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80 il milione


dee versare ogni anno a’ di ventotto d’agosto per l’aria e per la terra, acciò che gli spiriti e gl’idoli n’abbiano a bere la loro parte, acciò che salvino1 le loro famiglie e uccelli e ogni loro cosa. E poi si parte lo Gran Cane, e va ad un altro luogo. E sí vi dirò una maraviglia che io avea dimenticata: che quando il Gran Cane è in questo palagio e e’ gli viene un mal tempo, e gli astronomi e incantatori fanno che ’l mal tempo non viene in sul suo palagio. E questi savi uomeni sono chiamati2 «tebot» (tebet e chesimur), e sanno piú d’arte di diavolo che tutta l’altra gente, e fanno credere alla gente che questo avviene3 per santitá. E questa gente medesima ch’io v’ho detto hanno una tale usanza: che quando alcuno uomo è morto per la signoria, egli il fanno cuocere e mangianlo, ma no se morisse di sua morte;4 e sono sí grandi incantatori, che quando il Gran Cane mangia in sulla mastra sala, e gli coppi pieni di vino e di latte e d’altre loro bevande, che sono d’altra parte della sala, si gli fanno venire sanza che altri gli tocchi, e vegniono dinanzi al Gran Cane; e questo veggiono bene diecimila persone. E questo è vero sanza menzogna; e questo ben si può fare per nigromanzia. E quando viene in niuna festa di niuno idolo,5 egli vanno al Gran Cane, e fannosi dare alquanti montoni e legno aloe e altre cose, per fare onore a quello idolo, perciochè gli salvi lo suo corpo e le sue cose; e quando quegl’incantatori hanno fatto questo, fanno grande afummicata, dinanzi agl’idoli, di buone ispezie, con gran canti: poscia hanno questa carne cotta di questi montoni, e pongonla dinanzi agl’idoli, e versano lo brodo qua e lá, e dicono che gl’idoli ne pigliono quello che vogliono. E in cotale maniera fanno onore agl’idoli il dí della loro festa, che ciascuno idolo hae propria festa, com’hanno gli nostri santi. Egli hanno badie o monisteri; e si vi dico che v’ha6

  1. Pad. tute le sue cosse, e omeni e femene e bestie e oxeli e biave...
  2. Berl. tebe quesmun,* li quali sono de do gienerazion de zente, che adora le idole.
  3. Ricc. per grande soa santitate* o per vertú de [quel] dio.
  4. Pad. Berl. ancora de questi incantatori (Fr. certi bacsi)... fano spese fiate che, quando el Gran Can sede in la soa gran sala, a tavola la quale sono alta (piú di otto) cubiti, e le cope da bever sono in mezo ala sala lonzi dala mensa diexe passa...
  5. Pad. domandano al Grande Caan, per far i soi sacrifizi, moltoni che abiano el collo negro e inzenso..., aziò ch’el sacrifizio sia odorifico; e lui li fa dar tuto quel ch’i domanda, azò che le idole diebano conservar le suo’ biave e le bestie e li fruti della tera.
  6. Pad. uno monestier ch’è grande quanto una picola zita, lo qual a ben doamillia mònexi segondo la sua usanza, e si vesteno..., e porta raso el cavo e la barba.