n'abbracciò, ne 'nvitò, seco n'addusse.

Quinci al delúbro, ch'ad Apollo in cima
era d'un sasso anticamente estrutto,
tutti salimmo; ed io devoto orai:
"Danne, padre Timbrèo, propria magione,
e propria terra, ove già stanchi abbiamo
posa e ristoro, e ne da' stirpe e nido
opportuno, durabile e securo;
danne Troia novella; e de' Troiani
serba queste reliquie, che avanzate
sono a pena agli storpi, a le ruine,
al foco, a' Greci, al dispietato Achille.
Mostrane chi ne guidi, ove s'indrizzi
il nostro corso, a qual fia 'l nostro seggio.
Coi tuoi piú chiari e manifesti augúri,
signor, tu ne predici e tu n'ispira".

Avea ciò detto a pena, che repente
il limitare, il tempio, e 'l monte tutto
crollossi intorno; scompigliârsi i lauri;
aprissi, e dagli interni suoi ridotti
mugghiò la formidabile cortina.
Noi riverenti a terra ne gittammo;
e 'l suon, ch'era confuso, a l'aura uscendo,
articolossi, e cosí dire udissi:

"Dardanidi robusti, onde l'origine
traeste in prima, ivi ancor lieto e fertile
di vostra antica madre il grembo aspettavi.
Di lei dunque cercate; a lei tornatevi:
ch'ivi sovr'ogni gente, in tutti i secoli
domineranno i glorïosi Enèadi,
e la posterità de gli lor posteri".

Ciò disse Apollo: e del suo detto fessi
infra noi gran letizia e gran bisbiglio,
interrogando e ricercando ognuno
qual paese, qual madre, qual ricetto
ne s'accennasse. Allora il padre Anchise
da lunge i tempi ripetendo e i casi
dei nostri antichi eroi: "Signori, udite -
ne disse, - ch'io darò lume e compenso
a le vostre speranze. È del gran Giove
Creta quasi gran cuna in mezzo al mare
isola chiara, e regno ampio e ferace,
che cento gran città nodrisce e regge.
Ivi sorge un'altr'Ida, onde nomata
fu l'Ida nostra; ond'ha seme e radice
nostro legnaggio: onde primieramente
Teucro, padre maggior de' maggior nostri
(se ben me ne rammento), errando venne
a le spiagge di Reto, ov'egli elesse
di fondare il suo regno. Ilio non era,
né di Pergamo ancor sorgean le mura
fino in quel tempo: e sol ne l'ime valli
abitavan le genti. Indi a noi venne
la gran Cibele madre; indi son l'armi
de' Coribanti, indi la selva idea,
e quel fido silenzio, onde celati
son quei nostri misteri, e quei leoni
ch'al carro de la dea son posti al giogo.
Di là dunque veniamo, e là vuol Febo
che si ritorni. Or via seguiamo il fato:
plachiamo i vènti e ne la Creta andiamo,
che non è lunge; e se n'è Giove amico,
anzi tre dí n'approderemo ai liti".

Ciò detto, a ciascun dio, come conviensi,
sacrificando, due gran tori occise:
e l'un diede a Nettuno e l'altro a Febo:
una pecora negra a la Tempesta;
al Sereno una bianca. Era in quei giorni
fama che Idomeneo, cretese eroe,
da la sua patria e da' paterni regni
era scacciato; onde di Creta i liti
d'armi, di duce e di seguaci suoi,
nostri nimici, in gran parte spogliati,
stavano a noi senza contesa esposti.

Tosto d'Ortigia abbandonammo i porti;
trapassammo di Nasso i pampinosi
colli, e Bacco onorammo: i verdi liti
di Dònisa, e d'Olëaro varcammo:
giungemmo a Paro, e le sue bianche ripe
lasciammo indietro: indi di mano in mano
l'altre Cícladi tutte e 'l mar che rotto
da tant' isole e chiuso ondeggia e ferve;
e seguendo, com'è de' naviganti
marinaresca usanza, - in Creta! in Creta! -
lietamente gridando, con un vento
che ne feria senza ritegno in poppa,
quasi a volo andavamo; onde ben tosto
de' Cureti appressammo i liti antichi;
e gli scoprimmo, e v'approdammo alfine.
Giunti che fummo, avidamente diemmi
a fabricar le desïate mura,
e Pergamea da Pergamo le dissi.
Con questo amato nome amore e speme
destai di nuova patria, e studio intenso
d'alzar le mura e di fondar gli alberghi.
Eran le navi in su la rena addotte
per la piú parte; era la gente intenta
a l'arti, a la coltura, ai maritaggi,
ad ogni affare; ed io lor ministrava
leggi e ragioni, e facea templi e strade,
quando fera, improvvisa pestilenza,
ne sopravvenne; e la stagione e l'anno
e gli uomini e gli armenti e l'aria e l'acque
e tutto altro infettonne; onde ogni corpo
o cadeva o languiva; e la semente
e i frutti e l'erbe e le campagne stesse
da la rabbia di Sirio e dal veleno
de l'orribil contage arse e corrotte,
ci negavano il vitto. Il padre mio
per consiglio ne diè che un'altra volta,
rinavigando il navigato mare,
si tornasse in Ortigia, e che di nuovo
ricorrendo di Febo al santo oracolo,
perdon gli si chiedesse, aíta e scampo
da sí maligno e velenoso influsso,
ed alfin del cammino e de la stanza
chiaro ne si traesse indrizzo e lume.

