Le visioni poetiche: differenze tra le versioni

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Questo Genio talor de la mia mente
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Ei fra le piante, ove più spesso io sono
Ei fra le piante, ove più spesso io sono
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Ma nel mistico punto allor che l'alma
Ma nel mistico punto allor che l'alma
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Batte per aria più celeste il volo;
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Sempre in quell'ora il veggio, e risplendenti
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In tanta pompa di veder beato.
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Ma se le viste cose a narrar prendo,
Ma se le viste cose a narrar prendo,
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Né può il giogo patir de la parola.
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Lui che di tanto il guardo mio fe' degno
Lui che di tanto il guardo mio fe' degno
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L'alto argomento del mio canto aggiunga.
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L'alto argomento del mio canto io dico,
L'alto argomento del mio canto io dico,

Versione delle 21:32, 9 lug 2006

Le visioni poetiche

|TitoloSezione= I }}

In quella età che, di veder bramoso,
Ancor l'ingegno a le cagioni è cieco,
Ascoso un Genio, anco a me stesso ascoso,
Disse improvviso al mio pensier: Son teco.
Ei le cose mi mostra che animoso
Primier, siccome io valgo, in luce io reco;
Sicché da lui le tenga ogni cortese
Cui non incresca de l'averle intese.

|TitoloSezione= II }}

Qual compagno s'avesse a la sua via
Infin d'allora il giovinetto acerbo,
Tal savio il vide, e a lui ne presagia
Cose che or fora il rammentar superbo;
Ben di poche memorie in compagnia
Ne la custodia del mio cor le serbo;
Dubbio le serbo al paragon sincero
Del Tempo, certo testimon del vero.

|TitoloSezione= III }}

Questo Genio talor de la mia mente
I freni abbandonati in man si piglia,
E volge ove a lui piaccia obbediente
Tutta l'alata dei pensier famiglia;
Tal che dal petto interno odo sovente
Una voce, che irata mi consiglia,
Che almen fra tanti il primo mio concetto
Torni al Fonte Divin d'ogni intelletto.

|TitoloSezione= IV }}

Ei fra le piante, ove più spesso io sono
Di campi lodator non cittadino,
A visitarmi appare, e porta in dono
Le visioni ed il furor divino;
Ben talor fra le cure ed il frastuono
De la cittade a me vien pellegrino:
Dissimulando io nel mio cor l'accolgo:
L'alta presenza sua non sente il volgo.

|TitoloSezione= V }}

Ma nel mistico punto allor che l'alma
Dai pigri nodi del sopor si scote,
Che sol di sé s'accorge, e lieve in calma,
Il soffio de la vita la percote;
Né giunta a soverchiarla ancor la salma
È de le cure e de le voglie note,
Sì che il pensier disprigionato e solo
Batte per aria più celeste il volo;

|TitoloSezione= VI }}

Sempre in quell'ora il veggio, e risplendenti
Schiere ha con sè d'aerei simolacri;
Quai muovon per lo spazio i passi lenti,
E quai festivi ed in lor luce alacri;
E fan motti fra loro e parlamenti
Misteriosi, e balli ordiscon sacri:
Il Genio li governa; io stommi e guato
In tanta pompa di veder beato.

|TitoloSezione= VII }}

Ma se le viste cose a narrar prendo,
Gran parte la memoria m'abbandona,
Ché, i terrestri pensier sopravvegnendo,
Al primo tocco di leggier s'adona;
E quel pur, che a fatica in carte io stendo,
Del concetto minor troppo mi suona,
Ch'io sento come il più divin s'invola,
Né può il giogo patir de la parola.

|TitoloSezione= VIII }}

Lui che di tanto il guardo mio fe' degno
Io prego or che anco al dir siemi in aiuto,
Perch' egli è sacro e fuor del mortal regno
E troppo oltre il narrar quel che ho veduto.
Ei regga l'ali mie; da lui l'ingegno
Ne l'alta region sia sostenuto
Tanto che per la via novella e lunga
L'alto argomento del mio canto aggiunga.

|TitoloSezione= IX }} <poem> L'alto argomento del mio canto io dico, Ben che tal volgo il chiamerà volgare

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