Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II/Capitolo 117: differenze tra le versioni

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| Titolo =Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli
| Iniziale del titolo =T
| Nome della pagina principale =Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli
| Eventuale titolo della sezione o del capitolo = [[Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II|Libro II]] - Capitolo 117
| Anno di pubblicazione =1584
| Secolo di pubblicazione =XVI secolo
| Il testo è una traduzione? =no
| Lingua originale del testo =italiano
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Versione delle 17:05, 24 feb 2010

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DELL'OTTAVO COMMANDAMENTO. NON DIRAI CONTRA IL PROSSIMO TUO FALSO TESTIMONIO.

Le opere di Dio sono perfette et la sua santa legge hà proveduto bastantemente acciò tra gli huomini, che vivono insieme vita sociabile et commune, non ci sia materia di offesa, laquale rallenti ò del tutto rompa il ligame di quella unione, et di quello amore che dovria esser tra noi. Et perche generalmente parlando le offese si fanno ò nella persona, ò nello havere, ò nella fama altrui, per tanto dopo haver prohibito Iddio, che alcuno offenda il prossimo ingiustamente nella persona, et nello havere, prohibisce in questo ottavo commandamento l'offesa che si fà contra la buona estimatione et fama dicendo; Non dire falso testimonio contra il tuo prossimo. Et cosi come l'homicidio, et il latrocinio, sono offese di mano et di effetto, cosi il falso testimonio, è una offesa che si fà con la lingua, et con le parole. Et benche la lingua para una parte del corpo nostro debole, et di molto minor forza che la mano, nondimeno la cosa sta altrimenti, che dove la mano togliendo, et percotendo danneggia solo il corpo nelle cose temporali, la lingua è un coltello cosi acuto, et un veneno cosi penetrante, che uccide il corpo, toglie le facultà, denigra la fama, et ammazza sino all'anima istessa con le pestifere persuasioni, et con le false dottrine. Et quello ch'è maggior maraviglia non con grande apparato ò movimento, ma con grandissima facilità fà stupendi effetti, talmente che una paroletta sola che con tanta velocità passa, non altrimenti che una piccola favilla hà eccitato fiamme, et incendii cosi grandi, che ne sono abbruciate miserabilmente non pur le singolari persone, et le famiglie, ma le Città, le Provintie, e i regni intieri. In somma non ci è lingua, ne penna che basti ad esprimere i molti danni che può fare una lingua maledica, et serpentina, si come per esperienza si vede tutto giorno, et le moderne et le antiche historie ne son piene d'esempii. È la lingua una fiera cosi indomita, et crudele, che il benedetto Apostolo San Iacomo, parlando di lei nella sua Epistola, scrive in questa forma: Ogni genere di bestie, et di uccelli, et di serpenti, et di animali marini si possono domare, et sono stati tal'hora domati dall'huomo, ma la lingua non è huomo che possi domarla, male inquieto, et che non si può frenare, piena di mortifero veleno, et quello che segue. Con le quali parole, et altre che prima et poi sono scritte in quello istesso luogo, ci dimostra il santo Apostolo i molti mali che fa la lingua, et quanta difficultà sia à tenerla in freno. Per il che è pregio d'opera, che il nostro buon padre di famiglia si affatichi con ogni studio in questa parte, si che la lingua del figliuolo non sia una spada d'un furioso, ne meno una rete di inganni, et di insidie, ma un vaso di benedittione per gloria di Dio, et per aiuto de i prossimi. Et perche la materia di questo ottavo precetto è molto larga et abondante ci restrigneremo à quelle sole cose che più ci pareranno à proposito della nostra educatione, lasciando il resto à i sacri Theologi, e Dottori, che più esattamente trattano questa dottrina.

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