Era già notte, e già dal sonno vinta
posa e ristoro avea l'umana gente,
quando le sacre effigi de' Penati,
quelle che meco avea tratte dal foco
de la mia patria, quelle stesse in sogno
vive mi si mostrâr veraci e chiare:
tal piena, avversa e luminosa luna
penetrava, per entro al chiuso albergo,
di puri vetri i lucidi spiragli;
e com'eran visibili, appressando
la sponda ov'io giacea, soavemente
mi si fecero avanti, e 'n cotal guisa
mi confortaro: "Quel che Apollo stesso,
se tornaste in Ortigia, a voi direbbe,
qui mandati da lui vi diciam noi:
e noi siam quei che dopo Troia incensa
per tanti mari a tanti affanni teco
n'uscimmo, e te seguiamo e l'armi tue.
Noi compagni ti siamo, e noi saremo
ch'a la nova città, che tu procuri,
daremo eterno imperio, e i tuoi nipoti
ergeremo a le stelle. Alto ricetto
tu dunque e degno de l'altezza loro
prepara intanto; e i rischi e le fatiche
non rifiutar di piú lontano esiglio.
Cerca loro altro seggio; ergi altre mura
vie piú chiare di queste: ché di Creta
né curiam noi, né lo ti dice Apollo.

Una parte d'Europa è, che da' Greci
si disse Esperia, antica, bellicosa
e fertil terra. Dagli Enotri cólta,
prima Enotria nomossi: or, com'è fama,
preso d'Italo il nome, Italia è detta.
Questa è la terra destinata a noi.
Quinci Dardano in prima e Iasio usciro;
e Dardano è l'autor del sangue nostro.
Sorgi dunque e riporta al padre Anchise
quel ch'or noi ti diciam, ché diciam vero:
e tu cerca di Còrito e d'Ausonia
l'antiche terre, ché da Giove in Creta
regnar ti s'interdice". Io di tal vista,
e di tai voci, ch'eran voci e corpi
de' nostri dèi, non simulacri e sogni
(ché ne vid'io le sacre bende e i volti
spiranti e vivi), attonito e cosperso
di gelato sudore, in un momento
salto dal letto; e con le mani al cielo
e con la voce supplicando, spargo
di doni intemerati i santi fochi.
Riveriti i Penati, al padre Anchise
lieto men vado, e del portento intera-
mente il successo e l'ordine gli espongo.
Incontinente riconobbe il doppio
nostro legnaggio, e i due padri e i due tronchi
de' cui rami siam noi vette e rampolli;
e d'erro uscito: "Ora io m'avveggio, - disse -
figlio, che segno sei de le fortune
e del fato di Troia; e ciò rincontro
che Cassandra dicea: sola Cassandra
lo previde e 'l predisse. Ella al mio sangue
augurò questo regno; e questa Italia
e questa Esperia avea sovente in bocca.
Ma chi mai ne l'Esperia avria creduto
che regnassero i Teucri? E chi credea
in quel tempo a Cassandra? Ora, mio figlio,
cediamo a Febo; e ciò che 'l dio del vero
ne dà per meglio, per miglior s'elegga".

Ciò disse, e i detti suoi tosto eseguimmo;
ed ancor questa terra abbandonammo,
se non se pochi. N'andavamo a vela
con second'aura; e già d'alto mirando,
non piú terra apparia, ma cielo ed acqua
vedevam solamente, quando oscuro
e denso e procelloso un nembo sopra
mi stette al capo, onde tempesta e notte
ne si fece repente e di piú siti
rapidi uscendo imperversaro i vènti;
s'abbuiò l'aria, abbaruffossi il mare,
e gonfiaro altamente e mugghiâr l'onde.
Il ciel fremendo, in tuoni, in lampi, in folgori
si squarciò d'ogni parte. Il giorno notte
fessi, e la notte abisso: e l'un da l'altro
non discernendo, Palinuro stesso
de la via diffidossi e de la vita.

Cosí tolti dal corso, e quinci e quindi
per lo gran golfo dissipati e ciechi,
da buio e da caligine coverti,
tre soli interi senza luce errammo,
tre notti senza stelle. Il quarto giorno
vedemmo al fin, quasi dal mar risorta,
la terra aprirne i monti e gittar fumo.
Caggion le vele; e i remiganti a pruova,
di bianche schiume il gran ceruleo golfo
segnando, inverso i liti i legni affrettano.
Né prima fui di sí gran rischio uscito,
che giunto nelle Stròfadi mi vidi.
Stròfadi grecamente nominate
son certe isole in mezzo al grande Ionio,
da la fera Celeno e da quell'altre
rapaci e lorde sue compagne Arpie
fin d'allora abitate, che per téma
lasciâr le prime mense, e di Finèo
fu lor chiuso l'albergo. Altro di queste
piú sozzo mostro, altra piú dira peste
da le tartaree grotte unqua non venne.
Sembran vergini a' volti; uccelli e cagne
a l'altre membra: hanno di ventre un fedo
profluvio, ond'è la piuma intrisa ed irta,
le man d'artigli armate: il collo smunto,
la faccia per la fame e per la rabbia
pallida sempre e raggrinzata e magra.

Tosto che qui sospinti in porto entrammo,
ecco sparsi veggiam per la campagna
senza custodi andar gran torme errando
di cornuti e villosi armenti e greggi.
Smontiamo in terra; e per far carne, prese
l'armi, a predare andiamo, e de la preda
gli dèi chiamiamo e Giove stesso a parte.

Fatta la strage e già parati i cibi
e distese le mense, eravam lungo
al curvo lito a ricrearne assisi,
quand'ecco che da' monti in un momento
con dire voci e spaventoso rombo
ne si fan sopra le bramose Arpie;
e con gli urti e con l'ali e con gli ugnoni,
col tetro, osceno, abbominevol puzzo
ne sgominâr le mense, ne rapiro,
ne infettâr tutti e i cibi e i lochi e noi.

