Rime (Stampa)/Rime varie/CCCX: differenze tra le versioni

Da Wikisource.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Alebot (discussione | contributi)
m Conversione intestazione / correzione capitolo by Alebot
Alebot (discussione | contributi)
Correzione pagina via bot
Riga 1: Riga 1:
{{Qualità|avz=75%|data=22 settembre 2009|arg=Poesie}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Rime (Stampa)/Rime varie|Rime varie]]<br/><br/>CCCX}}
{{Qualità|avz=75%|data=22 settembre 2009|arg=Poesie}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Rime (Stampa)/Rime varie|Rime varie]]<br/><br/>CCCX|prec=../CCCIX|succ=../CCCXI}}

{{capitolo
|CapitoloPrecedente=CCCIX
|NomePaginaCapitoloPrecedente=../CCCIX
|CapitoloSuccessivo=CCCXI
|NomePaginaCapitoloSuccessivo=../CCCXI
}}
<poem>
<poem>
Dunque io potrò, fattura empia ed ingrata,
Dunque io potrò, fattura empia ed ingrata,
amar bellezza umana e fral qual vetro,
amar bellezza umana e fral qual vetro,
e l'eterna e celeste lasciar dietro
e l’eterna e celeste lasciar dietro
de la somma Bontà, che m'ha creata,
de la somma Bontà, che m’ha creata,
e poi m'ha da la morte liberata
e poi m’ha da la morte liberata
e da l'inferno tenebroso e tetro,
e da l’inferno tenebroso e tetro,
se del fallir mi pento qual fe' Pietro,
se del fallir mi pento qual fe’ Pietro,
poi che tre volte già l'ebbe negata?
poi che tre volte già l’ebbe negata?
Dunque io potrò veder di piaghe pieno
Dunque io potrò veder di piaghe pieno
il mio Fattor, per me sospeso in croce,
il mio Fattor, per me sospeso in croce,
e d'amor e di zel non venir meno?
e d’amor e di zel non venir meno?
Dunque non drizzerò pensieri e voce,
Dunque non drizzerò pensieri e voce,
ogn'altro affetto uman spento e terreno,
ogn’altro affetto uman spento e terreno,
solo a' suoi strazi, a la sua pena atroce?
solo a’ suoi strazi, a la sua pena atroce?
</poem>
</poem>
{{capitolo
|CapitoloPrecedente=CCCIX
|NomePaginaCapitoloPrecedente=../CCCIX
|CapitoloSuccessivo=CCCXI
|NomePaginaCapitoloSuccessivo=../CCCXI
}}

Versione delle 21:19, 7 ott 2010

Rime varie - CCCIX Rime varie - CCCXI

 
Dunque io potrò, fattura empia ed ingrata,
amar bellezza umana e fral qual vetro,
e l’eterna e celeste lasciar dietro
de la somma Bontà, che m’ha creata,
e poi m’ha da la morte liberata
e da l’inferno tenebroso e tetro,
se del fallir mi pento qual fe’ Pietro,
poi che tre volte già l’ebbe negata?
Dunque io potrò veder di piaghe pieno
il mio Fattor, per me sospeso in croce,
e d’amor e di zel non venir meno?
Dunque non drizzerò pensieri e voce,
ogn’altro affetto uman spento e terreno,
solo a’ suoi strazi, a la sua pena atroce?