Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu/296: differenze tra le versioni

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I Nibelunghi
Di più caro c gradito. Allor eh’ io penso
227
Di tua scrocchia il far cortese e gli alti
Ute e Briinhildc c quante donne ancora
E generosi spirti, ohquanto dolce
Altri là rinvenia, tutte proffersero
A me ritorna il ricordar quel tempo
Lor servigi a le donne d’amor degne
In che insieme assidemmo, al di che in pria
E ai valorosi, ch’eran molti, in quella
Tua donna diventai Con molto onore
Di Sifrido contrada. Ecco, levarsi,
Amare ella ben può Sifrido il forte!
Degli amici del re dopo il consiglio,
Ella si a lungo supplicò, risposta
I messaggieri. Elli n'andar, costume
Fin che le diede il re Ben voi sapete
Qual è di viandanti, e vestimcnta
Che ospiti non vid’ io si volentieri
Furon fornite e palafreni. Uscirò
Come cotesti. E pregarmi v’ è d’uopo
Dalla terra cosi; bene avanzava
Più dolcemente, ch’io gii vo’ i miei messi
II lor viaggio al loco ov’ei d’andarne
Appo quelli inviar, si ch’ellr a noi
Avean disegno, e i messaggieri suoi
Vengan sul Reno. — Anche dovete voi,
Di difendere ingiunse il nobil prence
La regina dicea, dirmi chi mai
Con una scorta. Cavalcando vennero
Mandar vorrete, c in quali giorni ancora
Là nella terra (e fùr tre settimane),
A questi terra i dolci nostri amici
E nel caste! di Nibelungo, in quella
Venir potranno. Or, chi mandar volete,
Di Norvegia frontiera, ove mandati
Fate che noto anche mi sia. — Cotesto,
liran elli, ei trovar Sifrido eroe.
Rispose il prence, ben farò. De’ miei
Per il lungo viaggio erano stanchi
Trenta vogl’io che cavalcando partano. —
De’ messaggieri i corridori. Intanto
E questi innanzi a sè chiamò, per essi
A Sifrido, a Kriemhilde, altri dicea

Ch’eran venuti cavalieri, .quali
228 1 Nibelun
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Versione delle 20:55, 17 feb 2019


Di più caro c gradito. Allor eh’ io penso
Di tua scrocchia il far cortese e gli alti
E generosi spirti, ohquanto dolce
A me ritorna il ricordar quel tempo
In che insieme assidemmo, al di che in pria
Tua donna diventai Con molto onore
Amare ella ben può Sifrido il forte!
Ella si a lungo supplicò, risposta
Fin che le diede il re Ben voi sapete
Che ospiti non vid’ io si volentieri
Come cotesti. E pregarmi v’ è d’uopo
Più dolcemente, ch’io gii vo’ i miei messi
Appo quelli inviar, si ch’ellr a noi
Vengan sul Reno. — Anche dovete voi,
La regina dicea, dirmi chi mai
Mandar vorrete, c in quali giorni ancora
A questi terra i dolci nostri amici
Venir potranno. Or, chi mandar volete,
Fate che noto anche mi sia. — Cotesto,
Rispose il prence, ben farò. De’ miei
Trenta vogl’io che cavalcando partano. —
E questi innanzi a sè chiamò, per essi