Era presso un ridotto, ove alta e cava
rupe d'arbori chiusa e d'ombre intorno
facea capace ed opportuno ostello.
Ivi ne riducemmo, e ne le mense
riposti i cibi e ne gli altari i fochi,
a convivar tornammo; ed ecco un'altra
volta d'un'altra parte per occulte
e non previste vie ne si scoverse
l'orribil torma; e con gli adunchi artigli,
co' fieri denti e con le bocche impure
ghermîr la preda, e ne lasciâr di novo
vòte le mense e scompigliate e sozze.

Allor: "Via, - dico a' miei - di guerra è d'uopo
contra sí dira gente". E tutti a l'arme
ed a battaglia incito. Eglino, in guisa
ch'io li disposi, i ferri ignudi e l'aste
e gli scudi e le frombe e i corpi stessi
infra l'erba acquattaro; il lor ritorno
stêro aspettando. Era Miseno in alto
a la veletta asceso; e non piú tosto
scoprir le vide, e schiamazzare udille,
che col canoro suo cavo oricalco
ne diè cenno a' compagni. Uscîr d'agguato
tutti in un tempo, e nuova zuffa e strana
tentâr contra i marini uccelli in vano:
ché le piume e le terga ad ogni colpo
aveano impenetrabili e secure;
onde securamente al ciel rivolte
se ne fuggiro, e ne lasciâr la preda
sgraffiata, smozzicata e lorda tutta.
Sola Celèno a l'alta rupe in cima
disdegnosa fermossi e, d'infortuni
trista indovina infurïossi, e disse:
"Dunque non basta averne, ardita razza
di Laomedonte, depredati e scórsi
gli armenti e i campi nostri, che ancor guerra,
guerra ancor ne movete? E le innocenti
Arpie scacciar del patrio regno osate?
Ma sentite, e nel cor vi riponete
quel ch'io v'annunzio. Io son Furia suprema
ch'annunzio a voi quel che 'l gran Giove a Febo,
e Febo a me predice. Il vostro corso
è per l'Italia, e ne l'Italia arete
e porto e seggio. Ma di mura avanti
la città che dal ciel vi si destina
non cingerete, che d'un tale oltraggio
castigo arete; e dira fame a tanto
vi condurrà, che fino anco le mense
divorerete". E, cosí detto, il volo
riprese in vèr la selva, e dileguossi.

Sgomentaronsi i miei, cadde lor l'ira;
e prieghi, invece d'armi, e voti oprando,
mercé chiesero e pace, o dive o dire
che si fosser l'alate ingorde belve:
e 'l padre Anchise in su la riva sporte
al ciel le palme, e i gran celesti numi
umilmente invocando, indisse i sacri
a lor dovuti onori: "O dii possenti,
o dii benigni, voi rendete vane
queste minacce; voi di caso tale
ne liberate; e voi giusti e voi buoni
siate pietosi a noi ch'empi non siamo".

Indi ratto comanda che dal lito
si disciolgano i legni. Entriam nel mare,
spieghiam le vele agli austri, e via per l'onde
spumose a tutto corso in fuga andiamo
là 've 'l vento e 'l nocchier ne guida e spinge.
E già d'alto apparir veggiam le selve
di Zacinto; passiam Dulichio e Same;
varchiam Nèrito alpestro; e via fuggendo,
e bestemmiando, trapassiam gli scogli
d'Itaca, imperio di Laerte, e nido
del fraudolente Ulisse. Indi ne s'apre
il nimboso Leucàte, e quel che tanto
a' naviganti è spaventoso, Apollo.
Ivi stanchi approdammo; ivi gittate
l'àncore, ed accostati i legni al lito,
ne la picciola sua cittade entrammo.

Grata vie piú quanto sperata meno
ne fu la terra; onde purgati ergemmo
altari e vóti, ed ostie a Giove offrimmo.
E d'Azio in su la riva festeggiando,
ignudi ed unti, uscîr de' miei compagni
i piú robusti, e, com'è patria usanza,
varie palestre a lotteggiar si diêro:
gioiosi che per tanto mare e tante
greche terre inimiche a salvamento
fosser tant'oltre addotti. Era de l'anno
compito il giro, e i gelidi aquiloni
infestavano il mare; ond'io lo scudo,
che di forbito e concavo metallo
fu già del grande Abante insegna e spoglia,
con un tal motto in su le porte appesi:
A' GRECI VINCITORI ENEA LEVOLLO,
ED A TE 'L SACRA, APOLLO. Indi al mar giunti
ne rimbarcammo: e remigando a gara,
fummo in un tempo de' Feaci a vista,
e gli varcammo: poi rivolti a destra,
costeggiammo l'Epiro, e di Caonia
giungemmo al porto, ed in Butroto entrammo.
Qui cosa udii, che meraviglia e gioia
mi porse insieme; e fu, ch'Eleno, figlio
di Prïamo re nostro, era a quel regno
di greche terre assunto, e che di Pirro
e del suo scettro e del suo letto erede
troiano sposo a la troiana Andromache
s'era congiunto. Arsi d'immenso amore
di visitarlo, e di spïar da lui
come ciò fosse; e de l'armata uscendo,
scesi nel lito, e me n'andai con pochi
a ritrovarlo. Era quel giorno a sorte
Andromache regina in su la riva
del nuovo Simoenta a far solenne
sepolcral sacrificio; e, come è rito
de la mia patria, avea, fra due grand'are
di verdi cespi una gran tomba eretta,
monumento di lagrime e di duolo.
ove con tristi doni e con lugúbri
voci del grand'Ettòr l'anima e 'l nome
chiamando, il finto suo corpo onorava.

Poiché venir mi vide, e che di Troia
avvisò l'armi, e me conobbe, un mostro
veder le parve, e forsennata e stupida
fermossi in prima; indi gelata e smorta
disvenne e cadde; e dopo molto, a pena
risensando, mirommi, e cosí disse:

"Oh! sei tu vero, o pur mi sembri Enea?
Sei corpo od ombra? Se da' morti udito
è il mio richiamo, Ettòr perché te manda?
Perch'ei teco non viene? E sei tu certo
nunzio di lui?" Ciò detto, lagrimando,
empia di strida e di lamenti i campi.

