I Nibelunghi (1889)/Avventura Tredicesima: differenze tra le versioni

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Anonimo - I Nibelunghi (XIII secolo)
Traduzione dal tedesco di Italo Pizzi (1889)
Avventura Tredicesima
Avventura Duodecima Avventura Quattordicesima

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Avventura tredicesima

In che modo andarono alla festa


     Or lasciam noi di questi ogni fatica
E diciam come venner su pel Reno,
Dei Nibelunghi dalla terra, e donna
Kriemhilde e le sue ancelle. Unqua sì ricche
5Vesti non trasportâr li palafreni.
Ma per la via ben molti s’invïaro
Forzier da soma; e cavalcò Sifrido
Gagliardo, allor, co’ suoi diletti amici,
La regina pur anco, elli che speme
10Avean di gioia. Ma d’allora in poi
Tutto per grave angoscia a lor si fece.
A casa abbandonâr quel pargoletto
Di Sifrido, figliuol di Krïemhilde,

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E questo esser dovea. Ma dal vïaggio
15A quella corte grave la sciagura
Nacque, e mai più non vide il pargoletto
Il padre suo, la madre sua. Ne andava
Fra essi ancora principe Sigmundo.
Che se giusto ei sapea ciò che più tardi
20Ne la festa gli accadde, oh! quella festa
Veduta ei non avrìa! Doglia maggiore
Mai non gli venne appo diletti amici.
     Furon mandati messaggieri innanzi
Le novelle a ridir. Tosto con ampia
25Schiera e pomposa incontro a chi venìa
Mossero cavalcando amici assai
D’Ute ed uomini assai di re Gunthero.
L’ospite regio a darsi pronta cura
Incominciò per gli ospiti. Sen venne
30Appo Brünhilde ove trovolla assisa.
     Come v’accolse la sirocchia mia,
Disse, allor che veniste a questa terra?
Similemente accogliere v’è d’uopo
Di Sifrido la donna. — E volentieri
35Farò cotesto, ella rispose; a lei

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Debitamente la persona mia
È addetta con amor. — Di gran mattino,
Dimani, disse il nobile signore,
Egli verranno. Or, se bramate voi
40Gli ospiti accôrre, v’affrettate intanto,
Che aspettarli non debbasi da noi
Qui, nel castello. In nessun tempo mai
Ospiti più graditi a me non vennero.
     All’istante indicea che le sue ancelle,
45Che le sue donne, buone ricercassero
Le vestimenta, quali era concesso
Di rinvenir migliori, e quali innanzi
Agli ospiti dovean li suoi consorti
Recar. Cotesto volentier le donne
50Fecero, e questa agevol cosa è a dirsi.
Anche affrettârsi in lor servigi tutti
Gli uomini di Gunthero, e a sè raccolse
L’ospite regio i valorosi suoi
Tutti, e in gran pompa cavalcando mosse
55La regina pur anco. Ai dolci ospiti
Molti e d’assai si fecero i saluti.
Deh! con qual gioia ei fûro accolti! Parve

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Che così lieta in la Burgundia terra
Donna Kriemhilde non avesse donna
60Brünhilde un giorno accolta. A chi non vide
In pria cotesto, si fe’ noto allora
Che fosse d’allegrezza un nobil senso.
     Anche venuto co’ gagliardi suoi
Era prence Sifrido. E furon visti
65Andarne qua e colà, da tutte parti
Del campo, i prodi, con lor schiere molte
Ed infinite, onde evitar nessuno
Potea la polve e l’accalcarsi. Ratto
Che l’ospite regal Sifrido scorse
70E con lui Sigemundo, oh! favellando
Quanto affetto mostrò! Deh! che voi siete
A me, dicea, li benvenuti assai
E a questi amici miei! Fieri e superbi
Saremo noi per che veniste in corte!
     75Sigmundo, l’uom che avea l’onore in cura,
Rispose: Iddio vi ricompensi intanto!
Dal giorno che Sifrido, il figlio mio,
Voi per amici s’acquistò, pensava
Sempre l’anima mia ch’io vi dovessi

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80Vedere un giorno. — E re Gunthero allora
Disse: M’avvenne in ciò cosa ben dolce!
     Come a lui s’addicea, prence Sifrido
A grande onor fu accolto. E niuno a lui
Mostravasi cruccioso, e con gran cura
85Adoprârsi perciò Gernòt, Gislhèro,
E credo sì che mai non si accogliessero
Ospiti in guisa tanto onesta. Allora
S’avvicinò dei due monarchi questa
A quella sposa, e vuote si restaro
90Subitamente molte selle, e molte
Persone allora di leggiadre donne
Da le man degli eroi, tolte d’arcioni,
Furon deposte sovra l’erba. Oh! quanti
Infaticati erano là, che donne
95Volentieri servian! Moveansi incontro
Ambe le donne d’amor degne allora,
E molti cavalieri ebber di tanto
Letizia assai, perchè sì bello fue
Lor scambievol saluto. Anche fûr visti
100Starsi da presso a le fanciulle molti
De’ più gagliardi. I nobili famigli

