Pagina:Leopardi - Canti, Starita, Napoli 1835.djvu/29: differenze tra le versioni
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Certo senza de’ numi alto consiglio |
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A percoter ne rieda ogni momento |
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Veggiam che tanto e tale |
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È il clamor de’ sepolti, e che gli eroi |
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Dimenticati il suol quasi dischiude, |
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A ricercar s’a questa età sì tarda |
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Qualche speranza? in tutto |
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Non siam periti? A voi forse il futuro |
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Conoscer non si toglie. Io son |
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M’è l’avvenire, e tutto quanto io scerno |
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ad angelo mai | 23 |
Italo egregio, il fato? O con l’umano
15Valor forse contrasta il fato invano?
Certo senza de’ numi alto consiglio
Non è ch’ove più lento
E grave è il nostro disperato obblio,
A percoter ne rieda ogni momento
20Novo grido de’ padri. Ancora è pio
Dunque all’Italia il cielo; anco si cura
Di noi qualche immortale:
Ch’essendo questa o nessun’altra poi
L’ora da ripor mano alla virtude
25Rugginosa dell’itala natura,
Veggiam che tanto e tale
È il clamor de’ sepolti, e che gli eroi
Dimenticati il suol quasi dischiude,
A ricercar s’a questa età sì tarda
30Anco ti giovi, o patria, esser codarda.
Di noi serbate, o gloriosi, ancora
Qualche speranza? in tutto
Non siam periti? A voi forse il futuro
Conoscer non si toglie. Io son distrutto
35Nè schermo alcuno ho dal dolor, che scuro
M’è l’avvenire, e tutto quanto io scerno
È tal che sogno e fola
Fa parer la speranza. Anime prodi,