Io di pietà e di duol confuso, a pena
in poche voci, e quelle anco interrotte,
snodai la lingua: "Io vivo, se pur vita
è menar giorni sí gravosi e duri:
ma cosí spiro ancora, e veramente
son io quel che ti sembro. O da qual grado
scaduta, e da quanto inclito marito!
Andromache d'Ettòr a Pirro, a Pirro
fosti congiunta? Or qual altra piú lieta
t'incontra, e piú di te degna fortuna?"
Abbassò 'l volto, e con sommessa voce
cosí rispose: "O fortunata lei
sovr'ogni donna, che regina e vergine,
ne la sua patria a sacrificio offerta,
del nimico fu vittima e non preda,
né del suo vincitor serva né donna:
io dopo Troia incensa, e dopo tanti
e tanti arati mari, a servir nata,
de la stirpe d'Achille il giogo e 'l fasto,
e 'l superbo suo figlio a soffrir ebbi.
Questi poi con Ermïone congiunto,
e lei, che de la razza era di Leda
e del sangue di Sparta, a me preposta,
volle ch'Eleno ed io, servi ambidue,
n'accoppiassimo insieme. Oreste intanto,
che tôr l'amata sua donna si vide,
da l'amore infiammato e da le faci
de le furie materne, anzi agli altari
del padre Achille, insidïosamente
tolse la vita a lui. Per la sua morte
fu 'l suo regno diviso; e questa parte
de la Caonia ad Eleno ricadde,
che dal nome di Càone troiano
cosí l'ha detta, come disse ancora
Ilio da l'Ilio nostro questa ròcca
che qui su vedi; e Simoenta e Pergamo
queste picciole mura e questo rivo.
Ma te quai vènti, o qual nostra ventura
ha qui condotto, fuor d'ogni pensiero
di noi certo, e tuo forse? Ascanio nostro
vive? cresce? che fa? come ha sentito
la morte di Creúsa? E qual presagio
ne dà ch'Enea suo padre, Ettor suo zio
si rinnovino in lui?" Cotali Andromache
spargea pianti e parole; ed ecco intanto
il teucro eroe che de la terra uscendo,
con molti intorno a rincontrar ne venne.
Tosto che n'adocchiò, meravigliando
ne conobbe, n'accolse, e lietamente
seco n'addusse, de' comuni affanni
molto con me, mentre andavamo, anch'egli
ragionando e piangendo. Entrammo al fine
ne la picciola Troia, e con diletto
un arido ruscello, un cerchio angusto
sentii con finti e rinnovati nomi
chiamar Pergamo e Xanto; e de la Scea
porta entrando abbracciai l'amata soglia.
Cosí fecero i miei, meco godendo
l'amica terra, come propria e vera
fosse lor patria. Il re le sale e i portici
di mense empiendo, fe' lor cibi e vini
da' regii servi realmente esporre
con vaselli d'argento e coppe d'oro.

Passato il primo giorno e l'altro appresso,
soffiâr prosperi i vènti; ond'io commiato
a l'indovino re chiedendo, seco
mi ristrinsi e gli dissi: "Inclito sire,
cui non son degli dèi le menti occulte,
che Febo spiri e 'l tripode e gli allori
del suo tempio dispensi, e de le stelle
e de' volanti ogni secreto intendi,
danne certo, ti priego, indicio e lume
de le nostre venture. Il nostro corso,
com'ogni augurio accenna ed ogni nume
ne persuade, è per l'Italia; e lieto
e fortunato ancor ne si promette
infino a qui. Sola Celeno Arpia
novi e tristi infortuni, e fame ed ira
degli dèi ne minaccia. Io da te chieggio
avvertenze e ricordi, onde sia saggio
a tai perigli, e forte a tanti affanni".

Qui pria solennemente Eleno, occisi
i dovuti giovenchi, in atto umíle
impetrò dagli dèi favore e pace;
poscia, raccolto in sé, le bende sciolse
del sacro capo; e me, cosí com'era
a tanto officio attonito e sospeso,
per man prendendo, a la febèa spelonca
m'addusse avanti, e con divina voce
intonando proruppe: "O de la dea
pregiato figlio (quando a gran fortuna
è chiaro in prima che 'l tuo corso è vòlto;
tal è del ciel, de' fati e di colui
che gli regge, il voler, l'ordine e 'l moto),
io di molte e gran cose che antiveggo
del tuo peregrinaggio, acciò piú franco
navighi i nostri mari, e 'l porto ausonio,
quando che sia, securamente attinga,
poche ne ti dirò, ch'a te le Parche
vietan che piú ne sappi; ed a me Giuno,
ch'io piú te ne riveli. In prima il porto,
e l'Italia che cerchi, e sí vicina
ti sembra, è da tal via, da tanti intrichi
scevra da te, ch'anzi che tu v'aggiunga,
ti parrà malagevole, e lontana
piú che non credi; e ti fia d'uopo avanti
stancar piú volte i remiganti e i remi,
e 'l mar de la Sicilia e 'l mar Tirreno,
e i laghi inferni e l'isola di Circe
cercar ti converrà, pria che vi fondi
securo seggio. Io di ciò chiari segni
darotti, e tu ne fa nota e conserva.

