Wikisource:Testo in evidenza: differenze tra le versioni
archiviazione e inserimento fino al 17 febbraio |
marzo |
||
Riga 84: | Riga 84: | ||
[[Pagina principale/Testo in evidenza|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Archivio</span>]] |
[[Pagina principale/Testo in evidenza|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Archivio</span>]] |
||
</div><section end=17-02-2019 /> |
</div><section end=17-02-2019 /> |
||
== 10 marzo == |
|||
<section begin=10-03-2019 /> |
|||
⚫ | |||
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">NOTTE VENEZIANA DI GUERRA. |
|||
{{a destra|{{smaller|Venezia, 18 agosto 1916.}} }} |
|||
È l’ora in cui ''essi'' arrivano. |
|||
La luna è già alta sull’Isola di Sant’Elena e il suo chiarore si è disteso sulle acque; ha messo ai piedi degli edifici di Venezia la stessa opalescenza che è nel cielo. Venezia oscura si libra in una pallida e quieta serenità, naviga in un’atmosfera di sogno. È l’ora in cui ''essi'' arrivano. |
|||
Hanno bisogno del lume di luna. Le spiagge in queste serate si disegnano nere sul mare imbevuto di luce ed è facile, volando, trovare la rotta per piombare su Venezia. La ragione delle loro incursioni sulla Laguna, quasi quotidiane in questi giorni, è il plenilunio. Quando si presentano delle condizioni favorevoli per commettere degli atti abominevoli, bisognerebbe non essere austriaci per non commetterli. Le più belle notti veneziane sono ora notti di bombardamento. Sulla tranquillità profonda luminosa, dolce, fatata di Venezia, sulla sua pace mistica, fulmineamente la guerra irrompe col suo tumulto feroce. Tutta la città la aspetta adesso, muta, fiera, sdegnosa. Iersera non vennero, verranno questa sera. L’aria è limpida e calma: il tempo che ci vuole per dar battaglia ai monumenti.</div> |
|||
<div class="plainlinks"> |
|||
[[Dal Trentino al Carso/Notte veneziana di guerra|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]] |
|||
[[Pagina principale/Testo in evidenza|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Archivio</span>]] |
|||
</div><section end=10-03-2019 /> |
|||
== 17 marzo == |
|||
<section begin=17-03-2019 /> |
|||
⚫ | |||
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">{{Centrato}}{{x-larger|''DELLA VOLPE, ED IL LEOPARDO.''}} |
|||
[[File:Favole di Esopo p110.jpg|300px|center]]</div> |
|||
Una Volpe, ed un Leopardo vennero a lite insieme della bellezza, ed il Leopardo lodava la sua pelle di varj, e diversi colori, e la Volpe non potendo lodare la sua, disse: O quanto io son più bella di te, perchè, non il corpo, ma l’animo ho di varj, e diversi colori. |
|||
{{Centrato|''Sentenza della favola.''}} |
|||
Questa favola significa, ch’è molto più bella la bellezza dell’anima, che quella del corpo.</div> |
|||
<div class="plainlinks"> |
|||
[[Favole di Esopo/Della Volpe, ed il Leopardo|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]] |
|||
[[Pagina principale/Testo in evidenza|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Archivio</span>]] |
|||
</div><section end=17-03-2019 /> |
|||
== 24 marzo == |
|||
<section begin=24-03-2019 /> |
|||
⚫ | |||
[[File:Emilio Salgari ritratto.jpg|70px|right|link=Autore:Emilio Salgari]] |
|||
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Pekino, l’immensa capitale del più popoloso impero del mondo, che da migliaia d’anni si erge, al par di Roma, come sfida al tempo, a poco a poco s’immergeva fra le tenebre. |
|||
<p>Le immense cupole a scaglie azzurre dai riflessi dorati dei giganteschi templi buddisti; i tetti gialli dal lampo acciecante degli sterminati palazzi della corte imperiale; i mille ghirigori di porcellana del tempio dello spirito marino che racchiude le tre incarnazioni del filosofo [[Autore:Lao Tzu|Laotsz]]; i candidi marmi del tempio del cielo; le tegole verdi del tempio della filosofia; la foresta immensa di guglie e d’antenne sostenenti mostruosi draghi dorati cigolanti alla brezza; le punte arcuate di metallo dorato delle torri, dei bastioni, delle muraglie enormi della città interdetta, scomparivano fra le brume della sera. Il fragore però che si ripercoteva in tutti gli angoli della città mostruosa, quel fragore sordo e prolungato prodotto dal movimento di tre milioni d’abitanti, dal rotolare di miriadi di carri e di carretti e dal galoppare di cavalli, quella sera non accennava a cessare, malgrado il proverbio cinese che dice: «la notte è fatta per dormire».</p></div> |
