Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3397: differenze tra le versioni

Da Wikisource.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Alebot (discussione | contributi)
Correzione via bot
Riga 1: Riga 1:
{{Qualità|avz=50%|data=16 settembre 2009|arg=Saggi}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Pagina 3397}}
{{Qualità|avz=50%|data=16 settembre 2009|arg=Saggi}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=Pagina 3397|prec=../3396|succ=../3398}}
{{Pagina|Zibaldone di pensieri V.djvu/370|section=2}}
{{capitolo
| CapitoloPrecedente = Pagina 3396
| NomePaginaCapitoloPrecedente = ../3396
| CapitoloSuccessivo = Pagina 3398
| NomePaginaCapitoloSuccessivo = ../3398
}}{{Pagina|Zibaldone di pensieri V.djvu/370|section=2}}


{{Sezione note}}
{{Sezione note}}

Versione delle 19:31, 24 giu 2010

3396 3398
   [p. 370 modifica]nella letteratura. Né poteva essere altrimenti, perché l’una e l’altra vanno sempre del pari. Certo è che nel cinquecento, secolo aureo e principale non meno della lingua e letteratura spagnuola che della italiana, il commercio tra queste due letterature fu strettissimo, e l’influenza reciproca; bensí maggiore d’assai quella dell’italiana sulla spagnuola che viceversa, perché l’italiana era di gran lunga maggiore, e portata ad un alto grado già molto prima, cioè nel trecento. Laonde, se imitazione vi fu, non è dubbio che gli spagnuoli imitarono, e gli scrittori italiani furono loro modelli. Ma senza piú stendersi in questo, egli è certissimo ed evidente che il buono e classico stile spagnuolo e lo stile italiano buono e classico, salvo che quello è meno perfetto, non sono onninamente che un solo. Ora quanta parte abbia la lingua nello stile,1 quanta influenza lo stile nella lingua, come sovente sia difficile e quasi impossibile il distinguere questa da quello, e le proprietà dell’una da quelle dell’altro, o si parli di uno scrittore e di una scrittura particolarmente,

Note

  1. Veggasi fra l’altre la p. 2906, segg.