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Per la man si prendean; ma l’inchinarsi
In un atto cortese (e quale in copia
Ognuno allor toccò), ma l’amoroso
105Baciarsi qual si fea da donne assai,
Cose a vedersi furon dolci a tutti
Gli uomini di Gunthero e di Sifrido.
     Non indugiârsi lungamente, e tosto
Vennero al borgo cavalcando. Quivi
110L’ospite regio di mostrar fe’ cenno
A quegli ospiti suoi che volentieri
Elli eran visti alla burgundia terra,
E molti rinvenìan torneamenti
Pomposi e ricchi a le fanciulle innanzi
115Le genti accolte. Che valenti egli erano,
Fecero allora manifesto e chiaro
Hàgene di Tronèga e Ortwin pur anco.
Niuno ardìa trascurar ciò che cotesti
Ingiugnere volean. Grandi i servigi
120Furon fatti per essi ai cari ospiti,
E intanto, da le porte di quel borgo,
Molti s’udìan sotto punture e colpi
Forti scudi suonar. Lungo indugiossi

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Con gli ospiti là innanzi il nobil sire,
125Prima ch’entrar potessero. Ma l’ora
Con gran sollazzo trapassò per essi.
     Alfine, ei cavalcâr con molta gioia
Là dal palagio sontüoso, e molti
Artificiosi e ben tagliati vai
130Pendere si vedean delle matrone
Giù dagli arcioni ben composti, in tutte
Parti a l’intorno. Giunsero frattanto
Gli uomini di Gunthero. Ecco, fu indetto
Gli ospiti di menar subitamente
135Ai loro alloggi, e fu vista frattanto
Brünhilde sogguardar donna Kriemhilde,
Che bella era d’assai. Color di lei
Contro a l’or sostenea pomposamente
Il suo vivo splendor. Ma già s’udìano
140Di Worms per la città da tutte parti
Vociar famigli. Principe Gunthero
A Dancwarto indicea, suo maniscalco,
Ch’ei di lor si curasse, ed egli tosto
A collocar come addiceasi allora
145Incominciò i famigli. Elli fûr posti

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E fuori e dentro a banchettar, nè mai
D’ospiti estrani s’ebbe in alcun tempo
Cura migliore. Quanto ei più bramavano
Era pronto per essi, e di tal guisa
150Opulento era il re, che nulla a nullo
Fu diniegato allor. Si fean servigi
Amicamente ad essi e senz’alcuno
Astio del core, e con gli ospiti suoi
L’ospite regio assise a mensa. Tosto
155Di sedersi fu indetto a re Sifrido
Là ’ve in prima sedette, e venner seco
A que’ sedili molti valorosi.
Dugento prodi a un circolo sedièro
A quella mensa, e Brünhilde regina
160Pensava intanto ch’uomo ad altri addetto
Esser più ricco non potea. Vêr lui
Inchinevole tanto era del core,
Che volentieri incolume lasciollo.
     In quella sera, come il re si assise,
165Molte pel vino vestimenta ricche
Andaron molli, chè dovean gli scalchi
Per le tavole andar. Con molta cura

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Pieno servigio si prestò. Sia quando
Per lung’ora così da lor si attese
170A quella festa, a le donne leggiadre,
A le fanciulle, altri indicea d’andarne
A’ lor riposi, e donde che venissero,
Lor compiacea l’ospite regio. A tutti
Con vero onor fu dato in copia. E allora
175Ch’ebbe fine la notte e che mostrossi
Il dì novello, fuori da’ forzieri
Molte splendean nobili gemme e varie
In su le ricche vestimenta, quali
Man di donne toccò. Vesti pompose
180Molte e d’assai furon cercate allora.
     Prima che appien facesse dì, sen vennero
Là per la sala molti cavalieri
E famigli pur anco. E si levava
Alto un tumulto pria che mattiniera
185Cantata per il re fosse una messa.
Giovani eroi là venner cavalcando
Sì che il nobil signor grazie dicea
Di questo a tutti. Fieramente assai
Molte echeggiaron trombe, e fu di corni

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190Tanto grande il fragor, di flauti ancora,
Che per esso echeggiava alto a l’intorno
Worms ampiamente spazïosa. Tutti
Gli animosi guerrieri a’ lor cavalli
Vennero, e tosto incominciò in la terra
195Di molti e buoni eroi un fero gioco,
A’ quali assai mirò la gente; e questo
Dava ardimento a’ giovinetti cuori,
Mentre sotto a’ pavesi assai gagliardi
Buoni e valenti si vedean. Si assisero
200L’inclite donne a le finestre e molte
De le fanciulle vaghe. Adorna tutta
La lor persona; ed elle i fieri giochi
Degli arditi vedean. Ma il re principio
Fe’ al cavalcar co’ suoi congiunti amici.
     205Così quell’ore ei trapassâr, che lunghe
Lor non parvero intanto. E già s’udìa
Là dal duomo un frastuon di varie squille,
E venner tosto i palafreni. Andarno
Cavalcando le donne, e molti prodi
210Seguìan da sezzo l’inclite regine.
     Sull’erba elle scendean dal monastero

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In arrestarsi, e a quegli ospiti suoi
Inchinevol dell’alma era d’assai
Brünhilde ancora. Con un serto in capo
215Entrâr la vasta cattedrale. — Amore
S’interruppe dipoi; ciò cagionava
Grande un’invidia. — Poichè messa udièno,
Con gran pompa di là si ritornaro,
E si videro allor lieti e gioiosi
220Tutti andarne alla mensa. E la lor gioia
Per la festa regal non tacque mai,
Fin che non venne l’undicesmo giorno.



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