Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu/186: differenze tra le versioni

Da Wikisource.
BrolloBot (discussione | contributi)
Pywikibot v.2
 
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Intestazione (non inclusa):Intestazione (non inclusa):
Riga 1: Riga 1:
{{RigaIntestazione||''LE TRACHINIE''|183|riga=2}}
{{RigaIntestazione|1252-1277|''LE TRACHINIE''|183|riga=2}}1252-1277
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
<poem>
<poem>
1252-1277 LE TRACHINIE 183
d’esser chiamato figlio mio. Predetto
d’esser chiamato figlio mio. Predetto
da lungo tempo a me fu da mio padre
da lungo tempo a me fu da mio padre

Versione delle 05:25, 25 ago 2019

1252-1277 LE TRACHINIE 183

1252-1277

d’esser chiamato figlio mio. Predetto
da lungo tempo a me fu da mio padre
ch’io morir non potrei per man d’alcuno
che respirasse, ma da chi nell’Ade
morto abitasse. E questi era il Centauro,
che, spento già, come dicea l’oracolo,
me vivo uccise. Ed altri vaticinii
novelli io svelerò, che insiem si compiono
con questi, e con gli antichi ben s’accordano.
Quando io nel bosco entrai dei Selli alpestri,
che giaciglio hanno il suol, da la patema
quercia io li scrissi dalle molte lingue.
Questa mi disse che nel tempo adesso
presente e vivo, degli affanni miei
si sarebbe per me compiuto il termine.
Ond’io credea che predicesse prospera
sorte; e null’altro predicea che morte:
ché vanno immuni da travagli i morti.
Ed or che chiaro quel responso compiesi,
figlio, soccorso al padre arreca, il labbro
mio non lasciar che s’inasprisca, cedi,
l’opera mia seconda, e legge reputa
su ogni altra bella al padre essere docile.
illo
Poi che il discorso a questo giunse, io trepido,
padre; ma in ciò che vuoi t’obbedirò.
ercole
Nella mia destra pria la destra poni.