Pagina:Rivista italiana di numismatica 1889.djvu/138: differenze tra le versioni

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bibliografia 121

fra gl’innumeri suoi lavori scientifici, sino dal 1866, coi tipi del Naratovich, ne mise in luce uno sulle “bolle o sigilli pendenti da atti dei dogi di Venezia, sul loro più antico uso,” ecc. Tornò più tardi al soggetto stesso (Autografi, bolle ed assise dei dogi di Venezia, 1881, tipi medesimi); ed ora non mai contento dell’opera propria e anelante indefessamente alla più possibile perfezione, lo fa per la terza volta con importanti addizioni ed accuratissimi emendamenti.

Comincia il suo Album (tale il formato del nuovo libro) con la storia di quelle bolle, che sale “per quanto sappiamo, alla metà del secolo XII, senza aver modo di stabilirne il primo uso, che probabilmente data dai primi anni del IX, quando, pel trasferimento della sede ducale in Rialto e per lo sviluppo dei rapporti diplomatici della Repubblica, si resero anche più frequenti le occasioni di corrispondenze ufficiali.”

Ne stende l’autore, colle piene cognizioni a lui proprie, una minutissima descrizione, sia della parte figurativa, sia delle scritte; dice di qual materia fossero composte, come si legassero agli atti, e come man mano, col seguir dei tempi, si modificassero in ogni lor parte. Nulla vi è trasandato per un’amplissima illustrazione.

La più antica bolla nota e recata è quella di Pietro Polani (anni 1131-1148), sulla cui autenticità l’autore giustamente fa però qualche appunto. Mancanti le altre di Domenico Morosini (1148-1166), di Vitale Michiel II (11561172), di Sebastiano Ziani (1172-1178), di Marino Zorzi (1311-1312), di Marco Corner (1365-1368), di Michele Morosini (1382), e di Nicolò Dona (1618), la collezione va fino all’ultimo principe sotto cui si spense il dominio della Repubblica. È associata ad esse la bolla dell’interregno, quella cioè che si usava dalla morte di un doge alla elezione del successore.

Di queste bolle (79) sono allegati eziandio i disegni in eliotipia.

Chiude l’autore il proprio studio con la serie cronologica dei suddetti dogi, da Paolo Lucio Anafesto (697) sino al cader del Manin (1797); compilazione esattissima dopo altre