|||
<div class="plainlinks"> |
|||
[[I Figli dell'Aria/1 - La festa delle lanterne|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]] |
|||
[[Pagina principale/Testo in evidenza|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Archivio</span>]] |
|||
</div><section end=24-03-2019 /> |
|||
== 31 marzo == |
|||
<section begin=31-03-2019 /> |
|||
⚫ | |||
<div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">Trattare d’arte e di monumenti, trasferirsi per loro nei ricordi del più lontano passato, passeggiare sia pure con disperata tristezza nei chiusi e pettinati giardini della storia, piangere sulle pietre ferite quando le carni di centinaja di migliaja d’uomini fratelli nostri sanguinano e spasimano, sembra, cittadini, uno svago da oziosi e un diletto da eruditi i quali si vogliano difendere contro il fragore e il terror della guerra dietro le trincee dei loro libri compatti. Altro s’ha oggi da fare: combattere, resistere, vincere. Per le lacrime, le proteste, i rimbrotti, le accuse, avremo, si dice, tempo dopo. |
|||
<p>È un errore. Esso deriva, prima di tutto, dall’avere per troppi anni separato l’arte della vita, e considerato l’arte non più un bene e un bisogno di tutti, una continua e viva funzione sociale, un’espressione sincera del nostro carattere nazionale, un documento solenne e inconfutabile della nostra storia. Ce le avevano seppellite sotto l’erudizione le nostre statue, le nostre pitture, i nostri monumenti, prima di demolirceli a cannonate, questi nostri nemici occhialuti e maligni. Le saccate dietro le quali avete difese persino le porte del vostro Battistero e le statue del vostro Orsanmichele che, state tranquilli, nessuna ira nemica riuscirà mai a colpire, non sono tanto spesse ed ermetiche quanto quelle trincee e quelli sbarramenti di carte erudite con le quali esse erano ormai state escluse dal nostro godimento quotidiano, dalla nostra semplice ammirazione, dal nostro lieto orgoglio di italiani legati quasi da un’intimità familiare a quelle serene bellezze, sangue del nostro sangue, pietre dei nostri monti, volti della nostra razza, sorrisi della nostra fede.</p></div> |
|||
<div class="plainlinks"> |
|||
[[Il martirio dei monumenti/Il martirio dei monumenti|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]] |
|||
[[Pagina principale/Testo in evidenza|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Archivio</span>]] |
|||
</div><section end=31-03-2019 /> |
|||
== Testi successivi == |
== Testi successivi == |
||
⚫ | |||
⚫ | |||
⚫ | |||
⚫ | |||
* {{Testo|La guerra dell'Italia}} |
* {{Testo|La guerra dell'Italia}} |
||
* {{Testo|Al fronte}} |
* {{Testo|Al fronte}} |
Versione delle 19:07, 15 mar 2019
Questa pagina serve per coordinare l'alternanza periodica di testi nella sezione "Testo in evidenza" della pagina principale. Il testo presentato deve essere riletto a partire dalla versione cartacea a fronte.
archivio |
|
Modello
<section begin=+gg-mm-aaaa+ /> {{Testo|+titolo+}} [[File:+ritratto+|70px|right|link=Autore:+autore+]] <div style="font-family:Georgia,Times New Roman,Times,serif; text-align:justify">+estratto+</div> <div class="plainlinks"> [[+link+|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Continua a leggere</span>]] [[Pagina principale/Testo in evidenza|<span class="mw-ui-button mw-ui-quiet">Archivio</span>]] </div><section end=+gg-mm-aaaa+ />
20 gennaio
Il segreto dell'uomo solitario di Grazia Deledda (1921)
Subito si fermò, con un senso di curiosità misto a rabbia e ad angoscia; ricordava che Ghiana, la contadina che ogni tanto gli portava il latte e le uova da un cascinale delle colline, gli aveva appunto annunziato la vendita di quel terreno e la probabilità che ci venisse costrutta una casa.
