Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro I/Capitolo 7: differenze tra le versioni

Da Wikisource.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Alebot (discussione | contributi)
m Conversione intestazione / correzione capitolo by Alebot
Alebot (discussione | contributi)
Correzione pagina via bot
Riga 1: Riga 1:
{{Qualità|avz=75%|data=31 agosto 2009|arg=cristianesimo}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro I|Libro I]] - Capitolo 7}}
{{Qualità|avz=75%|data=31 agosto 2009|arg=cristianesimo}}{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro I|Libro I]] - Capitolo 7|prec=../Capitolo 6|succ=../Capitolo 8}}
{{capitolo
|CapitoloPrecedente= Capitolo 6
|NomePaginaCapitoloPrecedente= ../Capitolo 6
|CapitoloSuccessivo= Capitolo 8
|NomePaginaCapitoloSuccessivo= ../Capitolo 8
}}


<div align="center">''CHE PER LO PIÙ SI HA MAGGIOR CURA DE GLI ANIMALI, E DELLE POSSESSIONI, CHE DE I PROPRII FIGLIUOLI.''<br/><br/></div>


<div align="center">''CHE PER LO PIÙ SI HA MAGGIOR CURA DE GLI ANIMALI, E DELLE POSSESSIONI, CHE DE I PROPRII FIGLIUOLI.''<br/><br/></div>
Ma assai minor cagione di querela ci saria se pur cosi civilmente et moralmente si allevassero bene i figliuoli; percioche tutto quello che il lume della retta ragione ci insegna, quantunque non sia perfetto, è però buono, et giovevole, et può esser ordinato al suo debito fine; ma il peggio è che la maggior parte de' i padri non ci pensa se non superficialmente, et per una stampa, come si suol dire. Nè si può dire che ciò avvenga, perche gli huomini siano rozzi, et materiali, et privi d'intendimento, anzi pur troppo è acuto il nostro secolo, et prudente di prudenza di carne. Ma la cosa stà pur cosi, che d'ogni altra cosa si fa maggior stima da i padri di famiglia, non dico tutti, ma da molti, che del figliuolo proprio, et quando si dice del figliuolo, s'intende dell'anima principalmente, ch'è la migliore et più essential parte di noi stessi, et s'intende in ordine al suo vero, et ultimo fine, ch'è Dio. Si maraviglia et si duole insieme un saggio scrittore, benche gentile, che delle greggie, de gli armenti, de' buoi, et de' cavalli si tenga più cura, et sollecitudine che de gli huomini. Ma con maggior zelo esclama il glorioso padre san Giovan Chrisostomo, come quello che tutto era acceso di carità, et meglio intendeva il gravissimo pregiuditio dell'anime, dolendosi d'un grandissimo inconveniente, et troppo fuori di ragione, che maggior cura s'habbia de i poderi, et delle possessioni, che de i proprii figliuoli, per cagion de i quali le cose sudette s'acquistano, et si conservano. Et chi è che non veda quanta diligenza si usi nelle razze de' cavalli? quanta fatica si faccia per allevarli et domargli, cosi per l'uso della guerra, come per vaghezza, et diletto? veramente è cosa di stupore il considerare il travaglio, et la patienza d'un Cavaliero mentre s'affatica per render docile et obediente ad ogni piccolo movimento della mano, et de lo sprone un'animal cosi feroce, per non dir di coloro i quali per fine d'un leggiero piacere, con molta attentione, et industria ammaestrano cani ed uccelli, instillando loro con l'artificio non so che di humano, et di ragionevole, spogliandoli poco meno della propria fierezza, et rapacità loro naturale. Tanto può la fatica, et la perseveranza, che al fine vince ogni cosa; lascio di dire della cultura de i campi, della mercantia, et de i traffichi, et de i varii esercitii de gli huomini, ne i quali non si perdona nè a travaglio, nè à spesa, nè à pericoli, nè alla salute del proprio corpo, et voglia Iddio, che spesso non sia dell'anima anchora, che s'una particella di quelle vigilie, di quei tanti pensieri, et fatiche si applicasse ad allevar bene un figliuolo, si vederiano effetti mirabili, et troppo meglio ne staria il mondo; ma egli avviene soventemente, che mentre il padre di famiglia và hora per le nevi, et hora per gli ardori del sole procurando, che le possessioni sue siano ben coltivate, lascia in abandono il campo più pretioso, et più fruttifero, cioè l'anima del figliuolo, il quale negletto nella pueritia diviene un bosco pieno di spine, di abominevoli vitii, et peccati. Et mentre il poco accorto padre per accumular robba ai figliuoli và solcando i mari lontani, lascia gli infelici figliuoli in un più tempestoso mare di questi nostri sfrenati affetti, et male inclinationi senza governo, ne reggimento alcuno, onde non è poi maraviglia che seguano giornalmente cosi miserabili naufragii della gioventù come noi vediamo, con gran perturbatione delle cose humane, et divine.


