Pagina:Poemetti allegorico-didattici del secolo XIII, 1941 – BEIC 1894103.djvu/180: differenze tra le versioni

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     Per lo mezzo saranno a la battaglia 114
barbari per voler Roma difendere,
ed io sedrò, per fuggir mia travaglia?
Che scusa avrò da chi vorrà riprendere?
Dirò io allor: la mia spada non taglia?
O ch'ambo le mie man non possa stendere?
Sì come 'l padre non si può partire
da la bieltà del figliuol ch'è 'n perire,
ma penasi di sua morte contendere,

     i' mi terrò da la parte Pompeo, 115
però ch'egli ha la 'nsegna del comune,
e credo de' due duca e' sia 'l men reo,
ed è eletto duca per ragione».
Così Catone a Brutto rispondeo;
tutta la notte stettero in tenzone;
e Brutto si ne tenne al su' consiglio,
e parvegli pigliar dal peggio 'l meglio,
tutto ch'avesse in prima altra 'ntenzione.

     Pompeio e gli altri Roman dipartiti 116
fecer a Capova loro agunanza;
Cesare e' suoi, molto fieri e arditi,
n'andar ver Roma con grande burbanza;
Ternusso e Silla e Vario eran fuggiti,
e Scipion fuggìo per la dottanza,
ch'avea la torre di Lucera in guarda.
Cesare di fornirsi non si tarda,
ma 'l buon Dominzio mostrò sua possanza.

     Dominzio v'è, che Radicofan tenne, 117
e fe' tagliar lo ponte, ed attendero.
Cesar con molti ingegni ad esso venne,
e spessamente e forte il combattero.
Currio con Dominzio assai s'avvenne,