Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/160: differenze tra le versioni
(Nessuna differenza)
|
Versione delle 09:08, 9 set 2009
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
te: ma non parlava io superbamente, ritirandomi da l'avantarmi, nanche li spaventava, facendo cigni, e Mennoni, Codonofalaropoli. conoscerai bene i suoi e mei discepoli: i soi, Formisio, et Megneto il Mane, Salpingolonchipenade, Sarcasmopithiocampte: e i miei, Clitofone, e quel savio Theramene.
- Dionisio
- Theramene? huomo savio, e grave in ogni cosa, il quale se gli è occorso male, à ciò e stà vicino, hallo scampato, non Chio essendo, ma Cio.
- Euripide
- Io ho introdotto costoro à sapere tutte queste cose, preponendo la cogitatione à l'arte, e la consideratione à intender ogni cosa e saperla perfettamente, e quelle cose, e altre: o meglio, che prima queste case habitare e cercare: in che modo stà questo: e d'onde nascie à me? che ha inteso questo?
- Dionisio
- Per idei, ogn'uno de gli Atheniesi ha domandato adesso à gli famigli: dove è l'olla? quale ha mangiato il capo di Menide. il cadino l'anno passato mi morì, dove l'aio da hieri? che ha mangiato l'oliva? inanzi i più sciocchi, e i matti con la bocca aperta, e immellati se ne stavano.
- Coro
- Veditu queste cose ò illustre Achille, hor che dici? solamente che l'animo non ti rapisca, e te porti oltre le olive: però che ha accusato gravi cose: ma che è generoso non contradichi a l'ira, la scorterai usando l'alte veli: poi piu, e piu la