Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/139: differenze tra le versioni

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linguaggio si distingue eziandio grandemente dal prosaico e volgare per la diversa inflessione materiale di quelle stesse voci e frasi che il volgo e la prosa adoprano ancora. Ond’é che spessissimo una tal voce o frase è poetica pronunziata o scritta in un tal modo, e prosaica, anzi talora affatto impoetica, anzi pure ignobilissima e volgarissima in un altro modo. E in quello è tutta elegante, in questo affatto triviale, eziandio talvolta per li prosatori. Questo mezzo di distinguere e separare il linguaggio d’un poema da quello della prosa e del volgo inflettendo o condizionando diversamente {{ZbPagina|3010}} dall’uso la forma estrinseca d’una voce o frase prosaica e familiare, è frequentissimamente adoperato in ogni lingua che ha linguaggio poetico distinto, lo fu da’ greci sempre, lo è dagl’italiani: anzi parlando puramente del linguaggio, e non dello stile, poetico, il detto mezzo è l’uno de’ piú frequenti che s’adoprino a conseguire il detto fine, e piú frequente forse di quello delle voci o frasi inusitate.
<section begin=1 /><!--{{ZbPagina|3009}}-->linguaggio si distingue eziandio grandemente dal prosaico e volgare per la diversa inflessione materiale di quelle stesse voci e frasi che il volgo e la prosa adoprano ancora. Ond’é che spessissimo una tal voce o frase è poetica pronunziata o scritta in un tal modo, e prosaica, anzi talora affatto impoetica, anzi pure ignobilissima e volgarissima in un altro modo. E in quello è tutta elegante, in questo affatto triviale, eziandio talvolta per li prosatori. Questo mezzo di distinguere e separare il linguaggio d’un poema da quello della prosa e del volgo inflettendo o condizionando diversamente <section end=1 /><section begin=2 />{{ZbPagina|3010}} dall’uso la forma estrinseca d’una voce o frase prosaica e familiare, è frequentissimamente adoperato in ogni lingua che ha linguaggio poetico distinto, lo fu da’ greci sempre, lo è dagl’italiani: anzi parlando puramente del linguaggio, e non dello stile, poetico, il detto mezzo è l’uno de’ piú frequenti che s’adoprino a conseguire il detto fine, e piú frequente forse di quello delle voci o frasi inusitate.


Or questa diversa e poetica inflessione e pronunzia de’ vocaboli correnti, che altro è per l’ordinario, se non inflessione e pronunzia antica, usitata dagli antichi prosatori, nell’antico discorso, ed ora andata in disuso nella prosa e nel parlar familiare? di modo che quelle parole cosí pronunziate e scritte non altro sono veramente che parole antiche e arcaismi, in quanto cosí sono scritte e pronunziate? né altro è ordinariamente dire inflessioni, licenze, voci poetiche se non arcaismi? Vedi in questo proposito una bella riflessione di Perticari, Apologia, Capo 14. fine p. 131-2. Certo questa diversità d’inflessione per la piú parte non è se {{ZbPagina|3011}} non quello ch’io dico: cosí ne’ poeti greci, cosí ne’ latini (piú schivi però dell’antico, e quindi il loro linguaggio poetico è assai meno distinto dalla lor prosa quanto a’ vocaboli, che il greco), cosí negl’italiani. Perocché non è da {{pt|cre-|credere }}
Or questa diversa e poetica inflessione e pronunzia de’ vocaboli correnti, che altro è per l’ordinario, se non inflessione e pronunzia antica, usitata dagli antichi prosatori, nell’antico discorso, ed ora andata in disuso nella prosa e nel parlar familiare? di modo che quelle parole cosí pronunziate e scritte non altro sono veramente che parole antiche e arcaismi, in quanto cosí sono scritte e pronunziate? né altro è ordinariamente dire inflessioni, licenze, voci poetiche se non arcaismi? Vedi in questo proposito una bella riflessione di Perticari, Apologia, Capo 14. fine p. 131-2. Certo questa diversità d’inflessione per la piú parte non è se <section end=2 /><section begin=3 />{{ZbPagina|3011}} non quello ch’io dico: cosí ne’ poeti greci, cosí ne’ latini (piú schivi però dell’antico, e quindi il loro linguaggio poetico è assai meno distinto dalla lor prosa quanto a’ vocaboli, che il greco), cosí negl’italiani. Perocché non è da {{pt|cre-|credere }}<section end=3 />

Versione delle 16:51, 19 set 2009

linguaggio si distingue eziandio grandemente dal prosaico e volgare per la diversa inflessione materiale di quelle stesse voci e frasi che il volgo e la prosa adoprano ancora. Ond’é che spessissimo una tal voce o frase è poetica pronunziata o scritta in un tal modo, e prosaica, anzi talora affatto impoetica, anzi pure ignobilissima e volgarissima in un altro modo. E in quello è tutta elegante, in questo affatto triviale, eziandio talvolta per li prosatori. Questo mezzo di distinguere e separare il linguaggio d’un poema da quello della prosa e del volgo inflettendo o condizionando diversamente  (3010) dall’uso la forma estrinseca d’una voce o frase prosaica e familiare, è frequentissimamente adoperato in ogni lingua che ha linguaggio poetico distinto, lo fu da’ greci sempre, lo è dagl’italiani: anzi parlando puramente del linguaggio, e non dello stile, poetico, il detto mezzo è l’uno de’ piú frequenti che s’adoprino a conseguire il detto fine, e piú frequente forse di quello delle voci o frasi inusitate.

Or questa diversa e poetica inflessione e pronunzia de’ vocaboli correnti, che altro è per l’ordinario, se non inflessione e pronunzia antica, usitata dagli antichi prosatori, nell’antico discorso, ed ora andata in disuso nella prosa e nel parlar familiare? di modo che quelle parole cosí pronunziate e scritte non altro sono veramente che parole antiche e arcaismi, in quanto cosí sono scritte e pronunziate? né altro è ordinariamente dire inflessioni, licenze, voci poetiche se non arcaismi? Vedi in questo proposito una bella riflessione di Perticari, Apologia, Capo 14. fine p. 131-2. Certo questa diversità d’inflessione per la piú parte non è se  (3011) non quello ch’io dico: cosí ne’ poeti greci, cosí ne’ latini (piú schivi però dell’antico, e quindi il loro linguaggio poetico è assai meno distinto dalla lor prosa quanto a’ vocaboli, che il greco), cosí negl’italiani. Perocché non è da cre-