Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, II.djvu/16: differenze tra le versioni

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Oggi, pien di gioja, all'ara io corro;
Io; per salvare a te il Consorte, a' Greci
Il Duce, ad Argo il suo regal splendore.
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{{r|180}}Il genitor so, ch'ami: amassi tanto
La Madre tu!
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::::V'amo del par: ma il Padre
Sta nel preriglio... Ed in udir sue crude
Vicende, oimè! neppur cangiar d'aspetto,
Non ch'io ti veggia lagrimare? o Madre,
L'amassi tu quant'io!...
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::::::{{r|185}}Troppo di conosco.
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Che dici? oh Ciel! così non favellavi
Di lui più lune addietro. Ancor trascorso,
Da che fer vela i Greci, intero un lustro
Non era, e sì più volte udia te stessa,
{{r|190}}Te, sospirar di rivederlo. A noi
Narrando andavi le sue gesta; in esso
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Versione delle 14:55, 26 gen 2011

Oggi, pien di gioja, all'ara io corro;
Io; per salvare a te il Consorte, a' Greci
Il Duce, ad Argo il suo regal splendore.

Clitennestra.

180Il genitor so, ch'ami: amassi tanto
La Madre tu!

Elettra.

V'amo del par: ma il Padre
Sta nel preriglio... Ed in udir sue crude
Vicende, oimè! neppur cangiar d'aspetto,
Non ch'io ti veggia lagrimare? o Madre,
L'amassi tu quant'io!...

Clitennestra.

185Troppo di conosco.

Elettra.

Che dici? oh Ciel! così non favellavi
Di lui più lune addietro. Ancor trascorso,
Da che fer vela i Greci, intero un lustro
Non era, e sì più volte udia te stessa,
190Te, sospirar di rivederlo. A noi
Narrando andavi le sue gesta; in esso