Quando piú stanco e travagliato a riva
sarai d'un fiume, u' sotto un'elce accolta
sarà candida troia, ed arà trenta
candidi figli a le sue poppe intorno,
allor di': - Questo è 'l segno e 'l tempo e 'l loco
da fermar la mia sede, e questo è 'l fine
de' miei travagli -. Or che l'ingorda fame
addur ti deggia a trangugiar le mense,
comunque avvenga, i fati a ciò daranno
opportuno compenso; e questo Apollo
invocato da voi presto saravvi.
Queste terre d'Italia e questa riva
vèr noi vòlta e vicina ai liti nostri,
è tutta da' nimici e da' malvagi
Greci abitata e cólta: e però lunge
fuggi da loro. I Locri di Narizia
qui si posaro; e qui ne' Salentini
i suoi Cretesi Idomeneo condusse;
qui Filottete il melibeo campione
la piccioletta sua Petilia eresse.
Fuggili, dico, e quando anco varcato
sarai di là ne l'alto lito, intento
a sciôrre i vóti, di purpureo ammanto
ti vela il capo, acciò tra i santi fochi,
mentre i tuoi numi adori, ostile aspetto
te coi tuoi sacrifici non conturbi:
e questo rito poi sia castamente
da te servato e da' nepoti tuoi.

Quinci partito, allor che da vicino
scorgerai la Sicilia, e di Peloro
ti si discovrirà l'angusta foce,
tienti a sinistra, e del sinistro mare
solca pur via quanto a di lungo intorno
gira l'isola tutta, e da la destra
fuggi la terra e l'onde. È fama antica
che questi or due tra lor disgiunti lochi
erano in prima un solo, che per forza
di tempo, di tempeste e di ruine
(tanto a cangiar queste terrene cose
può de' secoli il corso), un dismembrato
fu poi da l'altro. Il mar fra mezzo entrando
tanto urtò, tanto róse, che l'esperio
dal sicolo terreno alfin divise:
e i campi e le città, che in su le rive
restaro, angusto freto or bagna e sparte.
Nel destro lato è Scilla; nel sinistro
è l'ingorda Cariddi. Una vorago
d'un gran baratro è questa, che tre volte
i vasti flutti rigirando assorbe,
e tre volte a vicenda li ributta
con immenso bollor fino a le stelle.
Scilla dentro a le sue buie caverne
stassene insidïando; e con le bocche
de' suoi mostri voraci, che distese
tien mai sempre ed aperte, i naviganti
entro al suo speco a sé tragge e trangugia.
Dal mezzo in su la faccia, il collo e 'l petto
ha di donna e di vergine; il restante,
d'una pistrice immane, che simíli
a' delfini ha le code, ai lupi il ventre.
Meglio è con lungo indugio e lunga volta
girar Pachino e la Trinacria tutta,
che, non ch'altro, veder quell'antro orrendo,
serntir quegli urli spaventosi e fieri
di quei cerulei suoi rabbiosi cani.

Oltre a ciò, se prudenti, se fedeli
sembrar ti può che sian d'Eleno i detti,
e se scarso non m'è del vero Apollo,
sovr'a tutto io t'accenno, ti predico,
ti ripeto piú volte e ti rammento,
la gran Giunone invoca: a Giunon vóti
e preghi e doni e sacrifici offrisci
devotamente; che, lei vinta alfine,
terrai d'Italia il desïato lito.

Giunto in Italia, allor che ne la spiaggia
sarai di Cuma, il sacro averno lago
visita, e quelle selve e quella rupe,
ove la vecchia vergine Sibilla
profetizza il futuro, e 'n su le foglie
ripone i fati: in su le foglie, dico,
scrive ciò che prevede, e ne la grotta
distese ed ordinate, ove sian lette,
in disparte le lascia. Elle serbando
l'ordine e i versi, ad uopo de' mortali
parlan de l'avvenire, e quando, aprendo
talor la porta, il vento le disturba,
e van per l'antro a volo, ella non prende
piú di ricôrle e d'accozzarle affanno;
onde molti delusi e sconsigliati
tornan sovente, e mal di lei s'appagano.
Tu per soverchio che ti sembri indugio,
per richiamo de' vènti o de' compagni,
non lasciar di vederla, e d'impetrarne
grazia, che di sua bocca ti risponda,
e non con frondi. Ella daratti avviso
d'Italia, de le guerre e de le genti
che ti fian contra; e mostreratti il modo
di fuggir, di soffrir, d'espugnar tutte
le tue fortune, e di condurti in porto.
Questo è quel che m'occorre, o che mi lice
ch'io ti ricordi. Or vanne, e co' tuoi gesti
te porta e i tuoi con la gran Troia al cielo".

Poscia che ciò come profeta disse,
comandò come amico ch'a le navi
gli portassero i doni, opre e lavori
ch'avea d'oro e d'avorio apparecchiati,
e gran masse d'argento e gran vaselli
di dodonèo metallo: una lorica
di forbite azzimine; e rinterzate
maglie, dentro d'acciaro e 'ntorno d'oro,
una targa, un cimiero, una celata,
ond'era a pompa ed a difesa armato
Nëottòlemo altero. Il vecchio Anchise
ebbe anch'egli i suoi doni: ebber poi tutti
cavalli e guide; e fu di remi e d'armi
ciascun legno provvisto; e perché 'l vento
che secondo feria, non punto indarno
spirasse, ordine avea di sciôr le vele
già dato Anchise, a cui con molto onore
si fece Eleno avanti, e cosí disse:

"O ben degno a cui fosse amica e sposo
la gran madre d'Amore: o de' celesti
sovrana cura, ch'a l'eccidio avanzi
già due volte di Troia, eccoti a vista
giunto d'Italia. A questa il corso indrizza:
ma fa mestier di volteggiarla ancora
con lungo giro, poiché lunge assai
è la parte di lei che Apollo accenna.
Or lieto te ne va, padre felice
di sí pietoso figlio. Io, già che l'aura
sí vi spira propizia, indarno a bada
piú non terrovvi". Indi la mesta Andromache
fece con tutti, e con Ascanio al fine
la suprema partenza. Arnesi d'oro
guarniti e ricamati, e drappi e giubbe
di moresco lavoro, ed altri degni
di lui vestiti e fregi, e ricca e larga
copia di biancherie donogli, e disse:

"Prendi, figlio, da me quest'opre uscite
da le mie mani, e per memoria tienle
del grande e lungo amor che sempre avratti
Andromache d'Ettorre; ultimi doni
che ricevi da' tuoi. Tu mi sei, figlio,
quell'unico sembiante che mi resta
d'Astïanatte mio. Cosí la bocca,
cosí le man, cosí gli occhi movea
quel mio figlio infelice; e, d'anni eguale
a te, del pari or saria teco in fiore".

