Pagina:Annali d'Italia, Vol. 1.djvu/368: differenze tra le versioni

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entrò nell’Arabia Felice (cosa dura da credere), e dopo aver espugnate molte città e castella, e dato il guasto a quelle contrade, si portò all’assedio di Atra, città fortissima, sì per le sue mura, come per essere situata sopra una montagna e guernita di bravi arcieri. Fecero una terribil difesa gli Atreni, bruciarono le macchine degli assedianti; perì quivi gran quantità di Romani per le spade e saette de’ nimici, ma più per le malattie che entrarono nel loro campo. Però fu forzato l’imperadore a levar l’assedio con rabbia e confusione incredibile, perchè, essendo avvezzo alle vittorie, ora gli parve d’essere vinto, perchè non avea vinto. Dipoi voltò l’armi contra dei Parti. Così Erodiano1654. Dione, all’incontro, scrive1655, che i Parti, senza aspettar l’arrivo di Severo, se n’erano tornati alle case loro: e che Severo giunse a Nisibi, dove trovò che un grossissimo cignale avea buttato giù da cavallo ed ucciso un cavaliere. Trenta soldati appresso tanto fecero che uccisero quella bestia, e la presentarono a Severo, il quale non tardò a portar la guerra addosso ai Parti, chiamando Vologeso quel re che da Erodiano vien appellato Artabano. Succedette dipoi, secondo Dione, l’assedio infelice d’Atra. Ma perchè il medesimo storico mette due assedii di quella città, situata non so dire se nella Mesopotamia non lungi da Nisibi, o pur nell’Arabia, come vuole lo stesso Dione, pare che il primo si possa riferire all’anno presente; e tanto più perchè quell’autore lo mette intrapreso dappoichè Severo fu entrato in essa Mesopotamia. Noi abbiam le storie di Dione troppo accorciate e sconvolte da Sifilino. Staccatosi da Atra l’Augusto Severo, se pur sussiste l’assedio suddetto nell’anno presente, mosse l’armi contra de’ Parti. Vuole Erodiano1656, che imbarcatesi le di lui soldatesche, fossero per accidente trasportate dall’empito dell’acque nel paese d’essi Parti, mentre quel re se ne stava con tutta pace senza aspettare ostilità alcuna dai Romani; laddove Dione1657 attesta che i Parti aveano poco prima fatto guerra nella Mesopotamia, e che Severo fece gran preparamento di barche leggere da mettere nell’Eufrate per assalire i medesimi Parti. Allorchè fu in ordine l’armamento navale, marciò l’armata romana, ed entrò in Seleucia e in Babilonia, abbandonate dai nemici, e poco appresso sorprese, o pur colla forza acquistò Ctesifonte, reggia in que’ tempi de’ Parti. Secondo Sparziano1658, ciò accade sul fin dell’autunno. Ne fuggì il re Vologeso, o sia Artabano, con pochi cavalli; furono presi i di lui tesori; permesso il sacco della città ai soldati, i quali, dopo un gran macello di persone, vi fecero centomila prigioni. Ma non si fermò molto l’imperadore in quella città per mancanza di viveri, e tornossene coll’armata piena di bottino indietro. Se non falla Sparziano1659, fu in questa occasione che gli allegri soldati proclamarono collega nell’imperio, cioè Imperadore Augusto, Marco Aurelio Antonino Caracalla, primogenito d’esso imperador Severo, e Cesare Geta suo secondogenito. Ora dai più si crede che solamente nel presente anno Caracalla conseguisse questo onore, e, per conseguente, il differire la presa di Ctesifonte all’anno di Cristo 200, come han fatto il Petavio, il Mezzabarba e il Bianchini, non sembra appoggiato ad assai forti fondamenti. Ho io rapportata1660 un’iscrizione dedicata XIII. KAL. OCTOBR. SATVRNINO ET GALLO COS., cioè in quest’anno in cui Caracalla si vede appellato Imperadore Augusto, e dotato dell’autorità tribunizia e proconsolare. V’ha qualche medaglia1661 che