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tura, venne a ritrovarmi nel mio ''Mezà'' il Signor ''Paolo Indrich'' mio
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serie, e specialmente nella mia professione. Postosi mio Zio anche
serie, e specialmente nella mia professione. Postosi mio Zio anche
egli in serietà, mi propose una Causa, lo ringraziai, mi accinsi ad
egli in serietà, mi propose una Causa, lo ringraziai, mi accinsi ad
ascoltarlo con attenzione, ed egli con quella bravura, che Io rese
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rispettabile al foro, m’informò con tanta energia e con tanta chiarezza, ch’io potei, quand’ebbe finito, riassumere tutta l’informazione e ripeterla, come s’io l’avessi trovata scritta, ed imparata
a memoria. La Causa era del Territorio di Crema; trattavasi di
a memoria. La Causa era del Territorio di Crema; trattavasi di
servitù, di acque, di abuso e d’impedimento. Gli Avversar] avevano presentato un dissegno. Eravi per parte nostra un picciolo
servitù, di acque, di abuso e d’impedimento. Gli Avversarj avevano presentato un dissegno. Eravi per parte nostra un picciolo
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modello in legno, che mio Zio aveva portato seco. Vi era l’articolo legale, la dimostrazione di fatto, ed in virtù di ''Lettere Avogaresche'' la Causa era devoluta all’''Avogaria'', dinanzi a Sua Eccellenza il Signor Avogador ''Tiepolo'' di gloriosa memoria.


L’Avvocato della parte avversaria era il celeberrimo Signor
L’Avvocato della parte avversaria era il celeberrimo Signor
Cordelina, che dovea parlare prima di me, ed io rispondendo alla
''Cordelina'', che dovea parlare prima di me, ed io rispondendo alla
disputa dovea soffrire l’interruzione del valoroso Signor Interveniente
disputa dovea soffrire l’interruzione del valoroso Signor ''Interveniente Monello'',
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sarebbe divenuto un de’ bravi Avocati. Ma oimè! riuscì la cosa
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tura, venne a ritrovarmi nel mio Mezà il Signor Paolo Indrich mio Zio, e com’era egli qualche volta burlevole, e pungeva con buona grazia, cominciò a divertirsi, prendendomi per mano e lodando il mio bel talento. Compresi bastantemente la sua gentile ironia. Mi difesi alla meglio, e conclusi che tralascierei di occuparmi in simili barzellette, se avessi l’occasione d’impiegar il mio tempo in cose serie, e specialmente nella mia professione. Postosi mio Zio anche egli in serietà, mi propose una Causa, lo ringraziai, mi accinsi ad ascoltarlo con attenzione, ed egli con quella bravura, che lo rese rispettabile al foro, m’informò con tanta energia e con tanta chiarezza, ch’io potei, quand’ebbe finito, riassumere tutta l’informazione e ripeterla, come s’io l’avessi trovata scritta, ed imparata a memoria. La Causa era del Territorio di Crema; trattavasi di servitù, di acque, di abuso e d’impedimento. Gli Avversarj avevano presentato un dissegno. Eravi per parte nostra un picciolo modello in legno, che mio Zio aveva portato seco. Vi era l’articolo legale, la dimostrazione di fatto, ed in virtù di Lettere Avogaresche la Causa era devoluta all’Avogaria, dinanzi a Sua Eccellenza il Signor Avogador Tiepolo di gloriosa memoria.

L’Avvocato della parte avversaria era il celeberrimo Signor Cordelina, che dovea parlare prima di me, ed io rispondendo alla disputa dovea soffrire l’interruzione del valoroso Signor Interveniente Monello, quanto bravo per i suoi Clienti, altrettanto acerrimo contro gli avversarj. La qualità della Causa, e il credito ed il valore de’ difensori avversarj, metteano in soggezione mio Zio medesimo, e mi confessò ch’ei venne a tentarmi, senza coraggio di abbandonarmi la Causa, ma veggendomi sì bene dalle sue parole instruito e così disposto all’impegno, volle esperimentarmi in azione, con animo di dimandare una seconda disputa, s’io non avessi fatto il dover mio al Tribunale, per non pregiudicare ai Clienti. Tre giorni dopo andiedi al cimento. Feci il mio dovere, feci bene la parte mia, riportai la vittoria, e tutto il mondo mi fece applauso, assicurando mio Zio che il suo Nipote gli avrebbe fatto non poco onore, e sarebbe divenuto un de’ bravi Avocati. Ma oimè! riuscì la cosa

molto diversamente. Questa causa, che fu la prima, che mi fece