Ecco dunque la minaccia avverarsi: i due uomini che misurano il prato facendo come a chi ha più lungo il passo, seguiti sull’erba dorata dal tramonto dalle loro ombre gigantesche, hanno l'aspetto di operai: quello più alto e tozzo, col viso d’un rosso mattone, è senza dubbio un capo-mastro; e il terreno è il più adatto dei dintorni per fabbricarci una casa: ombreggiato da un gruppo di pini e con un pozzo d’acqua potabile, è una vera oasi in quel deserto di sabbia e di scopeti che scende dalle colline a nord e va a perdersi nel mare. Solo un poco più giù verdeggia un altro mazzo d’alberi, ma bassi, stentati, tormentati dal vento marino.27 gennaio
Memoria intorno alla progettata strada a ruotaje di ferro in rapporto a Bergamo di Commissione Bottaini (1837)
3 febbraio
La mia vita, ricordi autobiografici di Ida Baccini (1904)
10 febbraio
Il grillo del focolare di Charles Dickens (1845), traduzione dall'inglese di Grazia Pierantoni Mancini (1869)
Non aveva ancora l’orologio finito di suonare e su di esso il piccolo mietitore menando a destra ed a manca la sua falce non aveva reciso più d’un mezzo jugero di fieno immaginario, che già il grillo si era fatto anch’esso della partita!
Che io di rado affermi le cose ognuno lo sa nè farei valere la mia opinione contro quella della signora Peribingle se non ne avessi le buone prove: niuno invero m’indurrebbe a tanto. Ma cotesta è quistione di fatto, e il fatto è appunto che il paiuolo incominciò almeno cinque minuti prima che il grillo desse segno di vita! Contradditemi ed io dirò dieci.17 febbraio
Considerazioni sul sentimento del sublime e del bello di Immanuel Kant (1764), traduzione dal tedesco di N. M. C. (1826)
10 marzo
Dal Trentino al Carso di Luigi Barzini (1917)
Venezia, 18 agosto 1916.
È l’ora in cui essi arrivano.
La luna è già alta sull’Isola di Sant’Elena e il suo chiarore si è disteso sulle acque; ha messo ai piedi degli edifici di Venezia la stessa opalescenza che è nel cielo. Venezia oscura si libra in una pallida e quieta serenità, naviga in un’atmosfera di sogno. È l’ora in cui essi arrivano.
Hanno bisogno del lume di luna. Le spiagge in queste serate si disegnano nere sul mare imbevuto di luce ed è facile, volando, trovare la rotta per piombare su Venezia. La ragione delle loro incursioni sulla Laguna, quasi quotidiane in questi giorni, è il plenilunio. Quando si presentano delle condizioni favorevoli per commettere degli atti abominevoli, bisognerebbe non essere austriaci per non commetterli. Le più belle notti veneziane sono ora notti di bombardamento. Sulla tranquillità profonda luminosa, dolce, fatata di Venezia, sulla sua pace mistica, fulmineamente la guerra irrompe col suo tumulto feroce. Tutta la città la aspetta adesso, muta, fiera, sdegnosa. Iersera non vennero, verranno questa sera. L’aria è limpida e calma: il tempo che ci vuole per dar battaglia ai monumenti.17 marzo
Favole di Esopo (Antichità), traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
DELLA VOLPE, ED IL LEOPARDO.
Una Volpe, ed un Leopardo vennero a lite insieme della bellezza, ed il Leopardo lodava la sua pelle di varj, e diversi colori, e la Volpe non potendo lodare la sua, disse: O quanto io son più bella di te, perchè, non il corpo, ma l’animo ho di varj, e diversi colori.
Sentenza della favola.
24 marzo
I Figli dell'Aria di Emilio Salgari (1904)
Le immense cupole a scaglie azzurre dai riflessi dorati dei giganteschi templi buddisti; i tetti gialli dal lampo acciecante degli sterminati palazzi della corte imperiale; i mille ghirigori di porcellana del tempio dello spirito marino che racchiude le tre incarnazioni del filosofo Laotsz; i candidi marmi del tempio del cielo; le tegole verdi del tempio della filosofia; la foresta immensa di guglie e d’antenne sostenenti mostruosi draghi dorati cigolanti alla brezza; le punte arcuate di metallo dorato delle torri, dei bastioni, delle muraglie enormi della città interdetta, scomparivano fra le brume della sera. Il fragore però che si ripercoteva in tutti gli angoli della città mostruosa, quel fragore sordo e prolungato prodotto dal movimento di tre milioni d’abitanti, dal rotolare di miriadi di carri e di carretti e dal galoppare di cavalli, quella sera non accennava a cessare, malgrado il proverbio cinese che dice: «la notte è fatta per dormire».
