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occhi sull’arroganza di Suffolk, sulla scelleratezza intrepida di Beaufort, sull’ambizione di Sommerset e la viltà di Buckingham, non che su quella turba oscura che trama sordamente Botto gli ordini loro per avvolgere nel laccio il guardiano dell’armento, il virtuoso e nobile Umfredo: è la sua spoglia ch’essi cercano: ma cercandola troveran morte, se York può prevedere l’avvenire.


''Sal.'' Milord, usciamo: ora ci son noti i vostri diritti e le vostre intenzioni.
ecchi sull’arroganza di Suffolk, sulla scelleratezza intrepida di Beaufort, sull^ambizione di Sommerset e la viltà di Buckingham, non che su quella turba oscura che trama sordamente Botto gli ordini loro per avvolgere nel laccio il guardiano dell’armento, il virtuoso e nobile Umfìredo: è la sua spoglia ch’essi cercano: ma cercandola troveran morte, se York può prevedere l’avvenire.


''War''. n mio cuore mi assicura che il conte dì Warwick farà un giorno del duca di York un re.
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''War''. n mio cuore mi assicura che il conte dì Warwick farà im giorno del duca di York un re.


SCENA III.
''York''. Ed ecco, Nevi!, quello che mi dice il mio: Riccardo vivrà per fare del conte di Warwick l’uomo più potente dlnghilterra, dopo il sovrano. {escano)

SCENA m.


La sala di giustizia.
La sala di giustizia.

Versione delle 16:54, 2 lug 2020

96 IL RE ENRICO VI

occhi sull’arroganza di Suffolk, sulla scelleratezza intrepida di Beaufort, sull’ambizione di Sommerset e la viltà di Buckingham, non che su quella turba oscura che trama sordamente Botto gli ordini loro per avvolgere nel laccio il guardiano dell’armento, il virtuoso e nobile Umfredo: è la sua spoglia ch’essi cercano: ma cercandola troveran morte, se York può prevedere l’avvenire.

Sal. Milord, usciamo: ora ci son noti i vostri diritti e le vostre intenzioni.

War. n mio cuore mi assicura che il conte dì Warwick farà un giorno del duca di York un re.

York. Ed ecco, Nevi!, quello che mi dice il mio: Riccardo vivrà per fare del conte di Warwick l’uomo più potente d’Inghilterra, dopo il sovrano. (escono)

SCENA III.

La sala di giustizia.

Squillo di trombe. Entrano il re Enrico e la regina Mabghkrita; Glocester, York, Suffole e Salisburt; la duchessa di Glocesterj Margert Jourdadi, Southwsll, Huhb e Bolikqbroke, in’mejszo àUe guardie,

Enr. Avanzatevi, Eleonora, sposa di Glocester. Agli occhi del Cielo e ai nostri il delitto che compieste è ben grave. Ricevete la sentenza della legge per opere che il libro di Dio ha giudicate degne di morte. — Quanto a costei e a questi tre profanatori convinti, essi ritorneranno nella loro prigione, e di là verran tradotti al campo di Smithfield, dovei loro corpi saranno dati alle fiamme, e le loro ceneri saranno disperse al vento. — Voi, signora, in contemplazione della vostra nascita, spogliata d’onori durante Ja vita, dopo tre giorni di pubblica penitenza, sarete condotta fuori della vostra patria, e vivrete in perpetuo bando, insieme con sir Giovanni Stanley, sulle scogliere dell’isola di Man.

Duch. Accetto volentieri Tesilio: avrei del pari accettata la morte.

Gloc. Eleonora, lo vedi, la legge ti ha giudicata: io non posso redimere quelli che la legge condanna. — (escono ìa duchessa e gli altri prigionieri fra le guardie) I miei occhi sono pieni di lagrime, il mio cuore d’affanno. Ahi Umfredo, questo disonore alla tua età farà scendere il desolato tuo capo nel sepolcro 1 Chieggo