Ma assai minor cagione di querela ci saria se pur cosi civilmente et moralmente si allevassero bene i figliuoli; percioche tutto quello che il lume della retta ragione ci insegna, quantunque non sia perfetto, è però buono, et giovevole, et può esser ordinato al suo debito fine; ma il peggio è che la maggior parte de’ i padri non ci pensa se non superficialmente, et per una stampa, come si suol dire. Nè si può dire che ciò avvenga, perche gli huomini siano rozzi, et materiali, et privi d’intendimento, anzi pur troppo è acuto il nostro secolo, et prudente di prudenza di carne. Ma la cosa stà pur cosi, che d’ogni altra cosa si fa maggior stima da i padri di famiglia, non dico tutti, ma da molti, che del figliuolo proprio, et quando si dice del figliuolo, s’intende dell’anima principalmente, ch’è la migliore et più essential parte di noi stessi, et s’intende in ordine al suo vero, et ultimo fine, ch’è Dio. Si maraviglia et si duole insieme un saggio scrittore, benche gentile, che delle greggie, de gli armenti, de’ buoi, et de’ cavalli si tenga più cura, et sollecitudine che de gli huomini. Ma con maggior zelo esclama il glorioso padre san Giovan Chrisostomo, come quello che tutto era acceso di carità, et meglio intendeva il gravissimo pregiuditio dell’anime, dolendosi d’un grandissimo inconveniente, et troppo fuori di ragione, che maggior cura s’habbia de i poderi, et delle possessioni, che de i proprii figliuoli, per cagion de i quali le cose sudette s’acquistano, et si conservano. Et chi è che non veda quanta diligenza si usi nelle razze de’ cavalli? quanta fatica si faccia per allevarli et domargli, cosi per l’uso della guerra, come per vaghezza, et diletto? veramente è cosa di stupore il considerare il travaglio, et la patienza d’un Cavaliero mentre s’affatica per render docile et obediente ad ogni piccolo movimento della mano, et de lo sprone un’animal cosi feroce, per non dir di coloro i quali per fine d’un leggiero piacere, con molta attentione, et industria ammaestrano cani ed uccelli, instillando loro con l’artificio non so che di humano, et di ragionevole, spogliandoli poco meno della propria fierezza, et rapacità loro naturale. Tanto può la fatica, et la perseveranza, che al fine vince ogni cosa; lascio di dire della cultura de i campi, della mercantia, et de i traffichi, et de i varii esercitii de gli huomini, ne i quali non si perdona nè a travaglio, nè à spesa, nè à pericoli, nè alla salute del proprio corpo, et voglia Iddio, che spesso non sia dell’anima anchora, che s’una particella di quelle vigilie, di quei tanti pensieri, et fatiche si applicasse ad allevar bene un figliuolo, si vederiano effetti mirabili, et troppo meglio ne staria il mondo; ma egli avviene soventemente, che mentre il padre di famiglia và hora per le nevi, et hora per gli ardori del sole procurando, che le possessioni sue siano ben coltivate, lascia in abandono il campo più pretioso, et più fruttifero, cioè l’anima del figliuolo, il quale negletto nella pueritia diviene un bosco pieno di spine, di abominevoli vitii, et peccati. Et mentre il poco accorto padre per accumular robba ai figliuoli và solcando i mari lontani, lascia gli infelici figliuoli in un più tempestoso mare di questi nostri sfrenati affetti, et male inclinationi senza governo, ne reggimento alcuno, onde non è poi maraviglia che seguano giornalmente cosi miserabili naufragii della gioventù come noi vediamo, con gran perturbatione delle cose humane, et divine.
{{capitolo
|CapitoloPrecedente= Capitolo 6
|NomePaginaCapitoloPrecedente= ../Capitolo 6
|CapitoloSuccessivo= Capitolo 8
|NomePaginaCapitoloSuccessivo= ../Capitolo 8
}}