31 marzo
Il martirio dei monumenti di Ugo Ojetti (1918)
È un errore. Esso deriva, prima di tutto, dall’avere per troppi anni separato l’arte della vita, e considerato l’arte non più un bene e un bisogno di tutti, una continua e viva funzione sociale, un’espressione sincera del nostro carattere nazionale, un documento solenne e inconfutabile della nostra storia. Ce le avevano seppellite sotto l’erudizione le nostre statue, le nostre pitture, i nostri monumenti, prima di demolirceli a cannonate, questi nostri nemici occhialuti e maligni. Le saccate dietro le quali avete difese persino le porte del vostro Battistero e le statue del vostro Orsanmichele che, state tranquilli, nessuna ira nemica riuscirà mai a colpire, non sono tanto spesse ed ermetiche quanto quelle trincee e quelli sbarramenti di carte erudite con le quali esse erano ormai state escluse dal nostro godimento quotidiano, dalla nostra semplice ammirazione, dal nostro lieto orgoglio di italiani legati quasi da un’intimità familiare a quelle serene bellezze, sangue del nostro sangue, pietre dei nostri monti, volti della nostra razza, sorrisi della nostra fede.
Testi successivi
- La guerra dell'Italia di Unione generale degli Insegnanti (1916)
- Al fronte di Luigi Barzini (1915)
- L'amuleto di Neera (1897)
- Novelle rumene di Ion Luca Caragiale (1914), traduzione dal rumeno di Costantino Petrescu (1914)
- Le Mille ed una Notti di Anonimo (X secolo), traduzione dall'arabo di Antoine Galland, Eugène Destains, Antonio Francesco Falconetti (1852)
- Ricordi di Parigi di Edmondo De Amicis (1879)
- Il diavolo nell'ampolla di Adolfo Albertazzi (1918)
- Cristina di Matilde Serao (1908)
- Esilio di Ada Negri (1914)
- Gl'italiani della Venezia Giulia di Luigi Barzini (1915)
- Una porta d'Italia col Tedesco per portiere di Luigi Barzini (1922)
- Fenomeni fisico-chimici dei corpi viventi di Carlo Matteucci (1844)
- L'infedele di Matilde Serao (1897)
- Fotografie matrimoniali - Farfalle nere e farfalle bianche di Neera (1900)
- Le idee di una donna di Neera (1904)
- La metà del mondo vista da un'automobile di Luigi Barzini (1908)
- Le tentazioni di Grazia Deledda (1899)
- Il Fiore delle Perle di Emilio Salgari (1901)
- Come l'onda di Luigi Capuana (1921)
- Il libro di mio figlio di Neera (1891)
- Duemila leghe sotto l'America di Emilio Salgari (1888)
- L'Argentina vista come è di Luigi Barzini (1902)
- La Donna e il suo nuovo cammino di Giannina Franciosi, Ester Danesi Traversari, Maria Loschi, Eloisa Battaglini, Lucy Re Bartlett, Emmelina De Renzis, Antonia Nitti Persico (1919)
- Lettere d'una viaggiatrice di Matilde Serao (1908)
- Marocco di Edmondo De Amicis (1877)
- Galateo insegnato alle fanciulle di Teresa De Gubernatis (1872)
- Giovani di Federigo Tozzi (1920)
- Meditazioni sull'Italia di Leo Ferrero (1939)
- Vita di Jacopo Durandi di Gaspare de Gregory (1817)
- Origine della lingua italiana di Luigi Morandi (1891)
- Regolamento del Real Collegio Liceo Cicognini
- Le Pastorali con un Discorso su la Buccolica di Alexander Pope (1709), traduzione dall'inglese di Emidio De' Vincenzi (1767)
- Amori moderni - Colomba di Grazia Deledda (1907)
- Metodo per eseguire sulla carta il fotogenico disegno di William Henry Fox Talbot (1839), traduzione dall'inglese di Gaetano Lomazzi (senza data)
- https://it.wikisource.org/w/index.php?title=Pagina_principale%2FSezioni&type=revision&diff=2252469&oldid=2252293