Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo I.djvu/143: differenze tra le versioni

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o in Costantinopoli, o in altre città , furono di tutti i loro beni derubati da Giustiniano e da Teodora. Come poi i senatori potessero essere da essi spogliati di ogni loro fortuna, sono ora qui per dire. Trovavasi allora in Costantinopoli Zenone , nipote di qucll’ Antemio , che in addietro era stato Imperadore di Occidente. Questo Zenone gli Augusti con loro segreto fine nominarono governatore dell’Egitto, e colà mandaronlo. Già caricata la nave andava egli di giorno in giorno differendo la sua partenza, e copia immensa d’argento, e vasi d’oro tempestati di gemme, di smeraldi, e di pietre di gran prezzo, portava seco. Essi inducono alcuni che tenevansi fedelissimi a Zenone, a trar prima della nave ogni cosa preziosa, e poi darle fuoco, dicendo a Zenone che pel fortuito incendio tutte quelle sue ricchezze erano perite. Poco dopo Zenone morì all’improvviso; ed essi subitamente andarono al possesso di ogni sostanza di lui in qualità di eredi: e produssero tavole, le quali era fama che da lui in nessuna maniera fossero state scritte.
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Con questo stesso artifizio si fecero eredi di Taziano, di Demostene, e d’Ilara, personaggi, che e per altri titoli e per dignità erano i primi nel senato romano. Di altri non con tavole testamentarie , ma con false lettere occuparono le sostanze. Così si fecero eredi di quel Dionigi, che vivea presso il Libano, e di Giovanni, figliuolo di Basilio, uomo chiarissimo fra tutti quelli di Edessa, il quale, siccome negli altri libri narrai, da Belisario, contro il proprio volere, stato era dato ai Persiani in ostaggio. Cosroe lamentandosi che da’ Romani non fossero state osservate le stipulate convenzioni, ricusava di restituire Giovanni datogli per sigurtà,
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Versione delle 12:00, 23 dic 2010

o in Costantinopoli, o in altre città , furono di tutti i loro beni derubati da Giustiniano e da Teodora. Come poi i senatori potessero essere da essi spogliati di ogni loro fortuna, sono ora qui per dire. Trovavasi allora in Costantinopoli Zenone , nipote di qucll’ Antemio , che in addietro era stato Imperadore di Occidente. Questo Zenone gli Augusti con loro segreto fine nominarono governatore dell’Egitto, e colà mandaronlo. Già caricata la nave andava egli di giorno in giorno differendo la sua partenza, e copia immensa d’argento, e vasi d’oro tempestati di gemme, di smeraldi, e di pietre di gran prezzo, portava seco. Essi inducono alcuni che tenevansi fedelissimi a Zenone, a trar prima della nave ogni cosa preziosa, e poi darle fuoco, dicendo a Zenone che pel fortuito incendio tutte quelle sue ricchezze erano perite. Poco dopo Zenone morì all’improvviso; ed essi subitamente andarono al possesso di ogni sostanza di lui in qualità di eredi: e produssero tavole, le quali era fama che da lui in nessuna maniera fossero state scritte.

Con questo stesso artifizio si fecero eredi di Taziano, di Demostene, e d’Ilara, personaggi, che e per altri titoli e per dignità erano i primi nel senato romano. Di altri non con tavole testamentarie , ma con false lettere occuparono le sostanze. Così si fecero eredi di quel Dionigi, che vivea presso il Libano, e di Giovanni, figliuolo di Basilio, uomo chiarissimo fra tutti quelli di Edessa, il quale, siccome negli altri libri narrai, da Belisario, contro il proprio volere, stato era dato ai Persiani in ostaggio. Cosroe lamentandosi che da’ Romani non fossero state osservate le stipulate convenzioni, ricusava di restituire Giovanni datogli per sigurtà,