Versione delle 07:31, 8 ott 2010

Libro I - Capitolo 6 Libro I - Capitolo 8


CHE PER LO PIÙ SI HA MAGGIOR CURA DE GLI ANIMALI, E DELLE POSSESSIONI, CHE DE I PROPRII FIGLIUOLI.

Ma assai minor cagione di querela ci saria se pur cosi civilmente et moralmente si allevassero bene i figliuoli; percioche tutto quello che il lume della retta ragione ci insegna, quantunque non sia perfetto, è però buono, et giovevole, et può esser ordinato al suo debito fine; ma il peggio è che la maggior parte de’ i padri non ci pensa se non superficialmente, et per una stampa, come si suol dire. Nè si può dire che ciò avvenga, perche gli huomini siano rozzi, et materiali, et privi d’intendimento, anzi pur troppo è acuto il nostro secolo, et prudente di prudenza di carne. Ma la cosa stà pur cosi, che d’ogni altra cosa si fa maggior stima da i padri di famiglia, non dico tutti, ma da molti, che del figliuolo proprio, et quando si dice del figliuolo, s’intende dell’anima principalmente, ch’è la migliore et più essential parte di noi stessi, et s’intende in ordine al suo vero, et ultimo fine, ch’è Dio. Si maraviglia et si duole insieme un saggio scrittore, benche gentile, che delle greggie, de gli armenti, de’ buoi, et de’ cavalli si tenga più cura, et sollecitudine che de gli huomini. Ma con maggior zelo esclama il glorioso padre san Giovan Chrisostomo, come quello che tutto era acceso di carità, et meglio intendeva il gravissimo pregiuditio dell’anime, dolendosi d’un grandissimo inconveniente, et troppo fuori di ragione, che maggior cura s’habbia de i poderi, et delle possessioni, che de i proprii figliuoli, per cagion de i quali le cose sudette s’acquistano, et si conservano. Et chi è che non veda quanta diligenza si usi nelle razze de’ cavalli? quanta fatica si faccia per allevarli et domargli, cosi per l’uso della guerra, come per vaghezza, et diletto? veramente è cosa di stupore il considerare il travaglio, et la patienza d’un Cavaliero mentre s’affatica per render docile et obediente ad ogni piccolo movimento della mano, et de lo sprone un’animal cosi feroce, per non dir di coloro i quali per fine d’un leggiero piacere, con molta attentione, et industria ammaestrano cani ed uccelli, instillando loro con l’artificio non so che di humano, et di ragionevole, spogliandoli poco meno della propria fierezza, et rapacità loro naturale. Tanto può la fatica, et la perseveranza, che al fine vince ogni cosa; lascio di dire della cultura de i campi, della mercantia, et de i traffichi, et de i varii esercitii de gli huomini, ne i quali non si perdona nè a travaglio, nè à spesa, nè à pericoli, nè alla salute del proprio corpo, et voglia Iddio, che spesso non sia dell’anima anchora, che s’una particella di quelle vigilie, di quei tanti pensieri, et fatiche si applicasse ad allevar bene un figliuolo, si vederiano effetti mirabili, et troppo meglio ne staria il mondo; ma egli avviene soventemente, che mentre il padre di famiglia và hora per le nevi, et hora per gli ardori del sole procurando, che le possessioni sue siano ben coltivate, lascia in abandono il campo più pretioso, et più fruttifero, cioè l’anima del figliuolo, il quale negletto nella pueritia diviene un bosco pieno di spine, di abominevoli vitii, et peccati. Et mentre il poco accorto padre per accumular robba ai figliuoli và solcando i mari lontani, lascia gli infelici figliuoli in un più tempestoso mare di questi nostri sfrenati affetti, et male inclinationi senza governo, ne reggimento alcuno, onde non è poi maraviglia che seguano giornalmente cosi miserabili naufragii della gioventù come noi vediamo, con gran perturbatione delle cose humane, et divine.