Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. III, 1920 – BEIC 1824364.djvu/50: differenze tra le versioni
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Né speziale trovava da vendere più omai dramma di elleboro, né verun armaiuolo s’attentava di temprare un solo stromento omicida: l’amicizia e la virtú s’incontravano baciandosi per le vie: il secolo d’oro tornava pendendo su la città d’Abdera: ogni abderita die’ di piglio alla sua zampogna, e tutte le donne abderite, smettendo i loro trapunti di porpora, sedevano vereconde ad ascoltar la canzone. |
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E furono faville d’immensa fiamma; perché la cittá, come fosse |
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Né speziale trovava da vendere pivi ornai dramma di elleboro, |
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né verun armaiuolo s’attentava di temprare un solo stromento |
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Quando tutto è in punto, e s’è discusso col locandiere ogni articolo, e s’è pagato, ove questo avvenimento non t’abbia un po’ inacerbito, tu non puoi salire nel tuo calesse, se prima non disponi sull’uscio un altro affaruccio co’ figliuoli e con le figliuole della povertà, che ti attorniano. Deh! non t’esca mai detto: — Vadano al diavolo! — durissimo viaggio per que’ tapini, i quali, credimi, camminano con una croce assai grave sopra la terra. Ond’io credo meglio di provvedere la mia mano d’alquanti soldi; e chiunque tu sia, io ti conforterò, o viaggiatore cortese, a imitarmi: e non accade se tu non registri esattamente i motivi di questa partita. Tal v’è, che altrove li nota per te. |
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omicida: l’amicizia e la virtú s’incontravano baciandosi perle |
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vie: il secolo d’oro tornava pendendo su la cittá d’Abdera: |
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lo do si poco che nessuno dà meno; ma conosco pochissimi i quali abbiano sí poco da poter dare: e però non ne parlerei, se or non fosse mio debito di dar conto del mio primo pubblico atto di carità in Francia. |
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44 | vii - viaggio sentimentale di yorick |
E furono faville d’immensa fiamma; perché la città, come fosse il cuore d’un uomo solo, s’aperse tutta quanta all’Amore.
Né speziale trovava da vendere più omai dramma di elleboro, né verun armaiuolo s’attentava di temprare un solo stromento omicida: l’amicizia e la virtú s’incontravano baciandosi per le vie: il secolo d’oro tornava pendendo su la città d’Abdera: ogni abderita die’ di piglio alla sua zampogna, e tutte le donne abderite, smettendo i loro trapunti di porpora, sedevano vereconde ad ascoltar la canzone.
«Quel nume — dice il frammento, — che regna dal cielo alla terra e negli abissi del mare, poteva solo oprar tanto».
XXIV
MONTREUIL
Quando tutto è in punto, e s’è discusso col locandiere ogni articolo, e s’è pagato, ove questo avvenimento non t’abbia un po’ inacerbito, tu non puoi salire nel tuo calesse, se prima non disponi sull’uscio un altro affaruccio co’ figliuoli e con le figliuole della povertà, che ti attorniano. Deh! non t’esca mai detto: — Vadano al diavolo! — durissimo viaggio per que’ tapini, i quali, credimi, camminano con una croce assai grave sopra la terra. Ond’io credo meglio di provvedere la mia mano d’alquanti soldi; e chiunque tu sia, io ti conforterò, o viaggiatore cortese, a imitarmi: e non accade se tu non registri esattamente i motivi di questa partita. Tal v’è, che altrove li nota per te.
lo do si poco che nessuno dà meno; ma conosco pochissimi i quali abbiano sí poco da poter dare: e però non ne parlerei, se or non fosse mio debito di dar conto del mio primo pubblico atto di carità in Francia.
— Guai a me! — diss’io. — Ecco otto soldi in tutto — e li mostrava schierati su la mia palma, — ed ecco otto poveri ed otto povere. —