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Versione delle 18:33, 4 nov 2018


ROMA 37

busto di ottaviano (giovinetto) nel museo vaticano. Romani trasportare nella loro città uno dei serpenti sacri ad Esculapio che si adoravano nel tempio di Epidauro. Mentre la nave che lo trasportava stava risalendo il Tevere, il serpente guizzò dal suo covile e a nuoto andò a nascondersi nell’isola Tiberina: questo indizio bastò perchè quivi sorgesse il tempio a Esculapio, tempio che occupò l’area dell’attuale chiesa di San Bartolomeo. Esso dovette avere la forma di un naviglio — forse per ricordare il miracolo — ed è nella punta estrema dell’isola, sui banchi di sabbia sottostanti al convento dei francescani che si trovano i frammenti citati. Essi appartengono alla prora della nave marmorea e recano in bassorilievo il busto del dio ed il suo serpente sacro.

busto di cicerone nel museo vaticano.

L’importanza che ben presto acquistò il santuario tiberino, fece sì che presto fu unito alle due sponde da ponti di pietra. I primitivi ponti di Roma erano stati - costruiti in legname perchè si potessero più facilmente distruggere all’avvicinarsi del nemico, ed è nota la favola del ponte Sublicio innalzato dal re Anco Marzio e difeso da Orazio Coelite contro l’intiero esercito degli Etruschi. Ma già fin dall’anno 179 prima dell’Era volgare, i due consoli Marco Nobiliore e Fulvio Emilio Lepido avevano innalzato i piloni di quel ponte Emilio che completato trenta anni più tardi da Scipione Africano e da Mummio Acaio, rimase in uso fino al 1598, epoca in cui una piena del Tevere non lo rovinò definitivamente. Più fortunati.