Ed io da loro, anzi da me partendo,
con le lagrime agli occhi al fin soggiunsi:
"Vivete lieti voi, cui già la sorte
vostra è compita: noi di fato in fato,
di mare in mar tapini andrem cercando
quel che voi possedete. A noi l'Italia
tanto ognor se ne va piú lunge, quanto
piú la seguiamo; e voi già la sembianza
d'Ilio e di Troia in pace vi godete,
regno e fattura vostra. Ah! che de l'altra
sia sempre e piú felice e meno esposta
a le forze de' Greci. Io, s'unqua il Tebro
vedrò, se fia giammai che ne' suoi campi
sorgan le mura destinate a noi;
come la nostra Esperia e 'l vostro Epiro
si son vicini, e come ambe le terre
fien vicine e cognate, ed ambe avranno
Dardano per autore, e per fortuna
un caso stesso; cosí d'ambedue
mi proporrò che d'animi e d'amore
siamo una Troia: e ciò perpetua cura
sia de' nostri nipoti". Entrati in mare,
ne spingemmo oltre a gli Ceràuni monti
a Butroto vicini, onde a le spiagge
si fa d'Italia il piú breve tragitto.
Già dechinava il sole, e crescean l'ombre
de' monti opachi, quando a terra vòlti
col desire e co' remi in su la riva
pur n'adducemmo, e procurammo a' corpi
cibo, riposo e sonno. Ancor la notte
non era al mezzo, che del suo stramazzo
surse il buon Palinuro; e poscia ch'ebbe
con gli orecchi spiati il vento e 'l mare,
mirò le stelle, contemplò l'Arturo,
l'Iadi piovose, i gemini Trïoni,
ed Orïone armato; e, visto il cielo
sereno e 'l mar sicuro, in su la poppa
recossi, e 'l segno dienne. Immantinente
movemmo il campo, e quasi in un baleno
giunti e posti nel mar, vela facemmo.

Avea l'Aurora già vermiglia e rancia
scolorite le stelle, allor che lunge
scoprimmo, e non ben chiari, i monti in prima,
poscia i liti d'Italia. - Italia! - Acate
gridò primieramente. - Italia! Italia! -
da ciascun legno ritornando allegri
tutti la salutammo. Allora Anchise
con una inghirlandata e piena tazza
in su la poppa alteramente assiso:
"O del pelago - disse - e de la terra,
e de le tempeste numi possenti,
spirate aure seconde, e vèr l'Ausonia
de' nostri legni agevolate il corso".

Rinforzaronsi i vènti; apparve il porto
piú da vicino; apparve al monte in cima
di Pallade il delúbro. Allor le vele
calammo, e con le prore a terra demmo.

È di vèr l'Orïente un curvo seno
in guisa d'arco, a cui di corda in vece
sta d'un lungo macigno un dorso avanti,
ove spumoso il mar percuote e frange.
Ne' suoi corni ha due scogli, anzi due torri,
che con due braccia il mar dentro accogliendo,
lo fa porto e l'asconde; e sovra al porto
lunge dal lito è 'l tempio. Ivi smontati,
quattro destrier vie piú che neve bianchi,
che pascevano il campo, al primo incontro
per nostro augurio avemmo. "Oh! - disse Anchise, -
guerra ne si minaccia; a guerra additti
sono i cavalli; o pur sono anco al carro
talvolta aggiunti, e van del pari a giogo:
guerra fia dunque in prima, e pace dopo".
Quinci devoti venerammo il nume
de l'armigera Palla, a cui gioiosi
prima il corso indrizzammo. In su la riva
altari ergemmo; e noi d'intorno, come
Eleno ci ammoní, le teste avvolte
di frigio ammanto, a la gran Giuno argiva
preghiere e doni e sacrifici offrimmo.

Poiché solennemente i prieghi e i vóti
furon compiti, al mar ne radducemmo
immantinente; e rivolgendo i corni
de le velate antenne, il greco ospizio
e 'l sospetto paese abbandonammo.

E prima il tarentino erculeo seno
(se la sua fama è vera) a vista avemmo;
poscia a rincontro di Lacinia il tempio,
la ròcca di Caulóne e 'l Scillacèo,
onde i navili a sí gran rischio vanno;
indi ne la Trinacria al mar discosto
d'Etna il monte vedemmo, e lunge udimmo
il fremito, il muggito, i tuoni orrendi
che facean ne' suoi liti e 'ntorno a' sassi
e dentro a le caverne i flutti e i fuochi,
al ciel ruttando insieme il mare e 'l monte
fiamme, fumo, faville, arene e schiuma.

Qui disse il vecchio Anchise:
"È forse questa
quella Cariddi? Questi scogli certo,
e questi sassi orrendi Eleno dianzi
ne profetava. Via, compagni, a' remi
tutti in un tempo, e vincitori usciamo
d'un tal periglio". Palinuro il primo
rivolse la sua vela e la sua proda
al manco lato; e ciò gli altri seguendo,
con le sarte e co' remi in un momento
ne gittammo a sinistra; e 'l mar sorgendo
prima al ciel ne sospinse; indi calando,
ne l'abisso ne trasse. In ciò tre volte
mugghiar sentimmo i cavernosi scogli,
e tre volte rivolti in vèr le stelle
d'umidi sprazzi e di salata schiuma
il ciel vedemmo rugiadoso e molle.

