Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/124: differenze tra le versioni

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scrivo mi paiono abbellite dal sorriso della mia Giulia, la quale mi sembra che venga a sedersi vicino a me, e legga ciò che io scrivo, e mi sorrida, e m’incoraggi a lavorare. Dacché ho questo pensiero io mi sento piú che io. Picciolo è il dono che io posso farle, ma altro non posso: vorrei potere la Gerusalemme, e dargliela, ma dov’è l’ingegno?
scrivo mi paiono abbellite dal sorriso della mia Giulia, la
quale mi sembra che venga a sedersi vicino a me, e legga
ciò che io scrivo, e mi sorrida, e m’incoraggi a lavorare.
Dacché ho questo pensiero io mi sento piú che io. Picciolo
è il dono che io posso farle, ma altro non posso: vorrei potere la Gerusalemme, e dargliela, ma dov’è l’ingegno?


Quando elle erano qui, in alcune ore della mattina ed in alcune del giorno, nelle ore di udienza, noi eravamo insieme: io stava in mezzo a loro, e tenendo fra le mie una mano di mia moglie ed una mano di mia figlia, ragionavamo: io guardava ora l’una, ora l’altra. Quante cose mi proponeva di dire, e non dissi! quanto desiderio mi è rimasto nell’anima! La sera quando dovevamo separarci elle venivano su lo spazzetto che è innanzi l’ergastolo, e quivi innanzi il finestrone della stanza sedevano sovra un poggiuolo di pietra, mi salutavano, scambiavamo alcune parole, e stavamo un pezzo senza che le sentinelle dicessero una parola. Questi soldati ci riguardavano con reverenza: e quando la Giulia giunse e corse ad abbracciarmi e baciarmi la mano, io vidi la sentinella che è innanzi la porta voltarci le spalle e asciugarsi gli occhi col dorso della mano. Quando elle partirono io non poteva riguardare quel poggetto: mi pareva di vederle lí, di udirne le voci. «Addio, Luigi, buonanotte». «Buonanotte, papá, beneditemi». «Buonanotte, Gigia; buonanotte, o Giulia, sii benedetta».
Quando elle erano qui, in alcune ore della mattina ed in
alcune del giorno, nelle ore di udienza, noi eravamo insieme:
io stava in mezzo a loro, e tenendo fra le mie una mano di
mia moglie ed una mano di mia figlia, ragionavamo: io guardava ora l’una, ora l’altra. Quante cose mi proponeva di dire,
e non dissi! quanto desiderio mi è rimasto nell’anima! La
sera quando dovevamo separarci elle venivano su lo spazzetto
che è innanzi l’ergastolo, e quivi innanzi il finestrone della
stanza sedevano sovra un poggiuolo di pietra, mi salutavano,
scambiavamo alcune parole, e stavamo un pezzo senza che
le sentinelle dicessero una parola. Questi soldati ci riguardavano con reverenza: e quando la Giulia giunse e corse ad
abbracciarmi e baciarmi la mano, io vidi la sentinella che è
innanzi la porta voltarci le spalle e asciugarsi gli occhi col
dorso della mano. Quando elle partirono io non poteva riguardare quel poggetto: mi pareva di vederle li, di udirne le
voci. «Addio, Luigi, buonanotte». «Buonanotte, papá, beneditemi». «Buonanotte, Gigia; buonanotte, o Giulia, sii benedetta».


Il primo giorno che elle giunsero andammo per cortesia a visitare il comandante, che ha moglie, e parecchi figliuoli tra le quali due donzelle: queste al vedere la Giulia, come tra fanciulle si suole, le fecero festa, e mostrandole un loro gravecembalo, le domandarono se sapesse suonarlo: ella sedè a quel povero gravecembalo, e cominciò a suonare. Le fanciulle, la madre, altri li presenti la guardavano maravigliati. Io che non avevo udito mai la Giulia suonare, e che da tanto tempo non avevo udito una musica, mi sentii commosso in un modo indicibile, mi si serrò la gola, non potetti reggere piú: ed essendo l’ora tardi, mi levai, strinsi la mano a mia moglie,
Il primo giorno che elle giunsero andammo per cortesia
a visitare il comandante, che ha moglie, e parecchi figliuoli
tra le quali due donzelle: queste al vedere la Giulia, come tra
fanciulle si suole, le fecero festa, e mostrandole un loro gravecembalo, le domandarono se sapesse suonarlo: ella sedè a
quel povero gravecembalo, e cominciò a suonare. Le fanciulle,
la madre, altri li presenti la guardavano maravigliati. Io che
non avevo udito mai la Giulia suonare, e che da tanto tempo
non avevo udito una musica, mi sentii commosso in un modo
indicibile, mi si serrò la gola, non potetti reggere piú: ed essendo l’ora tardi, mi levai, strinsi la mano a mia moglie,

Versione delle 14:37, 18 giu 2021

118 parte terza - capitolo xxxii [404]


scrivo mi paiono abbellite dal sorriso della mia Giulia, la quale mi sembra che venga a sedersi vicino a me, e legga ciò che io scrivo, e mi sorrida, e m’incoraggi a lavorare. Dacché ho questo pensiero io mi sento piú che io. Picciolo è il dono che io posso farle, ma altro non posso: vorrei potere la Gerusalemme, e dargliela, ma dov’è l’ingegno?

Quando elle erano qui, in alcune ore della mattina ed in alcune del giorno, nelle ore di udienza, noi eravamo insieme: io stava in mezzo a loro, e tenendo fra le mie una mano di mia moglie ed una mano di mia figlia, ragionavamo: io guardava ora l’una, ora l’altra. Quante cose mi proponeva di dire, e non dissi! quanto desiderio mi è rimasto nell’anima! La sera quando dovevamo separarci elle venivano su lo spazzetto che è innanzi l’ergastolo, e quivi innanzi il finestrone della stanza sedevano sovra un poggiuolo di pietra, mi salutavano, scambiavamo alcune parole, e stavamo un pezzo senza che le sentinelle dicessero una parola. Questi soldati ci riguardavano con reverenza: e quando la Giulia giunse e corse ad abbracciarmi e baciarmi la mano, io vidi la sentinella che è innanzi la porta voltarci le spalle e asciugarsi gli occhi col dorso della mano. Quando elle partirono io non poteva riguardare quel poggetto: mi pareva di vederle lí, di udirne le voci. «Addio, Luigi, buonanotte». «Buonanotte, papá, beneditemi». «Buonanotte, Gigia; buonanotte, o Giulia, sii benedetta».

Il primo giorno che elle giunsero andammo per cortesia a visitare il comandante, che ha moglie, e parecchi figliuoli tra le quali due donzelle: queste al vedere la Giulia, come tra fanciulle si suole, le fecero festa, e mostrandole un loro gravecembalo, le domandarono se sapesse suonarlo: ella sedè a quel povero gravecembalo, e cominciò a suonare. Le fanciulle, la madre, altri li presenti la guardavano maravigliati. Io che non avevo udito mai la Giulia suonare, e che da tanto tempo non avevo udito una musica, mi sentii commosso in un modo indicibile, mi si serrò la gola, non potetti reggere piú: ed essendo l’ora tardi, mi levai, strinsi la mano a mia moglie,