Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. I, 1946 – BEIC 1727075.djvu/139: differenze tra le versioni

Da Wikisource.
Phe-bot (discussione | contributi)
Alex_brollo: split
(Nessuna differenza)

Versione delle 23:58, 15 ott 2019

ch’io non sarei di voi, perfidi, madre.
Mortalmente mi offendi. E che? del regno Polin.
minor mi tieni? Ah! non è, no, il mio fine
il crear legge ogni mia voglia, il farmi
con finto insano orgoglio ai Numi pari ;
non è il mio fin, benché regnar si appelli.
Se in me virtù nei lieti di non vana
parola eli’era; or, negli avversi, sappi
eh’ io più cara la tengo. Adrasto in Argo
scettro m’offre: se regno io sol volessi,
già regnerei.

Gioc.
Più che ottenere il regno,

dunque abbi caro il meritarlo, o figlio.
Spero l’avrai; ma pur, s’ambo c’inganna
il tuo fratei, di chi è l’infamia, dimmi;
di chi la gloria? A mie ragioni, ai preghi,
al pianto mio, deh! cedi; al pianto cedi
della infelice patria tua; vorresti,
pria che in Tebe regnar, distrugger Tebe?

Polin.
Tel dissi io già: guerra non vo’; ma giova,

più certa pace ad ottener, la forza.
GlOC. Ami la madre tu?

Polin.
Più di me l’amo.

GlOC. Sta la mia vita in te...

SCENA QUINTA


Creonte, Giocasta, Polinice.


Gioc.
Creonte, ah! vieni;

compi di vincer questo; all’altro io corro.
Qual cederà di voi? tu; se rammenti,
che da te sol pendon la madre, e Tebe.