Ricordanze della mia vita/Parte terza/XXXVIII. Dopo la delusione: differenze tra le versioni
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Versione attuale delle 18:09, 11 ott 2021
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XXXVIII
(Dopo la delusione).
Santo Stefano, 10 dicembre [1855].
Cara e diletta Gigia mia,
Ti ho mandata una lettera per Raffaele nostro, e ti ho detto il modo come inviargliela subito. Sia mille volte benedetto quel caro e sventurato nostro figliuolo. Cerca tutte le vie, tenta tutti i modi per averne novelle: scrivi a lui, scrivi a Panizzi, a lady Holland, e raccomandati a Temple affinché faccia pervenire le lettere.
In ventura io scriverò ad Antonietta, perché ora non potrei mandarti sicuramente una lettera per lei. Le scriverò di molte cose: ma vorrei che prima tu tentassi di scoprire, dimandandone tuo zio, se la venuta di Panizzi è differita, o pure, come a me pare, è impedita affatto. Io capisco bene la spesa enorme, il danno, il tempo perduto, le speranze deluse, e tante altre cose avran dovuto farle cadere le braccia. Siamo sventurati in tutto: bisogna persuadercene. Basta, attendiamo, abbiamo atteso tanto! attenderemo ancora. Mi dispiace per lei, per quella cara e rara donna, che è inconsolabile: per me mi rassegno a tutto, perché sono usato a tutto.
Non ti scriverò piú per altri marinai, se non per Colonna, come tu vuoi. Ma ho giá commesso di farmi sapere in qual luogo o bottega di Napoli praticano i marinai che vengono qui, acciocché tu sapendo da me il luogo, possa mandarvi qualche lettera, se bisogna, e farmela capitar subito pel primo marinaio che viene qui.