Eravam lassi; e 'l vento e 'l sole insieme
ne mancâr sí, che del vïaggio incerti
disavvedutamente a le contrade
de' Ciclopi approdammo. È per se stesso
a' vènti inaccessibile e capace
di molti legni il porto ove giugnemmo;
ma sí d'Etna vicino, che i suoi tuoni
e le sue spaventevoli ruine
lo tempestano ognora. Esce talvolta
da questo monte a l'aura un'atra nube
mista di nero fumo e di roventi
faville, che di cenere e di pece
fan turbi e groppi, ed ondeggiando a scosse
vibrano ad ora ad or lucide fiamme
che van lambendo a scolorir le stelle;
e talvolta, le sue viscere stesse
da sé divelte, immani sassi e scogli
liquefatti e combusti al ciel vomendo
in fin dal fondo romoreggia e bolle.

È fama, che dal fulmine percosso
e non estinto, sotto a questa mole
giace il corpo d'Encèlado superbo;
e che quando per duolo e per lassezza
ei si travolve, o sospirando anela,
si scuote il monte e la Trinacria tutta;
e del ferito petto il foco uscendo
per le caverne mormorando esala,
e tutte intorno le campagne e 'l cielo
di tuoni empie e di pomici e di fumo.

A questi mostri tutta notte esposti,
entro una selva stemmo, non sapendo
le cagion d'essi, e di cercarle ogn'uso
ne si togliea, poiché 'l paese conto
non c'era: né stellato, né sereno
si vedea 'l ciel, ma fosco e nubiloso,
e tra le nubi era la luna ascosa.

Già del giorno seguente era il mattino,
e 'l chiaro albore avea l'umido velo
tolto dal mondo, quando ecco dal bosco
ne si fa 'ncontro un non mai visto altrove
di strana e miserabile sembianza,
scarno, smunto e distrutto: una figura
piú di mummia che d'uomo. Avea la barba
lunga, le chiome incolte, indosso un manto
ricucito di spini: orrido tutto,
e squallido e difforme, con le mani
verso il lito distese, a lento passo
venia mercé chiedendo. Era costui,
come prima ne parve e poscia udimmo,
greco, e di quei che militaro a Troia.
Onde noi per Troiani e i nostri arnesi
e le nostr'armi conoscendo, in prima
attonito fermossi; e poscia quasi
rincomato a noi venne e con preghiere
e con pianto ne disse: "Oh! se le stelle,
se gli dèi, se quest'aura onde spiriamo,
generosi e magnanimi Troiani,
serbin la vita a voi, quinci mi tolga
la pietà vostra, e vosco m'adducete,
ove che sia; ché mi fia questo assai;
poi ch'io son greco, e di quei Greci ancora
che venner (lo confesso) a i danni vostri.
Se 'l fallo è tale, e se 'l vostro odio è tanto
ch'io ne deggia morir, morte mi date,
e (se cosí v'aggrada) a brano a brano
mi lanïate, e ne fate esca a' pesci;
ché se per man d'umana gente io pèro,
perir mi giova". E, cosí detto, a' piedi
ne si gittò. Noi l'esortammo a dire
chi fosse e di che patria e di che sangue,
e qual era il suo caso. Il vecchio Anchise
la sua destra gli porse, e con tal pegno
l'affidò di salute; ond'ei securo
tosto soggiunse: "Itaca è patria mia,
Achemènide il nome. Io fui compagno
de l'infelice Ulisse; e venni a Troia,
la povertà del mio padre Adamasto
fuggendo (cosí povero mai sempre
foss'io stato con lui!); qui capitai
con esso Ulisse; e qui, mentr'ei fuggia
con gli altri suoi questo crudele ospizio,
per téma abbandonommi e per oblio
ne l'antro del Ciclopo. È questo un antro
opaco, immenso, che macello è sempre
d'umana carne, onde ancor sempre intriso
è di sanie e di sangue: ed è 'l Ciclopo
un mostro spaventoso, un che col capo
tocca le stelle (o Dio, leva di terra
una tal peste!), ch'a mirarlo solo,
solo a parlarne, orror sento ed angoscia.
Pascesi de le viscere e del sangue
de la misera gente; ed io l'ho visto
con gli occhi miei nel suo speco rovescio
stender le branche e, due presi de' nostri,
rotargli a cerco e sbattergli e schizzarne
infra quei tufi le midolle e gli ossi.
Vist'ho quando le membra de' meschini
tiepide, palpitanti e vive ancora,
di sanguinosa bava il mento asperso,
frangea co' denti a guisa di maciulla.

Ma nol soffrí senza vendetta Ulisse;
né di se stesso in sí mortal periglio
punto oblïossi; ché non prima steso
lo vide ebbro e satollo a capo chino
giacer ne l'antro, e sonnacchioso e gonfio
ruttar pezzi di carne e sangue e vino,
che ne restrinse; ed invocati in prima
i santi numi, divisò le veci
sí che parte il tenemmo in terra saldo,
parte, con un gran palo al foco aguzzo,
sopra gli fummo; e quel ch'unico avea
di targa e di febèa lampade in guisa
sotto la torva fronte occhio rinchiuso,
gli trivellammo, vendicando alfine,
col tôr la luce a lui, l'ombre de' nostri.

