Pagina:Guido Carocci I dintorni di Firenze 01.djvu/95: differenze tra le versioni

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{{Pt|tonaco|d'intonaco}}che lo ricopre ha nascosto ogni traccia della sua organica costruzione e lo fa apparire cosa moderna ed insignificante.


D’un certo interesse, non esistono in questa chiesa che tre quadri: quello del coro, che rappresenta Gesù in atto di saziare le turbe affamate, reca l'iscrizione ''Santi Titi 1592'', quello al secondo altare a sinistra entrando rappresenta il martirio di S. Stefano ed è pure opera firmata di ''Santi di Tito'' colla data 1579, l’altro del secondo altare a sinistra entrando ha per soggetto l’Epifania e ricorda la maniera di ''Matteo Rosselli''. Nella chiesa è un bell’organo dell’''Onofrio'' qui trasportato dalla soppressa chiesa dei SS. Agostino e Cristina sulla Costa.
D’un certo interesse, non esistono in questa chiesa che tre quadri: quello del coro, che rappresenta Gesù in atto di saziare le turbe affamate, reca l'iscrizione ''Santi Titi 1592'', quello al secondo altare a sinistra entrando rappresenta il martirio di S. Stefano ed è pure opera firmata di ''Santi di Tito'' colla data 1579, l’altro del secondo altare a sinistra entrando ha per soggetto l’Epifania e ricorda la maniera di ''Matteo Rosselli''. Nella chiesa è un bell’organo dell’''Onofrio'' qui trasportato dalla soppressa chiesa dei SS. Agostino e Cristina sulla Costa.

Versione attuale delle 12:04, 30 mag 2019


BARRIERA DELLA QUERCE. 77

tonaco che lo ricopre ha nascosto ogni traccia della sua organica costruzione e lo fa apparire cosa moderna ed insignificante.

D’un certo interesse, non esistono in questa chiesa che tre quadri: quello del coro, che rappresenta Gesù in atto di saziare le turbe affamate, reca l'iscrizione Santi Titi 1592, quello al secondo altare a sinistra entrando rappresenta il martirio di S. Stefano ed è pure opera firmata di Santi di Tito colla data 1579, l’altro del secondo altare a sinistra entrando ha per soggetto l’Epifania e ricorda la maniera di Matteo Rosselli. Nella chiesa è un bell’organo dell’Onofrio qui trasportato dalla soppressa chiesa dei SS. Agostino e Cristina sulla Costa.

Sul selciato a settentrione della chiesa, sono alcune semplici lapidi sepolcrali, una delle quali dice: Carolina Internari. Ed è tutto ciò che rimane della grande artista che deliziò i nostri padri nella prima metà del secolo scorso.

A breve distanza della chiesa, sulla Via Frusa è

Gli Archi. - Casa De Croys. — Era uno dei numerosi possessi che la famiglia Martelli aveva nel popolo di S. Gervasio. Fu di lei fino al 1627, anno in cui Simona di Lorenzo Guicciardini vedova di Ilarione Martelli la lasciò morendo a Piero di Vincenzo Gondi. Dai Gondi la comprò nel 1732 Bartolommeo di Giuseppe Archi e dal nome di questa famiglia derivò il nomignolo alla villa che nel 1773 passò in eredità ai Franceschini.

Tornando verso la base dei colli fiesolani, si giunge in breve alla

Fonte all’Erta, località che ebbe nome da una fonte che era posta sul canto della ripida strada di Camerata. Nel praticare certi scavi per la costruzione della strada, si trovarono qui alcuni ruderi di costruzioni romane che furono giudicati esser quelli di una casa o di una fullonica.

La Via detta di Camerata conduce appunto sulla collina di questo nome.

Camerata. — Il nome che oggi è proprio soltanto di una via e dell’estremo lembo delle pendici Fiesolane