Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/181: differenze tra le versioni

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(''escono; entra'' {{Sc|Capuleto}} ''cogli ospiti, colle maschere, ecc.'')
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''Cap''. Salvete, gentiluomini; salvete, leggiadre donzelle. L’onore che mi faceste col venire da me, mi ricorda i begli anni di mia giovinezza, quand’io pure agile e snello intrecciava le danze con fanciulle belle come voi. Oh! quei giorni passarono, passarono per sempre! Ma non voglio in istanti sì giocondi contristarmi con fosche reminiscenze. Su, su, musici, suonate a festa; e voi, vaghe donzelle, incominciate la danza<ref>Qui, traducendo alla lettera, si sarebbe dovuto dire: ''E quella che si rifiuta di ballare giuro che ha incalliti i piedi. (''I’ll swear hath corns'').</ref>. (''cominciano i suoni, e con essi i balli'') Olà, famigli, olà, recate altri torchi; spegnete il fuoco, onde la sala non divenga troppo calda. Ah! quest’è {{Pt|ricrea-|}}
''Cap''. Salvete, gentiluomini; salvete, leggiadre donzelle. L’onore che mi faceste col venire da me, mi ricorda i begli anni di mia giovinezza, quand’io pure agile e snello intrecciava le danze con fanciulle belle come voi. Oh! quei giorni passarono, passarono per sempre! Ma non voglio in istanti sì giocondi contristarmi con fosche reminiscenze. Su, su, musici, suonate a festa; e voi, vaghe donzelle, incominciate la danza<ref>Qui, traducendo alla lettera, si sarebbe dovuto dire: ''E quella che si rifiuta di ballare giuro che ha incalliti i piedi''. (''I’ll swear hath corns'').</ref>. (''cominciano i suoni, e con essi i balli'') Olà, famigli, olà, recate altri torchi; spegnete il fuoco, onde la sala non divenga troppo calda. Ah! quest’è {{Pt|ricrea-|}}

Versione delle 21:40, 20 feb 2019

170 giulietta e romeo


Rom. Temo che vi armeremo troppo presto. Ho in me un presentimento, che qualche gran vicenda, che tuttora allibra sui ragni della mia stella, aspetti, per manifestarsi, questa festa, onde poi avviare la stanca mia vita in sentiero di morte volontaria. Ma quegli che governa i miei destini, a sua posta mi diriga. — Andiamo, amici; cavalieri, sono con voi.

Benv. Tamburi, battete.     (escono)

SCENA V.

Una sala nella casa dei Capuleti.

Alcuni Suonatori e Domestici.

Dom. Dov’è Poptan? Che non ci aiuta a sgombrar le mense? Al diavolo l’infingardo! E dove ripose i canestri?

Dom. (senza badargli, e guardandosi le mani) Se mai la mondezza dovesse rifuggirsi nelle mani d’un sol uomo, e questo uomo non si lavasse le mani, in verità la sarebbe un’incompatibile vergogna.

Dom. Appartate cotesti deschi; mettete altrove que’ seggi consolari; vegliate sui vasellamenti. Tu ponmi in serbo, amico, qualche frusto di marzapane, e di’ al portiere che lasci entrar Susanna.     (Voci di dentro che chiamano)

Dom. Eccoci, eccoci.

Dom. Siam chiamati, siam domandati nella sala maggiore. Animo, animo; presto, presto.

Dom. Ma in due luoghi in pari tempo non potrem mai essere. Orsù, compagni, gioia e allegria; e quegli che sopravvive agli altri sia l’erede di tutti.

(escono; entra Capuleto cogli ospiti, colle maschere, ecc.)

Cap. Salvete, gentiluomini; salvete, leggiadre donzelle. L’onore che mi faceste col venire da me, mi ricorda i begli anni di mia giovinezza, quand’io pure agile e snello intrecciava le danze con fanciulle belle come voi. Oh! quei giorni passarono, passarono per sempre! Ma non voglio in istanti sì giocondi contristarmi con fosche reminiscenze. Su, su, musici, suonate a festa; e voi, vaghe donzelle, incominciate la danza1. (cominciano i suoni, e con essi i balli) Olà, famigli, olà, recate altri torchi; spegnete il fuoco, onde la sala non divenga troppo calda. Ah! quest’è ricrea-

  1. Qui, traducendo alla lettera, si sarebbe dovuto dire: E quella che si rifiuta di ballare giuro che ha incalliti i piedi. (I’ll swear hath corns).