Rime (Guittone d'Arezzo)/Deo, che non posso or disamar sì forte: differenze tra le versioni

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Deo, che non posso or disamar sì forte,
Deo, che non posso or disamar sì forte,
como fort'amo voi, donna orgogliosa!
como fort’amo voi, donna orgogliosa!
Ca, poi che per amar m'odiate a morte,
Ca, poi che per amar m’odiate a morte,
{{R|4}}per disamar mi sareste amorosa;
{{R|4}}per disamar mi sareste amorosa;
ch'altresì, com'è bon diritto, sorte
ch’altresì, com’è bon diritto, sorte
che l'uno como l'altro essere osa,
che l’uno como l’altro essere osa,
poi di gran torto, ch'ème 'n vostra corte
poi di gran torto, ch’ème ’n vostra corte
{{R|8}}fatto, me vengerea d'alcuna cosa.
{{R|8}}fatto, me vengerea d’alcuna cosa.
Torto è tale, no lo vidi anco pare:
Torto è tale, no lo vidi anco pare:
non osarme piacer ciò ch'è piacente,
non osarme piacer ciò ch’è piacente,
{{R|11}}ed essere odiato per amare,
{{R|11}}ed essere odiato per amare,
Malgrado vostro e mio son benvogliente,
Malgrado vostro e mio son benvogliente,
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{{R|14}}e fa mister che pur vegna vincente.
{{R|14}}e fa mister che pur vegna vincente.
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Versione delle 00:18, 15 set 2010

Guittone d'Arezzo - Rime (XIII secolo)
Deo, che non posso or disamar sì forte
Spietata donna e fera, ora te prenda Ahi! con mi dol vedere omo valente

 
     Deo, che non posso or disamar sì forte,
como fort’amo voi, donna orgogliosa!
Ca, poi che per amar m’odiate a morte,
4per disamar mi sareste amorosa;
     ch’altresì, com’è bon diritto, sorte
che l’uno como l’altro essere osa,
poi di gran torto, ch’ème ’n vostra corte
8fatto, me vengerea d’alcuna cosa.
     Torto è tale, no lo vidi anco pare:
non osarme piacer ciò ch’è piacente,
11ed essere odiato per amare,
     Malgrado vostro e mio son benvogliente,
e serò, ché non posso unque altro fare,
14e fa mister che pur vegna vincente.