Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/73: differenze tra le versioni

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sull’Architettura degli Antichi. 55

fu riedificato che nella cvi.: onde vi correrebbe tra la fabbrica dell’uno, e dell’altro tempio un intervallo di oltre novant’anni1. Salmasio2 ha fatte queste difficoltà sul passo di Plinio, e Poleno le ha ripetute3 senza però darcene una miglior soluzione. Altri, che hanno toccato questo punto, parlano sempre di trentasei colonne scolpite da Scopa4. Notisi che Appiano parla di colonne joniche, le quali ornavano l’arsenale del porto di Cartagine5.

§. 46. Mi sovviene qui di un’osservazione, che ho fatta ad uno de’ più bei capitelli antichi elidente nella chiesa di s. Lorenzo fuor delle mura di Roma, ove tutte le colonne e i loro capitelli sono differenti gli uni dagli altri. Nel mezzo di una voluta, in quello che dicesi l’occhio, ove ordinariamente si trova una rosetta, vi è una ranocchia supina; e nell’altra voluta vi è una lucertola voltata intorno alla rosetta6. Siccome i capitelli, che sono in questa chiesa, vi sono stati portati da varj luoghi di Roma, io penserei che quello, di cui parlo, avesse appartenuto una volta al tempio di Giove, e di Giunone, che Metello fece innalzare nel suo portico da Sauro, e Batraco spartani7. Si sa che Plinio


rife-


  1. Sarebbero circa quarant’anni, essendo composta ogni olimpiade di quattr’anni. Si veda ciò, che abbiamo notato nel Tom. iI. pag. 197 feg., ove il nostro Autore ripete questa stessa sua opinione intorno al passo di Plinio.
  2. Plin. exercit. in Solin. cap. 40. p. 571. seqq.
  3. Dissert. sopra al tempio di Diana d’Efeso, Saggi di dissert. dell’Accad. di Cortona, Tom. I. par. 2. §. IX. pag. 14.
  4. Montfaucon Antiq. expl. Tom. iI. liv. 2. chap. 11. princ. pag. 84. [Non dice tanto; ma solo che di trentasei colonne ornate d’intagli, una era della mano di Scopa; come va inteso veramente Plinio.
  5. De bell. punic. pag. 57. A.
  6. Vedasi la figura, che ne daremo quì appresso Tav. XVI., e anche l’indice delle Tavole in rame in fine del Tomo.
  7. Il nostro Autore nei Monum. ant. ined. 206. dà quello stesso capitello, e lo spiega Par. IV. cap. 14. pag. 269. seg.: ma riguardo ai due tempj ha fatte più mature riflessioni, che noi qui daremo nei proprj suoi termini. „De’ due templi del portico di Metello, l’uno era dedicato a Giove Statore, e l’altro a Giunone, Bellori Fragm. vet. Romæ, Tab. 2.; e quantunque Plinio li riferisca ambidue fabbricati da quegli architetti, deve però in ciò prevalere l’autorità di Vitruvio lib. 2. c. 1., il quale dà il nome d’Ermodoro all’architetto del tempio di Giove; talchè debbe dirsi che Sauro e Batraco avessero fabbricato l’altro tempio di Giunone, il quale, secondo i frammenti dell’antica pianta di Roma, era semplicemente prostilo, cioè con le colonne solamente nel pronao, o sia portico anteriore; senz’aver avuto il peristilio, o sia verun circondario di colonne intorno a’ lati. Il tempio di Giove, secondo Vitruvio, aveva il suo pronao, e ’l portico, cioè un portico davanti ed un altro dietro; ma l’antica pianta, di Roma lo dise-