Ma voi che fate qui? ché non fuggite,
miseri voi? Fuggite, e senza indugio
tagliate il fune e v'allargate in mare;
che cosí smisurati e cosí fieri,
com'è costui che Polifemo è detto,
ne son via piú di cento in questo lito,
tutti Ciclopi, e tutti antropofàgi,
che vanno il dí per questi monti errando.
Già visto ho la cornuta e scema luna
tornar tre volte luminosa e tonda,
da che son qui tra selve e tra burroni
con le fere vivendo. Entro una rupe
è 'l mio ricetto; e quindi, benché lunge
gli miri, ad or ad or d'avergl'intorno
mi sembra, e 'l suon n'abborro e 'l calpestio
de la voce e de' piè. Pascomi d'erbe,
di còccole e di more e di corniali,
e di tali altri cibi acerbi e fieri:
vita e vitto infelice. In questo tempo,
quanto ho scoperto intorno, unqua non vidi
ch'altro legno giammai qui capitasse,
salvo ch'i vostri. A voi dunque del tutto
m'addico: e, che che sia, parrammi assai
fuggir questa nefanda e dira gente.
Voi, pria che qui lasciarmi, ogni supplicio
mi date ed ogni morte". A pena il Greco
avea ciò detto, ed ecco in su la vetta
del monte avverso Polifemo apparve.
Sembrato mi sarebbe un altro monte
a cui la gregge sua pascesse intorno,
se non che si movea con essa insieme,
e torreggiando, inverso la marina
per l'usato sentier se ne calava.
Mostro orrendo, difforme e smisurato,
che avea come una grotta oscura in fronte
in vece d'occhio, e per bastone un pino,
onde i passi fermava. Avea d'intorno
la greggia a' piedi, e la sampogna al collo,
quella il suo amore, e questa il suo trastullo,
ond'orbo alleggeriva il duolo in parte.
Giunto a la riva, entrò ne l'onde a guazzo:
e pria de l'occhio la sanguigna cispa
lavossi, ad or ad or per ira i denti
digrignando e fremendo: indi si stese
per entro 'l mare, e nel piú basso fondo
fu pria co' piè che non fûr l'onde a l'anche.
Noi per paura, ricevuto in prima,
come ben meritò, l'ospite greco,
di fuggir n'affrettammo; e chetamente
sciolte le funi, a remigar ne demmo
piú che di furia. Udí 'l Ciclopo il suono
e 'l trambusto de' remi; e vòlti i passi
vèr quella parte e 'l suo gran pino a cerco,
poiché lungi sentinne, e lungamente
pensò seguirne per l'Ionio in vano,
trasse un mugghio, che 'l mare e i liti intorno
ne tremâr tutti; ne sentí spavento
fino a l'Italia; ne tonaron quanti
la Sicania avea seni, Etna caverne.
L'udir gli altri Ciclopi, e da le selve
e da' monti calando, in un momento
corsero al porto, e se n'empiero i liti.
Gli vedevam da lunge in su l'arena,
quantunque indarno, minacciosi e torvi
stender le braccia a noi, le teste al cielo:
concilio orrendo, ché ristretti insieme
erano quai di querce annose a Giove,
di cipressi coniferi a Dïana
s'ergono i boschi alteramente a l'aura.

Fero timor n'assalse; e da l'un canto
pensammo di lasciar che 'l vento stesso
ne portasse a seconda ovunque fosse,
purché lunge da loro; ma da l'altro,
d'Eleno ce 'l vietava il detto espresso,
che per mezzo di Scilla e di Cariddi
passar non si dovesse a sí gran rischio,
e di sí poco spazio e quinci e quindi
scevri da morte. In questa, che già fermi
eravam di voltar le vele a dietro,
ecco che da lo stretto di Peloro,
ne vien Bora a grand'uopo, onde repente
a la sassosa foce di Pantagia,
al megarico seno, ai bassi liti
ne trovammo di Tapso. In cotal guisa
riferiva Achemenide, compagno
che s'è detto d'Ulisse, esser nomati
quei lochi, onde pria seco era passato.

Giace de la Sicania al golfo avanti
un'isoletta che a Plemmirio ondoso
è posta incontro, e dagli antichi è detta
per nome Ortigia. A quest'isola è fama
che per vie sotto al mare il greco Alfeo
vien da Dòride intatto, infin d'Arcadia
per bocca d'Aretusa a mescolarsi
con l'onde di Sicilia. E qui del loco
venerammo i gran numi; indi varcammo
del paludoso Eloro i campi opimi.
Rademmo di Pachino i sassi alpestri,
scoprimmo Camarina, e 'l fato udimmo,
che mal per lei fôra il suo stagno asciutto.
La pianura passammo de' Geloi,
di cui Gela è la terra, e Gela il fiume.
Molto da lunge il gran monte Agragante
vedemmo, e le sue torri e le sue spiagge
che di razze fur già madri famose.
Col vento stesso indietro ne lasciammo
la palmosa Seline; e 'n su la punta
giunti di Lilibeo, tosto girammo
le sue cieche seccagne, e 'l porto alfine
del mal veduto Drepano afferrammo.

Qui, lasso me! da tanti affanni oppresso,
a tanti esposto, il mio diletto padre,
il mio padre perdei. Qui stanco e mesto,
padre, m'abbandonasti; e pur tu solo
m'eri in tante gravose mie fortune
quanto avea di conforto e di sostegno.
Ohimè! che indarno da sí gran perigli
salvo ne ti rendesti. Ah, che fra tanti
orrendi e miserabili infortuni,
ch'Eleno ci predisse e l'empia Arpia,
questo non era già, ch'era il maggiore!
Oh fosse questo ancor l'ultimo affanno,
com'è l'ultimo corso! Ché partendo
da Drepano, se ben fera tempesta
qui m'ha gittato, certo amico nume
m'ha, benigna regina, a voi condotto».

Cosí da tutti con silenzio udito,
poich'ebbe Enea distesamente esposto
la ruina di Troia e i rischi e i fati
e gli error suoi, fece qui fine e tacque.

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