Pagina:Alfieri, Vittorio – Tragedie, Vol. I, 1946 – BEIC 1727075.djvu/139: differenze tra le versioni

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ch’io non sarei di voi, perfidi, madre.
ch’io non sarei di voi, perfidi, madre.
Mortalmente mi offendi. E che? del regno Polin.
Polin.+ Mortalmente mi offendi. E che? del regno
minor mi tieni? Ah! non è, no, il mio fine
minor mi tieni? Ah! non è, no, il mio fine
il crear legge ogni mia voglia, il farmi
il crear legge ogni mia voglia, il farmi
con finto insano orgoglio ai Numi pari;
con finto insano orgoglio ai Numi pari;
non è il mio fin, benché regnar si appelli.
non è il mio fin, benché regnar si appelli.
Se in me virtú nei lieti di non vana
Se in me virtú nei lieti non vana
parola ell’era; or, negli avversi, sappi
parola ell’era; or, negli avversi, sappi
ch’io piú cara la tengo. Adrasto in Argo
ch’io piú cara la tengo. Adrasto in Argo
scettro m’offre: se regno io sol volessi,
scettro m’offre: se regno io sol volessi,
già regnerei.
giá regnerei.
Gioc.+6 Piú che ottenere il regno,
;Gioc.
Piú che ottenere il regno,
dunque abbi caro il meritarlo, o figlio.
dunque abbi caro il meritarlo, o figlio.
Spero l’avrai; ma pur, s’ambo c’inganna
Spero l’avrai; ma pur, s’ambo c’inganna
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della infelice patria tua; vorresti,
della infelice patria tua; vorresti,
pria che in Tebe regnar, distrugger Tebe?
pria che in Tebe regnar, distrugger Tebe?
Polin.+ Tel dissi io giá: guerra non vo’; ma giova,
;Polin.
Tel dissi io già: guerra non vo’; ma giova,
piú certa pace ad ottener, la forza.
piú certa pace ad ottener, la forza.
;Gioc.
Gioc.+ Ami la madre tu?
Polin.+8 Piú di me l’amo.
Ami la madre tu?
Gioc.+ Sta la mia vita in te...
;Polin.
}}
Piú di me l’amo.

;Gioc.

Sta la mia vita in te...
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;Gioc.
Creonte, ah! vieni;
Gioc.+10 Creonte, ah! vieni;
compi di vincer questo; all’altro io corro.
compi di vincer questo; all’altro io corro.
Qual cederà di voi? tu; se rammenti,
Qual cederá di voi? tu; se rammenti,
che da te sol pendon la madre, e Tebe.
che da te sol pendon la madre, e Tebe.
}}
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Versione delle 11:55, 4 mag 2020


atto secondo 133
ch’io non sarei di voi, perfidi, madre.

Polin. Mortalmente mi offendi. E che? del regno
minor mi tieni? Ah! non è, no, il mio fine
il crear legge ogni mia voglia, il farmi
con finto insano orgoglio ai Numi pari;
non è il mio fin, benché regnar si appelli.
Se in me virtú nei lieti dí non vana
parola ell’era; or, negli avversi, sappi
ch’io piú cara la tengo. Adrasto in Argo
scettro m’offre: se regno io sol volessi,
giá regnerei.
Gioc.   Piú che ottenere il regno,
dunque abbi caro il meritarlo, o figlio.
Spero l’avrai; ma pur, s’ambo c’inganna
il tuo fratel, di chi è l’infamia, dimmi;
di chi la gloria? A mie ragioni, ai preghi,
al pianto mio, deh! cedi; al pianto cedi
della infelice patria tua; vorresti,
pria che in Tebe regnar, distrugger Tebe?
Polin. Tel dissi io giá: guerra non vo’; ma giova,
piú certa pace ad ottener, la forza.
Gioc. Ami la madre tu?
Polin.   Piú di me l’amo.
Gioc. Sta la mia vita in te...


SCENA QUINTA

Creonte, Giocasta, Polinice.

Gioc.   Creonte, ah! vieni;

compi di vincer questo; all’altro io corro.
Qual cederá di voi? tu; se rammenti,
che da te sol pendon la madre, e Tebe.